«Che cosa vuoi da me?»

Quelle parole mi avevano letteralmente sconvolto quando lei me le disse qualche tempo fa. La conoscevo da tre mesi – sin da che era cominciata la scuola – e da quel momento non le avevo più dato tregua. Ogni volta che la vedevo le lanciavo addosso una svelta, divertente presa in giro. Dopo un pò era diventata un'abitudine quella di camminarle vicino, ovunque andasse, ovunque io dovessi essere.

Tre mesi dopo lei ne aveva, giustamente, abbastanza. Fu allora che capii che avevo bisogno di qualcosa di più. Non ero ancora pronto a fermarmi, per niente. Se fosse stato per me, l'avrei perseguitata per l'intero anno scolastico. Il problema era che ancora non capivo perché. Almeno non fino a che lei non mi pose quella domanda.

Non le diedi fastidio per un'intera settimana, mentre cercavo di comprendere cosa esattamente volessi da lei. E alla fine scoprii la più assurda delle risposte. Il suo amore. Volevo che lei mi donasse il suo amore perché io...l'amavo. L'amavo dal primo momento che l'aveva vista, sono che non me ne ero accorto.

Ma ora che lo sapevo, ero anche conscio di non poterglielo dire. Confessarmi dopo averla tormentata per tre orribile -per lei- mesi era la cosa più stupida che potessi fare. Avrebbe pensato che mi stavo prendendo gioco di lei di nuovo, e con buone ragioni di crederlo in fondo. Con tutte le cose che le avevo detto, sapevo come avrebbe reagito.

Il lunedì successivo, mi scusai. Sinceramente. Doveva sapere che io ero pentito sul serio di tutte le cose che le avevo fatto. Tutti gli insulti che le avevo rivolto, senza neanche pensare ai suoi -e perfino ai miei- sentimenti. Non fui mai felice quanto lo ero nel momento in cui lei accettò le mie scuse, sorridendomi. Allora capii come mai mi ero innamorato di lei.

La prima volta che la avevo vista fu nella mia classe, al primo giorno di scuola. Volevo andare a casa o almeno saltare Biologia, ma alla fine una risata dal suono così dolce catturò la mia attenzione. Mi girai in tempo per vedere una ragazza dai capelli rossi tutta intenta a scusarsi tutta agitata con un'insegnante, e da quel momento la avevo semplicemente amata. Il suo sorriso era...magico. Perfino più di questo. Era tutto quello che non avevo mai visto in vita mia.

Alla fine dell'anno raccolsi tutto il coraggio che avevo e mi dichiarai. Non le dissi quanto la avevo pensata durante la scuola, ne che la avevo studiata così minuziosamente da sapere che possedeva delle lentiggini sui gomiti. Sapevo che si sarebbe spaventata.

Per una ragione che non volevo nemmeno sapere, lei ricambiava i miei sentimenti. Stavamo proprio nel mezzo del corridoio che conduceva ai bagni, la mia mano intorno al suo posto mentre la guardavo con insistenza. L'odore era disgustoso, ma vedendola uscire dal bagno delle ragazze proprio quando io stavo uscendo da quello dei maschi avevo subito capito che quella era la mia unica chance.

Un movimento veloce mi fece subito comprendere che cosa stava accadendo. Le nostra dita erano intrecciate e, un secondo più tardi, le labbra che tanto avevo desiderato si trovavano sulle mie.

Quel giorno, un sogno che non mi ero mai permesso di fare, divenne realtà.