Nella notte buia, i pensieri e le preoccupazioni più recondite tornano a galla. Tutte insieme.
Questo Hiroki lo sapeva fin troppo bene.
Si rigirò sul fianco destro, poi su quello sinistro. Si rannicchiò, poi si stese a fissare il soffitto.
Niente, non ce la poteva fare. Non da solo.
Sospirò, poi girò la testa verso destra, e vide un ammasso di capelli neri spuntare dalle lenzuola.
Come se lo avesse percepito, Nowaki si scoprì, lasciando cadere la coperta all'altezza del bacino.

«Hiro-san?» sussurrò dolcemente al compagno, che stava facendo finta di dormire.
«Lo vedo che sei sveglio, hai le palpebre serrate, nessuno dorme così.» ridacchiò, con qualche sbadiglio, e l'altro, per tutta risposta, si portò il lenzuolo fin sopra alla testa.
Nowaki si sdraiò sul fianco, appoggiandosi sul gomito sinistro.
«Hiro-san! Non fare il bambino!» rise, ma l'altro non si muoveva. «Hiro-san? Hiro-san!»
Scostò la coperta, e sorriso scomparve una volta scoperto il viso pieno di lacrime del bruno. «Che cosa-»

«Non lasciarmi mai, Nowaki. Mai. Giuramelo, mai. » esordì, senza staccare lo sguardo dal soffitto.
«Giurami che, se te ne andrai anche per altri vent'anni, poi tornerai e sarà tutto come prima.
Dimmi che sarai sempre qui, con le tue braccia forti, il tuo sorriso dolce, il tuo calore e i tuoi baci forzati.
Dimmelo sinceramente, perché altrimenti non saprei come sopravvivere a tutto questo!»

Nowaki rimase sconvolto. Le parole zuppe di lacrime uscite dalla bocca di Hiroki gli risuonavano ancora in testa. Cosa poteva essere successo di così grave?
Non lo sapeva, non gli importava. Non gli rispose, ma, senza pensarci due volte, si scoprì del tutto e lo abbracciò.
Più forte del solito, più a lungo, molto più a lungo. Mentre le sue braccia cingevano le spalle di un Hiro-san singhiozzante, sentiva le mani tremanti di quest'ultimo afferrare e maltrattare la sua maglietta, sentiva il petto bagnarsi delle sue lacrime.

«Mai, Nowaki, mai...» ripeteva, mentre la voce diventava quasi un sibilo.
«Hiro-san, Hiro-san, guardami!» lo prese, e lo mise a sedere davanti a lui. Tenendolo per le spalle, prese a fissarlo: i suoi occhi scuri stavano annegando.
«Io non potrei mai lasciarti, nemmeno se lo volessi. Ti appartengo, Hiro-san, come tu appartieni a me.»
«Amo quando ripeti il mio nome. È più bello se lo dici tu.»
Lo abbracciò di nuovo, sdraiandosi. Prese il suo mento ancora umido e lo accostò al suo, baciandolo dolcemente e senza forzarlo, bagnandosi le guance di acqua salata.

Si addormentarono così, avvolti dalle lenzuola, il mento di uno sulla spalla dell'altro, senza possibilità di muoversi ma sopratutto senza intenzione di farlo.
Nowaki non riconosceva quasi il suo Hiro-san, freddo ed orgoglioso, ma sapeva bene che anche i forti non lo sono sempre.
Hiroki, stretto così tra le braccia e il petto ampio dell'unica certezza della sua vita, non aveva smesso di piangere.
Ma in quel momento, grazie al suo Nowaki, aveva persino dimenticato cos'era che lo faceva stare tanto male.

L'unica cosa che importava era che, qualsiasi cosa sarebbe arrivata, l'avrebbero affrontata e sconfitta insieme.

«Hiro-san?»
«Hm?»
«S'ki da yo.»
«Baka. S'ki.»





Nda: si, lo so, Hiroki non è molto IC, ma penso che Nowaki sia uscito bene.
Spero apprezziate lo sforzo.
Grazie per aver letto, Alex.
 

«Non lasciarmi mai, Nowaki. Mai. Giuramelo, mai. »