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Autore: _hurricane    03/06/2011    10 recensioni
Mentre Kurt è alle prese con la sua cotta per Blaine, Finn deve affrontare l'ennesimo tradimento, quello di Rachel. Saranno proprio questi tormenti a far loro scoprire il vero significato di "fratello", e chissà... le cose si sistemeranno per entrambi?
[note in corso d'opera:
- la fic non tiene conto degli eventi successivi alla 2x09;
- lieve OOC di Finn (che preferisco definire un saggio cambiamento di rotta);
- Klaine centric, con possibili cambiamenti di rating]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WARNING: temporaneo rating ARANCIONE (o giallo? beh, insomma, porcherie!)

 

30. Breathing love

 

“Perché non c’è nessuno?!” chiese Jane accostando la macchina al lato opposto della strada rispetto alla casa degli Hummel. Non c’era il minimo movimento, né in cucina né in salotto. “Forse sono usciti” rispose Finn ingenuamente guardando anche lui fuori dal finestrino, dopo aver indugiato per un po’ sul profilo della ragazza intenta a cercare qualcosa nel cassetto del cruscotto. Lei ne uscì un piccolo binocolo nero, lo spolverò e si voltò nuovamente verso l’abitazione. “Non avrebbe senso, hanno una casa vuota a disposizione” disse mentre guardava attraverso le spesse lenti, cercando di scrutare più attentamente ogni singola finestra. Poi le distaccò leggermente dal viso, pensierosa. “Non staranno mica…?” chiese Finn allarmato. Trasalì al solo pensiero di Kurt e Blaine nudi a pochi passi dal suo letto. Jane si girò verso di lui con aria divertita, rispondendo: “Non lo so e non lo voglio sapere!”. Detto questo, posò il binocolo al suo posto: l’esperienza del suo divano le era bastata, e forse era meglio non scoprire cosa stava davvero accadendo in quella casa. E poi, se non avevano sentito grida o rumori di piatti rotti, voleva dire che in un modo o nell’altro il loro piano era riuscito. Rimasero per un po’ in silenzio, entrambi domandandosi cosa avrebbero fatto visto che non c’era niente da spiare.

“Beh, che ti va di fare?” chiese Jane sorridendo. Finn ricambiò il sorriso. “Questo” disse poggiando una mano sulla sua guancia, per poi baciarla ancora una volta. Jane sobbalzò lievemente per la sorpresa; due baci in due giorni significavano praticamente una relazione stabile, visti i suoi standard. Baciare Finn le piaceva: aveva modi gentili e delicati, la faceva sentire al sicuro. Ma non riuscì a fare a meno di dirgli: “Finn, aspetta”. Lo scostò lievemente, poggiando una mano sul suo petto. “Cosa c’è?” rispose lui imbarazzato, prevedendo di essere scaricato a tempo di record. “Forse stiamo correndo un po’ troppo,” – continuò lei, gli occhi bassi sul maglione di Finn – “ma non è colpa tua. E’ solo che… so già che rovinerò tutto, Finn”. Tolse la mano per riportarla sulla sua gamba e si distanziò ancora di più. Non voleva deluderlo, ma nemmeno illuderlo. Forse era meglio annunciargli in anticipo come sarebbe andata a finire. “Non puoi saperlo con certezza,” – rispose lui, quasi intenerito, - “e poi… vorrà dire che correrò il rischio”. Jane alzò lo sguardo verso Finn e gli sorrise. Nessuno aveva mai voluto correre quel rischio. Era un burrone troppo ripido e scosceso, quello del suo carattere. Pochi si erano avventurati lungo le sue pendici, e la maggior parte avevano rinunciato a meno della metà del percorso. E Finn… probabilmente sarebbe stato uno di quegli escursionisti sprovveduti e incoscienti, che non si portano dietro né corde né picconi. Avrebbe risalito quel burrone a mani nude, e chissà quante volte avrebbe rischiato di cadere. Ma lui era pronto a correre il rischio. E nessuno, nessuno prima di lui lo aveva mai fatto.

Jane guardò intensamente il folle che aveva davanti, per poi avvicinarsi di nuovo. Finn le accarezzò ancora una volta il viso con dolcezza e la baciò. Per una buona mezz’ora non fecero altro: baciarsi, accarezzarsi e respirare. Così tanto che alla fine i vetri dell’auto di Jane si appannarono, e l’aria all’interno dell’abitacolo sembrò condensarsi di un amore appena nato.

 

* * *

 

Kurt arrossì lievemente a causa delle parole del suo ragazzo, che sembrava volerlo spogliare con gli occhi. Non se lo fece ripetere due volte: con uno scatto femminile e leggiadro, si mise a cavalcioni sopra Blaine, che gli prese il viso con tutte e due le mani e riprese a baciarlo quasi selvaggiamente. Kurt gli cinse il collo con le sue, ricambiando con altrettanta foga e ritmando l’andamento delle sue labbra con quelle del bacino. Raramente le loro lingue si erano intrecciate con così tanta passione.

“Mi fai impazzire” si lasciò scappare Blaine interrompendo il lungo bacio con uno schiocco, per poi iniziare ad accarezzare la schiena di Kurt sotto il maglione come per sollecitarlo a non smettere. Non l’avesse mai fatto. Kurt si ricordò di aver già sentito quella frase, ma stavolta proveniva da una bocca che non era la sua; ricordava anche cosa era successo, dopo quella frase. Sorrise malizioso e disse: “Ah si?”. Blaine sembrò non capire, ma qualche secondo dopo, quando la mano di Kurt lasciò i suoi ricci per posarsi tra le sue cosce, anche lui ricordò. “E così?” continuò infatti Kurt, sbottonando lentamente i suoi jeans per infilargli una mano nei boxer, e allontanandosi lievemente per avere lo spazio necessario a restituirgli il favore. Blaine sorrise come uno stupido, riuscendo soltanto a sfilarsi in fretta il maglione prima di essere troppo annebbiato dal piacere per fare qualcosa che non fosse gemere. Kurt, dal canto suo, cercò di non pensare molto a quello che stava facendo – per quanto fosse difficile – perché davvero non gli si addiceva. Ma si ricordò di quanto la cosa lo avesse mandato in estasi, quando era stato Blaine a farla a lui, e non potè fare altro che desiderare ardentemente di poter regalare al suo ragazzo le stesse emozioni con quell'insistente su e giù della sua mano. La uscì dai boxer di Blaine appena in tempo da non sporcarsi, poi lo guardò, sorridendo trionfante. Provocare simili sensazioni alla persona che amava gli regalò un senso di felicità che eguagliava soltanto il momento in cui aveva letto “I love you” sulla bacheca regalatagli da Blaine.

Quest’ultimo si morse il labbro inferiore, mostrando a Kurt l’espressione più lussuriosa che avesse mai visto – persino più lussuriosa di quelle degli attori tatuati dei pochi film porno che era riuscito a guardare. Il ragazzo si fiondò su di lui prendendolo per i fianchi, in modo da riavvicinarlo a sè, poi afferrò i lembi del suo maglione per toglierlo. Kurt alzò le braccia, concedendosi il lusso di mordersi anche lui il labbro per l’eccitazione nel breve momento in cui l’indumento gli coprì il viso, prima di essere buttato lontano, sul pavimento. I loro petti iniziarono a sfiorarsi come in una danza febbrile, le bocche si cercavano continuamente senza averne mai abbastanza, e le rispettive eccitazioni – Blaine a quanto pare aveva un “tempo di ricarica” decisamente breve – ormai si toccavano insistentemente, generando in entrambi gemiti e mugolii di tanto in tanto. Senza chiedere né aspettare un segnale di approvazione, Blaine scese le mani lungo il corpo di Kurt fino ad arrivare ai pantaloni. Senza smettere di baciarlo, riuscì a togliere il bottone dalla sua asola ma non ad abbassare la cerniera. Kurt si staccò dalle sue labbra e sorrise, mostrando una tranquillità innaturale, nonostante fosse nervoso tanto quanto Blaine – ed eccitato tanto quanto Blaine, su questo non c’era ombra di dubbio. Si scostò da lui a malincuore, si alzò in piedi e lentamente si abbassò i pantaloni, cercando di nascondere il fremito di nervosismo delle sue mani impacciate, senza riuscirci molto bene. Blaine, ancora seduto sul bordo del letto, fece lo stesso; i jeans vennero gettati sul pavimento e i due si accasciarono sul letto, l’uno sull’altro. Blaine, che si trovava disteso sulla schiena con Kurt sopra di lui, scese senza ritegno la sua mano lungo la schiena dell’altro fino ad arrivare al sedere, in modo da premere ancora di più il bacino del ragazzo contro il suo. Non potè fare altro che compiacersi, sentendo Kurt stringere ancora di più i suoi capelli. Con uno scatto deciso gli cinse i fianchi con tutte e due le mani e lo spostò di fianco a lui, in modo da invertire le posizioni.

Kurt accolse Blaine tra le sue cosce senza protestare: ancora quello sfregare irresistibile, come sul divano di casa Anderson, ma stavolta con uno strato di stoffa in meno. Blaine iniziò a baciarlo lungo il collo: ormai aveva capito il “punto debole” di Kurt, e sentirlo gemere sommessamente per questo lo mandava letteralmente in estasi. Con la mano destra percorse il suo fianco, per fermarsi al bordo dei boxer. Lentamente, Blaine sfilò le mutande a Kurt fino alle ginocchia, in modo che lui potesse togliersele. Sul momento Kurt si sentì scoperto, fragile, vulnerabile, ed arrossì. Blaine aveva sotto gli occhi l’effetto palese che era in grado di generare nel suo corpo, e forse non esiste momento in cui si è più vulnerabili. Quando anche Blaine, deciso a non far sentire Kurt a disagio, si sfilò i suoi boxer grigi, fu chiaro che non era solo lui a provocare quel risultato. Si guardarono imbarazzati, ma fu solo un secondo. Quello dopo, i loro corpi impazienti erano di nuovo uniti, aderendo perfettamente l’uno all’altro come i tasselli di un puzzle. Blaine spostò le mani di Kurt sopra la testa, tenendogli i polsi fermi con le sue, mentre Kurt, dal canto suo, accavallò le gambe sopra i fianchi di Blaine stringendolo in una morsa senza via di scampo.

Dopo qualche minuto, Blaine decise che non poteva più aspettare. Né fisicamente né psicologicamente. Voleva Kurt come non aveva mai voluto nessuno in tutta la sua vita. Quando si staccò dalle labbra dell’altro per guardarlo e fargli capire le sue intenzioni, non ebbe nemmeno bisogno di parlare. Vide riflessa negli occhi chiarissimi di Kurt la stessa passione incontrollabile, e tanto bastò. Gli sorrise, poi lo baciò, stavolta più teneramente: non avrebbe avuto quelle labbra alla sua portata per un po’ di tempo. Si scostò leggermente, lasciando a Kurt lo spazio necessario per girarsi e mettersi “a quattro zampe”. Kurt lo fece con un lieve velo di imbarazzo, che aumentò quando non risentì Blaine avvicinarsi. Lo stava osservando?

“B-Blaine…?” disse girando leggermente il viso, senza cambiare posizione. Lo vide in piedi, gli occhi che spaziavano per il pavimento probabilmente in cerca dei pantaloni. Il ragazzo si passò una mano tra i ricci scompigliati, poi gli disse: “Ehm, ecco, stavo cercando… dovrei avere un preservativo nel portafoglio”. Kurt si alzò dal letto e senza pensarci due volte si diresse al suo specchio da camerino, che in basso aveva vari cassetti. “Terzo cassetto, angolo sinistro,” – disse quasi divertito, come se recitasse un copione – “mio padre me li ha procurati per sicurezza, anche se spera che io non li usi mai!”. Aprì il cassetto in questione e ne uscì un piccolo quadratino di plastica blu; lo aprì, poi si avvicinò nuovamente a Blaine e glielo porse. Dopo di che si voltò per tornare alla sua “postazione” e lasciare all’altro il tempo di mettere il preservativo senza che sentisse i suoi occhi addosso. Mentre l’eccitazione di Kurt si era leggermente affievolita, quella di Blaine per fortuna non lo era affatto: forse era la vista di Kurt in quella posizione ad impedirglielo, o semplicemente l’immaginare ciò che stavano per fare.

“Sei pronto?” gli disse una volta avvicinatosi, leggermente chino su di lui in modo da poterglielo sussurrare all’orecchio. “Sì” rispose Kurt con fermezza, stringendo le lenzuola tra le mani. Dio, se c’era una cosa per cui era pronto, era quella. All’inizio fu doloroso: nessuno dei due, troppo presi dalla foga del momento, aveva pensato ad usare un qualche tipo di lubrificante – e a quanto pare Burt Hummel non aveva avuto l’ardire di andare oltre l’acquisto di un pacco di Durex. Kurt aveva a disposizione un’enorme quantità di creme e oli per le mani, ma alla proposta di Blaine di usarne uno trasalì: erano cimeli sacri, non poteva neanche pensare di utilizzarli per una cosa del genere. Quando però la presenza di Blaine dentro di lui divenne davvero troppo dolorosa, si arrese e gli indicò un tubetto di crema emoliente - tubetto che non avrebbe più guardato con gli stessi occhi - in modo che la cosa risultasse più semplice. Blaine ne mise un pò sul preservativo e riprovò. Fu delicato e gentile, chiedendo continuamente “Va bene così?” oppure “Faccio più piano?”.

Quando la parte peggiore passò, Kurt si rese conto di non aver capito niente del sesso, fino a quel momento. Pensava che non ci potesse essere spazio per la dolcezza, quando sei a quattro zampe come un animale, dominato da un’altra persona, e per questo aveva sempre avuto una certa repulsione nei confronti degli aspetti “fisici” dell’amore. Pensava fosse soltanto una questione di poteri e ruoli: parte attiva, parte passiva, uno comanda e l’altro si lascia comandare. Ma quando si ritrovò a dire a Blaine di non smettere per nulla al mondo, si rese conto che nessuno dei due stava ordinando qualcosa all’altro. Anzi, paradossalmente era Blaine che soddisfaceva puntuale le richieste di Kurt, non il contrario. Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dal ritmo delle spinte regolari, dei respiri eccitati di Blaine e delle sue mani, l’una tra le sue gambe, intenta a soddisfare la sua più recente richiesta, e l’altra poggiata sulla sua schiena sudata.

Blaine annunciò il finale ripetendo il nome di Kurt più o meno una decina di volte – Kurt avrebbe voluto che fossero almeno il doppio, era troppo eccitante sentire il suo nome detto in quel modo. Anche lui aveva più volte detto quello di Blaine, come se avesse avuto paura di non poterlo pronunciare mai più. Come se avesse voluto far sapere alle lenzuola impregnate del loro sudore e all'aria impregnata dei loro gemiti che quel nome gli apparteneva.

Alla fine si accasciarono l’uno sull’altro, stremati. Blaine rimase disteso su Kurt, accarezzandogli i capelli spettinati e inguardabili, a detta dello stesso Kurt. Il calore del corpo dell’altro sopra di lui lo avvolse come un guscio; nonostante sentisse l’estremo bisogno di una doccia, non avrebbe mai trovato un valido motivo per alzarsi da lì e farne a meno.

Rimasero in quella posizione per una buona mezz’ora o forse più, senza parlare. Era tutto troppo perfetto per essere rovinato da qualcosa di banale come le parole: i respiri dicono molte più cose. Quelli di Kurt e Blaine si erano sussurrati amore per tutto il tempo.

 

* * *

 

_hurricane's corner:

Della serie: come parlare di sesso, senza parlare di sesso! Credo che la parola più volgare sia stata "preservativo" .-. Purtroppo o per fortuna ho una naturale incapacità nel descrivere un rapporto erotico senza metterci della smielata dolcezza, specialmente se è Klaine poi! Spero davvero che abbiate apprezzato ugualmente!

Questo avrebbe dovuto essere l'ultimo capitolo, ma finire così nell'aria mi lasciava un certo senso di insoddisfazione, perciò sappiate che il 31 sarà l'ultimo. Quindi a presto, miei cari! 

with so much love, _hurricane!

   
 
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