Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: itsgraace    26/05/2011    0 recensioni
Between two lungs it was released
The breath that passed from you to me
That flew between us as we slept
That slipped from your mouth into mine It crept
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non avrei mai creduto che sarebbe successo quello che era successo. Ma era successo. E per mia volontà. Potevo crederci, oppure no. Preferivo di no. Passai oltre tre, forse quattro, o cinque ore chiusa in camera, sul mio letto, immersa nel mio piumone bianco, morbido. Il soffitto non era mai stato più ipnotizzante di quello che era quel giorno. Sentii bussare alla porta e girai la testa verso destra, senza dir niente, per vedere chi sarebbe entrato a rompere le palle. Lei, la mia migliore amica di sempre, o almeno, degli ultimi due anni, c’era sempre stata..tranne quella sera. Era andata via solo venti minuti prima, e se fossi andata con lei, in quel momento non sarei stata in quelle condizioni. Sconvolta. 
«è stata la serata più odiosa della mia vita» dissi mettendomi seduta prima che potesse raggiungermi.
La sentii ridere «vorresti dire, la più fantastica» rispose prontamente.
La guardai male «fai sul serio?» «tu fai sul serio?» mi chiese seria. Sbuffai e roteai gli occhi per poi alzarmi «se sei venuta per farmi qualche predica puoi anche tornartene da dove sei venuta, ci ha già pensato mia madre» dissi infilando un jeans. Si stese sul letto «beh, allora voglio sapere ciò che tua madre non ha il coraggio o il pudore di chiederti, com‘è stato?!» disse per poi ridere. «V, evapora!» presi una maglia a caso, e la infilai. «Lui va dicendo in giro che» «cosa?» le chiesi terrorizzata interrompendola. Lei rise ancora, divertita «che sei ‘così fottutamente sexy‘!» cercò di imitarlo. Scossi la testa «non mi importa» le dissi dal bagno. In realtà ero delusa, e non poco. «Certo che ti importa» disse lei, raggiungendomi «che gli importa che mi importa?!» alzò le spalle «fammi sapere, vado dal mio super sexy ragazzo e ci vediamo a scuola» mi stampò un bacio e andò via, «grazie per il conforto, eh» dissi anche se probabilmente non mi aveva sentita. Mi guardai allo specchio. Avevo le occhiaie. Solito, ma quella mattina erano spaventose. Presi del correttore e le feci sparire. “L’apparenza inganna”. Le occhiaie erano sparite si, e sembravo quasi felice e spensierata, ma non lo ero affatto. Camminai per il corridoio tra la folla per qualche metro. Avevo gli occhi di tutti addosso. O almeno, delle cheerleader che non sapevano far altro che sparlare degli altri e fare sesso. C’è da dire che non le invidiavo affatto, mi facevano quasi pena. «Guarda chi c‘è! Clarice Leemoore» sentii una voce alle mie spalle. Roteai lo sguardo «ciao Nora, è un piacere anche per me rivederti» dissi ironica senza girarmi e prendendo il libro di algebra dall’armadietto. «Si dice in giro che te la sei spassata nel weekend!» mi girai e la vidi ridere con altre due tipe. «Si dice giusto» feci un sorriso e tornò seria «beh, sappi che ci siamo divertite molto anche noi con lui, e molto prima di te» «nessuno ne aveva dubbi» dissi chiudendo l’armadietto. La guardai alzando le sopracciglia e mi diressi verso l’aula. La realtà era che tutti parlavano, ma nessuno sapeva la verità. O almeno, qualcuno la sapeva. Io, e lui. Non c’era. Non era in classe. Aveva fatto tardi oppure non ne avevo idea. Prima non notavo se c’era o meno, e non mi ero mai chiesta il perché, se non c’era. «Leemoore» sentii chiamarmi e mi girai verso sinistra «ce l‘hai con me Eric?» sussurrai per non farmi sentire «che fai stasera?» «studio» dissi guardando il prof e presi appunti «insieme a me?» «facciamo anche no eh» «perché con Jonas ci studi e con me no?» chiese, «perché mia madre è un‘insegnante universitaria e lui ha problemi in algebra, lo aiuta. Niente di più. Io non ci studio» «tu ci fai altro» disse tra se e poi rise come se io non l’avessi sentito. Lo ignorai e passai il resto della giornata scolastica a far quello. 

N i c k.
Non andai quella mattina. Non sapevo che mi succedeva. Quella di sabato era stata come tutte le altre. Il sesso era regolare, ma ogni volta con tipe diverse. Lei mi aveva sconvolto. Non per il suo fisico, perché lo conoscevo a memoria. Il suo di dietro era il più conosciuto della scuola; chissà perché ai suoi tornei di tennis c’era quasi tutta la parte maschile della scuola. Io ci ero andato due o tre volte, per seguire Jake. Aveva sempre avuto la fissa per lei, me ne parlava spesso e non avrei mai voluto sapere che ne pensava di quello che era successo. Non riuscivo a sentirmi in colpa, mi era piaciuto, da paura. Molto di più quello che mi aveva detto dopo. Non me lo sarei mai aspettato. Era per quello che ero sconvolto. 
  
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