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Autore: Less_    02/06/2011    2 recensioni
[You fall on me for anything you like...] Keane.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro L.,
scrivo “L.” non perché non possa dire il tuo nome, ma perché non voglio dirlo.
Non è il nome più bello del mondo; non è neanche il più brutto, se è per questo, ma è il tuo, e ogni volta che lo leggo, lo sento o lo scrivo, mi sento come se nel mio stomaco si fosse annidato uno stormo di passeri.
Altro che farfalle.
Mi hanno sempre fatto schifo, più o meno da quando ho capito che non erano colorate come quelle dei cartoni animati. Per non parlare della stupida polverina sulle loro ali, della vita breve e del fatto che siano dannatissimi insetti.
Caro L., sto disperatamente cercando un modo di farti diventare qualcosa. Qualcuno. Vorrei che avessi un senso, nella mia vita, un posto. Un luogo in cui andare quando tutto il resto sembra perdere senso.
Non so perché ti scrivo. Non so cosa stia cercando di fare, esattamente, scrivendoti queste stupide parole.
Che sono solo segni neri, piccoli segni scuri su una pagina bianca. Se non gliene dessimo noi, non avrebbero senso.
Ma anche quando gliene diamo, a volte, rimangono solo parole, e basta. Non pensieri, non immagini.
Macchie disposte a caso su un foglio. Caro L., chi sei, e che cosa vuoi da me? E perché ti scrivo “caro”, se caro non sei? Vorrei che le lettere non avessero questo genere di stupido incipit. Non vedo perché mai dovrei chiamare “caro” fin il mio peggior nemico. E tu sei effettivamente il mio peggior nemico. Il peggior nemico che potessi avere. Perché sai, mi distruggi tutto. Non sono più niente di definito nel momento in cui vengo associata a te. Fosse anche solo nella mia testa.
Ti amo? Non ti amo? Ti odio? Mi piaci? Ho una cotta per te? E poi qual è la differenza fra tutte queste cose? Certo non si può esprimere a parole – io non sono capace.
Credo che un sentimento ci sia. Ma non so che senso abbia, perché esista, e perché esista nei tuoi confronti. Nella mia vita, in fondo, sei solo quello che si siede sulla panchina, quasi tutti i giorni. Quello che corre. Quello tutto rosso, anche se sei biondo.
E non so che farmene. Di queste cose, intendo. Di te. Sono confusa. Non mi succede quasi mai, perché sono decisa, e perché ho trovato il mio posto nel mondo. Forse sono confusa solo perché questa cosa all’altezza dello stomaco non ha un nome.
Ho un nome per tutto.
Sono brava con le parole.
Ho un nome per tutto, ma non per questo. Non sai quanto sia irritante. Magari dovrei dargli forma. Dovrei venire davanti a te e dirti che mi piaci, anche se magari non è proprio quello. Dovrei liberarmi di questo peso, senza soffocarlo, ma lasciando che bruci e si consumi, a contatto con l’aria aperta.
E chissà, magari potrei scoprire cosa sia che lo alimenti. Uno stoppino rivestito di cera? Un filo di paglia? O un ceppo di quercia?
Il punto è che tu non sai niente di tutto questo. E non ho voglia di arrossire ogni volta che ti guardo perché, sinceramente, odio arrossire. Non sono un semaforo, né Bella Swan, e detesto essere una specie di mega cartellone con sopra scritto quello che penso.
E quindi niente, sono una vigliacca. Il pensiero mi disgusta, ma non più di quanto lo faccia il pensiero di dirti tutto quanto.
Ne ho di strada da fare.
Vorrei solo che tu non stessi in mezzo.
Invece ci sei.
E questo è un problema.
Ci sei.

A.








**stressed person who can't stand school anymore, but will complain all summer about not going to school**

Allooora. Questa lettera, anche se mi fa specie dirlo perché non amo molto le etichette e questa non mi sembra proprio una lettera, è indirizzata a Melino. La mia ultima... non-so-bene-cosa. Il mio ultimo stormo di passeri nello stomaco. Ogni tanto mi stufo, e niente, me la prendo con i passeri. Damn it.

Poveri passeri. Ad ogni modo, ditemi che ne pensate e, volendo, potreste anche fare un salto in qualche altra mia storia un po' meno depressa di questa.

   
 
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