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Autore: EarthquakeMG    29/05/2011    4 recensioni
Stavo cercando Kira, era qualcosa di importante ma in quel momento avrebbero potuto anche attaccarmi,non avrei sentito niente.
Ero sopraffatta dalle emozioni, dalle sue emozioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui, con un'altro 'schizzo' che riguarda Bleach. Questa volta i protagonisti sono Ichimaru Gin e Matsumoto Rangiku.
Ho provato a creare quell'atmosfera 'romantica' che tra di loro non c'è mai stata, entrambi sono ancora alla Soul Society e niente di tutto ciò che riguarda gli Espada è ancora accaduto. Spero non sia caduta nel banale scrivendola e spero anche che ad alcuni di voi piaccia.
MG.


I personaggi, ovviamente, non mi appartengono ma sono stati creati da Tite Kubo.


Non sei un serpente, Gin, tu non lo sei mai stato



“..Gin?”
Il mio fu quasi un sospiro, non mi sarei mai aspettata di trovarlo lì.
“..Rangiku.”
La sua voce, quella stessa voce che attirò la mia attenzione qualche anno fa, quella voce calma e tranquilla che accompagnava quell'espressione che spesso faceva quasi paura.
Quel viso calmo e sempre sorridente non m’era mai piaciuto.
“..Avevi bisogno di me?” mi chiese
“No, non sapevo tu fossi qui.” gli risposi, era la verità.
“Cosa sei venuta a fare qui?” mi chiese, sapevo che non gli interessava o almeno era ciò che dava a vedere.
“Stavo cercando Kira.” gli risposi secca.
Continuavo a guardarlo negli occhi, quegli occhi che continuavano ad essere chiusi.
“Kira? E come mai?” mi chiese ancora
“Non sono affari che la riguardano, Capitano Ichimaru.” gli dissi
Lo sentii sussultare, forse fu soltanto una mia impressione ma sentii qualcosa cambiare nella sua voce.
“Qualsiasi cosa riguarda il vice-capitano Izuru riguarda anche me, Matsumoto.”
Era vicino, lo era fin troppo, sentivo il suo respiro sul mio viso. Ero in imbarazzo.

Lui è l’unico uomo che mi fa sentire così, è l’unico uomo che riesce ad imbarazzarmi, l’unico uomo davanti al quale non riesco a parlare con tranquillità.
La spavalda ed esuberante Rangiku si trasforma in una ragazzina davanti a quell’uomo, che in fondo è un ragazzino, Ichimaru Gin.


“Non credo che ciò sia esteso anche agli affari personali, capitano.”
Seria, fredda, tagliente..o almeno ci provai.
“Siamo agli affari personali, Matsumoto? Non bisogna confondere il personale con il lavoro, il capitano della tua brigata è esperto in questo, non sei d’accordo?” mi chiese sarcastico.
“Attento a ciò che dici! Non parlare del mio capitano..”
Mi avvicinai ancora di più a lui, lo sguardo fisso sul suo viso e la mano all’altezza della mia spada; avrei potuto estrarla in qualsiasi momento se solo me ne avesse dato l’occasione.
“Oh..” un sussurro uscì dalle sue labbra. “..Abbiamo toccato un tasto dolente, Rangiku?” il suo tono era divertito e questo mi dava ancora più su i nervi.
“Non parlare del mio capitano! E’ una regola, la mia regola.” gli dissi a denti stretti
“E da quando io dovrei seguirle le tue regole, Ranguku?” mi chiese “..Se non ricordo male ho fatto di testa mia, sempre.”
Un flashback annebbiò la mia mente.

“Gin..Gin!”
Correvo attraverso una bufera di neve.
Stavo cercando qualcuno, stavo cercando lui.
La mia voce rotta dalla disperazione lo chiamava senza sosta ma lui non rispondeva.
Avevo paura..paura di aver perso il mio amico, il mio unico amico.
“Gin..Gin!”

Poi lo vidi, stava camminando con il capo chino tra la fitta e candida neve, indossava una veste nera..una veste che solo ad alcuni uomini avevo visto.
“Gin! Dove vai? Gin!”
Corsi a perdifiato e riuscii a raggiungerlo, si fermò a pochi metri da me ma senza voltarsi.
“Voglio diventare uno Shinigami, così potrò cambiare le cose.”
Non mi guardò neanche negli occhi, riprese a camminare mentre il mio cuore perdeva un pezzo.
L’avrei perso, avrei perso il mio unico amico e a lui non sarebbe importato.
Non mi aveva lasciato nulla, né un ricordo, né un sorriso, neanche un ultimo sguardo.
Era andato via ed io non avevo avuto neanche la forza di fermarlo, di correre verso di lui e di abbracciarlo.


Sorrisi.
“Non mi hai mai ascoltato Gin, hai ragione.”
“E allora non provarci neanche a darmi ordini, sarò sempre io a decidere.”
Fu di nuovo a pochi passi da me, la sua mano si avvicinò alla mia che era ancora stretta attorno alla mia spada.
Quella mano che bramava il suo tocco, che lo aspettava da troppo tempo.
“Quando crescerai, ragazzino?”
Quella domanda mi uscii spontanea, quasi come se il mio corpo l’avesse elaborata senza passarla prima all’ispezione del mio cervello.
Mi sorpresi del mio stesso tono di voce, non ero sarcastica ero soltanto curiosa.
Volevo sapere se Gin era ancora quel fastidioso ragazzino con il quale ero cresciuta.
“Quando la smetterai di fingere di essere cresciuta, tu?”
Fu una domanda spontanea anche la sua.
l suo viso era contratto, forse anche lui stava tentando di sopprimere quel sentimento che era ben nascosto anche in me.

Quel sentimento al quale ancora non riesco a dare un nome.

“Non saranno un corpo provocante ed una posizione da vice-capitano a renderti adulta, Rangiku, non sei cambiata affatto.”
Lo disse con un sorriso, mentre la sua mano sfiorava la mia che a quel contatto sussultò ed allentò la sua presa sulla spada.
Avrebbe potuto uccidermi in qualsiasi momento, io non avrei sfoderato la mia spada, non ne avevo più la forza.
“E’ un male?” gli chiesi
Lo sentii sussultare, ancora una volta.
Gin il serpente, l’uomo senza emozioni stava cedendo ed io ne ero tanto soddisfatta quanto enormemente sorpresa.
Si voltò ancora una volta, allontanandosi da me, ed iniziò a camminare.
Non mossi un muscolo, non sarebbe andato via..io lo sapevo.
“Non ho mai detto che fosse un male, Rangiku.” mi disse.
“Non mi ha mai detto niente Gin, non sei un tipo di molte parole, sai?” gli dissi sarcastica.
Stavo sorridendo davanti ad una situazione alquanto ridicola.
“E tu invece parli troppo!” mi disse.

Non riuscii a decifrare il suo tono di voce, non capii che se stesse scherzando o se era ciò che veramente pensava.
Non capii se la mia voce, le mie parole, il mio essere logorroica lo infastidissero e gli facessero piacere.
Mi resi conto però, troppo tardi, che la situazione davanti a me era cambiata.


Era di nuovo di fronte a me ma la sua espressione era cambiata, nessun segno di calma sul suo volto, le labbra erano contratte ed i suoi occhi per la prima volta erano aperti. Mi persi per quello che mi sembrò un attimo in quelle iridi azzurre che soltanto una volta avevo visto nella mia vita. Mi sentii piccola ed indifesa, i suoi occhi mi trasmettevano tutte quelle emozioni che il suo viso non mi aveva mai trasmetto, un turbine di emozioni si dibatteva nei suoi occhi, nuvole nere tentavano di sopraffare quell’azzurro così limpido e candido.
La mia mano abbandonò la spada e si accasciò inerme lungo il mio corpo, il cuore perse un battito ed il respiro si fece corto.
“Dannazione Rangiku, svegliati!” sussurrava la mia ragione ma non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi, non riuscivo a muovermi, ero immobilizzata.
Aprii la bocca per parlare ma essa non emise alcun suono.
“Shh..” sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio sinistro.
Poi qualcosa di caldo sfiorò le mie labbra, ci misi un po’ a capire cosa fosse, erano le sue labbra che si erano appena poggiate sulle mie. Con stupore mi resi conto che non erano fredde come le avevo sempre immaginate, non erano le labbra di un serpente, erano le labbra di quel ragazzo strano che fingeva di vivere nell’apatia, quel ragazzo che di emozioni a parer mio ne aveva fin troppe. Chiusi occhi e mi lasciai trasportare dalle mie emozioni, non avevo voglia di farmi delle domande né tanto meno avevo voglia di farle a lui. Schiusi le labbra senza neanche aspettare una sua richiesta, ritrovai ben presto la sua lingua a giocare con la mia. Non c’era dolcezza e neanche romanticismo, era un gioco da bambini, un qualcosa di nuovo che né io e forse neanche lui avevamo mai provato. La sua mano si avvicinò alla mia, fu un leggero tocco che mi fece rabbrividire. Le sue dita scorrevano leggere sulle mie, tastando..scoprendo la mia pelle che aveva un fremito ad ogni tocco. Mi scoprii più impacciata di quanto tutti non credessero, avrei potuto far qualsiasi cosa in quel momento, lui era nelle mie mani ed invece rimasi immobile, lasciando che fosse a lui a giocare con me. Il ragazzino stava giocando, il ragazzino aveva in pugno colei che faceva crollare qualsiasi uomo.
Fu un attimo e mi ritrovai a respirare, un ventata d’aria gelida mi colpì dritta in viso ed io aprii gli occhi improvvisamente.
Si era allontanato da me con la stessa velocità con la quale si era avvicinato e adesso mi osservava con la sua solita espressione strafottente.

Quell’atmosfera era stata spezzata, quelle emozioni erano sparite all’improvviso.

“Dovresti tacere più spesso, Rangiku.” mi disse sorridendo.
Con quelle parole mi liquidò.
Si allontanò da me ed io ancora una volta non riuscii a fermarlo.
Rimasi immobile a guardare il suo corpo allontanarsi lentamente, mentre i ricordi di quel bacio affollavano la mia mente.
Stavo cercando Kira, era qualcosa di importante ma in quel momento avrebbero potuto anche attaccarmi, non avrei sentito niente.
Ero sopraffatta dalle emozioni, dalle sue emozioni.

Non sei un serpente Gin, tu non lo sei mai stato.

   
 
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