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Autore: Yuna90    26/02/2006    5 recensioni
Amo i Depeche Mode da quando ero una bambina, sono cresciuta con la loro musica, e sono cresciuta con loro. Nonostante il mio primo "approccio" con David Gahan (frontman e cantante della band) non fosse sia stato dei migliori (dicevo che aveva una voce veramente strana) mi ha sempre molto incuriosito e affascinato. Osservandolo attentamente, e interessandomi moltissimo alla musica della band in quel periodo, ho immaginato questo triste e orribile periodo di Dave Gahan (tormentato dalla tossicodipendenza e in profonda depressione) che ha cambiato profondamente la visione della vita di un semplice uomo, una rock star con i suoi pregi e i suoi difetti, che perse se stesso, per ritrovarlo migliore.
Genere: Triste, Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's only when i lose myself..
INTRODUZIONE

Titolo ispirato dalla canzone: It's Only when i lose myself dei Depeche Mode

***
 
Se solo potessi nascondere
Il peccatore dentro di me
E negarlo
Quanto sarebbe dolce la vita
Se potessi essere libero
Dal peccatore dentro di me
(dalla canzone "The sinner in me" dei Depeche Mode)

 E quando ho provato a ritrovare David, era troppo tardi.
(Dave Gahan)

Gli occhi si aprirono improvvisamente.
La luce "padroneggiava" nella stanza dell'hotel, era l'unica "presenza" di vita in quella stanza, e nonostante fosse cosi' illuminata si respirava un aria tremendamente viziata.
L'arredamento della camera (benche' l'hotel fosse di lusso) era costituito solamente da una poltrona, un armadio, un letto, una televisione piuttosto grande, un giradischi con moltissimi LP accanto, qualche cassetta e qualche cd, e un mazzo di rose portatogli qualche giorno prima da una ragazza, una delle tante fan.
Gli occhi di David Gahan bruciavano, non riuscivano a rimanere completamente aperti di fronte al sole, e allo stesso tempo sembravano non aver mai incontrato quella soave luce.
Se Mart e Andy l'avessero visto in questo stato, forse non l'avrebbero riconosciuto, Dave aveva scordato se stesso, questa era l'unica verita'.
Come si potrebbe descrivere freddamente e in poche parole lo stato in cui si trovava?
Morto e vivo, senza la forza di muoversi, senza la forza di parlare, senza voglia di cantare, senza voglia di vedere nessun volto amico, ma sopratutto senza la capacita' di ridere, la cosa che piu' lo caratterizzava e piu' gli piaceva fare.
Improvvisamente il silenzio nella stanza fu interrotto da una cameriera, che entro' cercando in tutti i modi di non disturbarlo, aprendo lentamente la porta.
-Mi scusi..vuole che pulisca la camera?
Dave inizialmente non senti le parole della donna, gli arrivo' alle orecchie solo un eco lontano, probabilmente sotto l'effetto dell'eroina assunta quella stessa notte.
La donna si accorse che non l'aveva minimamente sentita, e leggermente sconvolta usci dalla stanza.
Nessuna vibrazione, Nessun Dolore.
Esiste una fine anche per il dolore?
Perche da quando Dave e' entrato dentro quest'incubo, la notte sembrava fosse diventata eterna.
 
 
   
 
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