Eyes
blue Night
Tutto
ebbe inizio in una tiepida mattina di aprile, la primavera ormai era
arrivata e
aveva portato con sé il profumo degli alberi in fiore, delle
passeggiate
all’aria aperta, delle
risate dei
bambini liberi di correre e giocare.
Luke
spalancò la finestra di camera sua assaporando la sensazione
del sole tiepido
sulla pelle, lui adorava quella stagione, lo faceva sentire vivo,
allegro e
spensierato.
Proprio
in quel momento una folata di vento birichina si divertì a
scompigliargli i
capelli mori, del resto sempre spettinati.
Un
sorriso dolcissimo gli apparve sul volto nello scorgere la sua migliore
amica
Juliet, che con i suoi capelli rossi, gli occhi verdi, la corporatura
minuta e
una miriade di lentiggini, sembrava proprio un personaggio delle fiabe.
Stava
correndo verso casa sua a tutta velocità, come tutte le
mattine, infatti, era
in ritardo e cominciò a gridare guardando nella sua
direzione:
Luke
muoviti, sei sempre il solito, faremo tardi a scuola se non ti sbrighi,
Ah
adesso sarebbe colpa mia??? Non sono io quello che è
arrivato in ritardo correndo
a rotta di collo, rischiando di travolgere qualche
passante innocente e
gridando come un ossessa.
Ok,
ok hai ragione, adesso però potresti degnarti di scendere???
Siamo già in
ritardo non abbiamo tempo di discutere e comunque non li avrei mai
investiti,
sono agile come un gatto, io, guarda attentamente e stupisciti.
Detto
ciò Juliet cominciò a fare dei salti mortali,
degni di un’acrobata del circo,
rischiando veramente di colpire una signora che stava passando sul
marciapiede.
Signorina,
Signorina per favore faccia attenzione, non può mettersi a
saltellare in mezzo
alla strada.
La
ragazza disperata cominciò a scusarsi, pregando di
perdonarla e dicendo che
voleva solo mostrare la sua abilità al suo amico che non le
credeva.
Luke
a questo punto non poté proprio farne a meno e
scoppiò in una risata fragorosa,
era per questo che l’adorava, era sempre capace di farlo
sorridere anche nella
situazioni più disperate, insieme ne avevano passate di
tutti i colori e pur
essendosi conosciuti soltanto tre anni prima, all’inizio del
liceo, non poteva
pensare ad una vita senza di lei, la sua allegria, ma anche la sua
dolcezza nel
capirlo e sostenerlo sempre.
Mamma
io vado, ci vediamo dopo.
Ok,
tesoro, buona giornata e mi raccomando non cacciarti nei guai come al
tuo
solito.
Tutte
le mattine sua mamma lo salutava con questa frase e Luke pensava che
fosse
veramente ingiusto, non era colpa sua se gli capitavano sempre degli
incidenti
sfortunati come il rischiare perennemente d’inciampare e
cadere per terra, era
la sfortuna a perseguitarlo o piuttosto la sua sbadataggine. Pur avendo
un
fisico atletico, infatti, risultava essere una frana negli sport, gli
mancava
del tutto la coordinazione e il suo professore ormai l’aveva
soprannominato “
Luke lo sbadato” con gran divertimento dei suoi compagni.
Appena
raggiunse Juliet questa cominciò ad attaccarlo:
Dovevi
difendermi invece di scoppiare a ridere, maleducato, non lo sai che si
aiutano
sempre le donzelle in difficoltà, non si ride di loro e le
si lascia da sole ad
affrontare vecchiacce malefiche.
Luke
però invece di arrabbiarsi, cominciò a ridere
più di prima, aveva le lacrime
agli occhi e non riusciva proprio a fermarsi.
Ma
dai Jules, era una tenera vecchietta e aveva tutte le ragioni del mondo
di
sgridarti, ti sei messa a fare capriole in mezzo alla strada, insomma
anche tu
dovresti imparare a contenerti!!!!.
Uffa
tanto vuoi avere sempre ragione tu, adesso però dobbiamo
correre altro che
continuare a chiacchierare se no col cavolo che arriviamo a scuola in
tempo. Mi
raccomando stai attento, non vorrei doverti portare a spalle
perché ti sloghi
una caviglia, inciampi, o semplicemente ti manca il fiato. Per una
volta non
combinare disastri. Tre due uno partiaaaaaaaamo.
Travolto
dall’entusiasmo dell’amica Luke non poté
fare a meno di seguirla in quella
folle corsa anche se dentro di sé sapeva benissimo di stare
correndo un grosso
rischio per la sua incolumità e quella degli altri.
Perso
nei suoi pensieri non si accorse di un bambino in mezzo alla strada e
per evitarlo
scartò velocemente di lato, ma data la sua goffaggine
andò a sbattere contro
qualcuno.
Mi
scusi, mi scusi non l’ho fatto apposta, non l’avevo
proprio vista e ho dovuto
evitare quel bambino.
Ragazzino,
non m’importa delle tue scuse levati dai piedi e fammi
passare, sono in ritardo
e mi stai ostruendo il passaggio.
Luke
sollevò lo sguardo e i suoi occhi verdi , incontrarono
quelli dell’altro, blu ,
glaciali e sprezzanti. Era un bel ragazzo, doveva ammetterlo alto,
capelli
biondi, fisico muscoloso ma non troppo, aria da duro, si comportava
come se
tutto gli fosse dovuto.
Ok,
ok ora mi sposto, non c’è bisogno di essere
così sgarbati.
Pidocchio,
non ho tempo da perdere con quelli come te vedi di sparire.
A
quel punto Luke era veramente furioso, ok l’essere educati ma
quel tipo stava veramente
esagerando , decise quindi di affrontarlo apertamente, ma a quel punto
Juliet
lo chiamò e lo invitò, o meglio gli
ordinò, di muoversi che avrebbero fatto tardi.
A malincuore quindi decise
di lasciar perdere
e di incamminarsi verso la sua migliore amica, quegli occhi
però gli rimasero
impressi, non ne aveva mai visti un paio così belli ma allo
stesso tempo
glaciali, freddi e rabbiosi, erano blu, blu come
la notte scura e misteriosa.
Quel
ragazzo nascondeva qualcosa e Luke sapeva già che non
sarebbe riuscito a non
pensarci.
Sua mamma aveva ragione, si
stava cacciando in
un guaio, il più grosso che avrebbe mai affrontato nella sua
giovane vita.