Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    02/06/2011    1 recensioni
Dopo avere sconfitto Arago, i nostri cinque ragazzi devono rimettere in piedi i cocci della loro vita e immaginare di poter riprendere una vita normale... che tuttavia potrebbe dividerli. Riusciranno ad accettarlo? O le cose andranno diversamente?
Gioco di ruolo nato, ORIGINARIAMENTE, come una fic breve. Evolutasi poi in qualcosa che ha lasciato perplesse le stesse autrici. Poi molto soddisfatte. Ma comunque perplesse ...
Il rating rosso in realtà è solo per un capitolo, ma vogliamo andare sul sicuro, così come la lemon^^
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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-4-


Gli occhi blu del predatore si socchiusero un attimo, imprimendo nella propria memoria le fattezze del ragazzo che giaceva ora sotto di lui: si era svegliato, certo, ma non da molto. Il calore di Seiji, che ancora sentiva addosso, aveva fatto da dolce sveglia ad un dolce, ma brevissimo sogno: vi era stato un incubo, angosciante e spaventoso, come i peggiori che da bambino lambiscono le notti più solitarie. Poi, era giunto lui, con il suo calore e quel gesto tanto strano quanto spaventosamente malizioso.

Seiji ... e malizia ... quel binomio suonava così strano alle orecchie eppure, gli occhi che ora lo osservavano con quella punta di stizza, covavano sotto le iridi tutto un segreto da scoprire.

"E io che mi preoccupavo che non ti svegliassi ... se fossi stato davvero..."

Korin si fermò, la voce dimentica di farsi udire, mentre il volto di Tenku si abbassava sul collo: gli occhi spalancati sul soffitto cosparso di ombre e nelle orecchie il sangue che pulsava ed il respiro che non aveva più controllo, sentì il suo soffio caldo raggiungere l'incavo tra collo e spalla. Percepì lo sfiorare dei suoi capelli ed il tocco freddo e liscio della punta del naso ... poi uno struscio e lì, a un centimetro dall'orecchio e dai suoi capelli, giunse la ruvida lingua a lappare, timida e dubbiosa, la sua pelle.

Per l'ennesima volta in troppo poco tempo, Seiji smarrì ogni traccia di autocontrollo, la sua gamba scattò, fulminea, ed il ginocchio andò a colpire Tenku in un punto particolarmente vulnerabile. Il samurai dell'Etere sobbalzò, rotolò lateralmente e si piegò in due, soffocando tra i denti una sequela interminabile di imprecazioni. Korin fu lesto a rimettersi prima seduto, facendo leva con le mani, poi si aggrappò al letto sopra di lui per alzarsi, senza tuttavia riuscire a trattenere, lui stesso, la propria rabbia:

Tu devi essere completamente fuori di testa, con questo credo che il limite sia abbondantemente superato!”

Riprendendo un poco fiato, ma senza ancora riuscire a muoversi dalla propria posizione raccolta ed il tono sofferente ed infuriato insieme, Touma ribatté:

Signorino per bene, vuoi dirmi che quel tuo gesto me lo sono sognato allora?”

Korin era ancora intento a rialzarsi e ad assumere una posizione più comoda, quando la presa sul letto lo abbandonò e si ritrovò nuovamente a terra, gli occhi spalancati e il rossore che minacciava di trasformarsi nelle fiamme di Rekka.

"I-io ... no ... ma ..." richiuse la bocca, prima di scavarsi la fossa da solo. Ulteriormente. Parole, parole ... dove erano quando servivano? Soprattutto ora ... soprattutto con lui.

Touma, meno sofferente, con indosso un'espressione che più bastarda di così non sarebbe stato possibile immaginare, sfoggiò il classico sorriso da schiaffi che faceva sempre da prologo a discorsi urticanti e svergognati a detta, soprattutto per quest'ultimo termine, di Seiji.

"Dimmi che allora mi sono sognato la tua lingua ... che non eri tu quello che mi ha quasi baciato ...".

Seiji strinse i pugni, trasecolò, il suo respiro si fece pesante.

Anzi...” insinuò ancora Tenku, afferrandogli con forza il braccio, strisciando nuovamente verso di lui, “quel che hai fatto era più di un bacio... era qualcosa di ancor più perverso... ambiguo se preferisci che uso un termine più leggero...”

Seiji deglutì, tentò di ritrarsi, ma Touma non glielo permise, aderì al suo corpo, vi si strofinò addosso, mentre il compagno assumeva un'espressione così terrorizzata che neanche in battaglia si era probabilmente mai vista. E, in effetti, quel genere di situazione lo faceva sentire terribilmente più insicuro di un combattimento tra guerrieri.

Perché tu non ami i termini pesanti, vero fiero angelo di Miyagi? Ti limiti ad agire.”

Seiji stava per soffocare, non gli piaceva per nulla quanto stava accadendo, quello non era il Touma che conosceva e detestava non riconoscerlo... gli faceva forse paura?


Paura, paura ... Touma glielo leggeva negli occhi. Una parte di lui si sentiva quasi inebriata dall'aver estirpato dall'abisso quel lato così gelosamente nascosto da Korin; ma c'era una parte del suo cuore che, a vedere quell'espressione attonita, che mai gli era capitato di ammirare ... quegli occhi che non gli riservavano la solita severità, la punizione unita a quella buffa esasperazione che lo prendeva, quando Touma toccava corde intoccabili... quegli occhi, così grandi, luminosi e belli - li avrebbe mostrati al mondo, con tutta la fierezza e l'amore che provava - sembrava che non lo vedessero, pareva che la maschera che aveva così a lungo trattenuto dovesse essere rimessa al suo posto.


Reagisci Seiji... maledizione, reagisci!” si rimproverava Korin nel frattempo.

Perché non riusciva a riprendersi? Perché lasciava che quel ragazzo tanto strano ed inquietante, in quel momento, gli facesse una cosa del genere? Che lo trattasse così?

Le mani di Touma ora erano sui suoi polsi, Korin tentava di divincolarsi, ma quella presa era salda: forse, dopotutto, Touma era davvero, dal punto di vista prettamente fisico, più forte di lui.

Lasciami” sussurrò, ma il fiato uscì a stento e la parola si ridusse a qualcosa di sottile. Avrebbe voluto che risuonasse come un ordine perentorio ed invece somigliò più ad una supplica.

Non poteva più reggere quegli occhi blu, ora non più tanto ingenui, c'era qualcosa di selvaggio in essi; inclinò il capo e diresse altrove, obliquamente, il proprio sguardo... che si puntasse su qualunque altra cosa, ma non su quel viso.

Ti prego... lasciami...”

E dopo il tono supplice, la preghiera era giunta anche a parole; ciò che in quel momento terrorizzava maggiormente Seiji era non sentirsi se stesso... o non riuscire più a percepire quella rassicurante maschera sul proprio volto... non voleva scoprirsi, non poteva permetterselo.


Quella preghiera, quella voce, quel tono ... lo sguardo, l'atteggiamento ... quella dolce tristezza che permeava Seiji, fu per Touma decisamente troppo. Si sentì colpevole - anche se non lo era, forse ... - si sentì terribile, potente e prepotente. Con lui, proprio con lui.

Le mani abbandonarono i polsi, veloci, come se si fossero scottate. Touma inclinò la testa e sfuggì quella vista che trafiggeva i suoi occhi: come doveva interpretare quel gesto, allora ... perchè Seiji aveva avvicinato le sue labbra al suo corpo se poi, ciò che desiderava, non era la stessa cosa che bruciava dentro di lui ogni giorno?

"Perchè l'hai fatto, se non vuoi?".

Nessuna risposta.

"Io lo desideravo".

Ti desidero ...'

Perché l'aveva fatto? Già... perché?

Korin se l'era chiesto immediatamente, subito dopo, no... anzi... nel momento stesso in cui si era avvicinato a lui, aveva continuato a chiederselo nell'istante in cui aveva avvicinato le labbra al suo volto e poi ancora, mentre beveva la lacrima e la ingoiava.

Avrebbe dovuto rispondere, fornire una spiegazione plausibile e invece:

Desideravi... cosa? Non dire sciocchezze... per favore... vediamo di smetterla.”

E ancora non riusciva a guardarlo, sfuggiva i suoi occhi come se essi fossero il più pericoloso dei tranelli... li fuggiva perché li temeva... temeva i loro tentativi di incatenarlo ad essi.

"Hai cominciato tu! Hai un bel dire ad accusarmi ..." la frase, per una volta, non conteneva ironia di alcuna sorta. Era diretta, incisiva e inconfondibile. "Hai cominciato ... ed io ho pensato ... ma che accidenti vado a pensare, già ..." le parole gli morirono sulle labbra. Eccolo, lui era arrabbiato, definitivamente. Talmente furioso che gli veniva da piangere per la tristezza ... no, no ... quella era rabbia, rabbia rabbiosa.

"Seiji no baka!".

E il samurai dell'etere voltò le spalle al compagno, rifugiandosi - come può fare un bambino arrabbiato - sotto le coperte. Eppure, come un bambino sarebbe stato semplicemente stizzito, irritato ... talmente tanto, che tutto sarebbe passato velocemente, dimentico quasi di ciò che era accaduto. Ora non era così. Proprio per nulla. La rabbia ... ma che diceva? Era la tristezza che non se ne sarebbe più andata.

  
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