Beckett era seduta alla sua scrivania.
Stava finendo di sistemare le ultime
cose circa l’arresto che avevano compiuto.
Non era mai capitato che a metà
pomeriggio avessero già finito tutto.
Era stato un caso semplice, noioso
secondo Castle, che non aveva smesso un attimo di lamentarsi.
Beckett roteava gli occhi ogni due
secondi e desiderava ardentemente che lui andasse via o quanto meno che
stesse
zitto per più di dieci secondi.
Non
riusciva a concentrarsi con lui che parlava quasi fosse una
radio dimenticata
accesa.
-“…oh ma andiamo! Chi vuoi che ci creda?
Cioè quanto sei stupido se cerchi di far ricadere i tuoi sospetti sul
tuo
vicino di casa quando è palese che il colpevole sei tu!
Cioè quando viene
ritrovato il coltello con il quale la vittima è stata uccisa nella tua
macchina, è chiaro che i sospetti ricadano su di te e si inizia ad
indagare.
Chi è così cretino da non buttare l’arma del delitto?! Voglio dire, è
da
stupidi nasconderla nella macchina. Cosa pensava che non
controllassimo? Magari
era anche pronto a scappare con il suo fedele coltello.
Potrebbe essere il
titolo del mio prossimo romanzo: Heat
Knife. Che ne dici, suona bene?! Oppure Heat
Husband… no questo potrebbe essere inteso male per Nikki Heat. Ma
potrei
trovare altri titoli interessanti anche se questo caso è stato di una
noia
mortale. Mi chiedo ancora perché hai accettato il caso. Tu sei famosa
per
essere interessata ai casi complicati, l’hai detto tu stessa, rivelano
più
particolari. E poi quel tizio aveva proprio la faccia del tipico
assass…”-
Ma Castle non poté proseguire perché
Beckett era arrivata al limite della sopportazione.
Aveva provato a
rispondergli inizialmente ma lui aveva continuato.
Poi aveva pensato che
ignorandolo si sarebbe stufato di sentire la sua unica voce comporre un
monologo, ma lui era andato avanti come un treno. Si era chiesta come
faceva
Alexis a sopportarlo.
Così in preda ad un istinto omicida nei suoi
confronti
gli gridò in faccia, interrompendo il suo discorso:
-“CASTLE!!! RIESCI A STARE PER 10 MINUTI
IN SILENZIO, SENZA APRIRE LA BOCCA GIUSTO PER FARLE PRENDERE
ARIA?????!”-
Castle c’era rimasto malissimo.
Non
pensava di dare così fastidio. Era evidente che la detective l’aveva
sopportato
ma alla fine era esplosa.
Abbassò lo sguardo come quando i bambini
vengono sgridati e disse a voce bassa:
-“Ok. Non lo farò più.”- e senza
aggiungere altro andò nella sala relax per prendersi un caffè.
A Beckett non sembrava vero, 20 interi
minuti senza sentire la voce logorroica dello scrittore, ed era
riuscita a
compilare tutte le carte a cui stava lavorando.
“Un momento!” pensò, “20 minuti per
prendere un caffè sono davvero troppi. Oddio non si sarà mica messo a
piangere?” si chiese Beckett, ma ormai il senso di colpa si stava
facendo largo nella sua mente.
Forse aveva esagerato, ma cavolo, non
era un bambino a cui bisogna spiegargli tutto.
Era stato davvero fastidioso
quel giorno e l’unica cosa che Beckett voleva fare era andare a casa e
rilassarsi con un buon libro.
Ma prima sentiva il bisogno di scusarsi con lui.
Entrò nella sala relax e lo vide seduto
nel divano con il suo cellulare in mano. Sicuramente stava giocando con
la sua
nuova versione di “Angry Birds”.
-“Ehi ma allora sei qui!”- disse Beckett
a voce abbastanza alta.
Castle la guardò ma si girò nuovamente
non degnandola neppure di una parola.
Beckett l’aveva notato ma pensò di
provarci nuovamente.
-“Vuoi una tazza di
caffè?”- gli chiese.
E nuovamente Castle la guardò e con aria
offesa riprese a concentrarsi sul suo palmare.
-“Davvero?! Vuoi davvero questo Castle?
Perché posso essere davvero cattiva ed elencarti tutte le volte in cui
mi dai
noia e non ti dico niente solo per non ferire il suo lato sensibile!”-
lo
stuzzicò Beckett.
-“Ehi, io ci sono rimasto male quando mi
hai urlato contro! E per di più di fronte a tutto il distretto! Sono
una
persona sensibile, io!”- disse e questa volta Beckett vide che stava
facendo
finta di essere offeso, e la sua espressione cercava di nascondere un
sorrisetto beffardo.
-“Eri davvero pesante!”- rispose Kate
continuando a sorridere,
-“Ma mi rendo conto di aver esagerato. Ti chiedo
scusa!- continuò guardandolo negli occhi.
-“Scusami anche tu. So di essere
logorroico alcune volte!”- Beckett arcuò un sopracciglio come se
intendesse
“solo alcune volte?” e Castle afferrando al volo disse:
-“Ok, la maggior parte delle volte!”-
Entrambi risero e Beckett prendendo il
suo caffè disse:
-“Sono contenta che abbiamo chiarito
tutto!”-
-“Ah no, detective! Non pensare che sia
finita qui! Non bastano delle semplici scuse per farti perdonare!”-
-“Di che cosa stai parlando?”- chiese
Beckett sospettosa.
Non solo aveva fatto lei il primo passo,
mettendo da parte
l’orgoglio, ma non era neppure stata perdonata. Questo era il colmo.
-“Vedi domani è il compleanno di mia
madre…”-
-“No Castle!”-
-“Ma non sai neppure cosa ti voglio
chiedere! E ricordati che non ti ho perdonata quindi sei costretta
almeno ad
ascoltarmi!”- disse lo scrittore con un sorriso malvagio stampato in
faccia.
-“E chi mi costringe? Tu forse? Beh se
non mi hai perdonata pazienza. Puoi anche strappare il contratto che ti
lega a
questo distretto, così almeno avremmo un po’ più di silenzio!”- rispose
cattiva
Beckett.
-“Ok, ok. Ti ho perdonata. Ma mi serve
il tuo aiuto!”-
-“Ah, adesso hai bisogno del mio aiuto!”-
disse sarcastica.
-“Si ho bisogno che mi aiuti con la sua
torta di compleanno! Tu mi hai detto che tua madre era una cuoca
fantastica,
sicuramente ti avrà insegnato a fare le torte!”-
-“Si mi ha insegnato… ma non vedo perché
dovrei aiutarti! Non puoi semplicemente comprarla?”-
-“Beh sai, l’anno scorso io gliel’ho
comprata e le è piaciuta molto, ma ha apprezzato di più quella che le
ha fatto
Alexis, perché diceva che veniva dal cuore e non dal mio portafoglio!
Anche se
quando ha voluto quel gioiello di Bulgari il mio portafoglio l’ha
apprezzato
senza fare obiezioni!”- rispose Castle, ma quest’ultima frase era
rivolta più a
sé stesso che a Beckett.
Vedendo che la detective non si decideva
continuò:
-“Ti prego! Voglio solo fare una cosa
carina per mia madre!”-
Beckett non poteva resistere a quella
sua aria da cucciolo bisognoso di affetto.
E poi le faceva piacere fare qualcosa di
carino per Martha, le ricordava quando aveva cucinato per sua madre. E
in un
certo senso le piaceva stare con la famiglia Castle. C’era sempre un
clima
sereno.
Così alla fine acconsentì:
-“Va bene. Accetto! Ma sia chiaro: mi
devi un enorme favore!”-
-“Graziegraziegrazie!!”- disse Castle
felicissimo, abbracciando la sua musa in uno dei suoi slanci di affetto.
-“Ti aspetto a casa mia fra due ore! Mi
raccomando detective, puntuale!”- e detto questo uscì di corsa dal
distretto,
per andare a preparare tutto a casa sua.
Beckett sorrise e roteò gli occhi.
La aspettava un pomeriggio pieno di sorprese.
ANGOLO MIO: Ciao gente!!! rieccomi qui!!! come state?
che dire?? anche questa ff è nata nel periodo di Pasqua.. ok volete sapere come? vabbè anche se non vi frega nulla ve lo dico lo stesso: dunque, mia madre voleva fare la colomba pasquale anzichè comprarla.. e non si sa mai perchè devo sempre essere io ad aiutare.. cmq mentre stavo aiutando mi è venuta in mente questa storia e l'ho scritta! in effetti avevo qst idea delle torte già da qnd ho visto un film di Nathan in cui la protagonista cucinava torte!!
anyway... avrà solo 3 capitoli questa ff!
quuiiindi ci leggiamo la settimana prossima con il prossimo capitolo..
x chi continuerà ovviamente!!
e come sempre se volete fatemi sapere che
ne pensate!! ;)
sbaciottiiii
kateRina24 ;>