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Autore: MissCherie    28/05/2011    0 recensioni
Lui era così bello in quel momento , così vicino che potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra che pizzicavano frementi di un contatto più intimo , così silenzioso che faceva rendere quel momento magico [...] Lo guardai negli occhi cercando di scovare un segno di pentimento , ma invece lessi solo .. desiderio e quella cosa mi fece talmente scombussolare che decisi di colmare quelle distanze poggiando le mie labbra sulle sue che risposero al contatto baciandomi a sua volta . Era ustione , era smania , era desiderio ...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Martedì ore 10,20 del mattino.

Non mi piacevano affatto le trasmissioni televisive dove alle celebrità veniva chiesto di parlare della propria vita sentimentale come se la stessero raccontando alla propria nonna. Voglio dire, sono cose private e bei ricordi da tenere per sé , ma allora perché andare a spifferare ai quattro venti la tua adolescenza? In quel preciso instante mi sentivo così, come in un talkshow. Solo che le giornaliste erano le mie due amiche ed io ero l’intervistata che sbuffava ad ogni domanda. Argomento scelto? La mia uscita ieri pomeriggio con Danny. Non era successo niente di che! Avevamo parlato e scherzato come due normali persone ed eravamo andati a prenderci un bel gelato. Ma oltre ciò non era successo niente. Danny era un ragazzo terribilmente enigmatico, forse con un passato misterioso e strano che gli metteva paura e sofferenza. Quando prima , al bar, lo avevo visto così distrutto per qualcosa che non sapevo, mi ero resa conto che non era come gli altri ragazzi che avevo conosciuto. Lo ammiravo perché cercava di andare avanti, per dimenticare di quel passato che ahimè forse era stato difficile. Ero arrivata alla conclusione che forse il litigio con Andrea era dovuto ad una ragazza. Quando gli avevo chiesto se era fidanzato avevo fatto caso alla sua espressione turbata e triste, ma non capivo cosa poteva entrarci Andrea in quel discorso. Forse erano le mie solite paranoie da ragazza romantica che ancora aspettava il principe azzurro, o forse erano solo constatazioni per capirci qualcosa in più dello strano battibecco creatosi ieri pomeriggio. Fatto sta che,appena usciti dal locale, Danny aveva incominciato a parlarmi di cosa gli piaceva e di cosa odiava facendomi ridere quando mi disse che provava una strana attrazione per le cimici perché facevano scappare dalla paura tutte le ragazze. Non era normale , no , no! Ma dopotutto mi piaceva ed andare avanti dopo la relazione con Johnny non poteva che farmi del bene. Cavolo! Le mie amiche avevano cercato di dirmi di fidarmi delle persone , di cercare ancora speranza nei maschi … ma io non credevo. Ormai avevo incominciato a pensare che tutti gli uomini di sesso maschile pensassero solamente con quella cosa che si trovava in mezzo alle loro gambe. Ma Danny? Danny era diverso? Non potevo assolutamente saperlo, ancora. Ma vedevo qualcosa di speciale in lui e ci credevo che alla fine sarei riuscita a lasciarmi andare. Volevo provarci.

<< Lo avevo detto io che alla fine la nostra Ari trovava il ragazzo perfetto!>> esclamò Mariah sorridendo ed io arrossì meccanicamente. Nella mia vita non ero stata con moltissimi ragazzi, forse tre o due. Chissà come mai ad ogni fine relazione ero arrivata alla conclusione che l’amore era una stupidissima parola che ti faceva solamente incasinare la vita! Avevo una fottuta paura di innamorarmi di nuovo ed essere tradita ancora. Non volevo riprovare quella sensazione di vuoto in me, non volevo piangere ogni singola notte per lui.

<< Ragazze smettetela! Mi mettete in imbarazzo così, però!>> dissi io sbuffando facendole ridere e poi improvvisamente sentì un tonfo vicino a me e mi girai trattenendomi dal ridere quando vidi Simon per terra con la Coca – Cola di una ragazza rovesciata sulla maglietta. Lei per poco urlava dalla disperazione sapendo di aver fatto una brutta figura davanti a tutta la scuola rovesciando appositamente la sua bibita addosso al ragazzo del quale aveva una cotta. Lei si chiamava Sonia ed era la ragazza più intelligente della nostra classe, in pratica una secchiona, ma odiavo quella parola. Io avevo sempre pensato che le persone intelligenti erano quelle più furbe perché avevano capito che nella vita per andare avanti non bisognava avere solo un ragazzo o una ragazza, ma bisognava essere persone correte e disciplinate. L’educazione era la prima cosa da mettere in risalto per un buon posto di lavoro e loro l’avevano capito. Mi avvicinai a Simon e gli tesi una mano, ma lui non l’accettò e si alzò da solo digrignando i denti , mentre vedevo i suoi occhi fiammeggiare verso Sonia che impaurita arretrava il passo.

<< Brutta deficiente! Lo sai quanto mi è costata questa maglietta?>> disse furibondo Simon ed io alzai gli occhi al cielo. MA cavolo! In quel momento pensava solo alla sua maglietta e non ai pantaloni sporchi di Sonia? Dopotutto lui le era andato addosso.

<< Io .. Scu- scusa .. non ti- ti ho v-v-isto >> balbettò rossa di vergogna e lui scosse la testa affranto .

<< La prossima volta stai più attenta, ok?>> gli disse riacquistando un po’ di buona volontà il ragazzo e lei annuì , per poi sparire dalla mensa sotto le risate di tutta la scuola. Mi dispiaceva per lei perché non si meritava un atteggiamento del genere. Così senza pensarci la raggiunsi e la sentì piangere nel bagno delle ragazze .

<< Sonia? Tutto bene?>> le chiesi fermandomi davanti alla porta del gabinetto da dove provenivano i singhiozzi .

<< Ehi … non farti prendere in giro da loro, sono solo degli stupidi>> le dissi cercando di rassicurarla , ma lei continuava a piangere incurante di me. Sospirai e mi decisi a mettermi seduta sul lavandino aspettando un po’, ma lei non usciva .

<< Lo sai che una volta tutti mi deridevano? Ero una ragazzina impacciata, timida e molto chiusa, ma quando mi prendevano in giro anche io stavo male come te. Mia madre mi disse una volta che non bisogna mai darla vinta a quegli sbruffoni che non sanno fare niente nella vita se non prendere in giro. Li odio anche io, sai? Ma io ho cercato di andare avanti, fregandomene di loro e dei loro insulsi giudizi e sai? Hanno smesso di criticarmi. Sonia, non dare mai retta agli altri, mai. >> le dissi e sentì per un attimo gli occhi bruciarmi. Ricordare quegli anni così pieni di orrore per me, mi fece stringere lo stomaco in una stretta forte . Avevo avuto un infanzia difficile, mia padre era morto quando avevo solamente sei anni . Mi ero dovuta anche prendere cura di mia madre. Lei era così distrutta da quella perdita ed io piangevo per lei anche a scuola. Odiavo vederla triste, odiavo tutto. Mi avevano portato via papà ed io avevo una bruttissima paura che anche mamma se ne sarebbe andata via da me ed io non volevo.

<< Dovrei dare retta anche a te?>>. Sentì la sua flebile voce dall’altro capo della porta ed istintivamente chiusi gli occhi sentendoli bruciare. Nei mesi passati non ero stata una brava ragazza. Prendevo in giro tutti e ridevo degli altri, ma mi faceva male. Non ero io quella ragazza, era solo una maschera per essere accettata da Johnny e dalla sua combriccola . Ero diventata tipo il capo gruppo e lui era fiero di me , ma io? Io no. Mi vedevo sporca, insensibile verso gli altri e alla fine ho avuto la mia ricompensa. Una delusione d’amore. Ed io mi domando ancora oggi, ma chi me lo aveva fatto fare? Nessuno. Io ero artefice di me stessa non gli altri. Mi ero bruciata da sola contro un carbone ardente e mi ero fatta bruciare e poi buttata via visto che non ardevo più .

<< Quando cerchi di essere accettata Sonia, fai anche le peggio cose, ma ho sbagliato e me ne pento. Ma adesso nessuno mi critica, nessuno mi parla ed io sto bene. Sto bene perché
odiavo la vita di prima, odiavo insultare la gente, ma lo facevo perché volevo essere qualcuno. Non fare i miei stessi sbagli , vai avanti e basta>> le dissi e poi vidi la piccola porticina aprirsi lentamente rivelando la ragazza con gli occhi rossi e gonfi e le guance umide. Le sorrisi rassicurante e lei mi abbracciò .

<< Grazie Ari ..>> mi sussurrò e poi si slacciò dall’abbraccio e cercò di lavarsi la faccia per levare le tracce di sofferenza che ancora dipingevano il suo volto pallido senza imperfezioni. Se si fosse curata di più e se non mettesse quei vestiti che comprendevano gonna lunga e maglioni  larghi, sarebbe stata una ragazza carina tutto sommato.

<< Ti invidio sai?>> mi disse poi guardandosi allo specchio sospirando.

<< Non hai paura di niente, vai avanti alle difficoltà … e poi cavolo hai una miriade di ragazzi che ti vengono dietro ed io nemmeno uno >> disse e poi sbuffò facendo volteggiare la piccola frangetta che si era posata davanti ai suoi occhi.

<< Avrò anche tutto ciò , ma sono più fragile di quanto tu creda … Allora?Andiamo in mensa a far vedere la nuova Sonia?>> le dissi sorridente e lei annuì vedendo man mano le sue labbra incresparsi in un sorriso dolce e carico di significati. Forse , era possibile, che quella era l’inizio di una nuova amicizia …

Essere messa al centro dell’attenzione era cosa da pochi, dovevi meritarti una simile ricompensa. Dovevi essere bella e ammirata, non timida e goffa. In quel momento io non ero nessuna delle due, ma i ragazzi in mensa mi guardavano sorpresi perché accanto a me c’era Sonia , la quale aveva le guance rosse dall’imbarazzo. I miei amici l’avevano subito accettata e Simon si era messo a fare le sue solite battutine sarcastiche sull’accaduto di prima facendo ridere la ragazza. Judith mi disse che avevo fatto bene a farla entrare nel nostro gruppetto e già aveva in mente di darle una bella rivoluzionata. Ma improvvisamente uno stupido e goffo pensiero prese il sopravvento in me. Dov’era Andrea?Le prime due ore  era seduto accanto a me e prendeva appunti della lezione di chimica , ma non mi aveva rivolto la parola. Ancora mi ricordavo il suo sguardo attento, i suoi occhi che si posavano dappertutto meno che su di me .. e Dio .. quanto mi mancava sentire in quel momento quella sensazione intensa che essi sapevano trasmettermi. Guardandomi intorno notai gruppi di ragazzi. Alcuni suonavano le chitarre intonando canzoni famose, altri chiacchieravano e ridevano come matti. Poi c’era il gruppo degli “Intelligents “ formato da un gruppo di ragazzi che ponevano lo studio prima di tutto e si riunivano insieme sempre vicino alla finestra principale allontanandosi da tutti. Infine c’era il gruppo dei popolari dove partecipava anche Johnny , ma quello era il meno importante. Ma una cosa mi saltò agli occhi … in nessuno di questi gruppi lui c’era. Mi alzai automaticamente e subito mi diedi della stupida.Ma che diamine andavo a fare? Non poteva essersi buttato sotto ad un ponte! .

<< Ari?>> mi disse Sonia guardandomi con un sopracciglio alzato. Ah… balbettai un “ Torno subito “ e mi dileguai uscendo dalla mensa e dirigendomi al giardino della scuola sicura che lui si trovava lì. Subito appena aprì la porta per uscire , il venticello fresco e pungente di quella mattina mi bloccò il respiro facendomi tremare dal freddo. Sentivo come mille aghi conficcati nella pelle , brividi scorrermi lentamente nella schiena provocandomi spasmi e le palpebre degli occhi incominciarono a bruciare. Incominciai a camminare, fregandomene se il giorno successivo avessi avuto la febbre. Gli alberi erano ricoperti di una leggera brina mentre il cielo era un po’ nuvoloso con qualche spiraglio di luce qua e là . Sentivo , ad ogni passo che facevo, le foglie scricchiolare sotto i miei piedi facendo voltare così gli uccellini che curiosi erano appoggiati ai rami degli alberi. Arianna … ma chi diavolo te l’aveva fatto fare di uscire con questo freddo?!? Scossi la testa e feci una smorfia e poi appena svoltai l’angolo lo vidi . Era seduto su una panchina e fumava liberamente mentre intorno a lui aleggiava il silenzio assoluto. Portava il cappuccio della felpa blu tirato su , ma in modo che si vedeva il suo ciuffo ribelle tirato all’insù senza gel e aveva le cuffiette all’orecchio. Mi avvicinai cauta ritrovandomi pochi secondi dopo vicino a lui che continuava a guardare davanti a sé non rendendosi conto della mia presenza. Mi misi a sedere accanto a lui facendolo sobbalzare e volgere lo sguardo alla sua sinistra sorridendo poi. Arrossì di botto. Cavolacci amari , gamberetti fritti! Quanto era carino con le guancie colorate di un leggero rossore, gli occhi lucidi a causa del freddo e le labbra più scure e quella leggera barbetta . Veramente … NO! Mio Dio Arianna!Una visitina dallo psicologo non me la levava nessuno! Un leggero brivido mi scosse e lui se ne accorse aggrottando le sopracciglia.

<< Ehi ... senti freddo?>> mi chiese dolce ed io alzai gli occhi al cielo per la sua stupidità. Cielo, non vedeva che non avevo nemmeno la giaccia?!

<< No , guarda!Sto morendo dal caldo >> borbottai sarcastica e lui rise . Volsi lo sguardo davanti a me e , a causa di quel gesto, non mi accorsi che lui mi avvolse con un braccio le spalle e mi fece poggiare la testa sul suo petto tenendomi stretta. Mi immobilizzai con il respiro bloccato a mezz’aria mentre imprecavo contro i Santi dei brividi e dei pensieri sconci che mi stavano facendo fare! Sentire la sua mano carezzare leggermente la mia schiena mi fece chiudere gli occhi e mugugnare qualcosa di incomprensibile che ahimè nemmeno io sapevo che volevo dire. Lo sentì ridere e il suo petto si scosse leggermente facendomi sorridere.

<< Perché sei una stufetta calda?>> gli chiesi premendo il volto sull’incavo del suo collo strusciando il mio piccolo nasino sulla pelle scoperta sentendolo rabbrividire.

<< Non te l’hanno mai detto che riscaldo i letti delle ragazze?>> scherzò e io gli tirai una gomitata nello stomaco facendolo gemere dal dolore.

<< Sei manesca!>> sbottò tenendosi la pancia e io scoppiai a ridere vedendo il suo volto corrucciato . Era così buffo con quell’aria da cucciolo bastonato!

<< E allora non dire cose stupide>> dissi io stringendolo più forte. Dio stavo morendo dal freddo e lui era così caldo e .. Mm . Mugugni quando la mano sulla mia schiena mi tirò più verso di lui che si spostò un pochino per farmi spazio .

<< Sei così piccola .. una puffetta >> mi sussurrò scherzoso e io alzai il viso incontrando i suoi occhi verdi smeraldo divertiti.

<< Mi piace puffetta!>> dissi io sorridendogli e lui rise piano scuotendo la testa come a dire “ Questa è tutta matta!”. Poi mi venne improvvisamente in mente una domanda .

<< Perché te e Danny vi odiate?>> chiesi sussurrando appena temendo una sua possibile reazione. Infatti lo sentì irrigidirsi e la sua mano sulla mia schiena si fermò di botto ed io mi diedi della stupida!Cavolo Arianna sempre casini devi fare,è?

<< Lunga storia >> disse e io annuì sapendo perfettamente che non voleva raccontarmela. Dopotutto chi ero io per saperne qualcosa? Nessuno. Rimanemmo abbracciati per altri due minuti finché non vidi Judith guardarmi con gli occhi lucidi e le labbra aperte in un sorriso lungo 20 Km . Mi staccai di botto , rossa di vergogna, da Andrea che mi guardò interrogativo, ma poi quando vide la mia amica tossicchiò piano in leggero imbarazzo .

<< Ecco dov’eri!>> disse lei con ancora quel sorrisetto da ebete stampato sulla faccia . Judith … la decapitazione non te la levava nessuno. La guardai trucidandola con lo sguardo e lei poi posò gli occhi su Andrea che mi aveva affiancata mentre si stringeva le mani nella tasca del giubbetto .

<< Oh! Andreuccio nostro! Come mai non sei venuto a mangiare con noi?>> disse lievemente dispiaciuta . Se , se .. come no! E poi fece un sorrisetto malizioso che fece deglutire il ragazzo. Peggio di un serial killer!

<< Porcellini! Tutti soli soletti , chissà che avrete fatto … >> insinuò pungente ed io spalancai letteralmente la bocca e cercai di risponderle , ma la campanella mi anticipò facendomi sbuffare e roteare gli occhi.

<< Siamo solo amici, niente di più >> disse Andrea serio e poi se ne andò in classe di fretta . Appena aveva sorpassato la soglia presi Judith per il naso e le urlai : << Ma ti sei rimbecillita il cervello? Che amica che ho! Mm! Ti avrei uccisa in quel preciso momento se avessi avuto un coltellino a portata di mano!>> .

<< Calmati! Sembri mia sorella in fase mestruale! >> sbottò inviperita e io sbuffai lasciandogli il naso che si colorò  subito di rosso facendo vedere l’impronta delle mie dita. Ed io non potei non ridacchiare. Judith mi guardò arcuando un sopracciglio e poi capì. Eh si .. lo capì perché mi ritrovai a correre verso la classe con lei alla calcagna che mi sbraitava contro. Avrebbe avuto per un po’ di minuti due pallini bianchi sul naso rosso. Adorabile! Un Rudolf! Aprì di scatto la porta dell’aula e mi ritrovai davanti il professore di musica leggermente irritato .

<< Signorina Finn , signorina Marlon … andatevi a sedere. Se entrerete un’altra volta in ritardo vi beccate una bella nota >> ci rimproverò il prof mentre con escamotage pettinava con la mano i suoi buffi baffetti neri che lo rendevano ancora più vecchio di quanto non era già . Ridendo ancora andai a sedermi al mio posto accanto a Darvo che scriveva messaggi a tutta mandata , con le gambe distese davanti , le maniche della felpa arrotolate sui gomiti e il cappuccio giù che mostrava i capelli leggermente bagnati dal freddo. Lo vidi sorridere e mi avvicinai scrutando il display, ma lui mi mise una mano sulla faccia allontanandomi e io sbuffai irritata. Ma , da bravissima detective, prima mentre metteva il cellulare in tasca vidi lo sfondo del telefono. C’era una ragazza dai lunghi capelli mori ed occhi nocciola, bellissima dovevo dire. Tutto il contrario di me, ovvio.

<< Chi era la ragazza sullo sfondo?>> sussurrai mentre prendevo il flauto dallo zaino . Lui rise piano e sospirò .

<< La mia ragazza, Alice >> disse sorridente e per poco non mi cadde il flauto dalle mani per lo stupore. Era … fidanzato? Cavolacci, si! Me lo aveva anche detto il giorno in cui era arrivato … .
Sono fidanzato .
 
<< Wow … sono contenta >> dissi in un sospiro e lui mi guardò interrogativo. Un strano senso di .. nausea mi aveva attanagliato lo stomaco in una leggera morsa che mi aveva fatto mancare il respiro . Possibile che …? No, era assolutamente inaccettabile. Non potevo incominciare ad affezionarmi a lui! Ari, non vuoi soffrire. Vuoi vivere una bellissima storia … ma allora perché mi sentivo vuota e incompleta? Senza pensarci più incominciai a suonare seguendo gli altri compagni sulle note di We Are The World mentre sentivo in me , qualcosa che stava nascendo .. qualcosa che mi avrebbe portata alla sofferenza, qualcosa di piacevolmente proibito …
 
DRIIIN DRIIN

Mi alzai sbuffando dal letto poggiando il computer sul morbido materasso e dirigendomi in salotto ad aprire la porta.

<< Cavolo! Me ne ero completamente dimenticata!>> dissi io mettendomi una mano sulla testa mentre vedevo Simon incupirsi mano a mano che parlavo finché non mi diede una sberla in capo.

<< Mi dici come fai a dimenticarti di venire con me a comprare una camicia per la festa di domani?>> mi disse spazientito e io alzai gli occhi al cielo. Eh già , avevo una testa di rapa! In tutti i sensi. Pochi giorni fa Simon mi aveva chiesto se un giorno andavo con lui a comprare una camicia per la festa di compleanno di domani sera. Vi chiederete di chi… men che meno della “adorabilissima” Giulia, l’oca della classe. Perché aveva invitato me e i miei amici? Solamente per avere più gente nel locale della Discoteca. Ovviamente le feste della ragazza non erano da perdere. Musica a tutto volume, drink a volere e tanti bei ragazzi a disposizione. Ci andavo tutti gli anni e ritornavo sempre delusa perché tutti i ragazzi che mi piacevano venivano conquistati dalle amiche di Giulia. Una vera tragedia!

<< Mi metto le scarpe e scendo subito >> dissi io e mi precipitai in camera mettendomi alla svelta le mie Air Force e prendendo la borsa bianca a tracolla. Appena scesi l’ultimo gradino mi resi conto che Simon era sparito. Arcuai un sopracciglio. Guardai in cucina, in salotto e alla fine decisi di andare fuori chiudendo la porta e proprio mentre pensavo all’ultimo film horror che avevo visto sentì un urlo vicino all’orecchio e strillai di conseguenza guadagnando le risate del ragazzo che si stava tenendo la pancia dal ridere. Ah, era divertente? Mi aveva fatto prendere un infarto!

<< Idiota!Potevo morire! >> sbottai io chiudendo poi il cancelletto di casa e incominciando a camminare verso il centro della città . La cosa migliore di andare a fare shopping con un ragazzo? Che ti faceva morire dalle risate mentre commentava i vestitini che provavo facendo rivoltare dal ribrezzo le commesse. Una volta una di loro gli aveva dato del pervertito perché mi aveva detto “Tesoro, stasera faremo scintille!”. Dire che Simon in quei momenti era un perfetto attore, con la sua aria da boss e il labbro corrucciato in un espressione sexy.

<< Uh! Entriamo qui>> mi disse trascinandomi in un negozio per uomini. Mi fece vedere almeno 30 camice : bianche, rosse, blu, da boscaiolo, nere … di tutti i tipi. Ma alla fine ne scelse una nera veramente bella che , cavolo, gli costò un occhio! Ma a lui non importava, ne aveva a valanghe di soldi. Suo padre era un avvocato mentre sua madre una dottoressa . Persone veramente simpatiche e adorabili. Sua madre era anche una bravissima cuoca e adoravo, anzi divoravo, le sue lasagne ai carciofi. Diciamo che il rapporto che avevamo io  e lui ci portava molto spesso ad essere scambiati per fidanzati o per fratelli. Con lui era come se mi sentivo a casa, come se lui era parte della mia famiglia e questa cosa mi piaceva perché sapevo che potevo contare su di lui, sui suoi pensieri e sui suoi consigli. Era tutto per me e anche solo litigarci mi faceva stare male più del dovuto.

<< Ma te come ti vesti?>> mi chiese Simon mentre camminavamo per la piazzetta con un gelato in mano. Io adoravo follemente il gusto  stracciatella e  puffo, ormai prendevo sempre lo stesso e non intendevo cambiarlo. A Simon invece piaceva molto il pistacchio e cioccolata, ne andava ghiotto! Beato lui che poteva mangiarne a volontà! Non ingrassava mai , era uno stambecco tutto muscoli!

<< Ci pensa Mariah …>> dissi semplicemente stringendomi nelle spalle per il freddo. Si , quel pomeriggio era particolarmente fresco , ma il sole portava sollievo in quel giorno rigido. Non per dire … ma tutti i passanti ci guardavano allibiti. Mangiare del gelato in inverno era da matti, ma non per noi. Lui andava ghiotto e di conseguenza ne dovevo comprare uno anche io per farlo smettere di lagnarsi visto che non lo volevo. Alla fine mi ero abituata all’idea di portare qualche spicciolo in più per comprarmi il gelato. Con Simon tutto era buffo e noi ridevamo per la nostra pazzia .

<< Ahia … >> disse e poi scoppiò a ridere vedendo la mia faccia sconsolata. Eh già! Mettersi nelle mani della mia amica non era una bella cosa … . Una volta aveva truccato e vestito una ragazza in modo veramente pietoso e lei poverina si era dovuta sorbire le risate dei compagni di classe. Ah no … non era affatto una bella cosa! Meno male che c’era anche Judy almeno lei poteva mettere una buona parola sul vestire. A differenza di me lei fin da quando era bambina adorava la moda, ma non aveva mai potuto sfruttare questa sua passione con i vestiti perché aveva una situazione familiare molto difficoltosa. Era il suo più grande sogno fare la stilista, ma lei non si imputava su quello e basta. Pensava sempre anche ad altre possibilità per far stare meglio sia lei che i suoi genitori. Judith era una ragazza da un cuore d’oro , unica nel suo genere. Sacrificava i suoi sogni per poter aiutare la sua famiglia. Era una cosa che pochi facevano …

<< Ehm … ci sarà anche Judith domani?>> mi chiese grattandosi la testa imbarazzato . Arcuai un sopracciglio . Il modo con cui lo aveva detto, il lieve rossore che si era creato sulle sue guancie mi avevano fatto pensare che c’era qualcosa sotto.

<< Ovvio. Simon mio che mi nascondi?>> gli dissi assottigliando gli occhi dopo aver buttato la cartaccia del gelato. Lui deglutì e mi sorrise sbieco come a dire “ Adesso che mi
invento?” . Eh no, amico! Non si scappava dalle mie grinfie! Mi misi davanti a lui fermandolo e lo vidi guardarsi intorno per cercare una via di fuga .

<< Eh no , bello! Parla! >> sbottai ridendo malefica e lui alzò gli occhi al cielo .

<< OK! Forse e dico forse … mi piace Judith >> sussurrò che quasi non lo sentì , ma capì perfettamente e spalancai la bocca. Uno … due … tre!

<< Oddddioooooooooooooooo!!! Maaaaa èèèè stupeeendooooooooooooo! >> dissi saltando eccitata e lo abbracciai soffocandolo. Lui gemette piano e rise .

<< Uh!! Finalmente ti sei deciso a capire!>> sbottai e lui mi guardò interrogativo .

<< A capire cosa?>> mi chiese . Oh … merdaccia! Lui non sapeva che piaceva anche a Judith. E adesso che combino? Glielo dicevo o no?

<< Ehm … sai che ti dico? Provaci con lei vedrai che andrà tutto bene>> dissi e poi lo presi per mano ricominciando a camminare. La giornata poi passò più che bene. Avevamo setacciato migliaia di negozi e alla fine avevo comprato una magliettina veramente molto carina, con un fiocchetto a pois sulla spallina , semplicissima a dirla tutta. Avevamo incontrato Giulia, la festeggiata del giorno dopo, che aveva sorriso  ammiccante verso il mio amico che bellamente non l’aveva degnata di uno sguardo facendomi morire dalle risate mentre vedevo lei rossa di rabbia. Giulia non aveva mai avuto rifiuti ed infatti alla fine era riuscita a portarmi via anche  Johnny con il suo fare da ochetta e il suo motto “ La do a tutti!” . Ma tutto sommato oltre ciò, la giornata passò magnificamente. Simon mi parlò di come aveva capito i suoi sentimenti rivelandomi che sentiva lo stomaco brontolare ogni volta che vedeva lei  parlare con un ragazzo. E cavolo, era la stessa cosa che stava succedendo a me … .
Alla fine ritornai a casa con la mia bustina del Bershka e un paio di orecchini nuovi. La giornata era passata in fretta e sapere che tra poche ore mi aspettava un nuovo giorno di scuola, mi faceva sbuffare annoiata. La scuola .. odiosa e stressante. Sicuramente in quinto superiore mi sarei ritrovata con i capelli bianchi e il colpo della strega. Sicuro! Intravidi casa mia dal marciapiede , ma quello che non mi aspettavo minimamente era che lì davanti , seduto vi era Andrea. Appena mi vide si alzò e aspettò che lo raggiungessi davanti al cancelletto di casa.

<< Ehi … >> mi disse facendomi un cenno con la testa. Gli sorrisi .

<< Ciao, ma che ci fai qui?>> chiesi mentre cercavo le chiavi di casa. Mannaggia a me che compravo le borse giganti! Mia madre aveva ragione. Non esiste una borsa giusta per ogni ragazza. Se una era troppo piccola, le cose non entravano , se una era troppo grande non si ritrovavano … . Si, alcune volte erano proprio odiose!

<< Oh , ehm … non ho .. vedi … ah, segnato i compiti  e sono venuto a chiederteli>> mi disse balbettando e cavolo quanto era carino quando balbettava! Diventava tutto rosso e imbronciava le labbra in modo che si formavano delle adorabili fossette ai lati della bocca. Mi scossi dal mio momento di trans e capì solo in quel momento le sue parole che mi sembravano visibilmente una scusa. Cercai di trattenere una risatina, ma lui notò il mio cambio d’umore e aggrottò le sopracciglia.

<< Che c’è? >> mi disse lievemente preoccupato. Potevo sembrargli una maniaca psicopatica con quell’espressione rossa da pesce che stavo facendo. Il fatto era che non riuscivo a non ridere. Sospirai e scossi la testa.

<< Niente. Comunque sei rimasto fuori tutto il tempo per aspettarmi solo per chiedermi i compiti? >> dissi poi riacquistando un po’ di buona volontà e lui si passò una mano tra i capelli in difficoltà. Che cavolo ti passava in quella testa , Andrea? Vorrei tanto sapere i tuoi pensieri … .

<< No .. cioè si , voglio dire … sono arrivato adesso e .. >> incominciò a dire balbettando imbarazzato visto il rossore dalle sue guancie ma lo fermai appena in tempo prima che mi dicesse una delle sue cavolate per salvarsi il di dietro << Ok, ok italians!Vieni >> dissi sbuffando e aprì il cancelletto che lui chiuse e poi entrammo in casa , la quale era immersa nel buio più profondo. Il respiro mi si bloccò non appena arrivai alla conclusione di essere in casa, da sola con lui … Arianna, non pensare a queste cose! Scossi il capo e premetti l’interruttore illuminando tutto il salotto sotto lo sguardo sorpreso del ragazzo che strabuzzò gli occhi non appena vide la mia PlayStation 3 sotto il televisore appoggiata al mobiletto in legno che mamma aveva comprato quella domenica al mercatino dell’usato.

<< Lo sai che ti adoro?>> mi disse con gli occhi che brillavano dalla felicità mentre si avvicinava all’oggetto toccando la superficie nera come se era un oggetto prezioso e non volesse rovinarlo. Bah, gli uomini chi li capiva era bravo.

<< Ovvio … è di mio fratello che adesso è in viaggio di lavoro >>dissi . Eh già avevo un fratello di nome Giacomo. Più grande di me di almeno 7 anni suonati e faceva l’avvocato. Si era trasferito a Roma per poter continuare i suoi studi e non lo rivedevo da un anno al massimo, ma per quell’estate lo avrei rivisto assieme alla sua nuovissima fidanzata.

<< Comunque vieni che ti do i compiti >> dissi poi e lo portai in camera mia chiudendo la porta e posando a terra la borsa a tracolla. Mi girai e lo vidi guardare le foto attaccate al muro che raffiguravano me quando ballavo . Già , ballavo … non mi ero messa più le punte da quando mio padre era morto , era lui che mi aveva trasmesso quella passione pura, quella voglia di volare , quella voglia di battere tutto e di arrivare all’impossibile. Ma dopo l’accaduto tutte quelle promesse mi sembravano nulle e smessi dedicando poi il mio tempo al nuoto.

<< Non pensavo ballassi>> mi disse mentre toccava con il dito la mia coppa d’oro che avevo vinto all’età di 10 anni. Sospirai mentre gli scrivevo i compiti per il giorno successivo .

<< Infatti non ballo , ballavo >> risposi. Cercavo in tutti i modi di non guardarlo. Di non guardare la sua espressione, di non guardare quelle labbra socchiuse, gli occhi verdi smeraldo che sfioravano ogni superficie della foto e le sue mani che accarezzavano lente tant’è che mi immaginai accarezzassero me. Mille brividi mi percorsero mentre pensavo alle sue calde mani sui capelli, sulle guancie e sul corpo … sobbalzai sentendolo ridacchiare per la mia espressione da pesce lesso e arrossì di botto. Merdaccia !

<< Sei davvero … bella in queste foto >> sussurrò guardandomi e istintivamente avvicinandosi pericolosamente. Allontanati! Indietreggiai e andai a sbattere contro la scrivania. E adesso? Si avvicinò ancora di più arrivandomi ad un soffio dal viso e dal corpo, al massimo mancava un centimetro per poterlo toccare e … baciare … sentì le sue dita solleticarmi la guancia e risalire verso gli occhi che chiusi . Scesero giù fino ad arrivare alle mie labbra le quali disegnò il contorno come se studiasse la loro consistenza. Poi lentamente la spostò sul collo facendo dei disegni astratti e circolari facendomi scappare un sospiro e dischiusi le labbra assaporando l’aria, baciandola … lo sentì avvicinarsi ancora e poi qualcosa di caldo toccò il lobo del mio orecchio soffiandoci dentro provocandomi brividi in tutto il corpo.

<< Non immagini quanto sei bella … >> mi sussurrò roco e io gemetti. Cavolo, sembravo peggio di una ninfomane!
Vuoi farti trattare così? Vuoi soffrire di nuovo?
Aprì di scatto gli occhi e lo allontanai con la mano , ma quello che non mi aspettavo di incontrare erano i suoi occhi. Vivi, eccitati , pieni di … desiderio … .

<< Ehm .. comunque eccoti i compiti>> dissi veloce come una macchinetta e gli sbattei in faccia il foglio con i compiti scritti e lui soffocò un imprecazione.

<< Grazie … >> disse lascivo e fece per andarsene … Dio sia lodato!... ma poi si fermò di botto e si girò guardandomi. Mannaggia!

<< Ah , domani sera ci sei anche te alla festa?>> mi chiese con ancora la voce roca e bassa che ,cazzo, era così eccitante.

<< Si .. >> sussurrai e lui annuì mordendosi il labbro.

<< Ok , allora ci vediamo domani sera .. Ciao Ari >> mi disse sorridendomi e poi scompari dietro la porta della mia camera ed io mi appoggiai a al muro e scivolai fino a sedermi per terra. Mi presi la testa fra le mani e …
Ma che diamine mi stava succedendo?
 

Ed eccomi tornata con un nuovo capitolo dove si fa la conoscenza di Sonia che in futuro avrà un ruolo molto importante! Almeno però questa volta vorrei vedere un  po' di commenti per sapere il vostro parere :) Un bacio a tutti , al prossimo capitolo! 
  
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