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Autore: putoffia    04/06/2011    2 recensioni
Sì, il loro rapporto era difficile, all'inizio, quando Dave si comportava da stronzo. Ma lentamente, le cose erano cambiate, Dave aveva iniziato ad accettare se stesso e Kurt ad accettarlo come un buon amico.
O forse...?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Jessie St. James, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dai… Fermati…” supplicava Kurt.
I baci di Blaine erano sempre più audaci, caldi, passionali. E nonostante Kurt amasse essere coccolato dal suo ragazzo, si sentiva che stava oltrepassando barriere che lui voleva ancora mantenere.
Sconsolato, Blaine si fermò.
“Okay…” e si sedette sul letto, lasciando Kurt sdraiato, praticamente incantato, estasiato.
“Mi sa che dobbiamo uscire… I ragazzi del Glee ci aspettano in caffetteria…” disse timidamente Kurt.
“Certo! Amici tuoi, amici miei!” disse Blaine, cercando di essere entusiasta per il suo fidanzato.
Kurt ancora non si rendeva conto del fatto che Blaine fosse suo. Tutto suo. Gli sembrava di vivere un sogno ad occhi aperti, e si pizzicava continuamente per rendersi conto che in realtà era tutto vero.
Blaine Anderson, uno dei ragazzi più belli che avesse mai conosciuto, lo desiderava. Lo voleva. E lui era incredulo, si sentiva una nullità in confronto a quella meraviglia di ragazzo che lo aveva scelto, voluto, agognato.
Si ricomposero entrambi ed uscirono dalla camera di Kurt, passando mano nella mano di fronte a un Finn sempre più sbigottito ed incredulo.
Montarono subito in macchina e si recarono alla caffetteria.
Una volta arrivati, Blaine fece uno scatto e corse ad aprire la portiera di Kurt. “Vieni…” e lo prese per mano. Subito Kurt si allontanò.
“Ma sei pazzo Blaine? Non sono pronto a farmi vedere mano nella mano da loro!” disse agitato.
“Ma che c’è di male? Non capisco… Penso che ormai abbiano il sospetto che io e te stiamo insieme, sto sempre a casa tua e durante le riunioni del Glee Club mi intrufolo sempre!”
“Sì, ma… Poi cominciano ad annientarmi di domande, e voglio solo passare un pomeriggio d’estate in tranquillità. Am I asking too much?” chiese, fissando Blaine in quei grandi occhi scuri.
“No, tu non chiedi mai troppo.” fu la risposta di Blaine, sigillata da un bacio a stampo.
“Okay, allora entriamo… E niente effusioni” disse Kurt, strizzando un occhio al suo ragazzo.
Appena entrati, ancor prima di vedere i ragazzi del Glee, vide ad un tavolino al centro del locale Dave Karofsky e i suoi compagni di squadra più turbolenti. Un brivido attraversò la sua schiena, e deglutì.
No, dopo il bacio non poteva comportarsi male con lui. No. Non era ammissibile. Non poteva chiamarlo ‘checca’ dopo che lui stesso si era dimostrato essere omosessuale.
Tutta una serie di pensieri si affollarono nella testa di Kurt ancor prima che passassero accanto al loro tavolo.
Appena passati, sentì Azimio dire ‘Checca’ sussurrando, e si stupì della reazione di Dave, che gli disse ‘Piantala, dai’. Uhm, un passo avanti, pensò. In effetti, da granitate in testa a opposizione alle umiliazioni dei suoi compagni era un passo da gigante. Kurt sperò con tutto il cuore che si mantenesse questa situazione di indifferenza, se non altro. Non pretendeva che diventassero amici, né sinceramente lo desiderava. Aveva il suo Blaine, in fin dei conti.
Finalmente arrivarono al tavolino dove c’era il gruppo che lo amava, che lo accettava, che lo ascoltava. Il SUO gruppo. Quinn messaggiava con Ben, un ragazzo conosciuto la settimana prima con il quale usciva, Brittany e Santana si lanciavano sguardi roventi e Brittany abbracciava Artie quasi per ripicca, Mercedes e Sam intrecciavano le loro mani sotto il tavolino, Mike e Tina si baciavano come al solito e Puck e Lauren ridevano e prendevano in giro altri clienti del locale.
Questo era il quadro che Kurt amava: i suoi amici, tutti riuniti. Ognuno diverso dall’altro, ognuno speciale e meraviglioso. Mancavano solo Finn e Rachel, che come minimo erano a fare effusioni a casa sua. Al pensiero, fece un sorriso: adorava il fatto che si fossero ritrovati dopo tanto tempo, dopo tanti litigi e tanta sofferenza. Il suo fratellastro era finalmente felice, con lei. Con Quinn era intrattabile, suscettibile, e si sentiva sempre alla prova. Non poteva sopportare di vederlo sempre abbattuto, mortificato, triste. Finalmente con Rachel era iniziata una nuova era, sia per Finn stesso che per le persone intorno a lui.
“Ciao ragazzi!” disse Kurt, dando un bacio sulla guancia ad ognuno.
Mercedes si fece immediatamente riconoscere. “Ehi hai portato anche il tuo ragazzo! Venite, sedetevi qua! Novità?”
Blaine e Kurt, visibilmente imbarazzati, si sedettero e arrossirono. Non si aspettavano domande così dirette. Oddio, il sospetto che stessero insieme ce l’avevano praticamente anche i muri, ma nessuno l’aveva così esplicitato come Mercedes. Lei aveva un certo sesto senso che le faceva fiutare relazioni anche dove spesso non c’erano. Ma in questo caso non aveva del tutto sbagliato, anzi, per niente.
Blaine fu il primo a parlare. “Niente di che, quest’estate partecipo ad un campeggio, mi hanno chiesto di insegnare a suonare la chitarra a un gruppo di bambini… Ho accettato, giusto per racimolare qualcosa e per passare il tempo, adoro i bambini! Voi?”
E tutti cominciarono a raccontare dei loro progetti, chi optava per vacanze romantiche, chi decideva di passare l’estate a casa immerso nel dolce far niente, chi voleva tentare la strada per il successo. Mentre tutti parlavano, discutevano e ridevano, la mente di Kurt andava ben oltre. Andava a Dave. Era ancora stupito della reazione avuta pochi attimi prima. Davvero il Dave che conosceva avrebbe detto di piantarla ad Azimio?
No forse si era sbagliato, forse era una voce dentro di sé e lui in realtà non aveva detto assolutamente niente.
E voleva sapere del bacio. Quel fottuto bacio. Non aveva detto niente a Blaine, anche perché era avvenuto molto tempo prima che si mettessero insieme, e poi perché di sicuro si sarebbe arrabbiato e si sarebbe scagliato contro Dave.
Lo stesso Dave che lo spintonava, che lo minacciava di morte, che lo derideva, lo aveva baciato. E ora lo difendeva.
Kurt si sentiva strano, gli veniva da sorridere, ma non capiva perché. Forse semplicemente perché un problema, l’ennesimo problema, era scomparso. Almeno, sperava.
Nel frattempo Kurt aveva deciso di tornare al McKinley, dopo l’esperienza alquanto piacevole ma troppo comoda della Dalton. Voleva affrontare i suoi problemi, come solo lui sapeva fare. Non poteva cedere allo stupido bullismo di Karofsky, e tra l’altro le cose sembravano andare meglio da un po’ di tempo. E l’episodio di quel pomeriggio era un esempio evidente.
Mentre speculava e ragionava, Blaine lo richiamò all’attenzione.
“Terra chiama Kurt! Ehi!” disse, mentre gli sventolava la mano davanti agli occhi.
“S-scusate ragazzi, stavo… Pensando.” Disse distratto.
“A cosa?” chiese curiosissima Mercedes.
“A niente, Merc, roba mia.” e si zittì immediatamente, tornando alle sue controverse meditazioni.
Blaine capì che il suo ‘Niente’ era una bugia. Lo conosceva fin troppo bene. A quel punto decise di parlare con Kurt, in privato.
“Ve lo posso rubare un secondo? Torniamo subito!” disse, mentre lo afferrava per un braccio e lo trascinava verso la toilette.
Una volta entrati, cominciò a parlare.
“Che succede Kurt? Non è la prima volta che ti vedo lontano con la mente… A cosa pensi? È successo qualcosa?”
“No, Blaine. Niente, davvero.” Lo liquidò Kurt, che non aveva voglia di parlare, ma solo di essere solo e di pensare.
“Ti prego, Kurt…” si avvicinò e gli prese le mani, intrecciandole con le sue.
“No, Blaine, davvero. Lasciami in pace per favore!” disse, quasi risentito.
Blaine abbassò lo sguardo e uscì dal bagno, pronunciando un timido ‘Okay, ti aspetto di là’.
Aveva esagerato. Ma che altro poteva fare? Solo riflettere, e riflettere, e riflettere. Si sedette sul pavimento del bagno, e mise la testa tra le sue gambe. Che situazione incasinata.
La sua attenzione fu richiamata da una figura alta e robusta che gli si piantò davanti.
“Ehi.” Disse.
“Dave.” Rispose Kurt, con tono di disappunto. Si alzò di scatto e lo fissò negli occhi.
“Ne hai parlato con qualcuno del…”
“… Bacio? No, no. Assolutamente, tranquillo, Karofsky.”
Un’espressione di sollievo spuntò sul viso di Dave.
“Menomale…” e abbassò lo sguardo. “Ti volevo chiedere scusa… Per tutto, davvero. Sono stato un idiota, non intendevo baciarti, davvero.”
Mentiva a se stesso. Voleva baciarlo, eccome se voleva. I grandi occhi blu di Kurt lo avevano catturato, stregato, ammaliato. Aveva sempre voluto baciarlo, ma non nel modo in cui lo aveva fatto, forse questo.
“Fosse per il bacio, pft…” disse Kurt, alzando gli occhi al cielo.
“Okay, ti chiedo scusa per tutto ciò che ti ho fatto, così va meglio? Prometto che ti lascerò in pace, tu continuerai la tua vita, e io la mia. Separate. Che ne dici? Mi sembra un ottimo compromesso.” Disse Dave, mentre sentiva che il cuore urlava ‘No! Tu lo vuoi, non allontanarlo! Non raccontare stronzate a te stesso!’. Ma che altro avrebbe potuto fare? Non sarebbe mai successo niente tra loro, soprattutto dopo il male che gli aveva fatto.
Kurt lo guardò, e annuì. “Certo, per me va bene.” Allungò una mano per stringere l’altra, quasi come per suggellare l’inizio di un rapporto diverso, scevro di rancore e violenze gratuite.
Un brivido percorse la schiena di Dave, che strinse la fredda mano di Kurt e mantenne la stretta per pochi secondi, finché Kurt non ritirò la mano e uscì dal bagno.
Rimase impalato, immobile, inerte a fissare il nulla. Amava Kurt, cazzo, sì che lo amava. E avrebbe dovuto lasciarlo andare?
‘Certo che no, idiota, tu lo ami! Dai, riavvicinati!’
‘Ma che ti riavvicini a fare? Non. Ti. Vuole. Chiaro?’
Il suo cuore e la sua mente quasi si sfidavano a duello, non sapeva chi ascoltare. Avvicinò al viso la mano con cui aveva stretto quella di Kurt e la portò alla bocca. Voleva carpirne gli odori, voleva assaporare con le sue labbra il sapore di quelle mani candide e sempre molto curate. Il sapore della sua pelle. Della sua bocca.
Era una droga. Si stava drogando. Dopo il bacio che gli aveva dato, non riusciva a pensare ad altro. Voleva baciarlo di nuovo, averlo con sé, possederlo.
Dopo poco, decise di uscire, far finta di niente e tornare al tavolo con i suoi amici. Amici? Davvero? Avrebbero accettato la sua omosessualità? Evitava di porsi il problema, e fingeva di essere un maschio virile a caccia di femmine. Tanto ciò che era veramente lo sapeva la persona più importante per lui, Kurt. Kurt Hummel. Ebbe un brivido, e si sedette goffamente al suo posto, continuando a sorseggiare il suo caffè e ogni tanto a voltarsi verso il tavolo di Kurt, dove tutti ridevano e se la spassavano, senza segreti, senza timori.
Cazzo, cominciava a desiderare di far parte del Glee Club? Stava decisamente diventando gay.
Ad un certo punto ebbe una stretta allo stomaco. All’ennesima volta che si voltò verso di loro, vide Blaine e Kurt stringersi la mano, intrecciarla e scambiarsi un sorriso.
Benissimo, pensò tra sé e sé. Non solo l’aveva perso, per giunta l’aveva perso per un altro. Uno stupido, bellissimo ed affascinante hobbit, che purtroppo poteva offrirgli ciò che Dave non avrebbe mai potuto dargli, nemmeno con tutta la buona volontà del mondo.
Non era capace di grandi sentimenti, o almeno, non era capace di dimostrarli. Perché in realtà di sentimenti forti ne aveva, e tutti nei confronti di Kurt, che non solo non ricambiava, lo odiava, o almeno non lo sopportava. Che casino.
 
“Eccoci arrivati! Ci vediamo domani. Ti amo.” disse Blaine a Kurt dandogli un bacio appassionato, una volta che lo aveva riaccompagnato a casa dopo il pomeriggio in caffetteria.
“Anche io, ti amo…” e ricambiò con passione il bacio.
Sì, lo amava. Era al sicuro con lui. Lo voleva, era la sua metà. Avrebbe potuto vivere senza di lui? Era sicuro di no.
   
 
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