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Autore: jupitersdrop    03/06/2011    2 recensioni
Questo è semplicemente un piccolo sfogo della malinconia di una quindicenne.
"Non credo sia una storia interessante, è semplicemente la storia di come la mia superficialità mi fece perdere ciò che di più prezioso avevo."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino tutto mio: Allora, questa non è affatto una storia ragionata, l'ho buttata giù in pochi minuti, a dire il vero. Tutto questo perchè, la vostra autrice, è particolarmente depressa in questo momento, quindi, chiede scusa in caso che queste poche righe vi abbiano trasmesso la sua malinconia, non voleva questo, aveva solo bisogno di liberarsi un attimo, in qualche modo.

Arrivai in camera, pensando di trovarlo lì, ad aspettarmi, come ogni giorno da ormai due mesi.

Forse era proprio questo il mio errore più grande, il mio nemico più grande: l'abitudine.

Esatto, ormai mi ero talmente abituato a te che lo davo quasi per scontato, senza ricordarmi ogni momento di quanto fossi fortunato ad averti, di quanto ti amassi.

Quel giorno, quella maledetta domenica, la camera era vuota.

“Sarà uscito a comprare qualcosa”
Pensai.

Poi lo notai, quel quaderno aperto sul mio letto, sul nostro letto, o, almeno, lo era stato per quei due mesi, quei due mesi che io, da bravo cretino, non ti avevo mai detto essere i due mesi più belli di tutta la mia vita.

Mi avvicinai, chiedendomi cosa ci facesse un quaderno sul letto, aperto per di più.. tu eri sempre così ordinato.

Il quaderno era tuo, riconoscevo la tua scrittura, ordinata, stranamente tonda, con molto spazio tra una parola e l'altra.

“Jonghyun,

scusami, non dovrei scriverti qui, ma non sono mai stato una persona forte, non avrei trovato il coraggio per parlarti di persona. Non preoccuparti, ho già preso tutte le mie cose, non ti creerò ulteriori disturbi, ti ho scritto questo semplicemente per salutarti. Volevo scusarmi con te per non averti mai capito, tutt'ora non so se io ti infastidissi o ti facesse piacere avermi vicino. Non voglio fartene una colpa, ma non riesco a capire quello che provi e devo ammettere che mi pesa, mi pesa parecchio. Te l'ho chiesto fino alla nausea: “Sei sicuro che non ti disturbo?” ma ancora non ne sono sicuro. Forse è questo il punto, sono io che sono insicuro, talmente insicuro da ringraziarti per avermi fatto vivere i due mesi migliori della mia vita scrivendoti una stupida pagina di un quaderno. Tu lo sapevi, sapevi di come io volessi mostrarmi forte, e di come non lo fossi affatto, e ti ringrazio anche per questo, per avermi capito. Non credo che scappare via così sia la cosa migliore per entrambi, perché io sto male ora, mentre ti scrivo, e starò male ancora a lungo, ma quello che mi importa davvero è che stia bene tu. E' questa la cosa più importante che ho imparato in questi mesi, gli altri, molto spesso, sono più importanti di me. Spero che capirai, ti prego, non essere arrabbiato con me. Prendi, se ne hai uno, un mio ricordo felice, e, te lo chiedo per favore, abbina questo alla mia figura, se tra qualche anno ci ripenserai. Mi sento così idiota ora, non ho mai capito niente, io avevo bisogno di te, talmente tanto bisogno di te che non mi sono reso conto che, probabilmente, tu stavi benissimo prima che ti rivoluzionassi la vita. Questo, in sostanza, è quello che voglio dirti: io, invece, non stavo bene affatto, io mi odiavo prima di conoscerti, non stavo bene, non ero felice, ma ora, anche se mi mancherai, anche se mi mancherà il tuo sorriso, anche se mi mancheranno i tuoi occhi, starò comunque meglio di prima, perché tu mi hai davvero insegnato a vivere. Ora chiudo qui il discorso, giurandoti che questa sarà l'ultima volta in cui ti annoierò. Grazie Kim Jonghyun, grazie per avermi reso una persona migliore.”

L'ultima parola, tutt'ora, non sono riuscito a leggerla.

L'inchiostrò della penna, sbavato da una goccia d'acqua, che, probabilmente, era frutto di una tua lacrima, mi rende impossibile sapere quale fosse l'ultima parola che mi rivolgeva l'unica persona di cui io mi sia mai veramente innamorato.

Non credo sia una storia interessante, è semplicemente la storia di come la mia superficialità mi fece perdere ciò che di più prezioso avevo.
 

"Ti amo."
In ogni singolo momento, Kibum, si chiede come abbia reagito l'uomo che amava a queste sue ultime parole.

  
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