That there, that's not me (How To Disappear Completely, Radiohead)
Se
chiudo gli occhi, se li stringo forte, posso fingere che nulla di
tutto questo stia succedendo sul serio. Convincermi di non aver mai
accettato l’invito di Blaine, pretendendo di dimostrare a tutti
che del loro disprezzo non me ne frega nulla.
Posso tornare
indietro addirittura fino a quel giorno, fuori dall’ufficio del
preside.
Quando eravamo quasi venuti alle mani – si era
trattato soltanto di spintoni, ma guai a turbare la placida
tranquillità della nostra scuola – per una cheerleader
che nemmeno ci calcolava.
Quando avevo colto al balzo il suo
sfogo, quel ‘Pensare che a me le ragazze neanche piacciono.’
ribattendo con un ‘Nemmeno a me.’ che aveva sciolto ogni
tensione, permettendoci di metterci una pietra sopra. Di far
amicizia, forti della consapevolezza di aver trovato nell’altro
piena comprensione e solidarietà.
Sì, posso
tornare a quei fatidici attimi e fare la cosa giusta. Quella che
chiunque con un po’ di buon senso avrebbe fatto.
Alzarmi di
scatto, sputargli in faccia un velenoso “Vedi di starmi
lontano, finocchio!” e sedermi al lato opposto del corridoio,
evitando il suo sguardo fin quando non ci avrebbero chiamati. Meglio
evitare che m’infetti con le sue tendenze malsane semplicemente
guardandomi.
Più tardi, interrogato riguardo al nostro
diverbio, negare qualsiasi mia colpa. Accusarlo di averci provato con
me e, capendo che non ci sarei mai stato, di aver cominciato a
tallonarmi fino a costringermi a spingerlo via in malo modo.
Sottolineare che si è trattato di legittima difesa, almeno da
parte mia.
Nel giro di qualche giorno, quando le voci cominceranno
a girare, dare a chiunque la stessa versione dei fatti, persuadendoli
ad evitare quel deviato di Anderson piuttosto che tormentarlo.
Suggerendo loro che magari 'sto pervertito c'ha tendenze masochiste
ed essere maltrattato gli piace, lo eccita.
Perché in fondo
non sono poi mica uno stronzo: lo riconosco che anche lui si
meriterebbe di essere lasciato in pace. Non a mie spese, però.
Ed eccomi qui. Al ballo con Amanda, l'oggetto della nostra
contesa, che ha finito per cedere al mio innegabile fascino. Sono
felice e non ho assolutamente passato la serata a chiedermi cosa farò
nel caso volesse baciarmi. Ci penserò a tempo debito.
Blaine
invece, con mio immenso sollievo, è restato a casa. Al
sicuro.
Questi tre simpatici individui hanno cercato rissa
comunque ma il padre di lei, temendo i tipici sviluppi post-prom, è
arrivato giusto in tempo per portarci via.
Sì, è
andata proprio così.
Non sono qui a sputar sangue su un
sudicio marciapiede. Si tratta di un incubo, del mio inconscio che mi
ricorda come sarebbe potuta degenerare la serata se avessi avuto la
sfrontatezza di essere me stesso. O se fossi stato tanto stupido da
credere davvero che due come noi possano andare a ballare con
un amico, magari concedendogli perfino un lento – perché
non si resiste a quegli occhioni imploranti – e tornare a casa
illesi.
Ora, però, mi sveglierò. Sudato fradicio e
tremante. Nel mio letto. Al sicuro.
Non sono qui, in fin
dei conti. No.
Eppure lo sento lo scricchiolio delle sue
costole, causato dall'ennesimo calcio al torace. Lo sento il suo
rantolare in cerca di un respiro e lo scrocchiare delle mie dita,
quando le fratturano con una pedata. Li sento, i miei lamenti. I loro
insulti, le grasse risate mentre si domandano se riusciranno a
trovarci l’anima a forza di botte.
Posso pure raggomitolarmi
su me stesso e mettermi le mani sulle orecchie, ma avrei tuttavia un
sapore metallico in bocca ed il naso tumefatto lì pronti ad
ancorarmi alla realtà.
Sì, sono qui. Sì,
sta accadendo.
Forse non sopravvivrò fino all’alba.
Dio, non voglio morire. Non voglio e sono sicuro che non lo vuole
nemmeno Blaine.
Non posso parlare per lui, in quanto ad impegni
concreti, ma per quanto mi riguarda... Ti prometto che mi concederai
di riabbracciare la mia famiglia io... io non farò parola di
questo pestaggio. Con nessuno. Accetterò che sia stata una
punizione meritata e non m’indignerò quando il consiglio
scolastico darà ad intendere la stessa cosa, proponendoci di
non sporgere denuncia ed ingigantire la faccenda.
Lui lo farà,
lo conosco. Perdonalo fin d’ora. Mi allontanerò dalla
sua malevola influenza, lo abbandonerò a se stesso,
augurandomi che ciò lo spinga a lasciare questo posto di merda
e trasferirsi in una di quelle scuole da sogno, tipo la Dalton. I
suoi, in fondo, se la possono permettere.
Salvaci. Solo questo ti
chiedo.
Salvaci.