Se
avete aperto questa pagina probabilmente avrete già una vaga idea dicosa potreste trovarvi, sappiate che sono consapevole di
quello che faccio. Spero non lo considererete un insulto a una storia che
personalmente trovo molto bella.
Non
ho messo l’avviso OOC perché spero di
riuscire a mantenere in riga tutti i personaggi, nel caso pensiate che non ce
l’abbia fatta vi prego di farmelo notare e aggiungerò subito
l’avvertimento. Per il resto spero davvero che possiate apprezzare quello
che ho scritto e che scriverò, perché temo finirò
all’inferno per questo. Che Carroll mi perdoni!
Capitolo
Primo
Il
Coniglio Rosa
Maka cominciva a non poterne
più di vedere Soul allungare il collo cercando di sbirciare la soluzione
del compito in classe dal suo foglio.
Si mosse scocciata sulla sedia e mise un braccio davanti al suo scritto,
in modo da impedirgli la visuale. Non riusciva davvero a capire perché
mai si ostinasse a voler copiare da lei tutte le verifiche, quando avrebbe
potuto benissimo studiare da solo a casa.
Dopo
un attimo di riflessione si alzò, facendo strisciare la sedia sul
pavimento. Strizzò gli occhi, colpita alle orecchie dal rumore
fastidioso prodotto delle gambe del suo sedile che facevano la conoscenza delle
piastrelle di ceramica del pavimento.
Aveva
finito di compilare gli esercizi da una mezz’ora abbondante e aveva
riletto tutto ben tre volte, non c’era motivo di starsene ancora a
poltrire seduta al banco dando la possibilità a Soul di copiare. Che prendesse il
voto che si meritava!
Il
ragazzo la guardò andare via con un’espressione vagamente
disperata dipinta in volto, come se la sua unica possibilità di essere
promosso si frantumasse mentre lei scendeva le scale che portavano alla
cattedra del Professor Stein.
Appoggiato
il compito sulla cattedra, stava accarezzando l’idea di andare al bar a
comprare un succo di frutta per ingannare la calura, quando la sua attenzione
fu rapita dal passaggio di un bizzarro coniglietto rosa che correva a
perdifiato attraversando la grande aula, per poi imboccare la porta.
Maka,
senza pensarci due volte, cominciò a corrergli dietro. Non aveva mai
visto un coniglio rosa e voleva acchiapparlo prima del professor Stein, il
quale appena incrociava sulla sua strada un animale raro si affrettava a
vivisezionarlo per paura che si estinguesse prima che lui potesse studiarlo,
perciò la ragazza aveva pensato che fosse meglio salvaguardare qual
povero animale finché era ancora in tempo.
Rincorrendolo ebbe modo di studiarlo, era un
coniglio bizzarro, oltre a essere rosa come non ne aveva mai visti, portava i
capelli acconciati in un caschetto sfilacciato e continuava a ripetere tra
sé “Oh, povero me, sono in ritardo. Io non so come comportarmi con il
ritardo!” con un tono piuttosto piagnucoloso. La cosa più singolare
però accadeva quando il coniglio, nella disperazione, estraeva dal
panciotto un grosso orologio d’ottone e vi avvicinava l’occhio per
controllare l’orario. A quel punto le lancette del marchingegno
sembravano prendere vita e picchiarlo di santa ragione in un turpiloquio che
avrebbe fatto rizzare i capelli al più sboccato scaricatore di porto.
“Se
non sai come comportarti con il ritardo, basta che lo ammazzi, non
c’è niente di difficile!” diceva il maleducato orologio.
E
fu così che tra un corridoio e l’altro, un livido e un morso a un
orecchio, il coniglio rosa finì per infilarsi nel bagno delle ragazze e
tuffarsi nel buco che aveva lasciato il water che Marie aveva frantumato in un
momento di furia omicida.
Maka,
che fino ad allora si era sgolata chiedendo al signor
coniglio di fermarsi, si lanciò dentro al buco senza pensarci due volte.