Foglie
“Ku...ren...o...”
Lei
cascò a terra, tra le foglie secche dell’autunno.
Le
mani del giovane si mossero da sole lentamente...tremanti. Le seguirono il
busto, le gambe e i piedi...uno dietro l’altro con insicurezza.
Gli
occhi azzurri di lei, tristi.
Piangeva.
“Ku...ren...o...”
Sussurrò
ancora, prima che l’uomo cascasse accanto a lei, facendo alzare un po’ di
foglie, una di esse si depositò sulla mano insanguinata della giovane.
Le
lacrime iniziarono a scivolare lungo le guance scavate di Kureno. Le mani
accarezzavano lentamente, impacciate i capelli biondi di lei.
“Ti
amo...” le mormorò avvicinandosi alle pallide labbra, “Ti amo...” e le
depositò un bacio.
Lei
sorrise appena, ma era un sorriso felice.
“An...ch’i...o”
E
tra le lacrime amare il giovane Soma sorrise.
Poi,
gli occhi di lei persero la luce.
E
piano, piano la sua vita si spense.
“Arisa...”
la guardò implorante.
“ARISA!”
e l’urlo si disperse nel vento freddo dell’autunno.
Kureno
spalancò gli occhi.
Spaventato
alzò il capo.
Vicino
a lui stava Hatori. Lo sguardo perso nel vuoto, una sigaretta accesa tra le
dita.
“Come
stai?”
Toru
correva verso di lui, stanca...tremendamente disperata.
“Come
sta? Come sta?”aveva iniziato ad urlare.
Lui
la superò.
Tra
le braccia il bel corpo di Uotani.
I
biondi capelli sciolti pieni di foglie colorate sfiorarono il viso della piccola
Honda.
Hatori
si fermò davanti a lui.
Toru
l’aveva implorato con le lacrime agli occhi di andare con lei...di salvare
Arisa.
“Dammela,
Kureno...La devo aiutare...”
Gli
occhi del giovane si riempirono di rabbia.
“Non
toccarla!” e con gesto possessivo strinse a se il corpo della bella ragazza.
“Dove
la vuoi portare Kureno?” la voce di Toru si perse nel vento.
“Lontano
da qui...” aveva risposto lui superando anche il cugino.
Hatori
si voltò un attimo, giusto per vedere la scarpa sinistra cadere a terra,
“Dove la vuoi portare?” chiese esitante.
Ma
non ricevette risposta.
“Ti
abbiamo ritrovato svenuto nel parco.” Continuò il medico, portandosi la
sigaretta alle labbra.
“Pioveva.”
Guardò un attimo il cugino, “Volevi morire?”
L’aveva
depositata sulla fresca erba.
“Aspettami...”
le aveva bisbigliato, togliendosi il capotto e la pesante maglia.
Senza
esitazione si era sdraiato accanto a lei, cingendole la vita con il braccio
destro, e depositandole un bacio sulle fredde labbra.
“Aspettami.
Cammineremo insieme d’ora in aventi.”
Si
era stretto di più a lei.
“Ti
amo.”
E
aveva chiuso gli occhi, aspettando che il freddo lo portasse via da lì.
Kureno
non rispose.
Le
mani tremanti coprirono il viso, e lacrime silenziose iniziarono a bagnarle.
“Anche
quella ragazza...” Hatori spense la sigaretta, “Quella che ha ferito Arisa...”
ne prese un’altra dal pacchetto e la mise tra le fine labbra, “Saki, l’ha
trovata.”
Il
cugino però non si mosse.
“È
all’ospedale...Non l’ha perdonata.”
“E
ora?” la voce di Kureno uscì strozzata come se faticasse a parlare. “Akito
ti vuole vedere...” sussurrò il medico.
“Le
dirò che sei morto.”
E
con questa frase s’alzò dalla sedia, “Sono morto?” chiese mentre Hatori
apriva la porta.
“È
all’ospedale F. di Tokyo...” uscì dalla stanza, “Tu che puoi...ama.”
La
porta si chiuse.
“Ku...re...no...”
la voce di Arisa era distante, molto distante.
Aprì
lentamente gli occhi,la pioggia colpiva il suo viso...il viso di lei...
“Ku...re...no...”
le labbra si muovevano lentamente, “Arisa..!” fu in grado solo di
pronunciare quelle parole e di trascinare la bocca sulla guancia di lei.
“Sei
viva?”e la giovane mosse la mano destra per stringere quella sinistra di lui.
Dei
passi veloci che si avvicinavano, il respiro faticoso.
“Sono
qui!” una voce conosciuta che ansimava quella frase in continuazione.
Il
volto stanco, pallido e ammalato di
Kyo si misi davanti ai suoi occhi, “Rin, chiama Hatori!” il respiro del
ragazzo che diventava pesante...
Buio.
Silenzio.
“Kyo...”
Kureno
entrò lentamente dalla finestra.
Il
giovane aprì stanco gli occhi. Pallido l’osservava entrare, ma l’uomo era
dubbioso che lo avesse riconosciuto.
“Grazie
Kyo.” Mormorò avvicinandosi al letto.
Lo
guardò a lungo.
Il
ragazzo si girò dall’altra coprendosi gli occhi. “Vattene Kureno...Arisa ti
aspetta.”
L’uomo
allungò lentamente la mano verso i capelli color arancione, gli sfiorò
teneramente.
“Tornerò...per
farti uscire da qui.”
Il
vento freddo autunnale entrò nella stanza facendo rabbrividire il ragazzo. Si
voltò di scatto, di suo cugino nemmeno l’ombra, vi erano solo innumerevole
foglie colorate.