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Autore: Be Mine    27/05/2011    6 recensioni
"Aveva più volte pensato che conoscere Blaine fosse stata la cosa più crudele che il fato (o qualunque cosa ci fosse, ammesso ci fosse) potesse fargli". [Klaine, e non solo].
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strong ‘n lonely


Aveva più volte pensato che conoscere Blaine fosse stata la cosa più crudele che il fato (o qualunque cosa ci fosse, ammesso ci fosse)  potesse fargli.

A volte si scopriva a ripetere convulsamente: “Se non hai intenzione di renderlo mio è meglio che te lo riprendi”, e questa suonava abbastanza come una preghiera, anche se gli mancava una certa salutare umiltà.

Sapeva che Blaine era un bravo ragazzo e che non aveva delle vere e proprie esperienze amorose alle spalle, ma ormai tutti si erano resi conto della sua cotta, e gli era andata decisamente bene per i suoi canoni. Almeno questa volta non c’era nessuna gatta bionda con gli artigli puntati...

Tuttavia, vedeva qualcosa di malsano in quel suo sciogliersi, nel languore che lo cullava quando lo vedeva sorridere a qualche centimetro di distanza: pensava che prima o poi avrebbe fatto qualcosa di pazzamente meraviglioso, tipo saltargli al collo e violentargli la bocca.

Ma sfortunatamente non era ancora impazzito.

Due mesi dopo, così, d’improvviso, quel ragazzo così dolce e gentile gli si fiondava sulle labbra, dopo un poco coerente ma abbastanza chiaro discorso sul cercare qualcosa,  qualcuno, “e poi alla fine eccolo, lo trovi ed è solo lui”.

Eppure non capiva...il senso di quel bacio, che soffocava un dolore che a lungo aveva represso, come se la paura dell’ennesima sconfitta, della dignità che va e viene, fosse sfumata via: tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento, la morte di sua madre, le difficoltà che tutti i giorni doveva affrontare per difendere la sua sessualità, tutto...era diventato niente. Ma era un niente doloroso, e quasi aveva rimorso nel concentrare tutta quell’orda di malinconia e diffidenza in un pizzico di felicità; si chiedeva se ne valesse davvero la pena.

Aveva dovuto per anni nascondere il viso davanti agli amici di famiglia, quasi gli si potesse leggere in faccia, negli occhi, come se nel solo guardarlo distrattamente potessero distruggere ogni suo sforzo di autocensura. Lo faceva per suo padre e sperava ne valesse la pena.

E lui un giorno aveva detto: “Conosci mio figlio? Si, è gay, ed è anche un ottimo kicker”.

Allo stesso modo, un giorno Blaine gli aveva poggiato una mano sulla guancia, lo aveva baciato piano e poi più velocemente, gli aveva infilato la lingua in bocca, e gli era piaciuto.

Dopo otto mesi avevano fatto sesso, e gli era piaciuto ancora di più.

Pensava, e forse -si diceva- tutto era successo  per un motivo, ora che se ne stava mezzo nudo, avvolto tra le lenzuola, sul petto del suo ragazzo. La sua mano scivolava su quel viso, e lui si faceva carezzare come un gatto, insaziabile e bisognoso d’affetto, come per un naturale istinto animale. Ritornò allora con la mente a quello che aveva pensato di lui quel giorno, quando per la prima volta aveva pregato qualuno o qualcosa di portarglielo via, o di renderglielo una volta per tutte: si ricordò la disperazione, la stessa di quel primo bacio e della prima volta, e trovò un filo conduttore, un’invisibile istanza che legava tutti quegli avvenimenti.

Non sapeva come chiamarlo, se Dio, fato, karma, caso, il fatto era che dietro quel desiderio folle e ossessivo di avere Blaine c’era stata anche una forza originaria e naturale, che aveva fatto sì che fosse proprio lì, con quel tipo di esperienze alle spalle, con quella forte fragilità sulla pelle, negli occhi, con la paura di perdere e poca forza per combattere.

Aveva capito che dietro l’amore c’era un meccanismo folle e crudele, che a volte dà sale agli assetetati, altre li fa annegare nelle loro stesse lacrime amare. Ma aveva capito anche che in amore esiste un unico contrappasso valido, ed era quello del dolore che rende le persone forti, audaci, temerarie, sole...e d’improvviso -ché non te ne accorgi nemmeno- finalmente felici.

 

-Fine-

 

Scritta davvero di getto, ma molto sentita, su questo non c’è dubbio.

Ovviamente “leggermente” nonsense, pochino personale, molto da interpretare. Spero qualcuno apprezzi il genere e lo stile fuori dal comune, anche perché è la prima shot su Glee che pubblico.

E più che essere su Glee, è un po’ su tutti noi.

See you <3

 

DISCLAIMER: i personaggi qui citati non mi appartengono ma sono proprietà esclusiva degli aventi diritto. Mi appartiene solo questa storia in ogni sua parte.

   
 
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