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Autore: Atelo_Phobia    28/05/2011    3 recensioni
Una piccola fanfic senza pretese su due dei personaggi di Glee che amo di più: Brittany e Santana. L'ho scritta di getto, e sono perfettamente conscia di tutti i suoi limiti... ma non so perchè, l'ho pubblicata lo stesso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Under the Bed




 


Non appena entrò in camera, capì che era tornato. Istintivamente Brittany cominciò a tremare.
Dopo tanto tempo, era di nuovo lì: l’uomo nero era di nuovo nascosto sotto il suo letto, proprio come mesi prima, fino al giorno in cui Santana non l’aveva cacciato via.
Succedeva che tornasse, ma di solito Santana era sempre al suo fianco pronta a farlo scappare.
Nonostante la paura, al solo ricordo dell’amica, sentì il cuore sciogliersi, e per un istante riuscì a sorridere.
Poi qualcosa di doloroso, qualcosa che aveva a che fare con la mano di Santana stretta in quella di Dave Karowsky, le cancellò il sorriso dalle labbra; e si sentì soffocare dall’ombra dell’uomo nero che spuntava sempre più vera da sotto il letto.
In silenzio scoppiò a piangere.
Pianse perché la gente pensava che fosse stupida, e rideva delle sue paure, come se si trattasse di qualcosa di irreale. Ma nei suoi incubi, l’uomo nero non le appariva meno vero di scricchiolii notturni, di passi senza proprietario infrantisi nella notte.
E non aveva nessuno su cui contare.
Era da sola. Una volta, si ricordò, quando Artie era venuto a casa sua, aveva provato a spiegargli il motivo per cui non voleva entrare in camera, e lui si era messo a ridere.
Al pensiero una lacrima le scivolò lungo la guancia e raggiunse il tappeto rosso, come una piccola macchia di sangue.
Era per lui, perché l’aveva amato, e lui l’aveva ferita.
Quello era il suo sangue.
L’unica capace di aiutarla tutte le volte che l’uomo nero era tornato era stata Santana.
"Santana." disse a bassa voce, riassaporando la dolcezza di quel nome sulle labbra, nella speranza che l’amica, dovunque fosse, potesse sentirla, e correre da lei per proteggerla, come aveva sempre fatto.
Un’altra lacrima, dopo averle sfiorato le labbra come avrebbe fatto Santana stessa, si posò leggera sul tappeto, formando una macchia più grande della precedente.
E Bittany capì che quella era per lei, perché l’aveva amata e sapeva che avrebbe continuato a farlo, fino a quando dopo avergliene donati tutti i frammenti infranti, del suo cuore non sarebbe rimasto più che il vuoto.
Brittany sospirò. Erano cinque giorni che lei e Santana non si parlavano.
Vederla a scuola, senza poterla guardare davvero, sfiorarla, senza poterla toccare, sentirle il riso, senza poterne ascoltare la risata, la faceva stare male.
Ma non le apparteneva più, forse addirittura non le era mai appartenuta
Era finita. Qualcosa tra loro si era per sempre spezzato, e mentre Brittany cercava disperatamente di rimettere insieme i cocci in cui il suo cuore si era infranto, Santana ancora non aveva il coraggio di raccogliere i propri, e si nascondeva dietro ad un cuore di plastica.
Santana non era lì con lei, pronta a fare scappar via l'uomo nero, perciò avrebbe dovuto farlo da sola. 
Doveva essere forte.
Ispirò a fondo.
"Vai via, ti prego." disse con voce implorante "io non ti ho fatto niente, ti prego, lasciami stare."
Ricominciò a piangere, tremando come febbricitante.
In quel momento vide l’ombra dell’uomo nero muoversi da sotto il letto.
"Sei tu l’uomo nero?" domandò sorpresa rivolgendosi a Santana.
L’altra la zittì e la abbracciò, la abbracciò fortissimo, per proteggerla, come aveva sempre fatto, da tutte quei mostri che la spaventavano.
"Va tutto bene." disse piano baciandole la fronte "Ci sono qua io, adesso." continuò cingendola sempre più forte, come se temesse di lasciarla scappare.
Brittany smise di tremare, e le lacrime le si asciugarono.
"Mi sei mancata tanto." sussurrò.
"Anche tu" le mormorò l’altra nell’orecchio "mi sei mancata da stare male. Ma adesso sono qui, e ti giuro che non ti lascerò andare mai più." e le prese la mano, sempre continuando ad abbracciarla.
"Che ci facevi sotto il letto?" chiese Brittany.
"Ho pensato che potesse essere arrivato l’uomo nero, e stavo controllando che non fosse sotto il letto, perchè so che ti fa paura."
"Santana, sai una cosa?"
"Sì, lo so che ti ho fatto prendere un colpo. Scusa."
"No, non è questo... Solo... Ti amo." disse Brittany con semplicità.
Santana rimase in silenzio per un attimo, ascoltando il suo cuore battere allo stesso ritmo di quello di Brittany, come se danzassero sulla stessa melodia.
Poi la lasciò andare, tenendole la mano.
Alzò lo sguardo sui suoi occhi ingenui, e piano si avvicinò a lei, sino ad annullare la distanza tra i loro volti. Sentiva il suo respiro sulle guance, e le sembrava che fosse l’unica aria di cui poteva vivere.
Poi la baciò. La baciò come non aveva mai fatto prima, assaporando il suo lucidalabbra alla ciliegia, sentendo il corpo della bionda premuto contro il suo, fino a non riuscire più a respirare. La baciò di tutti quei baci rubati negli spogliatoi e di quelli che aveva soffiato lontano pronunciando il suo nome, non potendo sussurrargleli sulle labbra.
Poi la guardò di nuovo. E sorrise.
"Ti amo anche io."
Così entrambe sconfissero le proprie paure, e quando la signora Pierce aprì la porta della stanza della figlia, trovando le due ragazze che guardavano sotto il letto, Santana non lasciò andare la mano di Brittany, ma la strinse più forte.
  
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