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Autore: Phoenixstein    10/06/2011    1 recensioni
Lucas. Un ragazzo biondo con grandi occhiali da sole poggiati sulla testa, magro e sempre saltellante, divertito, il viso una maschera di porcellana bianca, gli occhi scuri come l’inchiostro.
Lucas, che aveva un posto come grafico di un mensile di attualità.
Lucas che aveva telefonato in redazione per avvisare che quel giorno sarebbe rimasto a casa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucas. Un ragazzo biondo con grandi occhiali da sole poggiati sulla testa, magro e sempre saltellante, divertito, il viso una maschera di porcellana bianca, gli occhi scuri come l’inchiostro.
Lucas, che aveva un posto come grafico di un mensile di attualità.
Lucas che aveva telefonato in redazione per avvisare che quel giorno sarebbe rimasto a casa.
–Cosa è successo? – domandò la segretaria che lo conosceva ormai da un po’ e immaginava che qualcosa non andasse. Lucas si assentava raramente.
–Non mi sento molto bene. – mentì lui.
–Ok, rimettiti allora. Ci vediamo.
–Sì, ciao…
Chiusa la chiamata, Lucas storse la bocca. Gli fece male. “Vaffanculo!” pensò. Non sopportava l’idea di farsi vedere conciato così, con il labbro spaccato e gonfio e lo zigomo viola. Picchiato dal ragazzo di quello che credeva fosse il suo ragazzo! Assurdo. Non ne sapeva niente!
E adesso, segregato in casa dal suo stesso orgoglio, non aveva un granché da fare. Accese il portatile e aprì la sua pagina di Facebook. Rimase a lungo a osservare vacuamente la schermata. Condivise alcuni link che gli sembravano interessanti e caricò sul suo profilo qualche nuova foto. Fra gli amici lì c’era anche il nome di Guido Sancelli, offline; Lucas si lasciò andare al ricordo di lui, socchiuse gli occhi.
Lo rivide nella sua interezza, non un adone palestrato e abbronzato, ma gli era piaciuto subito, con il naso bello dritto e gli occhi grandi ed espressivi, scuri come i suoi, alto e bruno, la pelle profumata e bei pettorali. Adorava il suo lieve pizzetto, il sorriso un po’ timido ma accattivante, il modo in cui pronunciava la “s”, morbida e rassicurante, poi impazziva letteralmente per la sua vasta cultura e il suo essere così “di mondo”. Importava poco che Lucas avesse ventidue anni e Guido già ventisei. Sul profilo di Facebook non aveva scritto nulla riguardo la sua situazione sentimentale, perciò gli sembrò un’ottima idea conoscerlo. Da una chiacchierata in chat a un appuntamento ne era passato di tempo, Lucas stavolta aveva intenzioni serie, non doveva più nascondersi, quindi poteva fare le cose per bene. Comunque alla fine la scintilla era scoppiata. Si scambiarono il primo bacio sotto il portone di casa e fu Guido a prendere l’iniziativa. Quella notte Lucas si voltò e rivoltò più volte nel letto, in preda alla frenesia delle aspettative. Nella sua mente si era acceso un lume splendente di speranza. Forse era davvero la volta buona, il tipo giusto. “Mi ha baciato lui, quindi gli piaccio, mio Dio, gli piaccio…” aveva pensato, “Che bello, mi sembra di rivederlo mentre si sporge verso di me, Dio, mi martellava un casino il cuore, sento ancora il sapore delle sue labbra sulle mie, sulla lingua il profumo del gin tonic che aveva bevuto prima, sarei rimasto attaccato a lui un altro quarto d’ora. Invece solo pochi istanti, e se n’è andato via portandosi dietro tutta la mia anima. Accidenti, lo amo…”.
Un tremore gli invase lo zigomo dolorante, poi ripartì dai lombi e si espanse fino alla nuca. Si convinse a smetterla di rivangare tutto ciò. Quello che ne era seguito settimane dopo non voleva affatto ripescarlo dalla memoria. Avrebbe richiamato un’estasi dei sensi, se solo l’avesse fatto, ma anche una sferzata dolorosa sul cuore. Ma, debole, stava per arrendersi anche a quel ricordo, ci volle il suono del campanello a distoglierlo da tale volontà.
Abbandonò il computer e quella inutile pagina di Facebook e andò ad aprire. Un enorme mazzo di splendide rose rosse avvolte in un tulle occultava chi lo reggeva tra le mani.
–Deve aver sbagliato indirizzo, qui non…
–Sono io…
Da dietro il mazzo fece capolino quel sorriso un po’ timido ma accattivante.
–Guido? – trasalì Lucas, nascondendosi il viso fra le mani e indietreggiando.
–Queste sono per te.
L’uomo che amava gli porgeva quelle bellissime rose e l’unica cosa che Lucas riuscì a dire fu: –Non voglio farmi vedere conciato così.
Guido entrò in casa e chiuse la porta. L’altro già correva in sala senza togliersi le mani dalla faccia, incapace di opporsi alla situazione.
–Sei sempre bellissimo, vieni qui.
–Vattene a fanculo, tu e il tuo ragazzo!
Guido non fu sorpreso da quel tono recalcitrante, appoggiò le rose sul tavolo e si avvicinò a Lucas che ancora si copriva il viso.
–Ti chiedo scusa per quello che hai dovuto sopportare… Appena te ne sei andato lui stava salendo a casa mia. Ho sentito che la cosa migliore da fare era dirgli la verità. È andato su tutte le furie, glielo leggevo negli occhi che avrebbe voluto ammazzarmi di botte, ma non l’ha fatto perché il cuore lo frenava.
–In compenso ha ammazzato me di botte! – ribatté Lucas arrabbiato, dischiudendo un poco le dita, in modo da poterlo guardare.
–Quando me l’ha raccontato avrei voluto prenderlo a schiaffi, ti giuro. Ricordava benissimo la tua faccia e vederti per caso al Freak lo ha folgorato. Si è preso la sua fottutissima vendetta, ma io con lui ho chiuso.
Lucas, lentamente, liberò il viso. Forse le sue orecchie non funzionavano più tanto bene, l’ultima parte della frase non…
–Che cosa hai detto?
–Con lui ho chiuso. Non aveva alcun senso trascinare una relazione così priva di significato, non lo amavo più… invece amo te.
–Non ci posso credere. Guido…
Lucas si lasciò cadere sul divano, confuso, lo sguardo fisso sulle sue scarpe da ginnastica. “Svegliati, non è vero, svegliati. È un sogno. Svegliati ora e non soffrirai troppo” si diceva. Se non avesse avuto quel taglio dolorante, avrebbe senz’altro cominciato a mordicchiarsi il labbro. Una mano si tese davanti a lui. Alzò la testa, non era un sogno. Mise la sua mano in quella di Guido e, insicuro, deglutì nervosamente. Ora riuscivano a esplorarsi con lo sguardo, non ci volle molto a interpretare ciò che l’uno leggeva negli occhi dell’altro. E Lucas non provò più a lottare contro i suoi sentimenti.
–Ti amo anch’io. Ma questo lo sai già…
Guido gli prese anche l’altra mano, intrecciando piano le dita con le sue. Così si accostò di più, a sfiorargli il naso con il suo respiro caldo. Entrambi sapevano quello che stava per accadere, si limitarono ad assecondare il loro istinto. Lucas piegò un po’ la testa all’indietro e Guido lentamente, come per paura di spezzare l’attrazione, si chinò sulle sue labbra.
–Ahia!
–Scusa, che scemo…
–Niente…
Si sorrisero dolcemente, Lucas facendo un grande sforzo per il labbro che gli causava un mucchio di fastidi.
Rimasero a lungo in piedi, così vicini da potersi scambiare il respiro, ad accarezzarsi il viso con le dita frementi e a impazzire di desiderio.
   
 
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