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Autore: Neko no Yume    05/06/2011    5 recensioni
L'azzurro lo feriva, feriva crudelmente gli occhi di Leo, li metteva a nudo e sorrideva loro.
Poi scompariva, sempre, tra le lacrime.
E lui si ritrovava solo con il ricordo del suo eroe, nient'altro.
[Spoiler del capitolo 61.]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elliot Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era solo, completamente solo nel vasto maniero dove si era nascosto in seguito al patto stretto con Vincent, patto suggellato da lacrime e rabbia.
Il suo sottoposto era assente, i suoi languidi occhi, l'uno rosso sangue e l'altro dorato, erano altrove, a scrutare chissà cosa dietro la loro opaca patina di apatia.
Leo si sentiva libero senza quello sguardo irritante su di lui, finalmente poteva concedersi il lusso di guardare il cielo senza scandagliare i dintorni.
Le iridi ametista che aveva maledetto infinite volte, quelle stesse iridi che riuscivano a vedere oltre gli altri e che avevano condannato Elliot, ora si persero nello spicchio di cielo azzurro che splendeva fuori dalle ampie finestre gotiche.
Quell'azzurro, così terso e senza nuvole, gli ricordava gli occhi dell'amico, era dello stesso colore disarmante e sereno.
La vista gli si annebbiò all'improvviso, mentre gli angoli degli occhi iniziavano a bruciare di lacrime.
Afferrò una sottile penna stilografica e la intinse con decisione nel calamaio, per poi posarla ancora gocciolante d'inchiostro su un foglio di carta da lettere e iniziare a ferirlo, riempirlo di pensieri vogliosi di uscire dalla sua mente disperata.
La sua mano non smise di tremane finché non chiuse il foglio in una candida busta e lo incarcerò con un sigillo scarlatto.

Scivolò silenziosamente verso i cancelli in ferro battuto del cimitero, stando attento che nessuno lo vedesse.
Dal giorno della morte di Elliot era scomparso, si era unito alla causa dei Baskervilles senza neanche rendersene conto, e non voleva tornare indietro.
Percorse a passo rapido e silenzioso il vialetto di acciottolato brillante sino a raggiungere l'elegante zona dedicata alla casata dei Nightray.
Oltrepassò con ampie falcate le tombe più antiche, ormai ricoperte d'impietosa edera e dimenticate dal mondo, per fermarsi bruscamente davanti a una svettante lapide marmorea bianca come il latte.
I rampicanti non avevano ancora avuto tempo di compiere il loro lavoro ma Leo si chinò lo stesso a strappare alcune erbacce minacciose, depositando al loro posto un mazzo di fiori di campo.
Nulla di vistoso, solo semplici e profumati fiori appena raccolti.
A lui sarebbero piaciuti.
Le labbra inturgidite dai segni dei morsi che si infliggeva per non piangere si aprirono in un lieve sorriso, al ricordo di  un ragazzo fiero come Elliot che si scioglieva davanti a una distesa fiorita e socchiudeva le palpebre per lasciarsi pervadere dalla leggera fragranza delle infiorescenze.
Si riscosse ed estrasse da una tasca la lettera, per poi posarla sopra i fiori.
Gli arrivò un vociare sommesso alle orecchie, probabilmente era qualcuno che veniva a fare visita a un antenato, oppure degli avvoltoi curiosi pronti a ridere della strage della sventurata famiglia dei Nightray.
Digrignò i denti con rabbia, ma non poteva restare lì a difendere l'onore di quelle persone, non più.
Deglutì a fatica e scomparve dietro un'imponente e maestosa sequoia, appoggiando le spalle contro quel ruvido tronco.
Inaspettate, lo raggiunsero le voci di Oz e Gilbert che si scambiavano strozzati e sporadici commenti davanti alla tomba del fratello di quest'ultimo.
Leo trasse un sospiro di sollievo, Elliot era con persone che gli volevano bene... Poteva andarsene da lì.
Una solitaria lacrima cristallina gli scese lungo la guancia, dissolvendosi appena toccata terra, mentre il ragazzo spariva oltre il muro di mattoni del cimitero.


Caro Elliot,

Questa lettera è per te, per risponderti anche se non puoi sentirmi, non più.
Scusami, avrei dovuto confidarmi con te.
Avrei dovuto avere fiducia nel mio signore, nel mio amico che mi ha raccolto dal freddo pavimento di quel rifugio e mi ha portato via con sé.
Invece mi sono rinchiuso nei miei problemi e ti ho lasciato solo quando avevi più bisogno di me.
Mi dispiace, tanto.
Ma ti odio, ti detesto, se fossi ancora vivo ti prenderei a schiaffi fino a farti sanguinare.
Perché ti sei legato a me?
Ti ho condannato con le mie stesse mani, avresti dovuto tenerti lontano da Sablier, lontano dall'Abisso.
E invece per salvarti, per legarti ancora alla mia fragile esistenza, ti ho fatto bere il sangue che ha infettato il tuo corpo algido, corrodendolo secondo dopo secondo.
Ti odio perché, nonostante tutto, sei rimasto lo stesso immutabile Elliot che conoscevo.
E sei cambiato solo al momento della tua morte.
Tu odiavi Edward, eppure ti sei sacrificato come lui, per salvare gli altri.
Non è giusto, Elliot.
Io sarei dovuto morire per te, io che ho attirato quel maledetto chain.
Gli eroi come te sono da disprezzare, spezzano solo i cuori delle persone a loro care, li calpestano credendo di salvarli.
Sai, ho smesso di nascondermi.
Ormai i miei occhi maledetti che tu tanto agognavi di vedere si sono tolti la maschera.
Forse l'ho fatto per vedere meglio il cielo, a volte, quando la brezza soffia via le nubi e il sole è libero di splendere, l'aria ha lo stesso colore dei tuoi occhi.
Quelle sono le giornate peggiori, tutto quell'azzurro crudele si riversa dentro di me, entra a forza e perfora il mio cuore.
Ogni sguardo è una stilettata, mentre le tue iridi di cielo mi sorridono inesorabilmente irraggiungibili.
E maledico le mie lacrime, che mi impediscono di guardarle oltre.
Quando mi asciugo gli occhi, il tuo viso non c'è più.
Ti odio, stupido eroe.

Ti aspetto nelle giornate assolate, sempre.
 
                                                                                     Leo.


  
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