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Autore: waferkya    02/06/2011    6 recensioni
[Tyrion Lannister]
Non avrà che tre anni, il Folletto, quando si affaccia dalla finestra della sua stanza, una scheggia lunga e sottile nelle mura del palazzo dei suoi padri, forse niente più di una frattura nella pietra, e vede il sole pallido nel cielo e poi, centinaia di piedi più in basso, un patibolo scuro che ieri sera non c’era.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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— Scritta per la sfida #1 del Multifandom Drabble Fest di it100
— Titolo rubato ai Noah & The Whale (~ Blue skies). Ma tecnicamente anche al libro itself *cade*
— Ringraziamo tutti in coro la buonissima melting_lullaby , alla quale probabilmente non potrebbe fregare di meno di questa drabble/fandom/whatever, ma che mi ha vista sclerare su Twitter perché in origine questa drabble era di 500+ parole ed è solo grazie ai suoi preziosi consigli sul segar via i tempi verbali che sono riuscita ad accorciare il brodo senza tagliare nessuna sequenza ♥ La bontà più buona, ecco XD
— Mi pare che il messaggio nella cella fosse in realtà scritto col sangue, ma suvvia, per scrivere il tizio avrà pur scheggiato la roccia \o\
— Data originale: 14/v/2011.


~ Blue skies are calling.


Non avrà che tre anni, il Folletto, quando si affaccia dalla finestra della sua stanza, una scheggia lunga e sottile nelle mura del palazzo dei suoi padri, forse niente più di una frattura nella pietra, e vede il sole pallido nel cielo e poi, centinaia di piedi più in basso, un patibolo scuro che ieri sera non c’era.
Ha tre anni e sente il sibilo della scure che affetta l’aria del primo mattino, e anche da così lontano distingue lo schizzo di sangue troppo rosso sul suo mondo bianco e dorato. È la prima volta che vede la Morte, nera e divertita, accovacciarsi sulla testa mozzata di un ladro.
“Ciao!” le strilla, aggrappato come può al davanzale della sua finestrella, e lei gli rivolge un sorriso sdentato e marcio e le sue orbite vuote gli dicono, vieni da me, giochiamo insieme.
Oggi Tyrion è più vecchio di troppi anni d’estate, e non sa più neppure se è felice o meno di non essere saltato giù, quel giorno. Affamato e presto leggenda, certo, una leggenda con le gambe tozze, rinchiusa nella prigione spalancata sul blu dei sette-volte-maledetti Arryn, Tyrion il Folletto non è più sicuro di niente, se non del fatto che dove dovrebbe esserci un muro, nella sua cella, invece c’è il cielo, sbuffi infiniti di nuvole.
Il blu mi sta chiamando, pensa, e il messaggio di chissà che altro disgraziato vittima di Lady Lysa gli preme contro la guancia, le lettere irregolari scavate dalla disperazione di un’unghia e rovesciate sulla sua pelle. opuɐɯɐıɥɔ ɐʇs ıɯ nןq ןı, e Tyrion sfiora con le dita uno spuntone di roccia, vi si aggrappa, pregando che basti la sua presa incerta, se la torre decidesse di piegarsi e vomitarlo via come un arrosto avariato.
“Che eroe,” sospira Tyrion, il vento che ulula a pochi passi da lui, e pensa, che compagno di cella rumoroso che ho. Chiude gli occhi e si maledice ancora, avrei davvero dovuto farmi amica la Morte, quel giorno, e poi sente i passi pesanti e strascicati del suo secondino e l’odore vago, fin troppo appetitoso di zuppa di fagioli.
  
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