Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    06/06/2011    2 recensioni
Siamo sul pianeta Akron in una zona semi sconosciuta dell'universo. I protagonisti si trovano alla locanda Volta Celeste, posto incantevole in cui trascorrere una vacanza o anche solo qualche giorno in tutta tranquillità, lontani dal caos. Ciò che attira però i visitatori è un curioso fenomeno che si ripete puntualmente tutte le notti ad opera di una strana creatura....
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ventuno
Uno degli infiltrati armeggiò per qualche istante nei pressi della porta principale dell'infermeria. Per accedervi era necessario conoscere il codice segreto impostato dal dottore. Non riuscendo a trovare la combinazione esatta, fecero saltare direttamente la centralina ma nonostante questo, la porta continuava a rimanere ben chiusa. Dalla vetrata non si passava in quanto costituita da vetro iper resistente e antisfondamento.

All'interno della stanza, ben nascosto dietro ad un bancone metallico, il dottor Zero si stava preparando ad accogliere i visitatori inaspettati, armi in pugno. Sul lato opposto anche Mimeh era pronta alla difesa. Dopo anni di ricerche e tutto quello che avevano dovuto affrontare per riprendersi Kei, non potevano di certo farsela portare via sotto il naso. Erano disposti al tutto per tutto. Il dottore cominciò a sudare freddo nel momento in cui udì il rumore prodotto dai tentativi di scasso nel corridoio adiacente. Pregò mentalmente i suoi antenati, affinché tutto andasse per il meglio e non ci fossero troppi feriti tra i membri dell'equipaggio.
Anche Mimeh era preoccupata e lo dimostrava il fatto che il suo corpo emanasse continuamente bagliori fluorescenti.
Ma il peggio doveva ancora venire perché qualcuno degli assaltatori avvisò le stesse navette che poco prima avevano attaccato l'Arcadia, affinché sferrassero un secondo attacco. In quel modo gran parte dell'equipaggio sarebbe stato occupato a far fuoco per difendersi dall'assalto e loro avrebbero potuto agire indisturbati.

In pochi istanti infatti l'allarme generale tornò ad invadere con prepotenza i corridoi della nave, segno che l'attacco esterno era stato sferrato.
A quel punto Harlock e Tadashi decisero di intervenire. Cominciarono ad aprire il fuoco per primi, cogliendo alla sprovvista quattro degli uomini incappucciati. Gli altri però risposero immediatamente, coprendo quello di loro che stava ancora armeggiando con la porta blindata.
Seguirono altre scariche a raffica mentre dai corridoi laterali stavano arrivando i rinforzi.
Pochi, perchè tutti erano impegnati nello scontro esterno alla nave. Yattaran infatti aveva preso il comando del ponte principale e stava dando istruzioni di combattimento agli uomini.

Tadashi stava facendo del suo meglio per controllare tre degli assaltatori e coprire Harlock che stava cercando, tra un colpo e l'altro, di raggiungere l'infermeria e bloccare il tentativo di intrusione. Era veramente difficile tenerli a bada perché sembravano essere davvero preparati e disposti a tutto.
Un colpo ferì Tadashi di striscio ad un braccio. Ma non si perse d'animo e continuò a sparare, incurante del dolore che gli stava provocando la ferita.
Harlock avanzava, guadagnando metri preziosi.
Fu sfiorato da un colpo di laser che gli tranciò di netto una ciocca di capelli all'altezza dell'occhio buono.
Si gettò a terra e sparò contro gli avversari uccidendone due in un solo botto. Grazie anche ai rinforzi, in pochi concitati istanti, riuscirono ad arginare l'invasione.
Harlock si rialzò e si avvicinò a quello che lo aveva mirato poco prima. Gli diede un colpo con il piede per assicurarsi che fosse stato eliminato e che non stesse fingendo. Poi chiese a Yattaran via radio notizie del combattimento esterno. Le astronavi erano andate distrutte per la maggior parte e quelle superstiti si stavano allontanado di gran lena.
Tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò alla vetrata dell'infermeria. Vide spuntare da sotto il tavolo il dottor Zero con espressione ancora atterrita e gli sfuggì un sorriso. Gli fece cenno che tutto era a posto e che poteva stare tranquillo.
Il dottore si avvicinò alla porta e la sbloccò dall'interno, permettendo ad Harlock di entrare.

"tutto a posto?" chiese, guardandosi intorno.

"Si, si. Tutto a posto. Quella non si è nemmeno svegliata, con tutto questo frastuono!" disse ironicamente il dottore, indicando Kei. "..ehm...era solo una battuta per sdrammatizzare, capitano..." borbottò vedendo Harlock estremamente serio.

"Tadashi ha bisogno di essere medicato, è stato colpito ad un braccio. Volete occuparvene voi e Mimeh?" chiese, voltandosi verso il corridoio dove Tadashi si era accasciato, esausto per il combattimento e per lo sforzo fisico sostenuto.

"Certo, portiamolo nella camera accanto. " rispose Mimeh, prendendo il dottore per un braccio e trascinandolo all'esterno.  
"Mandate qualcuno a sistemare il disordine lì fuori...." disse poi rivolto ad uno dei suoi uomini che era rimasto accanto a Tadashi, riferendosi ai corpi inanimati dei nemici.

Rimasto solo, si avvicinò al lettino in cui era stata sistemata Kei.
Intorno a lei era tutto un groviglio di fili e tubi, collegati, attraverso un macchinario, al computer principale dell'Arcadia. Indossava una tunica candida che le aveva prestato Mimeh.
Lei stessa aveva provveduto a ripulirla dalla polvere e dai detriti rocciosi della caverna di Akron prima che il dottore la collegasse alle macchine. Il viso era sereno, tranquillo. Probabilmente nessun pensiero attraversava la sua mente e non si era resa conto di quanto fosse appena successo intorno a lei.
Harlock guardò il congegno elettronico che la stava mantenendo in vita e per un attimo fu tentato di disattivarlo.
Si domandò quali avrebbero potuto essere le volontà di Kei se mai un giorno si fosse trovata in quella situazione.
Si girò a guardarla ancora una volta.
Si sentì mortalmente in colpa per quanto le era accaduto e si tormentò l'anima chiedendosi se non avesse fatto tutto il possibile per salvarla quando precipitò in mare cinque anni prima.
Forse, se l'avesse seguita quando andò a recuperare le sfere di gravium e fossero tornati con la stessa navicella, non sarebbe stata abbattuta....o perlomeno sarebbero precipitati insieme e avrebbe avuto una chance in più di salvarla.

Ma ora, non era più il tempo dei ma e dei se. Era tempo di scelte.

La nave era avvolta da uno strano silenzio. Esternamente tutto era tranquillo. Rimanevano solo i corpi degli assalitori distesi lungo il corridoio a testimoniare lo scontro a fuoco.
Harlock dava loro le spalle e si stava accingendo a compiere un gesto che mai avrebbe pensato di essere costretto a fare.
Si piegò leggermente verso Kei e le accarezzò il viso, scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte.
 
"So che comprenderai la mia decisione..." le sussurrò prima di posarle un leggero bacio sulle labbra.

Strinse una mano di Kei tra le sue mentre con l'altra sfiorò il pannello di controllo del macchinario. Sarebbe bastata una leggera pressione di quel pulsante blu che lampeggiava incessantemente.
Nemmeno Tochiro era riuscito a fare qualcosa.
Chiuse l'occhio e prese un profondo respiro. Ancora un attimo e tutto sarebbe finito.
Per sempre.
Avvertì un brivido ghiacciato percorrergli la schiena.
Era il freddo del metallo di una pistola laser puntata contro di lui alle spalle, all'altezza del cuore.

"Sei finito Harlock! Kei sarà nuovamente mia!"

La voce tagliente di Eric mormorò quella frase con inaudita rabbia. Lui era uno di quegli uomini incappucciati che erano saliti a bordo dell'Arcadia. Probabilmente era rimasto nascosto aspettando il momento opportuno, quando tutti avrebbero pensato che il pericolo fosse scampato, per uscire allo scoperto e sferrare il suo attacco.
Si sarebbe ripreso Kei e avrebbe ucciso Harlock in una volta sola. Nemmeno la pugnalata al fianco l'aveva fatto desistere. Si era subito messo in moto, aiutato da amici del pianeta Verth ed aveva organizzato quella spedizione.
Si udì' un rumore metallico e Harlock sentì la pistola premere ancora più forte contro la sua schiena.
Poi un bagliore accecante invase completamente l'infermeria, obbligandoli a chiudere gli occhi. Seguì un sibilo assordante che fece barcollare i due per alcuni istanti.

"Tu??" gridò terrorizzato Eric. D'impulso sparò un colpo con la pistola.

Harlock cadde a terra sanguinante.
Il fascio di luce avvolse Eric, scaricando su di esso tutta la sua energia, folgorandolo all'istante.
Si allontanò solo quando ogni singola cellula dell'uomo fu incenerita.

***

"....l'avete scampata bella capitano! Qualche centimetro più in là e sareste andato all'altro mondo!"  commentò il dottor Zero, medicandogli la ferita alla spalla.

"Sono ancora un po' confuso...non ricordo che cosa sia successo esattamente..." rispose Harlock portandosi una mano alla testa dolorante. "l'ultima immagine che ho è quella di una forte luce....e di un sibilo acuto...."

"Immagino...ora cercate di riposare, io ho da fare." disse il dottore in modo un po' sbrigativo. "Ah, dimenticavo: non dovete alzarvi dal letto e soprattutto non dovete andare in infermeria. Sono stato chiaro?"

Senza attendere alcuna risposta il dottore si allontanò dalla cabina del capitano saltellando allegramente.
Harlock restò un attimo a riflettere sulle parole del dottore. Decise che avrebbe fatto esattamente l'opposto di quanto gli era stato raccomandato.
Si alzò lentamente e guardò il riflesso della sua immagine nelle vetrate della cabina. Fece una smorfia e si passò una mano tra i capelli, nel tentativo di sistemare quella ciocca tranciata dal laser qualche ora prima.
Uscì dalla sua camera a passo spedito, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni.
Giunto davanti all'infermeria, notò che la vetrata era stata rivestita dall'interno con del materiale plastico nero.
Compose la combinazione ed entrò silenziosamente. La stanza era immersa nell'oscurità, solo una fioca luce azzurrognola era stata lasciata accesa in un angolo. Fece una smorfia di disgusto sentendo l'odore di bruciato che aleggiava ancora nell'aria.
Tutto era rimasto inalterato come qualche ora prima.
Harlock si avvicinò nuovamente al lettino di Kei, prendendo una sedia per sistemarvisi accanto.

"Sono contento di non aver premuto quel pulsante....anche se non fosse arrivato Eric...non l'avrei fatto. Credo nelle capacità del mio amico Tochiro e sono certo che un giorno qualcosa accadrà..." disse ad alta voce, rivolto a Kei, quasi che lei potesse udirlo.

"Nel frattempo ci occuperemo di te. Io mi occuperò di te..." concluse, accarezzandole una mano.

"...grazie...."

Harlock strabuzzò gli occhi e rimase a bocca aperta, incapace di dire qualunque cosa. Si limitò ad avvicinarsi a Kei per vederla meglio ed accertarsi di non essersi sognato tutto.
Sentì il cuore perdere un battito nel momento stesso in cui lei aprì gli occhi e ricambiò la stretta alla mano.
Harlock restò in sua contemplazione per alcuni minuti, quasi fosse in trance.

"Capitano....sai che visto da vicino sei davvero bello??" disse Kei con un filo di voce, sorridendo.

"Non scherzare come l'altra volta....ti prego..." rispose Harlock sorridendo a sua volta.

"Però devi cambiare parrucchiere....quel ciuffo tagliato così... non ha senso..." rispose Kei, chiudendo gli occhi e lasciando scivolare le lacrime lungo il proprio viso.









   
 
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