Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: __Aivlis    28/05/2011    0 recensioni
Odio il freddo e costante mutare delle cose; e anche ciò che muta diventa parte integrante del lento scorrere dei giorni, e tutto sa di niente. Non c'è vetta che non valga la pena del viaggio, e l'unica cosa che sento di auspicarmi è che questa non sia l'eccezione che tutti colgono. Non un'altra monotona scia di invisibili emozioni, voglio che tu sia per me il tocco di rosso sulla mia tela immacolata; ciò che è immobile ma tutto muove. E non dirmi che sarai l'unico, dimmi che sarai il solo. Dimmi che questa sarà l'unica volta in cui "finalmente" sarà la parole d'ordine. E una nuova vita mi accoglie tra il verde dei suoi rami, e nuovi colori tempestano l'immacolato, e lo fanno vivo. Spero solo che ne sarà valso il viaggio.
Eloyn.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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© Amor vincit omnia.

Disclaimer.
Questa fan-fiction è in gran parte frutto della mia fantasia. Lo scheletro di partenza si basa su fatti realmente accaduti o gossip di rete, e ruota attorno a personaggi già esistenti, quali i membri della band, Joel Madden per questo capitolo ed eventuali affiliati. Non è scritta a scopo di lucro e non vuole dare un'idea, neanche vaga, sul reale profilo dei personaggi succitati, realmente esistenti. Pertanto, tutto ciò che è di mia invenzione, personaggi quali Eloyn e Chelsea, Annalyse, o comunque sia tutto ciò che non ruota realmente attorno agli Avenged Sevenfold, proviene appunto dal mio cervello e dalla mia fantasia. Non vi venisse in mente di riprodurla interamente e/o in parte, o di spacciarla per vostra perché non vi conviene.

14 settembre 2009, Huntington Beach

Eloyn cammina da sola per le strade di Huntinghton Beach, la città dove è appena arrivata. E' una ragazza non troppo alta e dai lunghi capelli corvini; la pelle color neve contrasta con l'ambiente soleggiato tipico della California e gli occhi sono verde smeraldo - bellissimi - di quelli che ti smascherano, di quelli che sorprendono, - trasparenti - puoi leggerci dentro una vita intera; i lineamenti del viso sono leggeri, giusto accennati, ma ogni linea si lega perfettamente alla successiva; la corporatura è magra ed esile, le gambe lunghe e slanciate, sembra che basti un soffio di vento a farla cadere in pezzi, questo viene smentito dalla camminata decisa di chi sa cosa vuole e come ottenerlo. Il suo abbigliamento è semplice: pantaloncini corti di jeans scuro, una felpa nera e scarpe da ginnastica, adatto al il clima fresco delle serate californiane, quando c'è ancora il sole ma tira una fresca brezza che fa venire i brividi.
E' arrivata in questa città da poco meno di due ore, ha già prefissato il suo obbiettivo e lo sta raggiungendo.

La sua vita è stata costellata da obbiettivi da raggiungere, ogni volta diversi. I suoi genitori le hanno sempre insegnato a porsi dei paletti prima di fare qualsiasi cosa, a prefissarsi un percorso e ad andare avanti seguendolo alla lettera. Questo vale anche per le piccole cose, come, per esempio, trovare la via di casa della sua amica Chelsea. 
Chelsea è sempre stata la sua migliore amica sin dai tempi dell'asilo e da quando se ne era andata da Washington, la loro città, un mese prima, la sua vita era cambiata troppo radicalmente.
Trasferirsi ad Huntington Beach era sempre stato il loro sogno di bambine; volevano incontrare la loro band preferita, gli Avenged Sevenfold, e ci sarebbero riuscite a tutti i costi. 
Quando sei bambina ti innamori dei tuoi idoli, è normale; sogni tutti i giorni di vivere storie assurde con uno di loro, anche se sai che sono sogni che non potranno mai avverarsi. La differenza è che il loro sogno era durato anche dopo il diploma, questo faceva pensare che, forse, non era un sogno così irraggiungibile. Gli Avenged Sevenfold e le loro canzoni erano sempre stati, per loro, altri dei loro pochi punti fissi nella vita, le avevano salvate innumerevoli volte e la voglia di conoscerli era aumentata di giorno in giorno.
D'improvviso Chelsea aveva deciso di farlo; era partita, aveva lasciato tutto ed era andata a vivere ad Huntinghton. Il fine primario era quello di cercare una vita diversa. Chelsea non era mai stata una ragazza abitudinaria e, dopo 20 anni di monotonia, costretta nella sua stessa città, aveva deciso di reagire. Era arrivata a un punto di non ritorno e perfino uscire di casa per fare la spesa gli costava una fatica immane. Così era partita senza dare troppe spiegazioni, decidendo che chi doveva capire lo avrebbe fatto senza troppi giri di parole. Era ovvio che avrebbe scelto Huntinghton come meta, avrebbe approfittato del trasferimento per andare alla ricerca di qualcosa di nuovo, e magari avrebbe anche avuto l'occasione di incontrare i suoi idoli. 
Eloyn non l'aveva seguita, non ne aveva avuto il coraggio. Delle due era sempre stata la più debole in qualsiasi cosa e anche in quel caso non si era smentita, non era partita. Solo che quando qualcuno a te caro ti lascia senti il il bisogno di riaverlo con te ancora una volta, allora ne aveva approfittato: si era posta un nuovo obbiettivo e l'aveva raggiunto. Aveva preso il primo volo per la California e ora era su quel marciapiede alla ricerca di una via a lei sconosciuta. Dopo tre o quattro chilometri di camminata decise che era il caso di chiamare Chelsie e farsi dire per l'ennesima volta la strada per ritrovare la casa.
Prese il telefono dalla tasca e compose il numero che ormai sapeva a memoria.
« Chelsie, non riattaccare, sono ancora io »

Probabilmente la sua amica doveva averne avuto abbastanza di tutte quelle chiamate e così, ciò che disse, lo disse tutto d'un fiato, prima che Chelsie interrompesse la chiamata.
« Dio, Eloyn, sei un disastro! Dove sei? » fu la risposta sarcastica.
« Ehm.. non lo so di preciso, in una grande piazza con una palma enorme al centro »
« Potevi dirlo prima!! Sono a due isolati da li, ok? Allora, dietro alla palma dovrebbe esserci un negozio di dolciumi, no? »
« Si, lo vedo. »
« Bene, sulla destra c'è una stradina buia molto stretta, segui quella. Dovrebbe portarti in una via principale, proprio sul lungomare, costeggiata da molte villette a schiera. La mia è la prima sulla tua sinistra. »
« Ok, ci provo. Se mi perdo ti richiamo.. »
« No! Non ci provare! Se ti perdi rimani fuori tutta la notte! »
« Ah ah, ok ok. »
Eloyn rimaneva sempre sorpresa dalla spontaneità di quella ragazza, era sempre pronta a scherzare su tutto anche se, infondo, non era difficile pensare che avrebbe potuto veramente lasciarla a dormire fuori tutta la notte.
Trovandosi davanti al negozio di dolciumi, Eloyn, con la sua passione per tutto ciò che contenga zucchero, ne approfittò per fare la scorta di caramelle gommose che piacevano tanto anche alla sua amica; le avrebbe fatto una bella sorpresa. Uscì al negozio soddisfatta dei suoi 17 dollari di spesa totale e si diresse nello stretto vicolo che le era stato indicato. 
Era una stradina buia e chiusa, tra una casa e l'altra, davvero un ottima location per un film horror, che sfociava, però, in quella che avrebbe potuto catalogare sicuramente tra le strade più belle e luminose che aveva avuto l'opportunità di vedere in quella città.
Una strada principale divideva il mare e la spiaggia dalla serie di villette a schiera che le erano state descritte, in perfetto stie Orange County: quello era sicuramente il suo sogno che diventava realtà. 
La prima casa a sinistra era una delle più belle e lussuose, si poteva benissimo vedere la piscina nel giardino sul retro e un piccolo giardinetto davanti. Quella sarebbe stata la sua abitazione per il resto della sua vita? Lo sperava con tutta se stessa.
Era di proprietà dei genitori di Chelsea ma era intestata alla figlia; Eloyn era al corrente della ricchezza della famiglia di Chelsea, non che lei fosse da meno, ma non pensava che potesse arrivare a tanto.
Improvvisamente la stanchezza della lunga camminata si fece sentire, così Eloyn si catapultò al campanello vogliosa di mettere giù tutto e farsi un lungo, rilassante e infinito bagno caldo. 
La ragazza dovette arrivare ad attaccarsi con il dito al piccolo pulsante di bronzo perché qualcuno aprisse la porta. Non appena vide il viso di Chelsea con uno dei suoi sorrisi più grandi, Eloyn non poté non saltargli al collo in una abbraccio; le era mancata da morire e il pensiero che avrebbero vissuto insieme per il resto dei loro giorni la faceva urlare di gioia.
« Eloyn! Ce l'hai fatta, finalmente!! » un urlo invase l'atrio di casa.
« Si, pazza! Cosa credevi? E ti ho portato anche una sorpresa.. » fece per mettere una mano in borsa per cercare il pacco gigante di caramelle per la sua amica quando si accorse della musica che proveniva dai piani superiori: Afterlife degli Avenged Sevenfold.

« Allora ti tratti proprio bene! Ma con la musica così alta i vicini non protestano? »
Tirò fuori il pacco e vide gli occhi di Chelsea illuminarsi come quelli di una bambina. Dovette agitargli una mano davanti al viso per avere la sua attenzione.
« Eh? Ah, si! No, sai com'è, con i muri insonorizzati.. »
« No, aspetta! Questo significa musica a tutto volume per il resto dei nostri giorni senza che qualche vecchia megera bussi alla porta minacciandoci di chiamare i carabinieri? »
Questo non sembrava reale. Nella sua vecchia città abitavano in un quartiere di anziani e, ad ogni movimenti sbagliato o rumore molesto, ne usciva fuori uno minacciando la denuncia o chissà cos'altro.
« Ehi, siamo nel regno della gioventù, non esistono vecchi rompipalle nella West Coast! Qui anche i vecchietti hanno l'animo dei ventenni! »
Eloyn rise dell'umorismo della ragazza e si addentrò ancora di più nell'atrio.
Alla sua sinistra, un'enorme scala di marmo formava un semicerchio e portava ad un soppalco che conduceva, probabilmente alle stanze superiori, mentre, davanti a sé, l'atrio era ampio e si estendeva in lungo fino ad arrivare ad un più piccolo ma comunque immenso corridoio che conduceva alle altre stanze. Rimase incantata ad osservare la bellezza dell'arredamento e la cura dei particolari; era tutto arredato in stile classicheggiante, il colore predominante era il crema che veniva abbinato ad un legno scuro che rifiniva le scale, i battiscopa e gli infissi. Sembrava davvero di essere in una serie televisiva californiana: era molto meglio di ciò che si aspettava.

Nonostante Eloyn fosse rimasta incantata dalla bellezza di quel posto, sentì il bisogno impellente di farsi una doccia, così non esitò a chiedere a gran voce di poter esaudire i suoi desideri all'amica. Chelsea mostrò subito la camera ad Eloyn che fu felice di vedere che le due avrebbero dormito nella stessa stanza. La casa era talmente grande che disponeva anche di altre stanze dette "degli ospiti", dotate di letto matrimoniale, che sarebbero servite, a detta di Chelsea, "in caso di emergenza".
« Lo sai bene che se non ci porto Zacky Vengeance non ci porto nessun altro in queste stanze! » disse Eloyn all'amica che già la guardava con aria arresa: era al corrente della sua cotta per Zacky, ma a volte diventava davvero logorroica, riusciva ad infilarlo dappertutto.
« Tu e i tuoi obbiettivi! Con questa tenacia mi farai credere che li incontreremo davvero! »
« Perché tu non ci credi? Siamo ad Huntington Beach, è una città molto piccola e ci sono anche loro, quindi.. »
« Mah.. in un mese che sono qui non li ho mai visti, sarà che sono uscita si e no due o tre volte... » Chelsea, a differenza dell'amica, non credeva poi così tanto che li avrebbero incontrati. Non che non ci sperasse, anzi, solo si rifiutava di crederlo possibile, semplicemente per non rimanere delusa. Eloyn a quella risposta la guardò con sguardo ovvio, con la promessa che da quel momento in poi sarebbero uscite quantomeno tutte le sere.
Avrebbero dovuto trovarsi un lavoro entrambe, Chelsea doveva assolutamente smetterla di vivere a sbaffo con i soldi dei suoi perché prima o poi sarebbero finiti, o meglio li avrebbe finiti e questo Eloyn lo sapeva molto bene.
Il soggiorno di Eloyn, la doccia, la dormita successiva e tutto il resto si svolsero tranquillamente sotto le note del Self Titled Album degli Avenged Sevenfold con sua somma gratitudine nei confronti di Chelsea. La sera stessa Eloyn avrebbe scollato Chelsea da quella casa e l'avrebbe portata fuori, nel locale più metal che conoscevano, nella speranza di incontrare i propri miti e soprattutto di passare una meravigliosa serata.
Si prepararono entrambe al meglio che potevano. Chelsie indossò un tubino molto sexy sui toni dell'azzurro, del colore dei suoi occhi, che si intonava molto bene anche con l'incarnato chiaro e i capelli rossastri, che lasciò sciolti a formare delle ampie onde a circondarle il viso.
Eloyn optò per qualcosa che mettesse in risalto il suo fisico, così decise di indossare una gonna in jeans veramente molto corta con un top dalla scollatura vertiginosa sulla schiena, i capelli raccolti in un non-troppo-elegante chignon con qualche ciocca di capelli che le incorniciava il viso. 
Appena furono pronte si avviarono verso la porta ed Eloyn fu felice di sentire che non sarebbero andate a piedi. « Ho la macchina, che pensi! »

E che macchina! Eloyn non si intendeva molto bene di quattro ruote, ma sapeva bene che quando si trattava di macchine basse, nere, lucide e con un motore che era piacevole da ascoltare, doveva trattarsi sicuramente una macchina molto costosa.
« Allora, dove si va? »
« Pensavo di andare al Blurb, c'è più probabilità di incontrarli, in più il barista del sabato sera è una bomba sexy e i suoi drink sono divini. »
« Mi fido! Se poi c'è pure il barista sexy.. come dire di no? »


Il locale era un classico pub in stile country arredato con panche e tavoli di legno rovinato; anche il bancone era dello stesso materiale e le luci soffuse creavano un'atmosfera da film Western che cozzava con la musica puramente Metalcore che passavano alla radio. La stanza principale era di media grandezza, nella parete in fondo c'era un grande bancone dove sostava il famoso barista sexy. Sullo sfondo c'erano delle scaffalatura colme di bicchieri da birra e bottiglie di superalcolici di ogni genere, sul lato destro della stanza dei tavoli già gremiti di gente erano accostati alla parete, mentre sulla sinistra c'erano due archi che collegavano la stanza principale ad altre due: una era la sala del biliardo, l'altra una semplice stanza più appartata arredata con altrettanti tavoli. Non era precisamente il locale dei loro sogni ma a quanto pareva era il meglio che avessero trovato.
Appena entrate, le due ragazze si appostarono al bancone, pronte a fare indigestione di alcol. Era il classico locale adatto per bere birra; in un posto del genere si era sicuri di trovare qualsiasi genere o marca ma nonostante questo le due optarono per i superalcolici,pensando che, dopotutto, l'ambiente già cozzava da sé, allora tanto valeva completare l'opera.
In Eloyn si era già insediato uno strano sentore, un inizio di ansia crescente, come se ci fosse qualcuno o qualcosa dietro l'angolo pronto a spaventarla. Riduceva i movimenti al minimo, per paura che qualsiasi gesto brusco avrebbe interrotto quel meccanismo per il quale erano in quel locale, in una Huntighton Beach tanto agognata e in cerca dei loro idoli di sempre. Era un situazione assolutamente irreale, se ne rendeva conto. Si sentiva come se fosse prigioniera in una bolla di sapone, sarebbe bastato un soffio per farla scoppiare; la differenza, però, è che dentro a quella bolla lei ci stava da dio e la sua volontà non avrebbe mai permesso a nessuno di rompere quell'incantesimo che l'aveva avvolta da quando aveva messo piede in quella città, la città dei suoi sogni da bambina. 
Iniziarono con i primi shot: vodka alla menta, rum e pera e ancora vodka. Le risate cominciavano ad aumentare, così come anche il volume delle loro voci e il livello di alcol in circolo nei loro corpi. L'aria iniziava a scaldarsi, ed erano passati solo quindici minuti, durante i quali le due erano rimaste incollate al bancone con gli occhi puntati verso la miriade di bottiglie di alcolici. Rimanere con lo sguardo rivolto al muro era un comportamento poco giustificabile, dato che si trovavano in un pub, ma il solo pensiero di potersi voltare e trovarsi davanti i loro miti o chissà quale altra star suscitava in loro un certo sconforto. Al quarto shot Eloyn, che stava per afferrare il bicchierino, iniziò a fissare con aria basita un punto impreciso dietro all'amica.
« Ehi Eloyn, che ti prende?
» Chelsea fece per girarsi e guardarsi alle spalle « Oh, cazzo! - Si era accorta anche lei, adesso: dietro di lei sostava Joel Madden, cantante dei Good Charlotte, altra band a loro molto cara. Il ragazzo era davvero molto vicino a Chelsea, o almeno quanto bastava per sentire chiaramente l'esclamazione della rossa. Quando si girò per controllare chi avesse imprecato in maniera così palese si accorse anche dello sguardo incredulo dell'altra e così capì che le due erano potenziali fan.

« Salve belle ragazze, posso offrirvi qualcosa? » Stava decisamente esagerando, se ne rendeva conto da solo. Joel, dall'alto della sua modestia, si divertiva spesso ad attaccare bottone con persone che, magari, potevano essere sue fan, e la cosa che lo divertiva di più erano le espressioni sconcertate e assolutamente impagabili della gente, come in quel caso quelle due ragazze.
« Tutto bene?
» Sì, stava decisamente esagerando. Lo poté decretare con certezza quando vide la mora annaspare cercando di riprendersi.
Eloyn si ripeté più volte di mantenere il controllo, ma la cosa iniziava a sfuggirle di mano, stava facendo la figura della stupida e se ne rendeva conto da sola. Intanto, Chelsea guardava il ragazzo con aria adorante, cosa che divertì molto il cantante.

« Si-una-birra-grazie » Gli occhi di Chelsea erano quasi lucidi per l'emozione e la frase che uscì dalla sua bocca suonò decisamente troppo vicina alla realtà, fece esprimere involontariamente tutta la sua adorazione nei confronti del cantante e del suo gruppo.
« Due birre, scure
»

Scure, proprio come piacciono a me fu il primo pensiero della ragazza. Era rimasta decisamente affascinata da Joel, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, era catturata da tutti i suoi lineamenti. E tutto questo perché lui era Joel Madden! Quel Joel Madden, il suo secondo amore d'infanzia, subito dopo i capelli del Syn.
« Sono di là, nella sala del biliardo con degli.. amici. Mi piacerebbe presentarveli, che ne dite? Ah comunque piacere io sono Joel » disse lui appoggiandosi con un gomito al bancone e incrociando le gambe mentre beveva un lungo sorso dalla bottiglia di birra che aveva in mano. Era un cazzone
 e se ne rendeva conto. Si divertiva troppo a prendersi gioco della gente così facilmente. Era più forte di lui. Il suo animo intraprendente rischiava di rasentare la strafottenza in quei casi, basti pensare che aveva cercato di rimorchiarle ancor prima di aver saputo i loro nomi. 
Gli sguardi delle due si fecero sempre più increduli, Eloyn era ormai nel mondo dei sogni, persa tra mille esclamazioni, nessuna delle quali, però, riuscì ad arrivare fino alle sue corde vocali. 
« Ci sto!.. » Chelsea decise di prendere la palla al balzo, sfoderando anche lei la sua intraprendenza e ridestandosi da quella nuvola di adorazione che le si era creata intorno nel giro di pochi minuti. Questa esclamazione improvvisa fece sobbalzare gli altri due per motivi diversi. Da un parte Eloyn era stata brutalmente riportata con i piedi per terra, ora conscia del fatto che Joel Madden era davvero lì e stava cercando di rimorchiarle nella maniera più palese; dal canto suo Joel fu sorpreso di vedere la rossa accendersi di fuoco. Tutto avrebbe pensato, tranne che quella ragazza, apparentemente tra le nuvole, potesse nascondere un animo così brioso. Si rimise in piedi, sempre con la birra in mano, e fece per avviarsi nella sala del biliardo, dando per scontato che le due l'avrebbero seguito. Infatti così fu: le due lo seguirono senza battere ciglio. Non si sarebbero mai e poi mai fatte scappare l'opportunità di passare una serata in compagnia di Joel Madden. Ormai erano entrate in quello stato mentale per il quale sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa di assurdo, e non gli avrebbe fatto effetto. Dopo essere state rimorchiate da Joel Madden, niente avrebbe potuto farle più effetto di quello. O almeno così credevano.
Seguirono il ragazzo fino alla stanza del biliardo quando i loro pensieri vennero smentiti da una visione celestiale. Eloyn fu catturata immediatamente dalla figura intenta a colpire una pallina con la stecca da biliardo, quasi sdraiata sul tavolo da gioco. Non riuscita a vedergli bene il volto ma poteva benissimo capire di chi si trattasse, avrebbe riconosciuto i lineamenti della sua fronte corrugata ovunque: Zacky Vengeance eri li davanti a lei che giocava a biliardo e scherzava con i suoi amici come se niente fosse. Ovviamente lui non poteva sapere cose stesse succedendo nello stomaco di Eloyn. Sembrava che la terza guerra mondiale avesse deciso di svolgersi proprio nelle viscere della mora a cui mancava apparentemente il respiro.
Chelsie dal canto suo non si rese subito conto di chi ci fosse nella stanza, solo dolo un po', notando lo sguardo sconcertato della mora se ne accorse: a pochi metri di distanza da lei vedeva perfettamente i capelli del 
suo Synister Gates. Andò in panico. « ..oh cazzo! Sono loro, sono loro! E adesso che facciamo? Che facciamo Eloyn? » sussurrò la ragazza all'orecchio dell'amica cercando di farle riprendere coscienza della situazione.
Era una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita ed Eloyn non se la sarebbe fatta scappare: prese il coraggio a quattro mani e si avvio con passo deciso verso Joel che intanto, si era affiancato agli altri, ovvero gli Avenged Sevenfold al completo. Si fermò quando fu proprio davanti a loro, seguita dall'amica che si nascondeva dietro di lei.
Questa volta i ruoli si erano invertiti, Eloyn sfoderò tutta la sua tenacia, riuscendo a nascondere il suo turbamento e il tremore alle mani. Si avvicinò, stando attenta che la sua voce non esplodesse in un urlo acuto, che già cercava di farsi spazio tra le corde vocali. Chelsie l'aveva seguita in silenzio rischiando l'infarto quando si trovò a pochi centimetri dai capelli del suo Syn. Aveva una vera e propria fissa per quei capelli. A dire il vero Eloyn era arrivata a pensare che, forse, le interessavano più i capelli che l'individuo stesso.
« Complimenti al nostro Joel per l'ottimo buon gusto » esclamò una voce che Eloyn conosceva fin troppo bene, a furia di ascoltarne le interviste alla radio.
Zacky Vengeance aveva finalmente battuto un colpo alla pallina e si era rialzato da quella scomoda posizione. Ora era appoggiato alla stecca del biliardo e la stava squadrando da capo a piedi con i suoi occhi glaciali. Eloyn poté finalmente constatare che dal vivo erano tutta un'altra cosa. La colpirono come un proiettile, proprio al centro dello sterno, annullando tutto il coraggio che aveva cercato di tirare fuori fino a quel momento.
Arrossì non sapendo cosa dire. Anche lei, come l'amica, era in panico. In un altra situazione avrebbe sicuramente capito il complimento nascosto dietro a quella frase, ma in momenti come quello si tende a lasciare le opzioni migliori per ultime, e fu proprio quello che fece. Fece finta di niente, in realtà. Era sicura che il giorno successivo non avrebbe avuto ricordi ben nitidi di quel momento, vuoi per l'adrenalina in circolo, vuoi per l'alcool che aveva bevuto, ne era sicura. Ora non sapeva cosa fare, come attaccare bottone. Non si sarebbe di certo accontentata di una foto e un autografo. Non ora che era arrivata fin lì. Ma forse chiedere un autografo per attaccare bottone sarebbe stata la mossa migliore, aggirare l'ostacolo e, in seguito, mirare all'approccio diverso. Ovviamente tutti questi pensieri nella testa di Eloyn erano solo dei sentori, sensazioni non ben decifrate, dettate dal suo istinto. 
« Ragazzi, queste sono.. » improvvisamente Joel si ricordò che non avevano ancora fatto le presentazioni, intanto Eloyn lo stava ringraziando interiormente per aver distolto l'attenzione dei tutti dalla battuta di Zacky.
« Io sono Chelsea e questa è la mia amica Eloyn veniamo da Washington » furono le parole uscire dalla bocca di Chelsea per puro errore. In realtà erano le parole che erano rimaste cullate nei meandri della sua mente per il tragitto tra le due stanze e che, in quel momento, le erano uscite di bocca involontariamente. Per questo, non appena le parole finirono di fluirle via dalla bocca, si mise subito entrambe le mani a coprirsela, quasi a volersi scusare della spontaneità. Quel gesto suscitò il divertimento di molti nella stanza e fu coronato da varie risatine di tutti gli spettatori.
Eloyn sposto lo sguardo su Zacky, l'unico che non aveva accennato a risolini o robe varie alla vista della scena. Invece, continuava a guardarla e a percorrere ogni centimetro del suo corpo con gli occhi. Credeva che fosse la ragazza più bella del pianeta, ora se ne rendeva conto. E quegli occhi.. Quegli occhi così verdi l'avevano smascherato, erano gli occhi più belli che Zacky avesse mai visto in vita sua. Eloyn ricambiò lo sguardo e si accorse che aveva i capelli tirati su con il gel come ai tempi di All excess e questo la mandava in estasi. 
« E così siete nostre fan, eh? » La voce profonda del Signor Ombra irruppe prepotentemente nei pensieri di Eloyn che, nel frattempo, era immersa negli occhi di Zacky. Era una scena quasi imbarazzante, erano rimasti a fissarsi per tutto il tempo, dritti negli occhi, senza mollare la presa, nessuno dei due. Questo suscitava un emozione sempre crescente in Eloyn. Era qualcosa di diverso, non il panico per avere davanti Zacky Vengeance, ma un emozione per Zacky, solo Zacky, non il suo mito adolescenziale, quello ormai non esisteva più, ora c'era Zacky Baker davanti a lei, ed Eloyn era fermamente convinta che fosse la creatura più bella del pianeta.
Intanto Zacky continuava a fissarla, e più lo faceva più capiva, capiva che c'era qualcosa di diverso in quella ragazza, c'era qualcosa nel modo in cui lo guardava e che gli confondeva i pensieri, non riusciva nemmeno a mettere due parole in fila adesso che lei aveva piantato gli occhi sui suoi.
Fecero mente locale sulle parole di Matt. 
Cosa diavolo stava dicendo? O meglio, Come faceva a a saperlo?
« Dai, andiamo, non fate le difficili.. Si vede lontano un chilometro!! » Disse Matt, quasi le avesse letto nel pensiero, vedendo le facce preoccupate delle amiche.
Questo era imbarazzante! Il viso delle due avvampò di vergogna, non poteva essere così palese la loro assoluta adorazione per quei cinque, anche se, effettivamente, Eloyn non riusciva a contenersi, nemmeno se li sentiva solo nominare da qualcuno. E adesso che li aveva lì, di fronte a lei aveva davvero un'espressione da pesce lesso..
Improvvisamente dalla radio del locale provenì una canzone che tutti nella stanza conoscevano molto bene: era Burn it down, la canzone preferita di Eloyn. Al sentirla, le si illuminarono gli occhi. Era una scena perfetta: era lì con i suoi unici miti e come sottofondo la sua canzone preferita, guardando in faccia il volto di quella voce e i proprietari delle mani che suonavano gli altri strumenti. Appena iniziò il ritornello, si girò verso Johnny con sguardo quasi omicida, ricordava bene che nel ritornello di quella canzone il pezzo di basso la faceva sognare ogni volta. 
« Ehi, ehi! Che ho fatto, adesso? »

Il povero Christ era abituato ad essere sempre incolpato dagli altri anche per cose che non aveva fatto, questo aveva aiutato a far crescere in lui una coda di paglia di proporzioni epiche. Così, anche quella volta, sentì di aver commesso qualcosa di sbagliato.
Eloyn ci mise un po' a capire che lo aveva guardato forse con troppa insistenza, così il suo sguardo riprese naturalezza.

« Ehm.. ah no scusa è che questa è la mia canzone preferita e in particolare adoro la parte di basso nel ritornello.. allora, non so mi è venuto di guardarti.. scusa.. » disse in un sussurro e abbassò lo sguardo.
Johnny guardò prima Zacky, che stava ancora scrutando Eloyn, quasi sentisse anche lui il suo imbarazzo, poi di nuovo Eloyn e il suo cervello cominciò a macchinare qualcosa. Il suo sguardo si scontrò con quello di Jimmy che nel frattempo era stato attento a tutta la scena, perciò si era accorto anche lui degli sguardi che si erano scambiati Zacky e la ragazza. Gli occhi dei due J si illuminarono contemporaneamente e un idea meschina sfiorò le menti di entrambi, che annuirono inquietantemente. 
« Bene, ne sono onorato, l'ho scritto io quel pezzo! Allora.. » tornò a guardare Jimmy strofinandosi le mani chiedendo un segno di consenso, che arrivò subito dopo « ...potrei fartelo sentire live se vuoi...facciamo domani mattina a casa mia? Facciamo per le dieci e trenta? »
Ora gli sguardi di tutti, anche di Zacky, erano puntati su di lui, interrogativi tranne quello di Jimmy che aveva già capito tutto.
« Ehi Christ! E in quanto tempo l'avresti organizzato questo incontro? » chiese Brian che nel frattempo aveva attaccato bottone con la rossa e avevano iniziato a parlare del più e del meno.
« In ben 25 secondi, Haner! A differenza vostra, in questo cervelletto c'è ancora traccia di materia grigia! »

Ovviamente in pochi capirono la sottile ironia intrinseca nella frase, puro riferimento agli sguardi eloquenti dei due innamorati, Eloyn e Zacky.
In quel momento Eloyn non poté credere alle sue orecchie, non poteva davvero. Era tutto così irreale che si sarebbe potuta benissimo svegliare da un momento all'altro e rendersi conto che era tutto un sogno. Strinse i pugni conficcandosi le unghie nella carne per controllare che provasse dolore e anche per scaricare la tensione. Era la realtà. E stava succedendo proprio a lei. Eloyn Mayer. 20 anni. Nazionalità Americana. Due gambe, due braccia, una testa.. ok c'era ancora tutta. Eppure non le sembrava, le sembrava come se ci fosse solo la sua testa, adesso, a galleggiare nel vuoto, tanto era eccitata.
Ancora non poteva sapere che avrebbe dovuto ringraziare il piccolo Christ per il resto dei suoi giorni..
«Ok, allora domani mattina vi passiamo a prendere noi, ok? Dove state? »
« Green Street, proprio sulla costa. Dalla piazza, la prima a destra »

Questa volta era stata Chelise a parlare, che per tutto quel tempo aveva proferito parola solo con Brian, e ne avevano proferite di parole, anche troppe..
« Tu vuoi dire che abitate in quella villa gigantesca con tanto di piscina? » Gli occhi di Jimmy si illuminarono al ricordo della villa che la rossa gli stava descrivendo.
« Ehm.. si, proprio quella.. »
« Bene, domani alle 10 e 30! » concluse Johnny.
Quella sera Eloyn e Chelsie avevano realizzato il sogno della loro vita.
Eloyn non riuscì a dormire molto, tanta era l'agitazione e la voglia di rincontrarsi con quel ragazzo, più che mai sconosciuto, in quel momento, ma che le aveva rubato l'anima, che era rimasta incastrata tra le sfumature dei suoi occhi e sarebbe rimasta li ancora per molto tempo...


   
 
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