Fanfiction
prima classificata al The Rocky Horror Picture Contest
indetto da
rekichan, Kei_saiyu e Lindael.
Canzone Charles Atlas Song
Citazione 'Avrebbe l'approvazione di Golia!' [tratta
dal trentottesimo
minuto del film, in seguito al giudizio dei presenti su Rocky]
Eccoci
qui.
V.V
Per chi non avesse visto il The Rocky Horror Picture Show: potete
leggere questa
fanfiction senza troppi problemi!
La traccia della fanfic è la canzone che vi ho citato
all'inizio della storia:
c'è da sapere solo che questo pezzo viene cantato dal
protagonista del The
Rocky, Frank'nd Furter, dopo aver creato l'uomo perfetto, biondo, tutto
muscoli
e addominali.
Arthur cercherà più o meno di fare la stessa cosa
(con un atteggiamento più
alla Shang di Mulan XD), allenando il povero Merlin.
...Dai miei deliri è dunque nata questa fanfiction e non
credo ci sia altro che
dobbiate sapere!
Se non avete ancora visto il film del The Rocky, rimediate al
più presto e
immaginate che Frank abbia le fattezze di Uther Pendragon... Ebbene
sì, il
buon, caro e apparentemente casto Anthony ha recitato nel musical
qualche
decennio fa, impersonando proprio il 'dolce travestito'. Ho visto
qualche foto
e posso assicurarvi di aver riso fino alle lacrime.
Comunque...E' la mia prima AU, abbiate pietà.
Buona lettura!
Dedico
questa fic, con un giorno di ritardo, a Lynda Weasley,
augurandole per
l'ennesima volta un buon diciannovesimo anno di vita!
Insomma, non poteva mancare una fic come regalo di compleanno, no? XD
Ieri mi sono sentita veramente in colpa... Menomale che i
risultati sono
usciti ieri sera, così oggi ho potuto compensare pubblicando
questa cosa!
Ti voglio bene tesoro <3
I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati. Il telefilm
'Merlin' è
proprietà della BBC, il The Rocky Horror Picture Show e
Frank purtroppo non mi
appartengono e la storia non ha fini di lucro.
I Can Make You a Man
di Mistica
Un
gracilino
che pesa quarantadue chili mangerà la polvere
quando verrà sbattuto per terra e presto in palestra con il
mento volitivo
sudando da tutti i pori mentre lavora per la sua causa
diventerà lucido e luccicante, con massaggi e solo un po' di
vapore.
Sarà magro e piuttosto pulito.
Sarà un uomo forte, oh, tesoro, ma l'uomo sbagliato.
Mangerà proteine ad alto potere nutritivo e
ingoierà uova crude.
Cercherà di ingrossare le spalle, il torace, le braccia e le
gambe.
Che sforzo! Se solo sapesse il mio piano...
In soli sette giorni posso fare di te un uomo.
Farà flessioni e torsioni, pulito e stirato, sarà
a posto.
Crede che la tensione dinamica debba essere un duro lavoro.
Questa vita così stressante proprio non la capisco, quando
in soli sette giorni
- Oh, caro -
posso fare di te un uomo.
(Charles Atlas Song, The Rocky Horror Picture Show,1975)
“Bene
bene,
guarda chi abbiamo qui. Emrys. Sai che questa
è una palestra?” lo
derise una voce calda e canzonatoria: Merlin sobbalzò,
sollevando lo sguardo
con orrore.
Arthur Pendragon gli sorrideva in tutta la sua magnificenza,
appollaiato sul
bancone delle iscrizioni.
Muscoli guizzanti, pettorali scolpiti, addominali perfetti: Arthur,
fasciato da
una canottiera sottile e da pantaloni che cadevano morbidi sulle gambe
tornite,
irradiava valori atletici.
Merlin si inumidì le labbra senza riuscire a smettere di
fissarlo: come aveva
potuto, Morgana, non dirgli niente?
Ora capiva quella scintilla maliziosa nello sguardo dell'amica, quando
gli
aveva ordinato di passarla a prendere in palestra.
'Strega', pensò, sentendo le orecchie andare a fuoco per
l'imbarazzo: Arthur
era stato il suo carnefice per tutti gli anni del liceo ed era stato un
piacere
per Merlin non averlo più tra i piedi
all’università.
Sapeva che studiava alla facoltà di economia ma non avrebbe
mai immaginato che
il futuro erede della ‘Pendragon Industries’
lavorasse in una palestra: Morgana
avrebbe dovuto avere la decenza di avvisarlo prima, conoscendo i loro
precedenti.
Si impose di mantenere un contegno e di non sprofondare nella vergogna:
cercò
quindi di sorridere, aprendo il cappotto alla ricerca di aria.
“Acuta osservazione, amico. In realtà sono solo
passato a prendere Morgana.”.
Il silenzio che seguì fu un'ulteriore fonte di imbarazzo:
Arthur continuava a
fissarlo con un dannato sorrisetto stampato in volto e Merlin non
sapeva cosa
dire, dove guardare, che fare.
Così rimase immobile, stringendo nervosamente i bordi del
cappotto tra le mani.
Aveva sempre pensato che Arthur Pendragon sarebbe stato sopportabile se
fosse
stato muto: dovette ricredersi, trovando se possibile ancora
più esasperante
non capire cosa pensasse in silenzio.
“Amico?” ripeté Arthur dopo quella che
era sembrata un’eternità, esibendo la
sua migliore espressione perplessa.
‘Che
stronzo’ pensò Merlin, sentendosi umiliato come ai
tempi del liceo, quando
cercava di avvicinarsi ad Arthur e il suo sforzo era ricambiato con i
peggiori
scherzi idioti.
“Scusa, mi sono espresso male. Volevo dire asino.”.
Ed ecco il vecchio epiteto e quella strana aggressività
ironica che si
manifestava in lui solo nei battibecchi con Arthur. Lo vide ridere e
sorrise a
sua volta, sentendosi avvolgere da una strana nostalgia.
“Dimmi allora, Emrys. Mentre aspetti vuoi fare un giro nella
sala macchine?”
non attese neppure una risposta e si avvicinò al moro,
squadrandolo dalla testa
ai piedi con un ghigno ironico.
“Non c’è né bisogno,
grazie.” rispose in fretta Merlin, terrorizzato alla
prospettiva di avvicinarsi a qualunque attrezzo ginnico e rischiare di
fare
chissà quale figuraccia.
“Merlin, tesoro, ti sei ricordato! Grazie per essere venuto a
prendermi!”.
Fu un deus ex macchina* a salvarlo dalla replica di Arthur: come una
fata,
bellissima nel suo maglione color panna, Morgana li raggiunse con un
sorriso
radioso dipinto sul volto.
Chiunque non la conoscesse avrebbe potuto credere che fosse
sinceramente
sorpresa: Merlin iniziò invece a sospettare che
quell'incontro tra lui e Arthur
non fosse stato del tutto casuale, così come il fatto che
Gana avesse iniziato
a fare pilates proprio in quella palestra.
La salutò con un bacio sulla guancia mentre Arthur sollevava
gli occhi al
cielo, scocciato.
“Buonasera, Pendragon. Non credevo che anche un rinomato
personal trainer come
te battesse la fiacca” gli sorrise amabilmente, senza
preoccuparsi di
nascondere l'ironia del suo tono. "Cosa vi stavate dicendo?”.
“Niente di che... Chiedevo a Merlin cosa
ci facesse in una palestra. Non
ho bei ricordi delle lezioni di ginnastica in cui c'era anche
lui” replicò con
tono mellifluo Arthur, riferendosi agli ‘anni
d'oro’ del liceo.
Merlin non era cambiato molto da allora: era sempre gracile e ossuto,
con la
carne tutta concentrata nelle orecchie e la postura goffa.
“Effettivamente, Merlin è sempre stato scarso...
un po' come te in filosofia”.
Arthur subì il colpo con una smorfia: non trovando
argomentazioni contro
Morgana, sembrò preferire riprendere l'attacco su Merlin.
“Senza
offesa, credo proprio che Emrys sia un caso irrecuperabile”.
Merlin scrollò le spalle, indifferente: il suo odio per
l'esercizio fisico era
di dominio pubblico... rinunciava volentieri a braccia muscolose e ad
addominali scolpiti nel nome della tranquillità e del relax.
Lo sguardo di Morgana, inaspettatamente, si illuminò: un
brivido fece presagire
a Merlin che non avesse in mente nulla di buono.
“Vorresti dirmi che neppure il grande
Arthur Pendragon riuscirebbe
nell'impresa di trasformare Emrys in un atleta?”.
Con orrore, Merlin voltò il capo: lo sguardo risoluto di
Arthur e la sua
mascella contratta non erano per niente un buon segno.
Quell'espressione
gli ricordò i cartoni animati quando, durante una sfida
particolarmente
intensa, i protagonisti avevano lo sguardo letteralmente
acceso, con
tanto di fuocherelli scoppiettanti negli occhi.
“Ti sembra che io sia in grado di fare miracoli?”
disse alla fine Arthur con un
sorriso accattivante, senza riuscire a staccare lo sguardo da quello
altezzoso
di Morgana.
“No. No, no, no, ovviamente no.” intervenne Merlin,
gli occhi saettanti
dall’uno all’altro come se stesse assistendo a una
partita di tennis. Morgana
non poteva fargli quello.
“Oh,
e così
non te la senti, Pendragon? Sapevo già che eri tutto muscoli
e niente cervello,
ma non credevo fossi anche un debole e un codardo”
sentenziò con durezza Morgana,
guardandolo con sdegno e disprezzo.
Il silenzio che scese tra di loro fu gelido e carico di tensione,
spezzato solo
dal fruscio del giaccone della ragazza.
“Posso farcela: lo farò.”
sbottò alla fine Arthur con sicurezza, sollevando il
mento con orgoglio.
Merlin sbatté le palpebre, incredulo, mentre al suo fianco
Morgana sorrideva
vittoriosa.
“Dimostramelo, Pendragon. Ti sfido”.
Merlin sbiancò, allibito, osservandoli impotente stringere
l'accordo con una
stretta di mano.
Il
suo secco
'no!', ovviamente, fu considerato superfluo e l'incubo ebbe inizio.
***
“Non
posso
credere di aver sopportato tutto questo per un mese.”
bofonchiò Merlin.
Morgana riusciva sempre a incastrarlo e a fargli fare quello che voleva
lei:
d'altra parte, come avrebbe potuto opporsi al volere di quella strega?
Affogò la sua disperazione in una generosa cucchiaiata di
gelato, trovando,
dopo due giorni dall’ultimo allenamento, ancora tutti gli
arti doloranti.
Gli allenamenti con Arthur erano massacranti, un vero e proprio incubo:
non
solo il biondo lo prendeva in giro per ogni cosa, ma infieriva
spietatamente
con esercizi assurdi e ritmi insostenibili.
“Stammi bene a sentire, Merlin: ti ho offerto su un piatto
d'argento la
possibilità di vendicarti di anni di torture e tu non la
sprecherai, chiaro?”
disse Morgana, vagamente minacciosa.
Merlin affondò il cucchiaino nel gelato, sorridendo
amaramente.
Non aveva nessuna intenzione di vendicarsi o altro, anche
perché Arthur aveva
il coltello dalla parte del manico.
Provò
a
sollevarsi dal tavolino del bar e sentì tutti i muscoli
della schiena stirarsi,
stanchi e doloranti.
“Maledetto asino. Tra un mese avrò
l’esame di anatomia e lo studio dei muscoli
sarà quasi superfluo, dato che grazie a lui ne sto scoprendo
un sacco che
neppure credevo di avere.”.
Non capì subito l’espressione scandalizzata di
Morgana mentre lo osservava
massaggiarsi la schiena: poi la vide sporgersi verso di lui, con un
ghigno
stampato sul volto.
“Non credevo che i vostri allenamenti fossero di quel
tipo, sporcaccioni.”
sussurrò, facendogli un occhiolino.
Merlin arrossì violentemente e, senza esitazioni,
batté in ritirata.
***
Una
flessione, un'altra e un'altra ancora… Stringendo i denti,
Merlin piegò ancora
una volta le braccia tremanti e annaspò, perdendo
inevitabilmente l'equilibrio.
Era sfinito, non ce la faceva più.
Appoggiò le ginocchia a terra, sperando che Arthur non
inferisse ulteriormente:
come nelle sue più tetre previsioni, sentì invece
la scarpetta del suo personal
trainer calare su di lui e premere tra le scapole in una pericolosa
minaccia.
Si passò una mano sulla fronte sudata, approfittando di
quella piccola tregua
per recuperare un po' di fiato.
“Cosa
stai
facendo, Merlin?”
La voce strascicata di Arthur non era affatto un buon segno:
però rimase a
terra immobile, sorridendo.
“Una pausa…?” rispose senza fiato, senza
illudersi troppo sul fatto che Arthur
lo avrebbe fatto riposare.
“Rimettiti in posizione e ricomincia! Ora!”
ordinò, infatti, la voce seccata
del suo personal trainer: a Merlin venne improvvisamente voglia di
ridere,
urlare qualcosa di insensato e correre via, tutto nello stesso momento.
Eppure
obbedì, nonostante le gambe molli e i gesti sempre
più scoordinati per la
stanchezza: si preparò alla prima flessione, girandosi solo
un attimo per
fulminare con un'occhiataccia il biondo.
Si era aspettato di vedere una smorfia di disappunto, ma certamente non
quello
strano sorriso compiaciuto, scintillante di orgoglio.
Prima che l'asino aprisse nuovamente la bocca e rovinasse quel momento,
chissà
per quale motivo così importante per Merlin, il giovane
riprese a far flessioni
con più foga, tanto da cogliere l'altro di sorpresa.
Arthur
scoppiò a ridere, facendo ancora più pressione
col piede sulla schiena del
ragazzo.
“Quanta foga, Merlin! Dato che ti vedo in
forma, dovrai fare altre dieci
flessioni!” proclamò solenne, facendo sbiancare in
volto il diretto
interessato: questi cercò di dire qualcosa ma,
semplicemente, non trovò il
fiato per replicare.
Cercò di scrollarsi di dosso il piede di Arthur con uno
scatto e un gemito
frustrato: l'altro sghignazzò spietatamente ma accolse la
sua richiesta,
clemente, sedendosi per terra vicino a Merlin.
Si guardarono negli occhi, nel silenzio spezzato solo dal fiatone di
Merlin: il
suo sguardo implorava pietà mentre le braccia tremavano,
sorrette dalle ultime,
disperate energie.
Le labbra di Arthur si piegarono in un sorriso soddisfatto e, con un
cenno, gli
fece segno di smettere.
Era finita.
Finalmente.
Merlin
si
lasciò cadere a terra senza energie, sentendo
improvvisamente tutti i muscoli
del corpo tirare e intorpidirsi dal dolore. Non sarebbe più
riuscito a
raccogliere neppure un calzino per giorni.
“Ottimo lavoro, Emrys. Continuerò ad allenarti con
costanza, seguendo i
programmi standard: non temere, riuscirò a fare di te un
vero uomo!”.
Merlin aprì la bocca in una smorfia di orrore: lui non
voleva diventare un vero
uomo, ma un dottore! Zero fatica, meno dispendio di energie,
niente dolori
muscolari: era quello il suo futuro!
Fece per replicare, ma Arthur lo zittì elencando i cibi proteici
che da
quel momento in poi avrebbe dovuto mangiare: niente più
McDonald, pane e dolci,
ma sole carni e uova sode.
Deglutì, cercando di trattenere le lacrime a quelle sentenze
spietate: ma,
sotto lo sguardo orgoglioso di Arthur, non poté che annuire.
***
“Allora,
Merlin,
ti vuoi levare quella maglietta o devo venire a togliertela
io?”.
Merlin lo maledì tra i denti, bloccato con le braccia a
mezz'aria nel tentativo
di sfilarsi la t-shirt sudata.
Quella volta l’asino aveva veramente esagerato: gemette,
sentendo tutti i
muscoli contrarsi per il dolore.
Era stata un'idea geniale quella di fargli provare
la 'pectoral
machine': aveva accettato la proposta per sfinimento, dopo che Arthur
gli aveva
elencato per oltre mezz'ora gli incredibili risultati che poteva
offrire in
breve tempo quell'attrezzo... difatti erano stati così
incredibili che,
dopo cinque ripetizioni, la schiena di Merlin era stata messa ko.
“Ti avevo detto che mi faceva male” il suo, che
voleva suonare come un severo
rimprovero, sembrò più che altro un piagnucolio:
Merlin fulminò Arthur con
un'occhiataccia quando questi si avvicinò e, senza
replicare, lo aiutò a
sfilarsi la maglietta.
Era veramente imbarazzante stare a torso nudo davanti a Mr Muscolo
Pendragon:
nonostante due mesi di allenamenti estenuanti, Merlin aveva
l'impressione che
il suo fisico fosse sempre lo stesso, esile e ossuto.
Arrossì,
notando lo sguardo di Arthur farsi attento mentre scorreva le linee del
suo
corpo: si aspettava un commento acido e ironico da un momento
all'altro, invece
il biondo continuava a fissarlo corrucciato.
Per il disagio si irrigidì, tanto all'improvviso da
provocare una fitta ai
muscoli contratti della schiena.
Arthur sobbalzò al suo gemito di dolore, riemergendo da
chissà quali pensieri.
“Distenditi, ti faccio un massaggio”.
La sorpresa provocata da quella proposta non fu nulla rispetto a quella
che
provò nello scoprire che l'asino borioso sapesse quel che
faceva: sentì i
muscoli contratti sciogliersi con brividi caldi e rilassanti sotto il
tocco
gentile delle mani di Arthur.
Merlin affondò un sorriso ebete tra le braccia, adorando la
sensazione delle
dita calde di Arthur che scorrevano sulla sua pelle: chiuse gli occhi,
sentendo
il dolore sparire e un calore rassicurante inondargli il petto.
“Sei ancora magro da far schifo, Merlin, ma si vedono
già i primi risultati.
Non ti permetterò di arrenderti per qualche stupido
acciacco”.
La voce burbera del suo personal trainer gli giunse ovattata,
lontana.
Merlin fece in tempo a biascicare un 'sì' prima di crollare
in un sonno
leggero, durante il quale continuò a sentire su di
sé mani calde di Arthur,
rudi e gentili allo stesso tempo.
***
La
tensione
all'interno della palestra era palpabile: tutti quei mesi di torture,
sacrifici
e allenamenti stavano per concludersi con la resa dei conti tra Arthur
e
Morgana.
Merlin avrebbe preferito umiliarsi con qualche stupido esercizio per
mostrare
alla ragazza i frutti dei suoi allenamenti: i due sfidanti invece
avevano
deciso diversamente, costringendolo a stare mezzo nudo davanti allo
sguardo
critico di Morgana.
Era quanto di più imbarazzante avesse mai fatto nella sua
vita: continuava a
fissare il pavimento, sperando che tutto finisse il prima possibile.
“E' okay” disse Morgana maliziosa, spezzando il
silenzio carico di tensione che
era sceso su di loro.
Merlin sospirò sollevato, rivolgendole subito un sorriso
pieno di gratitudine:
Morgana ammiccò per un istante, prima di tornare seria nel
suo ruolo di giudice
intransigente.
Arthur invece non sembrò apprezzare il suo giudizio: si
sdegnò, incrociando le
braccia e avanzando di un passo.
“Okay?” ripeté Arthur scandalizzato
“Avrebbe l'approvazione di... Golia!”
esclamò cercando di sembrare più convincente che
poteva, mentre Merlin
ridacchiava rifugiandosi come un fulmine nella maglietta che si era
dovuto
sfilare.
“Non esageriamo! Però te lo concedo, Pendragon,
hai fatto un buon lavoro e...
Hai vinto la sfida. Le mie congratulazioni.”
Mentre
i due
proseguivano la loro irrinunciabile schermaglia come cane e gatto,
Merlin si
ritrovò a osservare Arthur: era la prima volta che lo vedeva
così contento. In
fondo cosa aveva guadagnato da tutto quello? Era la soddisfazione di
non averla
data vinta a Morgana a renderlo così felice?
Lui, invece, non riusciva proprio a gioire dei suoi risultati:
l'acquisto di
qualche muscolo non valeva come la strana amicizia che lo aveva legato
ad
Arthur in quei mesi.
Si diresse verso gli spogliatoi, perso nei suoi pensieri dolceamari:
stava
sistemando la tuta nella borsa quando sentì la voce di
Arthur alle sue spalle.
“Sapevo che ce l'avresti fatta”.
A
quell'affermazione Merlin si voltò e sgranò gli
occhi, sorpreso: Arthur lo
osservava appoggiato allo stipite della porta e sogghignava.
“No, non è vero.
Però ammetto che senza il tuo impegno non sarei riuscito a
vincere la sfida.”.
Merlin sorrise, riconoscendo il complimento celato dietro
l'atteggiamento
burbero e altezzoso del personal trainer.
“... Continuerai a venire in palestra, vero?”.
Quella domanda da parte di Arthur lo colse di sorpresa, soprattutto per
via del
tono dispiaciuto con cui era stata pronunciata.
Ci pensò un attimo su e poi rispose con
sincerità: "Lo sai, sono pigro...
Credo che tornerò alla mia vita tranquilla e rilassata. Lo
sport proprio non fa
per me, anche se questa è stata una bella
esperienza”.
Avrebbe potuto giurare di aver visto un velo di imbarazzo sul volto del
personal trainer: fu un attimo, perché subito dopo questi
replicò inizialmente
mordace, nel vano tentativo di sdrammatizzare e di non mostrare la sua
delusione.
“Sei
stato pessimo. Dico sul serio, sei stato il peggior allievo che io
abbia mai
avuto: mesi di lavoro e neppure un bicipite ben sviluppato, per non
parlare del
disastro dei tricipiti fantasma! In sostanza sei stato un caso tragico,
però...
E' stato bello allenarti.”.
Merlin sorrise e annuì, imbarazzato dall'insolita gentilezza
presente nelle
parole di Arthur: era tempo di lasciarsi alle spalle quella bizzarra
avventura.
“Grazie di tutto, Arthur” con un ultimo cenno gli
voltò le spalle, pronto ad
andarsene.
Una morsa di nostalgia, però, lo trattenne:
azzardò un’occhiata al biondo e gli
sorrise, con una scintilla divertita negli occhi blu.
“Ti va di venire a festeggiare la vittoria? Credo di
meritarmi finalmente un
bel pezzo di torta ora che la tirannia è finita”.
Arthur sollevò gli occhi al cielo, divertito, mentre
indossava la giacca di
pelle.
“Offri tu ovviamente, Merlin!”.
Merlin sorrise raggiante, incamminandosi con lui verso l'uscita della
palestra.
Forse,
avrebbe dovuto aspettare ancora un po' prima di scrivere la parola
'fine'.
*Deus
ex
machina: Nell'uso corrente, l'espressione indica la comparsa improvvisa
e
inaspettata di qualcuno che interviene in modo risolutivo su questioni
intricate e complesse. (tratto da Wikipedia)
Giudizio di Kei_Saiyu
Bella. Veramente molto bella e ben costruita. Divertente ma non
demenziale.
Mi trovo a non aver parole per esprimere un giudizio, è
semplicemente perfetta.
L’IC, la trama sviluppata con maestria, lo stile fluido e
piacevole, il velato
shonen ai che tuttavia c’è, si sente ed
è presente. Tutto è perfetto, anche la
grammatica. Ho trovato un solo errore: un congiuntivo che anche reki ti
ha
fatto notare.
Che altro ti posso dire? Questa è la storia che ho letto con
più facilità e che
mi ha divertita molto.
Le tracce sono state rispettate perfettamente e la trama è
stata abilmente
tessuta sulla canzone, senza nemmeno una nota stonata.
Solo un piccolo avviso: io non sapevo cosa volesse dire "deus ex
machina"
e nonostante reki mi abbia detto che è entrato in uso
comune, io non l’ho mai
sentito. Ti consiglio in futuro di mettere una piccola nota quando
inserisci
parole o detti che non tutti possono conoscere.
Voto: 9.5
Giudizio di rekichan
'difatti
erano stati così incredibili che, dopo cinque ripetizioni,
la schiena di Merlin
fosse stata messa ko'
Avrei
voluto
ucciderti per quel congiuntivo sbagliato, unico errore che ho
riscontrato
all’interno di questa storia, ma andiamo con ordine.
La storia è esilarante. Morgana che sfida Arthur ad allenare
Merlin, senza
peraltro che il parere di questo venga minimamentre considerato,
può sembrare
un pretesto banale per lo sviluppo della storia, ma rispecchia in
maniera così
perfetta il modo di fare dei personaggi che, nonostante la storia sia
un’AU,
non si fatica per nulla a riconoscerli.
Morgana è lei, bella, maligna come una serpe e capace di
manipolare sia Arthur
sia Merlin come burattini. Merlin, sfaticato, succube dei capricci dei
due e
nonostante questo pieno d’impegno quando si prefigge, volente
o nolente, un
obiettivo è perfetto, così come Arthur: tronfio e
borioso, ma allo stesso tempo
capace di apprezzare gli sforzi di Merlin e non così
“asino” come viene
definito.
Insomma, se non si fosse capito mi è piaciuta. Il contesto
è divertente,
originale e ben trattato, in linea con la canzone e attinente agli
obblighi del
contest. Lo shonen ai è velato, ma c’è
e le battute maliziose di Morgana in
merito agli “allenamenti” sono quelle che penso
ogni slashfan avrebbe fatto.
Grammatica corretta, eccezion fatta per il verbo sopracitato e stile
semplice,
ma scorrevole e lineare.
Una bella storia capace di lasciare il sorriso sulle labbra e di
piacevole
lettura.
Voto: 9
Ringrazio le giudici del contest per tutti questi complimenti e il
primo posto!
XD che quel congiuntivo sia dannato, non so veramente come abbia fatto
a finir
lì!
Grazie anche tutti voi, che siete arrivati fin qui leggendo i miei
deliri:
critiche e eventuali commenti sono naturalmente ben accetti!
Un bacione!^^
Miss