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Autore: _dietcoke    01/06/2011    5 recensioni
Kurt è un angelo, che ama gli umani. I loro comportamenti così strani ai suoi occhi lo incuriosiscono.
Un giorno si affaccia da una nuvola, su quel lago che tanto ama e di cui da tanti anni ammira l'acqua cristallina e il rumore delle sue dolci onde.
Vede un ragazzo seduto sulla riva con in mano una chitarra e sta cantando.
Ne rimane incantato e da quel momento torna su quella nuvola per poterlo rivedere ogni volta che può.
Un giorno, fa quello che non avrebbe mai dovuto fare ... scende da quella nuvola e va dall'umano.
Gli angeli hanno un regolamento che cita testualmente "nessun angelo dovrà mai avvicinarsi ai comuni mortali essendo degli esseri inaffidabili e inferiori a noi".
Ma lui crede che siano solo stupidaggini e non pensa alle conseguenze che potrebbe avere andare sulla terra.
Si conoscono e va tutto bene ... ma non tutto nella vita va sempre nel modo giusto.
(Klaine)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#01
Era una giornata uggiosa.
Il vento tirava forte e i suoi capelli sventolavano dolcemente grazie al venticello che tirava.
Il paradiso oramai era un posto poco frequentato dal giovane angelo allora scappava via, in cerca di posti nuovi, tranquilli e inesplorati.
Andava tutti i giorni su una nuvoletta che si affacciava su un grosso lago cristallino e sperava nel passaggio di qualche umano.
Agli angeli era stato proibito di parlare con i mortali, perché Lui li riteneva degli esseri inaffidabili, troppo imperfetti per poter rivolgerci la parola.
L’angelo invece li trovava davvero carini… parlavano così tanto e le parole che emettevano sembravano davvero molto buffe.
Gli angeli invece si capivano con la mente ed era brutto non poter esprimersi a parole. Aveva sempre trovato la voce qualcosa di stupendo.
Si affacciò sul lago per vedere se ci fosse qualcuno anche quel giorno. Vide arrivare un giovane ragazzo dai capelli ricci e con uno strano oggetto in mano.
Era enorme e le corde che erano attaccate su di esso provocavano un suono celestiale.
Si sedette sull’erba verde con il viso rivolto verso la sponda del lago e poi iniziò a cantare.
Una voce melodiosa riempì l’atmosfera e il suo cuore per un attimo si fermò. Non aveva mai sentito una voce così bella in tutta la sua vita.
Tante volte aveva udito degli umani cantare, ma mai così, come quel ragazzo stava facendo in qual momento.
La canzone che il giovane stava cantando era stupenda …
“Can you hear heaven cry
Tears of an angel …”
Gli scese una lacrima sul volto, ma se l’asciugò subito. Non voleva piangere per un umano, non dopo quello che gli altri angeli dicevano su di loro.
“Esseri inaffidabili” si ripetè nella mente, ma non poteva crederci, perché quel ragazzo che aveva sentito sembrava tutt’altro che inaffidabile.
Quelle parole, la musica, quella canzone e tutte quelle emozioni che gli trasudavano da ogni parte del suo corpo lo avevano completamente incantato.
Se ne tornò alle porte del paradiso sperando di rivedere quel ragazzo stupendo anche il giorno dopo.
Pregò di non incontrare nessuno per la via di ritorno a casa sua, nessuno che gli chiedesse dove fosse stato o sarebbe finito nei guai.
La luce abbagliante del cancello dorato che apriva le porte del paradiso accecò l’angelo che si portò le mani sul viso.
Non ci aveva fatto ancora l’abitudine, fin da quando era stato creato aveva scorto la luce calda di quel posto così, magico.
Si era sempre domandato se gli umani sapessero dell’esistenza del paradiso e se un giorno lui avrebbe mai potuto parlare con uno di loro senza rischiar di venir sgridato dai suoi fratelli.
“Si può sapere perché sei qui?”
Si bloccò di colpo portandosi una mano sulla bocca.
“Mi hai spaventato Mercedes” le rispose porgendole un sorriso abbastanza nervoso.
“Sappiamo tutti molto bene che alle porte del paradiso non ci possiamo stare … e se ti ritrovo ancora una volta qui ti dovrò portare da Lui. E sai che può essere molto severo”
Mercedes era un essere stupendo. I due avevano legato sin da quando loro padre gli aveva creati.
“Scusami, lo so, non dovrei essere qui. Mi dispiace”
“Bene …”
Mercedes se ne andò via, lasciando il giovane angelo da solo a sbattere le sue ali in mancanza di qualcosa da fare.
Le aveva sempre detestate, così lunghe e ingombranti … servivano solo a volare e nient’altro, se avesse potuto staccarsele lo avrebbe fatto molto volentieri.
Si accasciò su una piccola montagnola di nuvole accanto a lui e si assopì. Avrebbe aspettato che nel mondo degli umani fosse sorto il sole e sarebbe tornato a controllare se il ragazzo fosse tornato.



 


 

  
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