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Autore: Deimos_    09/06/2011    1 recensioni
Averle perse tutte, le speranze, gli diede la stessa pace che averle tutte intatte.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hope
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggio/Coppia: Ludwig Beilschmidt (Germania), Gilbert Beilschmidt (Prussia)
Rating: Verde
Avvertimenti: OOC, angst, warvaria, deathfic;
Note: La storia avviene in un preciso periodo storico; I personaggi appartengono a Himaruya-sensei e le nazioni, tradizioni comprese a loro stesse. La citazione sulla speranza è di Riccardo Bacchelli.
Questa fic segue il prompt 014: Verde. della Big Damn Table.
Sì, quelle che sto pubblicando sono tutte delle oneshot della BDT che stavo facendo, a tema Germancest. La iniziai l'anno scorso e mai la finii, magari ora ricomincerò. ~ Le prossime che pubblicherò, però, saranno in una raccolta.
Grazie. ~




Averle perse tutte,


Che giorno era? Era ancora Gennaio? O forse era Dicembre? Era iniziato il nuovo anno?
Non se lo ricordava. Il tempo trascorso al buio, immerso nell'oscurità e nel nulla gli aveva fatto perdere il corso del tempo, come se lui fosse uscito dalla storia appena era stato rinchiuso in cella.
E quindi si trovava a chiedersi se fosse arrivato il giorno. Perché lui sapeva, gli avevano detto che dovevano giustiziarlo. Ehi, era anche ovvio! Cosa ci fai con un prigioniero di guerra fondamentalista e pazzo? Lo uccidi.
E, come se quel presentimento gli avesse urlato "Guarda, vengono a prenderti, idiota!", qualcuno spalancò la porta. Sì, qualcuno, perché gli ci volle davvero troppo tempo per far abituare quegli occhi ormai insensibili alla luce dell'esterno -ed era perfino giorno.
Sollevò di poco il capo verso dove credeva esserci quello dell'altro -o altri: non sapeva quanti fossero;- quando sentì una mano afferrarlo con forza per il braccio smagrito e mingherlino.
«Stand up, you smut.»
Non capì nemmeno cosa disse. Molto probabilmente era un insulto, ma le sue orecchie ormai erano abituate al niente, all'oblio ed al silenzio più totale, chiuso in quella cella com'era. «...»
Quella fu la sua risposta. Provò a rispondere, ma era da così tanto tempo che non parlava che sentiva la gola secca e le parole non volevano uscire, incatenate a forza alle corde vocali ormai arrugginite. E dire che per un po' di tempo aveva cantato, aveva parlato un po' tra sè e sè per tenersi compagnia!
Voleva chiedere al suo boia che giorno fosse, ma purtroppo quella voce non usciva. Non tentò ulteriormente: ormai cosa sperava a fare?
Un'altra ondata di luce gli colpì gli occhi e lo accerchiò: erano giunti nella piazza del carcere costruito appositamente per lui.
«In ginocchio, forza.»
Questa voce però la riconosceva. Gli sembrava, almeno, di averla già sentita.
Alzò il capo, cercando di guardare quelle figure troppo bianche.
«...ranz..?»
Francis, Franz, come lo chiamava sempre lui. Non poteva proprio scordarsi della voce del suo migliore amico. Era stato proprio lui a dirgli di inginocchiarsi?
Udì provenire da quella figura indistinta un sussulto sorpreso, come se non si aspettasse che quel corpo ormai destinato alla morte non avesse potuto riconoscerlo.
La figura non ebbe neanche la forza di rispondere, poggiò solamente le mani sulle sue spalle e lo premette verso il basso, costringendolo in ginocchio con semplicità, per la poca forza che rimaneva nel suo corpo.
Alzò il capo ancora, verso quelli dei suoi -del suo- boia, aspettando una loro mossa, oltre quei minuti di attesa inutili e colmi di vigliacchieria. Non avevano forse coraggio per fare quello che avevano promesso da tempo?
Questa volta invece, udì un fucile, forse due, tre, venire caricato; avrebbe riconosciuto il suono di un buon fucile ovunque e quello era proprio uno di quelli.
«Stai dritto con la schiena, cosicché possiamo colpirti per bene~»
Non eseguì subito quell'ordine. Non perché non volesse -in parte anche per quello- ma perché ormai il suo cervello impiegava un po' di tempo per trasmettere l'impulso a tutto il corpo. Deglutì e sorridendo si mise dritto con la schiena. Con i polpastrelli delle mani legate dietro di sé, potè sentire la superficie ruvida di un muro. Un muro solitario, proprio come lui. E se magari quel muro fosse stato bianco, il suo sangue avrebbe fatto un bel disegno su quel pallido colore~
«Fermatevi!»

le speranze,

Un altro individuo faceva la sua entrata in scena? Ormai erano già in cinque, tutti gli Alleati erano lì, e quel sesto chi era?
«Lasciate andare mio fratello, dannati bastardi!»
Ecco chi era. "Ormai è così, lascia perdere!"
Si spostò indietro con il busto, fino ad appoggiare la schiena al muro, come per stare più comodo. Ci stavano impiegando troppo tempo, perfino per i suoi gusti; che si sbrigassero a farla finita.
«...ehi, Franz...»
Altro sussulto, l'arma che trema. Lo sente fino a lì, a tre metri di distanza dai suoi esecutori.
«Che giorno è oggi?»
Deglutì, l'altro, rispondendo poi alla domanda di quella povera anima.
«Il Venticinque Febbraio.»
Febbraio? Ah! Questo voleva dire che il suo compleanno era passato, così come il loro l'anniversario.
Sorrise ancora, lasciando calare le palpebre lente sui suoi occhi, stanche di stare sollevate per guardare quella massa di figure sfocate.
Non sentì oltre, solamente lo scoppio della polvere da sparo a contatto con la scintilla di quei loro fucili ed un colpo netto. Non seppe bene dire dove, seppe solamente che riabbracciò nuovamente il buio.
«...tissimo ru..o! Al...no il suo corpo lascia... qui!»
Ah, il suo corpo? Sì, lo stavano portando via, è vero.
Dove?
Ma che importanza aveva?
Ovunque fosse, lui era sempre il magnifico e sublime Prussia, al diavolo le leggi.


gli dette la stessa pace che averle tutte intatte.

  
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