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Autore: Phoenix_cry    02/06/2011    2 recensioni
Seguito di Star Trek: Extinction. Sei mesi dopo, a dispetto del suo miglior giudizio, Spock sta ancora mantenendo il segreto di Kirk riguardo il suo patto con i Romulani. Quando una serie di eventi porta tutti a pensare ad una spia fra le fila della Flotta Stellare Spock comincia a pensare che il prezzo da pagare per il suo silenzio sia troppo caro.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek Series'
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Capitolo 41

Con gli occhi ancora chiusi Spock cominciò lentamente a riaffiorare alla coscienza. Prese un profondo respiro e notò la mancanza di qualsiasi dolore. Fece un inventario mentale per un momento per assicurarsi di non essere semplicemente morto. Arrivando alla logica conclusione di essere ancora vivo aprì lentamente gli occhi.

Fissando il soffitto dell’Infermeria Spock corrugò le sopracciglia. Non ricordava tutto quello che era successo nelle ultime ore, tuttavia, si ricordava di aver chiesto a Cel’esta di risparmiare Salen. Quegli eventi non avevano molto senso per lui dato che credeva che Cel’esta fosse morta e Salen fosse sulla Terra con Pike.

“Ti assicuro che Cel’esta è viva e io non sono sulla Terra.”

Spock si voltò verso la voce di Salen. Il giovane Vulcaniano sedeva sul letto accanto al suo con le mani appoggiate in grembo. Salen evitò velocemente i suoi occhi spostandoli sul pavimento. Si alzò in piedi quando Spock si mise seduto, non si avvicinò, sembrava che volesse essere pronto per scappare se la cosa si fosse rivelata necessaria. Spock notò la tensione nei muscoli di Salen e la generale sensazione di ansiosa consapevolezza che lo circondava. Si domandò se Salen sarebbe mai riuscito a riprendersi del tutto.

“Non preoccuparti per me.” Disse Salen improvvisamente. “Col tempo credo che sarò in grado di controllare la mia paura.”

“Puoi leggere i miei pensieri?” Chiese Spock.

“No.” Salen scosse la testa. “Tuttavia, a questa prossimità sono soggetto alla tue emozioni e al tuo dolore. In questo momento sento la pena e la preoccupazione che provi per me. Prima ho percepito la tua confusione e sono arrivato alla conclusione che dovevamo essere io e Cel’esta a confonderti di più al momento.”

“Logico.”

“Grazie.”

“Temo che il tuo stato corrente sia colpa mia.” Disse Spock. “Sono stato avventato durante la nostra estesa fusione mentale. Ti ho dato troppo di me stesso.”

“Non ho provato a combatterti. Speravo che mi sarebbe stato d’aiuto, e in alcune circostanze è stato così.”

“Sento che ti sta causando più dolore che guadagno.”

“I miei ricordi e le mie emozioni da sole sono abbastanza difficili da controllare, avere anche la tua vita nella mia mente si sta dimostrando sempre più difficile da gestire.”

“È per questo che i giovani Vulcaniani devono studiare invece di ricevere la loro educazione da un anziano attraverso una fusione mentale. Sono troppe informazioni in troppo poco tempo anche per una mente Vulcaniana. Se me lo permetterai, invertirò ciò che ti ho fatto.”

Spock si aspettava che Salen si avvicinasse, invece rimase a distanza di sicurezza. Chiaramente esitante Salen spostò il peso da una gamba all’altra e fissò il pavimento. Spock attese pazientemente e spese del tempo a guardarsi intorno. Kirk era ranicchiato su un fianco addormentato profondamente su uno dei bioletti. Anche McCoy era addormentato, accasciato su una sedia vicina al letto. Alla fine Salen fece la sua scelta e si avvicinò a Spock.

“Devi cancellare tutto?” Gli chiese con voce calma.

“Sarebbe la scelta migliore, ma non deve essere per forza così.”

“Di tutto quello che mi hai dato c’è solo una cosa che vorrei tenere.” Ammise mestamente Salen.

“Quale?”

“La tua devozione e fiducia nell’Ammiraglio Pike.”

Spock annuì e alzò una mano per toccare il volto di Salen. Era un istinto naturale di Salen quello di indietreggiare, ma rimase fermo. Sistemare il danno causato dalla fusione mentale era un compito più difficile dell’incontro originale. Reso debole dalla prigionia Spock dovette chiudere gli occhi e concentrarsi duramente per rimuovere ciò che aveva lasciato nella mente di Salen.

Spock aveva originariamente lasciato così tanto di sé nella sua mente perché una volta scoperto dov’era Kirk credeva di non poter tornare indietro. Era stato un maldestro tentativo di trasferire parzialmente il suo Katra. Spock a quel tempo aveva creduto che avrebbe aiutato Salen a colmare i tre anni di vuoto nella sua vita, ma poteva vedere ora che si era sbagliato. Aveva fatto più danni che altro.

Fortunatamente non era troppo tardi per disfare il trasferimento e spezzare la loro connessione. Quando ebbe terminato la riparazione Spock scivolò un momento nella mente di Salen per vedere cosa aveva reso così disperato il giovane Vulcaniano da voler mantenere la sua opinione di Pike. Non lo sorprese scoprire che l’Ammiraglio aveva assunto il ruolo di padre del ragazzo.

Spock rilasciò Salen e aprì gli occhi. Salen prese un profondo respiro e si rilassò visibilmente. La sua mente era stata caotica a causa dello stress di avere in sé parte dell’anima di qualcun altro che concorreva per avere spazio. Guardando Spock Salen sorrise smagliante, poi riportò il suo viso ad un espressione neutrale. Ricordò a Spock della volta in cui da bambino aveva sorrise a suo padre e della lunga ramanzina seguita a quel gesto. Spock decise di non rimproverare Salen nella stessa maniera.

“È un grande sollievo non dover più sopportare il peso di entrambi.” Salen prese un altro profondo respiro. “Grazie, Spock, per avermi permesso di mantenere una piccola parte della tua esperienza.”

“Non è così. Ho rimosso tutto.”

“Ma…”

“Salen, la tua fede nell’Ammiraglio Pike è tua a questo punto. La tua fiducia iniziale potrà essere venuta da me, ma ora è qualcosa che nessuno può portarti via. Sono compiaciuto che entrambi abbiate trovato una famiglia l’uno nell’altro.”

Salen arrossì, facendo diventare le sue cicatrici di un verde brillante. Spock non poté ricordarsi dell’ultima volta in cui aveva visto un Vulcaniano arrossire. Dato che era qualcosa che sia Vulcaniani sia umani tendevano a vedere come una debolezza stava per menzionarla. Venne distratto dal dare quel consiglio quando sentì Kirk grugnire mentre si svegliava.

Spostò la sua attenzione sul suo amico. Salen afferrò l’opportunità di scomparire dall’Infermeria. Kirk si sedette con le spalle rivolte a Spock e si scosse via il sonno dalla testa. Spock non disse nulla mentre aspettava che Kirk lo notasse. Piuttosto che guardarsi intorno Kirk balzò giù dal letto e si diresse direttamente in bagno. Spock alzò un sopracciglio in segno di disapprovazione.

“Non prenderla sul personale, Spock.” Ridacchiò Bones. “È imbottito di anti dolorifici e gli manca un po’ di ‘consapevolezza della situazione’ al momento.”

“Così vedo.”

“Come ti senti?”

“Non credo di soffrire nessun effetto fisico di lunga durata.”

“Lo prenderò come uno ‘sto bene’.” McCoy roteò gli occhi. “Sei davvero un rettile dal sangue freddo.”

“Dottore?”

“Dovresti essere morto, o peggio in punto di morte…e non sembri minimamente eccitato dall’idea di essere ancora vivo e in buona salute. Dovresti saltellare su e giù dalla gioia.”

“Saltare non mi ha mai portato gioia.”

“Sei impossibile. Tuttavia, per alcune ragioni è bello riaverti indietro, e sapere che sei il solito vecchio Spock.”

“Dottore, ho trentadue anni.”

“Cosa?”

“Non sono vecchio.”

“Ricordi quando ho detto che era bello averti indietro?” Chiese retoricamente Bones.

“Sì.”

“Non dicevo sul serio.”

“Oh ne dubito, Bones.” Rise Kirk unendosi a loro. “Spock, non ascoltare una sola parola del Buon Dottore, vuole bene a entrambi e lo sa.”

“Noi del Sud abbiamo un detto: ‘Non sai ciò che hai finché non lo perdi’.” Borbottò Bones. “Ho avuto la mia pace e tranquillità senza voi due…e ora le ho perse.”

Kirk gettò un braccio sulle spalle di McCoy abbracciandolo amichevolmente. Bones fece del suo meglio per cercare di rimanere scontroso, ma alla fine venne sopraffatto dall’entusiasmo di Kirk e sorrise. Kirk lo trascinò fino a Spock al quale porse una mano. Spock la osservò e sollevò un sopracciglio.

“Jim,” sorrise Bones “i Vulcaniani non ‘abbracciano’.”

“Neanche in occasioni speciali?”

“Abbracciare non è logico.” Replicò Spock.

“Vedo.” Kirk scrollò le spalle e lasciò andare Bones. “In ogni caso, non riesco a credere che siamo vivi e lontani da Romulus, anche se continuo a sostenere che sia stata una follia la tua decisione di venire a prendermi.”

“L’avrei pianificata più accuratamente se avessi saputo che Cel’esta era stata esiliata.” Ammise Spock.

“Oh, sì…lei.” Sbuffò Kirk. “Quella tipa è pazza. L’ho rinchiusa in una stanza VIP.”

“Mi ha salvato la vita.”

“E si è comportata tutta piena di rimorsi per un momento, e forse lo è davvero, ma poi mi ha morso.”

“Ti ha morso?” Chiese Bones. “Quando?”

“Preferirei non dire dove.” Sorrise Kirk.

“Ho chiesto quando, ero già abbastanza terrorizzato di sentire il ‘dove’.”

“Si era fatto un po’ troppo amichevole mentre cercavo di dirle che dovevo rinchiuderla. Non mi fido di lei, almeno non fino ad un certo punto.”

“C’è qualcun altro che devo ringraziare per il mio salvataggio, e il suo. Dov’è il Comandante Daniels?”

Spock si preoccupò immediatamente a causa dello sguardo serio che calò sul viso di McCoy. I suoi ricordi riguardo il salvataggio erano piuttosto sfuocati, ma si ricordava di Daniels che lo stringeva con le braccia mentre chiamava disperatamente l’Enterprise. Bones gli si avvicinò, fece per appoggiargli una mano sulla spalla ma poi ci ripensò.

“Mi dispiace, Spock, Daniels è stato ucciso.”

“Ucciso? Come?”

“Non abbiamo i dettagli. Siamo stati in grado di localizzare Jim grazie al suo sangue a base di ferro, ma non potevamo trovare te. Daniels si è offerto volontario per scendere su Romulus come Romulano, l’idea era di trovare le tue coordinate per poi tornare sulla nave così che potessimo tirarti a bordo con il tele trasportatore. Tuttavia, qualcosa è andato storto e lui ha dovuto prendere una decisione in fretta. Sembra che ti stesse proteggendo da uno dei Romulani e sia finito infilzato da una daga avvelenata.”

“Ha la daga?” Chiese Spock.

“Sì. Vuoi vederla?”

“Sì.”

McCoy esitò un momento prima di voltarsi per andare a prendere l’arma che aveva tolto la vita a Daniels. Nonostante la sua precedente allegria Kirk era passato ad un umore più sobrio. Spock non aveva mai voluto che qualcuno sacrificasse la sua vita per lui e stava trovando doloroso sapere che Daniels non era sopravvissuto. Bones ritornò con in mano una daga elegantemente decorata sigillata all’interno di un contenitore di plastica.

“È di Ty’rick.” Disse Kirk. “La riconoscerei ovunque.”

“Credo di sapere come sia successo.” Disse Spock afferrando la daga. “Quando Jim è stato salvato i Romulani devono aver capito che era solo una questione di tempo prima che venissi salvato anche io. Ricordo che Ty’rick era arrabbiato. Deve essersi voltato per uccidermi.”

“E Daniels si è messo in mezzo.” Finì McCoy. “Era un brav’uomo.”

“Sì.” Annuì Spock.

“Spock,” disse Kirk “mi dispiace che Daniels sia morto, ma c’è una nuova vita della quale dobbiamo preoccuparci. Dobbiamo riportarti da Nyota.”

“Gliel’ho già detto, non so dov’è.”

“È al Jackson Memorial Hospital in Florida.” Sorrise McCoy. “È entrata in parto prematuro, ma sono stati in grado di fermarlo, per il momento.”

“Per quanto apprezzi il fatto che l’abbia trovata questo non significa…”

“Non le ho dato la caccia, Spock.” Lo interruppe Bones. “Ha chiamato lei, Daniels se n’è occupato piuttosto bene.”

“Cosa le ha detto?” Chiese Spock con una punta di allarme.

“La verità.”

“E desidera ancora che io ritorni?”

“Più di qualunque altra cosa. Saremo in orbita attorno alla Terra fra un giorno, ma credo che dovresti…”

Prima che Bones potesse terminare il suo suggerimento Spock si era alzato e aveva cominciato a correre. McCoy e Kirk rimasero stupiti dalla velocità di Spock ed ebbero difficoltà a raggiungerlo. Spock corse direttamente in sala teletrasporto e spostò un sorpreso Scotty di lato. Cominciò a programmare il tele trasportatore mentre Scotty balbettava delle rimostranze.

“Capitano, Signore, stavo revisionando questa bellezza, ci vorranno ancora delle ore per reinstallare il programma…”

“Sto semplicemente inserendo dei nuovi comandi e by-passando il reset.”

“Ci vorranno giorni.”

“Fatto.”

“Co…”

Spock corse ad una delle rampe del teletrasporto mentre McCoy e Kirk riuscivano finalmente ad arrivare nella sala. Gli amici non fecero nulla per fermarlo, volevano solo essere presenti. Scotty d’altra parte era ancora frastornato.

“Energia, Signor Scott.”

“Uh…Capitano, ci stiamo muovendo a Velocità di Curvatura.” Puntualizzò inutilmente Scotty.

“Ho fatto i necessari aggiustamenti utilizzando la sua formula, Signor Scott.”

“Detesto doverlo dire di nuovo, ma tutta questa faccenda di teletrasportarsi attraverso distanze così vaste: brutta idea. Farlo a Velocità di Curvatura: anche peggio.”

“Ha funzionato in passato.”

“Anche la Roulette Russa è sicura cinque volte su sei…”

“Energia o Corte Marziale.”

“Sì, Signore.” Sospirò Scotty.

La vista di Spock si annebbiò quando il teletrasporto entrò in funzione. L’atterraggio fu duro e lui si ritrovò steso sulla schiena su un duro pavimento di piastrelle. Un acuto urlo d’allarme gli assalì le orecchie. Sedendosi notò una donna che si era arrampicata su un lavandino con l’acqua in funzione. Guardandosi attorno decise che probabilmente si trovava nel bagno delle donne.

“Le mie scuse.” Disse Spock mettendosi in piedi. “Posso chiedere se questo è il Jackson Memorial Hospital, sulla Terra?”

La donna scioccata non fece altro che annuire. Spock la ringraziò e se ne andò. In corridoio fu accolto dal caos organizzato di un ospedale indaffarato. Piuttosto che chiedere informazioni Spock si guardò la fede nuziale. Su Romulus il metallo era rimasto di colore nero, ora era diventato di un opaco argento. Quando camminò in avanti l’anello cominciò a schiarirsi mentre cercava l’anello di Uhura. Era appena diventato di un leggero oro quando Spock sentì il grido d’agonia di un’inconfondibile voce melodiosa.

“Nyota!”

Spock quasi perse l’equilibrio quando svoltò bruscamente a destra. Il grido di Uhura si ripeté lasciandogli capire dove si trovava esattamente. Piombando nella stanza Spock si era aspettato di trovare tutti nel panico, tuttavia, tutti sembravano perfettamente calmi. La dottoressa che stava leggendo la cartella di Nyota si voltò e guardò criticamente Spock. Aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda. Vedendo il trasandato Vulcaniano si mise protettivamente di fronte alla paziente che stava ancora gemendo a causa del parto.

“A meno che non sia il padre, esca.”

“Sono il padre.”

“Spock?” Chiese Nyota senza fiato. “Spock!”

“Sono qui.” Spock corse al suo capezzale premendo gentilmente il palmo della mano contro la guancia di lei.

“C…come?”

“Vi lascio soli per un momento.” La dottoressa annuì in segno d’approvazione.

“Il bambino…”

“Si rilassi, ha ancora una buona mezz’ora prima di diventare padre.” La dottoressa sorrise e se ne andò.

Spock stava per continuare a protestare quando Uhura lo afferrò per le orecchie baciandolo appassionatamente. Ancora senza fiato per la corsa appena fatta i polmoni di Spock gridavano per la mancanza d’aria, ma lui ignorò la richiesta rispondendo all’appassionato bacio della moglie.

Quando un’altra potente contrazione la sorprese fu costretta a lasciarlo andare. Spock le accarezzò i capelli e appoggiò la fronte contro la sua in silenzioso supporto mentre lei sopportava i dolori del parto. Quando il dolore diminuì Uhura scoppiò a piangere. Allarmato Spock le asciugò le lacrime con il dorso della mano.

“Nyota…”

“Mi dispiace così tanto, Spock.” Piagnucolò Nyota. “Non è stato giusto da parte mia lasciarti così.”

“Lo capisco.”

“Non voglio che tu capisca, voglio che mi perdoni.”

“Ti amo, e sono in un eguale bisogno di perdono.”

Nyota continuò a piangere, ma ora sorrideva smagliante. Spock aveva sempre difficoltà a comprendere queste dimostrazioni emotive così contrastanti. Vedendo la sua confusione Uhura ridacchiò e avvolse le braccia attorno al suo collo così da poterlo baciare di nuovo. Questa volta quando la contrazione fu più forte lei accrebbe la stretta.

Il bioletto per la maternità sul quale stava stesa Nyota cominciò improvvisamente ad emettere degli urgenti bip. Dopo pochi secondi la dottoressa riapparì con un’infermiera. Si avvicinò alla coppia e cominciò a digitare nell’interfaccia del computer con uno sguardo di medica preoccupazione.

“Dottoressa, cosa sta succedendo?” Chiese Spock allarmato. “Cosa c’è che non va?”

“Va tutto bene…uh…”

“Spock, Capitano Spock.”

“Ah, Flotta Stellare.” Annuì lei. “Va tutto bene, Capitano, sembra solo che questo piccolino voglia nascere di tutta fretta. Le tenga la mano e lasci tutto il resto a noi.”

“Grazie, Dottoressa.”

Spock riportò tutta la sua attenzione su Nyota. Lei lo guardò e sorrise coraggiosamente. Lui le offrì la mano e lei gliela strinse riconoscente. Generalmente i padri Vulcaniani non venivano coinvolti in nessun modo nella nascita dei loro figli, tuttavia Spock non aveva intenzione di lasciarla per onorare una tradizione.

La dottoressa diede qualche istruzione a Nyota che le seguì. Spock afferrò un panno lì vicino e rimosse gentilmente il sudore della fronte di Uhura. Corrugò le sopracciglia quando sentì che anche il suo volto era bagnato. Sollevando una mano scoprì che lacrime gli rigavano le guance.

Uhura lo guardò, notando anche lei le lacrime, e sorrise. Anche se leggermente Spock rispose al sorriso. La dottoressa le diede un nuovo ordine e Uhura urlò di nuovo. Spock stava per rassicurarla quando all’improvviso si sentì una nuova voce nella stanza. Un lieve, umido pianto fendette l’aria.

“Nyota, Spock, congratulazioni…è un maschio.”

 

Non riesco neanche ad esprimere la felicità che mi ha portato questo capitolo! Insomma, dopo tutto quello che è successo, finalmente Spock potrà stringere suo figlio fra le braccia!!!! Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, ma di certo questa non sarà l'ultima storia che tradurrò di questa autrice : )

  
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