II
La mia America
"Non credo ci sia una mia parte timida,
però non vorrei che la consumasse."
Parlo senza mai smettere di fissare il cavallo
dei suoi pantaloni. La sua reazione è la più scontata e finalmente, capisce
quanto il gesto di poco prima sia stato maleducato e inopportuno, soprattutto
nei riguardi di una perfetta sconosciuta.
Mette la giacca sul suo basso ventre,
nascondendolo alla mia vista, ma la cosa non mi turba minimamente. Voglio
ripagarlo della sua stessa moneta, perché nessuno mi ha mai parlato in quel
modo e da una parte, questo suo modo di fare m’intriga parecchio.
Decido quindi di sottoporlo ad
un'attenta analisi, in modo da innervosirlo maggiormente.
Sembra abbastanza alto, anche se essendo seduto non posso esserne certa, soprattutto perché nella mia
vita ho incontrato più Hobbit che uomini di alta
statura.
Essendo un metro e settantacinque, le mie
possibilità di trovare un uomo più alto sono state sempre piuttosto limitate.
Quando abitavo in Sicilia, mi ero arresa al fatto che gli uomini dovessero
arrivarmi all'altezza del petto e mai il contrario.
A diciannove anni avevo deciso di lasciare la
mia isola e di partire, abbandonando la mia terra.
Quel giorno, mi sentivo un'esiliata alla
pari di Dante, con un fazzoletto impregnato delle mie lacrime in una mano e
nell'altra un arancino al ragù. Guardavo la Sicilia allontanarsi sempre di più
e piangevo su quel dannato traghetto, pensando alle amiche che lasciavo e alla
terra che mi aveva ospitato e dato i natali. Ogni angolo della città mi riportava in mente qualche
pazzia o momento memorabile che avevo vissuto in loro compagnia e, nonostante
le mie continue lamentele sulla Sicilia e i siciliani, sapevo che mi sarebbe
mancata. Essere su quel traghetto mi
sembrava un tradimento nei confronti dei miei conterranei. Lasciavo la mia casa per un'opportunità di lavoro, il
Nord per il Sud, la caponata per la bagna càuda, il
cannolo per il gianduiotto e la pasta con le melanzane per gli agnolotti al plin. Mi sentivo euforica all'ennesima potenza, pensando al
Nord come terra vergine mentre io vestivo i panni di Cristoforo Colombo. Il Nord era la mia America.
Molti mi rimproverano perché non sono molto
attaccata ai miei natali e un po' me ne vergogno, ma sono fatta così e se fossi
stata nei panni di Napoleone esiliato Sant'Elena, non avrei fatto fuoco e
fiamme per tornare, anzi, mi sarei stesa al sole e avrei goduto
di quella pace. Ho sempre
amato e odiato la mia isola, mi sentivo in gabbia, mentre desideravo andare
ovunque. Vorrei viaggiare sempre e andare alla scoperta di nuovi posti.
Sarà per questo che sono
sempre sui treni, saranno sporchi
e avranno le zecche, ma possono portarmi ovunque. E io
adoro il termine “ovunque”.
“Ha ragione, mi scusi. Il mio nome è Valerio.” dice,
rivolgendomi un sorriso da urlo e interrompendo i miei pensieri.
L'attenta analisi ha scombussolato l'uomo che,
alla fine, decide di ricominciare usando quel codice che ormai molte persone
avevano dimenticato: il galateo.
“Valerio,” pronuncio il suo nome in modo lento, come se
assaporassi un delizioso gelato e vedo, con un certo piacere, come penda dalle
mie labbra.
I suoi occhi neri sono intrappolati dai miei,
mentre si accendono di un leggero luccichio.
“Mi dica Roberta, come mai tutte quelle
valigie?” dice, indicando i due enormi trolley che avevo posto sopra il mio
sedile.
“Vado a lavorare per la stagione estiva”
rispondo e noto un enorme stupore in quei occhi.
So di aver esagerato con i bagagli, ma quando
stai via per almeno tre mesi devi essere preparata a
tutto. Quindi, avevo passato due giorni a preparare la valigia e a disfarla subito dopo, era troppo difficile fare un'attenta
selezione del mio vestiario e infine, avevo deciso di portare direttamente l’
armadio.
“Semper paratus”, quindi meglio portarsi un cambio in più piuttosto
che rimanerne senza, non si sa mai quando potrebbe scoppiare una guerra e io sono un po' fissata con la moda.
“Fa la stagione estiva in montagna?” chiede,
rivelando il vero motivo del suo stupore. “Lo sa, vero, che qui non c'è il
mare?”
Capisco che l'ignoranza ormai dilaghi e che
certa gente non sappia più neanche le cose basilari, basta guardare “Uomini e
Donne” per averne un esempio, ma quella sua domanda mi fa perdere il lume della
ragione.
“Intendo infatti
crearlo, basta poco. Una bomba nel punto giusto e voilà, les jeux sont faits!”
Valerio scoppia a ridere prima di rivolgermi un'occhiata divertita.
“Ero semplicemente stupito, anche perché i
giovani preferiscono fare la stagione al mare piuttosto che in montagna.”
In effetti, ho provato entrambe e il mare è di gran lunga migliore alla montagna, soprattutto se sei un amante
dello “stenderti al sole e morire in acqua”, ma la mia filosofia non si basa su
questo.
Non scelgo un hotel in base a
dove si trovi, non mi importa se sia in un posto “in” o se ha una clientela
giovane e allegra. Le mie scelte si basano sullo stipendio: chi offre di più ha
il mio amore eterno. Aggiungete
tranquillamente anche l'aggettivo venale alla mia lunga lista di difetti, so di
esserlo e continuo ad amarmi lo stesso.
“Anche la montagna può essere
bella e poi mi piace il verde. Ce
n'è così tanto in questa regione.” Altra cosa che mi
ha stupito quando sono arrivata al Nord, abituata a qualche misera area verde
nelle villette comunali, ero rimasta a bocca aperta di fronte a quei parchi
enormi in cui la gente andava a fare jogging.
Sembrava veramente l'America. Peccato che lì c'è Obama, mentre qui...
L'uomo mi rivolge un'occhiata strana, forse ha
capito di aver incontrato una persona inconsueta e comincia ad averne paura. Le
sue labbra si piegano in un sorrisino che non riesco a spiegarmi e mi rende
inquieta.
Odio quando con certi sguardi, gli uomini sono
capaci di farti persino una visita ginecologica, ma questo è diverso: sembra
studiarmi e prendere nota di ogni mia frase e, a dirla tutta, nessuno
sconosciuto mi ha mai prestato così tanta attenzione.
Con un brivido mi viene da pensare che magari si tratta veramente un maniaco e che io potrei essere
la sua prossima vittima: Roberta, ventotto anni, mora,
“Perché mi guarda in quel modo?” Non riesco a
frenare la mia lingua. Maledetta curiosità!
“Non si preoccupi, stavo solo riflettendo su
quanto lei sia diversa… e non so neanche se sia il termine adatto.”
Sono diversa? Be’ sono
diversamente magra, diversamente geniale…
“Solo perché mi trovo in montagna piuttosto che
a Rimini?” domando curiosa.
Valerio scuote la testa in segno di diniego. “No, è semplicemente diversa da molte ragazzine che vedo
ultimamente in giro. Tutto qui.”
Ragazzina io? Perché contraddirlo e dire che non
lo sono più? Mi piace quel termine.
La voce registrata annuncia la successiva
fermata e mi ricorda di prepararmi per scendere dal treno e fare il cambio. Gli
rivolgo quindi un breve sorriso, prima di alzarmi per prepararmi.
“La prossima è la mia fermata, è stato un
piacere parlare con lei.”
Sento una mano delicata scostare le mie e vedo
Valerio afferrare uno dei trolley per tirarlo giù. “Anche se all’andata è riuscita a metterle tutto qui sopra, non voglio che lo rifaccia
di nuovo da sola. Lasci fare a me.”
Quindi all’andata si è accorto dei miei mille tentativi per
sollevare le valigie e non mi ha aiutato! Posso
ucciderlo? Credo che lo farò dopo che ha messo giù anche il secondo trolley!
“Oh figliola, anche io
scendo alla prossima fermata. Faremo un altro viaggio
insieme, non è contenta?” mi chiede la simpatizzante berlusconiana.
Valerio scoppia a ridere quando mi vede sgranare
gli occhi, in preda al panico.
“Tranquilla, anche io
scendo.”
Oh santi numi!