Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: librarm75    27/05/2011    0 recensioni
Amore, lavoro, insoddisfazione di un giovane della nostra generazione
Cercare di fuggire da qualcosa o da qualcuno .
Una storia moderna e semplice, raccontata da uno che legge il corriere dello Sport!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fabio Savini

 
 
 

 

Cuore di tuono
&
Primula gialla
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non provero’ mai a cambiarti, perche’ non ho mai provato a cambiare nessuno.
Se fossi stato capace di cambiare qualcuno avrei cambiato me stesso.
(Open, Andre’ Agassi)
 

 
 
 
 
Capitolo 1
 
 
Sono le 19.00 di una fresca serata di Maggio, sono qui seduto su un muretto all’ ingresso di un multisala, la testa e’ confusa , i pensieri rimbombano nel cervello tanto da farmelo scoppiare -“spegnete la miccia!”- , in tutto questo mio frastuono interiore vedo intorno a me persone felici. Le mamme tengono per mano i propri figli distribuendogli sorrisi e carinerie di ogni genere, i mariti svolgono le loro mansioni abituali: parcheggiare l’ auto, prendere i biglietti, popcorn, bibite e occhiatine furtive alle belle ragazze che passano, soprattutto se vestite un po’ osè  ; mi accorgo di una coppia di ragazzi al primo appuntamento, si riconoscono lontano un miglio, tutti e due imbarazzatissimi e ansiosi entrambi di fare bella figura;oggi qualunque cosa lei dica e’ meravigliosa… tra un pò  sarà una rompipalle come tutte le donne. -Che bella la gioventù, quanta felicità intorno a me- ,si respira un’ aria frizzante, gioia e libertà.- Ma perchè per me non è cosi’? Perche’ sento interiormente un senso profondo di angoscia? - La solitudine mi logora, mi fa male lo stomaco, lei non c’è più. Anna mi ha lasciato. In questo momento di stordimento mi tornano in mente le parole di mio padre. Un grande uomo, se socchiudo gli occhi riesco ancora a sentire il calore che provavo quando mi abbracciava e ricordo ancora ogni suo singolo gesto , consiglio; per me non è stato solo un papà ma un amico, una persona speciale , qualcuno su cui si poteva contare. Figlio di mercanti , cresciuto durante la guerra, rigorosamente nell’ esercito Italiano, con mansione di libraio! Era molto grande di età quando divenne genitore è godeva di una cosa che pochi altri  avevano: ”la saggezza”.Le sue frasi  celebri:
Un ragazzo sceglie le donne per una sera, un uomo sceglie la compagna per la vita,
Va con chi e’ meglio di te e fai le sue spese,
Chi conosce 2500 parole comanda,
ed infine la sua famosa regola delle sette “P”:
Parla poco perchè  parola poco pensata può portare pregiudizio!
Un giorno ero sotto casa a giocare con i miei amici , avevo più o meno 10 anni, c’ era un bambino più grande di me che mi voleva picchiare a tutti i costi per futile motivo che al momento non mi sovviene neppure quale fosse . Mio padre,per chissà quale ragione, era lì in quel momento e assistette a tutta la scena,subito si precipitò ma senza allontanare il ragazzino-mi sembra di ricordare che si chiamasse Pietro-,aveva 15 anni lui,testa rasata,bomberino nero ed anfibi ai piedi; vestiario stravagante  ma in quel periodo era molto sentita nel mio quartiere la fazione politica di destra e quella era la “divisa” .In realtà penso fosse solo il modo di un adolescente di sentirsi parte di un gruppo, di condividere, sebbene nel modo errato, un qualcosa di imprecisato con altri coetanei;sentirsi più sicuri.
Bisognerebbe essere sempre se stessi, osservare la “regola delle sette P”, confrontare i propri pensieri con quelli degli altri e a volte uscire fuori dal coro; a volte anche una minima ed impercettibile parola fuori dalle righe potrebbe rivelarsi un qualcosa di straordinario, come quel La o quel Fa in una melodia che la rende magica.  
Quando vidi mio padre arrivare pensai -dai ora lo picchia, gli sgrida, mi difende e finisce qui la storia, ti faccio vedere io testaccia rasata! - lui invece  con un cenno della mano ci indicò di andare verso di lui e ci disse:
”volete fare i grandi? Le motivazioni di questo litigio sono per voi serie? Le parole non bastano per far valere le vostre ragioni? Ok, lì c’e’ un boschetto,andate senza farvi vedere dagli altri e risolvete i vostri problemi da uomini “. Ricordo come se fosse ora quel momento, guardai mio padre con la faccia uguale a quella di un merluzzo che sta per essere messo lessato, e gli dissi: ”papà ma che dici? Sei qui per difendermi o no? Questo mi uccide!” Avevo una paura immensa. Guardai anche il viso di Pietro, era perplesso quanto me, ma purtroppo non sul fatto di  volermi picchiare! Ovviamente prese subito in considerazione il consiglio di mio padre e così la mia speranza di un suo ritiro svanì molto presto.
Mio padre aveva pensato che se non fossimo stati davanti agli altri non ci sarebbe stato motivo di picchiarci perchè nessuno avrebbe visto, e il dimostrare la nostra grandezza sarebbe venuto meno. -Si magari ai suoi tempi, ora quello mi distruggeva e poi lo andava a raccontare pure a mezzo mondo!-. Sempre più impaurito attraversai la strada,davanti a me Pietro il cui “bomberino” lo faceva sembrare ancora più grande di statura; le ginocchia iniziarono a farmi “Giacomo-Giacomo” (termine altamente romano per dire tremare),la morte era certa. Pietro si girò verso di me e con la faccia minacciosa mi disse: ”bimbo ora ti uccido!” .In quel momento l’ unica cosa che volevo fare era dare l’addio a tutte le persone a me care, iniziando da mia madre - perchè hai sposato proprio quell’ uomo?-, mio fratello,i miei amici e parenti, insomma tutti tranne mio padre!
Mentre mi accingevo a prendere il primo pugno, mi accorsi che Pietro si guardava intorno, come se in quel momento si sentisse solo e cercasse il consenso di qualcuno , come se il suo picchiarmi non avesse senso senza farlo vedere a qualcuno, voleva un pubblico che applaudisse le sue gesta, che gli dicesse bravo. Il suo volto si incupì.Io euforico pensai: ”Evvai torno a casa vivo!” ; durò pochi istanti il mio entusiasmo,Pietro riaccese i suoi occhi di fuoco e mentre stava per colpirmi di colpo si fermò - “che bello ha capito! Allora e’ un bravo ragazzo in fondo, non è come pensavo, ora diventiamo pure amici!”- aveva calpestato una merda di cane!. Il suo volto cambiò,un velo di imbarazzo trapelava dal suo sguardo, subito alzò gli occhi , si guardo’ intorno e mentre strofinava il piede a terra tentando di pulirsi mi disse: ” Per questa volta sei salvo, ma se lo dici a qualcuno, verrò a cercarti fino in capo al mondo, capito? Ora vattene”  Non me lo feci dire due volte ed immediatamente, nemmeno se avessi avuto il tele trasporto sarei stato cosi’ veloce, corsi via.
  Mio padre era lì , non so cosa aveva pensato mentre noi eravamo al boschetto, forse nella sua testa si diceva ora si picchiano e poi alla fine si fanno una bella risata e diventano pure amici ,come nei film. Purtroppo l’ unica cosa che non aveva calcolato bene era che Pietro era il doppio di me e la fine sarebbe stata certa : Io steso a terra e lui a ridere tranquillamente con i suoi amici della sua vittoria!
Quella sera tornai a casa mi stesi sul letto e pensai: “Grazie cane sei stato il mio eroe!”
Oggi ne possiedo uno si chiama Sky.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 2
 
Cosa faccio ora su questo muretto, sono qui da solo con il telefono in mano. Scorro la rubrica, ma cosa cerco? Forse un nome amico , una persona che chiamandola possa farmi stare meglio, darmi un consiglio , levarmi questo coltello dal cuore, questa sensazione di vuoto che mi sconvolge, forse quella persona potrebbe essere…. Trovata! Claudia.
Claudia una mia ex … un’amica… conoscente… insomma una rimorchiata una sera in discoteca, molto carina, bionda capello lungo,occhi verdi , discorsi zero, proprio quello che mi serve stasera, niente pensieri e tutto sesso e rock and roll ! Ora la chiamo tanto non dirà di no. Sto per premere il tasto verde del mio splendido telefonino super tecnologico,-fa tutto tranne il caffe’!- quando mi riaffiorano in mente le parole che Luca una sera, dopo una mega sbronza -in quei momenti dava il meglio di sè- mi disse:
“Caro amico mio fare sesso per combattere l’angoscia non fa altro che aumentarla”.
Luca era il mio migliore amico, ci conoscevamo da quando avevamo cinque anni. Stesso quartiere, elementari, medie e superiori insieme. Sempre nella stessa classe,  stesso banco, stesse bocciature e stesse donne! I nostri genitori si conoscevano e passavano anche serate insieme, erano forti sostenitori dello Scopone e Tre sette! Ricordo ogni singola volta che loro, dopo ore di partite, lasciavano casa nostra; se i miei avevano vinto , mio padre era tutto compiaciuto di se stesso e della sua prestazione, se contrariamente avevano perso, era inevitabilmente colpa di mia madre.
Luca rappresenta per eccellenza l’ uomo a tempo determinato. Sono dieci anni che si trova nel tunnel dei lavori  a progetto, collaborativi, semestrali, trimestrali. Una volta gli hanno anche fatto firmare un contratto per undici giorni,assurdo. Insomma e’ completamente inglobato in questa nostra generazione definita  “1000 Euro “- magari dice sempre lui ,io ne prendo 845 con tutti gli straordinari-.
Comunque è una gran persona , l’ amico che chiunque vorrebbe avere .Sinceramente non e’ questa bellezza sovraumana, ma ha un carisma e una simpatia che le donne dopo cinque minuti sono già sue. Quella sera avevo proprio bisogno di lui.
Mi feci coraggio, alzai il mio sedere da quel muretto e andai a casa sua. Casa è un parolone; una stanza e un bagno, arredato “alla buona” in un piccolo appartamento in periferia che condivideva con altre tre persone. Durante il tragitto, il solo pensiero di incontrarlo, mi dava gia’ un senso di pace; la mia mente si stava pian-piano schiarendo , ero conscio che lui mi avrebbe tirato  fuori da questo tunnel, avrebbe avuto  le parole giuste, mi avrebbe rimesso  in carreggiata. Avremmo bevuto birra a go-go, due risate, un’ uscita o perfino una mega discussione su di un film preso a noleggio di quelli che la fine rimane sempre incerta, ovviamente le nostre deduzioni era sempre diverse e li giu’ ore di dibattiti in cui ognuno di noi diceva la sua e inequivocabilmente,   non si trovava mai un punto in comune, comunque alla fine  tutto sarebbe tornato al suo posto. Lo sapevo perche’ ne avevo gia’ passate tante di serate cosi’. Infatti, ogni volta che discutevo con Anna , bastava passare un attimo da lui,due parole giuste e tornavo a casa rigenerato, e pronto a fare pace.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 3
 
Questa volta, purtroppo, era diverso; lei era andata via per sempre. Ricordo per filo e per segno la prima volta che la vidi, fu circa cinque anni fa. Sulla strada che facevo tutte le mattine per andare al lavoro c’era un negozio tessile;sinceramente non ci avevo fatto mai caso a quell’ attività anche perché diciamoci la verità , quale maschietto si fermerebbe mai a guardare la vetrina di un negozio che vende tessuti per tende o divani; ma quella mattina avevo la sigaretta in bocca , ma mi accorsi di non aver l’accendino, che sfiga! Mi fermai e mi girai intorno per vedere se qualcuno stava fumando per “scroccare” d’ accendere – preciso, non è che sono pidocchio e non volevo comprarlo,semplicemente gli accendini mi durano quanto un pacchetto di Mentos alla frutta;un nano secondo! –e fu lì che per la prima volta guardai dentro  a quel negozio,scorsi dietro ad una scrivania una ragazza stupenda, di una bellezza da togliere il fiato. Mora, capelli non troppo lunghi e degli occhi verdi, che a guardarli ti davano un senso di profondo. Mi sentii impacciato, la sigaretta mi cadde immediatamente dalla bocca e rimasi a fissarla, tanto che se ne accorse e mi sorrise. Sbalordito ed incoraggiandomi da solo , cercai di sfoderare il mio sorriso migliore e me ne andai.
 Da quel momento la mia vita cambiò. Avevo un pensiero fisso : “Devo conoscerla”.
Era una settimana che non dormivo e durante il giorno ero un ebete;studiavo tutti i piani possibili,avevo fatto anche una piantina della strada, pensavo a degli appostamenti; se in quei giorni fossero venuti i Carabinieri a casa, mi avrebbero arrestato pensando che stessi organizzando una rapina. Chiamai anche Luca, ma lui era per “affrontala diretta, vai e conoscila” ma io non ci riuscivo, non sapevo cosa dirle;per la prima volta in vita mia mi sentivo inerme. Passavo anche dall’ altra parte del marciapiede mentre andavo al lavoro, insomma prendevo tempo, ma perché? Non lo so. Sbirciavo sempre dentro al suo negozio e ogni giorno la vedevo sempre piu’ bella;adoravo come si vestiva, semplice ed elegante allo stesso tempo , l’ accostamento dei colori era sempre perfetto, ed anche quando usava le minigonne, che mostravano le sue graziose gambe  non era mai volgare.-
Era un mercoledì e la sveglia come tutte le mattine suonava alle ore sette con la stessa canzone da anni “HERO” di Enrique Iglesias,ma quel giorno fu una formalità,il sonno ormai era andato da settimane e il cervello era anch’ esso in partenza. Mi lavai , feci colazione con un caffè,mi vestii e scesi per andare al lavoro.
 -Ecco si passa di lì, devo cambiare subito marciapiede, ci sarà? Come e’ vestita oggi? Vestitino o pantaloni? I capelli?-. Oddio il negozio e’ chiuso! Iniziai a fantasticare, l’angoscia mi pervase, volevo piangere;lo sapevo aveva ragione Luca, dovevo affrontarla subito, ora l’ ho persa per sempre. Durante questo momento di agitazione allo stato puro, mi diressi inconsciamente davanti alle vetrine sbarrate dalle serrande, volevo morire, fino a quando lessi un cartello con su scritto – Mercoledi’ chiuso per riposo settimanale!- Non avevo parole per me stesso, l’ unica cosa che pensai e’ che avevo immediatamente bisogno di uno psicologo, ma uno veramente bravo!
Mi ripresi e andai al lavoro.  
 I giorni si susseguirono e diventarono settimane interminabili; sempre la stessa trafila, sveglia, colazione , cambio marciapiede etc. ; l’ unica cosa che stava cambiando era il mio sentimento per lei. Il cuore batteva ogni giorno più forte ed ero sempre più pervaso da mille pensieri, mille emozioni. – Basta la dovevo conoscere a tutti i costi-. Studiai un piano infallibile : -  L’ ho vista per la prima volta a causa di un accendino? Bene questa sarà la mia arma segreta! –
 Era un sabato mattina e mi dissi: - Ora o mai più - . Durante la notte ovviamente non chiusi occhio ; iniziai con il vestiario della serie ”cosa mi metto? “ Cazzo! Il completo blu è in tintoria, che sfigato, quello mi calzava a pennello. Ok, allora metto quello grigio con la camicia bianca, NO!  meglio nera è più sportivo . Si fecero di colpo le sette e Enrique iniziò a cantare. Scesi di casa con gli occhi pieni di sangue, sembrava che avessi appena finito di girare il remake de “L’ insonne” . Mi feci coraggio arrivai al suo negozio;NO!, è fuori alla porta e sta fumando! - non ci posso credere,dai che e’ la volta buona, non posso farmi scappare quest’ occasione - P.S. era stupenda!
Mi avvicinai e cortesemente, con un sorriso ebete le dissi: ” Scusami, hai da accendere? “ Lei sorridendo altrettanto, mi rispose: ” si, ovvio.” Mi porse cortesemente il suo accendino  e aggiunse: ”Certo che dopo tutti questi giorni potevi anche studiare un piano migliore; piacere Anna!” Rimasi di sasso, non me l’ aspettavo. Mi sentivo come se, giocando a calcio a porta vuota,avessi preso il palo! L’ unica cosa che riuscii a dire fu: ”veramente ne avevo studiati altri, ma questo mi era sembrato decisamente quello meno peggio!”. Lei inizio’ a ridere - diciamo che ti ho dato una mano, mi sono fatta trovare fuori apposta – mi disse. - Ora però ,se non ti dispiace, puoi dirmi come ti chiami o facciamo il gioco dei misteriosi?”- Oddio che figura, diventai subito rosso e le risposi : ” No.. no mi chiamo Davide!
-“Piacere Davide, passi tutte le mattine di qua, ma cambi sempre marciapiede, forse questo non ti piace?” - Era  fantastica, parlava con una naturalezza tale da spiazzarmi, sembrava che le piacesse il mio imbarazzo.
-“Sinceramente il marciapiede del tuo negozio no, ma tu… tu… tu… mi sei molto simpatica!” Lei scoppiò a ridere e rispose altrettanto tu continuando a ridere. Il mio cuore batteva cosi’ forte che ad un certo punto decisi di farlo uscire a prendere una boccata d’ aria. -Visto che siamo dei simpaticoni, posso invitarti a prendere un caffè?-… Si gliel’avevo detto!
E lei : - Sono circa due mesi che lo aspetto e visto che finalmente ti sei deciso non posso mica rifiutare - Lei voleva il caffè ! Mi aspettava! Wow,wow! 
Ci accordammo per il giorno dopo.
Inutile descrivere quella mia giornata lavorativa, avrei meritato il premio dipendente della giornata! -Potere femminile -.
La prima uscita fu qualcosa di indescrivibile, si presentò con un vestitino grigio scuro, stivali alti fino al polpaccio neri e una sciarpa, i suoi capelli erano sciolti e un leggero trucco, che faceva risplendere i suoi occhi verdi . Provocava il torcicollo a tutti i passanti, mi accorsi che qualcuno prese anche qualche schiaffo dalla propria compagna, nel girarsi a sbirciarla. Ma quello che veramente mi fece innamorare subito  di lei era il suo essere, quello che pensava e come lo diceva, era la perfezione.-
Parlammo di tutto, dei nostri interessi, delle nostre prospettive future, dei nostri amori , delle delusioni;non aveva paura di tuffarsi nelle storie,diceva sempre - Davide non preoccuparti di buttarti in amore, tanto il cuore si può rompere una volta sola, le altre sono solo piccole ferite!- Ci baciammo la prima volta sotto un ponte, era notte inoltrata, fu meraviglioso. Le sue labbra sembravano avvolgermi e mentre la baciavo sentivo dentro di me una sensazione strana, mi sentivo libero, senza barriere, senza inibizioni. I giorni passavano diventando mesi, anni; decidemmo di andare a convivere, la voglia di non lasciarsi mai era troppa; dormire, mangiare, respirare insieme , era diventato vitale per noi.-Avevo mai amato prima? Avevo mai toccato il cielo?
 Era arrivata come un ciclone nella mia vita, mi aveva sconvolto l’ esistenza, aveva devastato le mie paure. Mi era tutto chiaro ora, sapevo perfettamente quello che volevo ed era stare per sempre con lei.
Arrivato al punto di sapere perfettamente cosa comportasse un ciclone, presi coscienza del fatto che  come tanto in fretta  arriva, con tale fretta se  ne va.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 4
 
Arrivai sotto casa di Luca. Ero devastato. I pensieri nella mia testa erano cosi tanti e confusi, che a mala pena sarei riuscito a ricordare il nome di mia mamma. Piangevo.
Suonai al citofono ma non mi rispose. Il portone era aperto, quindi decisi di salire ed aspettarlo sul pianerottolo.-
La porta di casa era aperta, feci capolino e vidi che il suo mini appartamento era pieno di scatole, entrai e mi accorsi che era lì, indaffarato a riempire le sue valigie.- di scatole, entrai e mi accorsi che era lì, indaffarato a riempire le sue valigie.
-Dove stai andando?-
-Caro Davide ho preso una grande decisione, parto. Scusa se non te ho parlato, ma dopo il mio ultimo fallimento lavorativo  ho deciso di lasciare tutto, di cominciare una nuova vita, un’ avventura, tuffarmi in qualcosa di nuovo. In questo momento sento un vuoto dentro  e penso che se non lo riempio immediatamente non lo farò mai più-
Ero disperato, non sapevo cosa dire, fare, no…. anche Luca mi stava abbandonando.
-Almeno posso sapere dove vai?-
-In Eritrea, a Massawa . Poco tempo fa in un locale in centro  ho conosciuto due persone che lì hanno un business, precisamente import ed export di pesce. Parlando gli sono sembrato uno a posto e mi hanno proposto di unirmi a loro-.
-Ma come, perché? - furono le uniche cose che riuscii a dire.
Luca capì immediatamente il mio stato, quindi , con la sua solita calma, chiuse la porta di casa, mi fece cenno di accomodarmi sul divano, aprì il frigo, prese due “Bud” e iniziò a parlare.
-Davide, noi ci conosciamo da una vita, ci siamo sempre raccontati tutto, ma questa volta per me era difficile dirti che arrivato a trentacinque anni non so più chi sono;mi alzo la mattina e non mi riconosco più, questa mia esistenza mi sembra priva di senso. Guardo in faccia alla realtà e mi vedo senza un lavoro, senza una donna, tutti i miei obiettivi, tutte le mie aspettative, le mie speranze dissolte e portate via dal vento, ho capito che non posso piu’ vivere come un’ isola,  e sinceramente  non c’e’ più nulla che mi trattiene qui-
-Ma ci sono io i tuoi amici, i tuoi cari, vedrai le cose si sistemeranno.-
-E come Davide?, ho voglia di fare questa esperienza, ne ho bisogno, sento l’ esigenza di rimettermi in gioco. Tu hai un buon lavoro, hai Anna, la tua vita e’ piena, non pretendo che tu condivida la mia scelta , ma solo che la comprendi e la rispetti.-
Ovviamente in quel momento non mi sentii in grado di dirgli che Anna mi aveva appena lasciato. Immediatamente, cercai di azzerare per un minuto il mio cervello, lo resettai e capii che era lui, in quel momento ad aver bisogno di me.
 Sorrisi e abbracciandolo gli dissi: - E’ la scelta migliore mio caro amico, sono orgoglioso di te, hai avuto coraggio, io non sarei stato in grado mai di lasciar tutto e partire, ora raccontami tutto che farai? dove vivrai? -
Luca aveva gli occhi lucidi ed era evidentemente commosso dalle mie parole.
-Sei un vero amico Davide, sapevo che potevo contare su di te, comunque ci tengo a dirti che ti avrei telefonato prima di partire, non ti avrei mai lasciato senza sentire la tua voce.-
-Queste persone che ho conosciuto, fanno affari  in Africa, hanno diversi pescherecci e pescano lì il pesce e poi lo importano con dei container qui, dicono che e’ molto redditizio e si fanno degli ottimi affari. Mi hanno offerto un lavoro, all’ inizio starò sulle barche poi chissà vedremo, magari un giorno ne avrò delle mie. -
-Bravo questo e’ lo spirito giusto, mi piace questa cosa, sicuro ci riuscirai. -
Non riuscivo a credere di aver detto queste cose, di averlo incoraggiato  a mollare tutto ed iniziare una sconosciuta avventura; proprio io che ero stato appena lasciato  da Anna ; perché non mi buttavo, perché ero un abitudinario. Non sarei mai stato in grado di farlo,io. Poi pensai - ma non era a Luca che faceva schifo il pesce? L’unica persona al mondo che nei ristoranti in riva al mare ordinava bistecca ed insalata! Bah!-
Parlammo fino all’ alba e nonostante tutto più parlavamo e più vedevo una luce nuova nei suoi occhi.-
Ci salutammo, mi promise che non si sarebbe dimenticato di me e che mi avrebbe scritto.
All’ inizio pensai -non e’ che qui siamo nella serie televisiva di Love Boat, invece di scrivermi potrebbe telefonarmi, mandarmi un sms; solo dopo constatai che l’ Eritrea e’ uno dei pochi paesi al mondo a non avere il roaming internazionale,per fortuna che per una volta stetti zitto, evitando cosi’ una delle mie mere figure.-
Tornai a casa erano circa le cinque mi stesi sul letto e poco dopo Enrique suonò di nuovo.
 
 
 
 
 
Capitolo 5
 
Quella mattina decisi che non sarei andato al lavoro, troppe cose mi stavano accadendo, troppi cambiamenti erano in corso. Mi infilai una tuta le mie buon vecchie , ma sempre comode scarpe da ginnastica e uscii a correre.-
Corsi a piu’ non posso, fino quasi a vomitare, dovevo sfogarmi. Arrivai stremato in un parco, zuppo di sudore, mi stesi sull’ erba chiusi gli occhi e rimuginai sulle cose che Anna mi aveva detto prima di uscire definitivamente dalla mia vita.-
I motivi della sua decisione furono che io dopo cinque anni ero diventato un  abitudinario, che non avevo fatto nulla per migliorarmi nel lavoro, non avevo prospettive, soprattutto quelle matrimoniali e quindi genitoriali, non sentivo il bisogno di andare avanti, di osare, stavo bene così , ero arrivato, ero appagato e di conseguenza avevo portato il nostro rapporto ad essere piatto. Pensavo che lei fosse contenta, soddisfatta, ma mi sbagliavo clamorosamente. Era finito il romanticismo, avevo finito di corteggiarla, credendo che non servisse, e tutti i regali, le sorprese e il riscoprirsi continuamente che dovrebbe fare una coppia, erano rimasti arenati da qualche parte, insomma in standby, ma solo nel mio cervello, ovviamente non nel suo. Eppure aveva provato mille volte a farmelo capire, a farmelo percepire. La colpa e’ stata anche del mio carattere. Mi rendo conto di essere stato un egoista in amore, ho preso il suo amore e ho donato solo in parte il mio. Non ho lottato, ma patteggiato, comprendo solo ora che avevo più bisogno io di lei, che lei di me.  Ora tutti i suoi segnali e le sue parole mi erano chiari, come il faro di un porto di notte, non avevo ascoltato i suoi silenzi,ma troppo tardi, l’ avevo persa e nel peggior dei modi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: librarm75