— Il titolo l'ho trovato googlando "croissant lyrics", LOL. A voi indovinare chi è la croce, chi la stella e chi il cornetto. *ride*
— Data originale: 22/v/2011
Robb chiude gli occhi, piega appena il capo all’indietro e si lascia sfuggire, dal fondo della gola, un gemito roco e caldo da morire. Il croissant è fragrante e dorato, ha un profumo da vertigini e quando al terzo morso il sapore della crema gli esplode sulla lingua Robb è sicuro di aver raggiunto il Nirvana. Di fronte a lui, dall’altra parte del tavolo, Theon mette giù il suo bicchierone di caffè e ridacchia, un’ombra appena di malizia negli occhi.
«Buono?» domanda, ma Robb pare non averlo sentito, e si lecca dalle labbra uno sbuffo di zucchero a velo. «Questa mania per i cornetti ti rovinerà, Robb.»
Questo Robb lo sente, però.
«Impossibile,» dice, senza staccare gli occhi dalla pasta rugosa e tiepida tra le sue dita. Ne prende un pezzetto tra due dita e il croissant diligentemente si srotola, cedendo, poi, quando Robb decide di averne strappato un boccone sufficiente. «Questa bontà, caro mio, è tutto quello che mi tiene al mondo.»
Theon scoppia a ridere e scuote la testa, poco impressionato, però Robb si sta succhiando distrattamente la punta dell’indice, ora, innocente come un bambino, bello come una specie di semidio nordico capitato per caso alla caffetteria del loro college e perdutamente innamoratosi di un dannato cornetto alla crema, e, ok, questo è troppo. Theon vorrebbe soltanto poterlo prendere a schiaffi.
Sospira, e si appella all’azzurrità sopra di lui, alle nuvole e a qualsiasi cosa al mondo per trovare la forza di non prenderlo a sediate sulla fronte. Sul serio, dovrebbero impedirgli di andare in giro a sbattere quella faccia che ha, la curva aristocratica della mascella, gli occhi chiari e i capelli perfetti e tutto quanto sotto il naso dei comuni mortali.
«Dai, andiamo, che è tardi,» riesce a mugugnare, e Robb gli fa un’espressione esageratamente ferita.
«Non ho ancora finito,» si lamenta, sollevando il mezzo cornetto che ancora tiene in mano, e Theon si ripete, in un mantra, io sono un santo, e non voglio finire in prigione per omicidio. La prigione è brutta. E poi gli déi sono clementi con lui, perché lo coglie un’illuminazione.
«Jon ci aspetta,» dice, e grazie, grazie, grazie: funzionerà, Jon funziona sempre. Robb si acciglia per un attimo e poi sospira, solo vagamente imbronciato, bello come non mai.
«Mangerò camminando,» brontola, e si alza, e Theon vorrebbe potersi stringere la mano.
«Buono?» domanda, ma Robb pare non averlo sentito, e si lecca dalle labbra uno sbuffo di zucchero a velo. «Questa mania per i cornetti ti rovinerà, Robb.»
Questo Robb lo sente, però.
«Impossibile,» dice, senza staccare gli occhi dalla pasta rugosa e tiepida tra le sue dita. Ne prende un pezzetto tra due dita e il croissant diligentemente si srotola, cedendo, poi, quando Robb decide di averne strappato un boccone sufficiente. «Questa bontà, caro mio, è tutto quello che mi tiene al mondo.»
Theon scoppia a ridere e scuote la testa, poco impressionato, però Robb si sta succhiando distrattamente la punta dell’indice, ora, innocente come un bambino, bello come una specie di semidio nordico capitato per caso alla caffetteria del loro college e perdutamente innamoratosi di un dannato cornetto alla crema, e, ok, questo è troppo. Theon vorrebbe soltanto poterlo prendere a schiaffi.
Sospira, e si appella all’azzurrità sopra di lui, alle nuvole e a qualsiasi cosa al mondo per trovare la forza di non prenderlo a sediate sulla fronte. Sul serio, dovrebbero impedirgli di andare in giro a sbattere quella faccia che ha, la curva aristocratica della mascella, gli occhi chiari e i capelli perfetti e tutto quanto sotto il naso dei comuni mortali.
«Dai, andiamo, che è tardi,» riesce a mugugnare, e Robb gli fa un’espressione esageratamente ferita.
«Non ho ancora finito,» si lamenta, sollevando il mezzo cornetto che ancora tiene in mano, e Theon si ripete, in un mantra, io sono un santo, e non voglio finire in prigione per omicidio. La prigione è brutta. E poi gli déi sono clementi con lui, perché lo coglie un’illuminazione.
«Jon ci aspetta,» dice, e grazie, grazie, grazie: funzionerà, Jon funziona sempre. Robb si acciglia per un attimo e poi sospira, solo vagamente imbronciato, bello come non mai.
«Mangerò camminando,» brontola, e si alza, e Theon vorrebbe potersi stringere la mano.