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Autore: Hayley Black    10/06/2011    1 recensioni
Era diventato un mostro, Gollum, troppo diverso da colui che era prima, aveva dimenticato tutte le bellezze della vita, nascosto nell’ombra, divenuto parte di essa.
Nei lunghi viaggi che l’avevano portato in luoghi sconosciuti e oscuri, alla ricerca dell’anello, si era abituato al freddo e agli orrori della vita che gli passavano davanti agli occhi.
Interminabili sogni gli disturbavano le notti, passate a gridare e a contorcersi nel buio, alla ricerca di un flebile spiraglio di luce, che non sarebbe mai arrivato. L’unica luce a cui poteva aspirare era quel prezioso oggetto, rotolato via assieme al suo senno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gollum/Smeagol, Smeagol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ognuno ha la propria luce, e quando si spegne, si cade nell’oblio.

E abbiamo dimenticato il sapore del pane, il rumore degli alberi. La delicatezza del vento. Abbiamo dimenticato il nostro nome.

Il pesce sguazzava nel limpido stagno nascosto tra le rocce, ignaro della scheletrica figura che si ergeva sulla collina.
Erano giorni che non toccava la pelle squamosa di un salmone, o quella soffice di un tenero uccellino caduto dal nido; erano giorni che non chiudeva occhio, dilaniato dalla perdita del suo amato tesoro. Scappato via, giù per le rocce della montagna che l’aveva ospitato per così tanti anni. Anni di solitudine, paura e pazzia, che l’avevano portato a un aspetto cadaverico, con la pelle tirata sulle ossa e gli occhi grandi e infossati.
Tutto per il suo tesoro, fuggito via da lui, dai suoi lamenti interminabili e dalle sue frasi sconnesse, che riecheggiavano tra le pareti di pietra pregne di una vita ormai caduta nell’oblio.
Era diventato un mostro, Gollum, troppo diverso da colui che era prima, aveva dimenticato tutte le bellezze della vita, nascosto nell’ombra, divenuto parte di essa.
Nei lunghi viaggi che l’avevano portato in luoghi sconosciuti e oscuri, alla ricerca dell’anello, si era abituato al freddo e agli orrori della vita che gli passavano davanti agli occhi.
Interminabili sogni gli disturbavano le notti, passate a gridare e a contorcersi nel buio, alla ricerca di un flebile spiraglio di luce, che non sarebbe mai arrivato. L’unica luce a cui poteva aspirare era quel prezioso oggetto, rotolato via assieme al suo senno.
La mano afferrò veloce l’animale, che si dibatteva speranzoso di salvezza; una salvezza che ormai l’essere aveva perso, assieme a tutto quello che aveva posseduto nella sua vita passata.

Fame, fame, fame! Ti riavrò, vero tesoro? Rubato, da quei sudici e brutti hobbit!

Il suo stomaco implorava cibo, e quando morse il pesce lucente si sentì meglio, ma non appagato. Ne voleva ancora, e ancora e ancora, ma avrebbe dovuto sopportare altri viaggi, alla ricerca di uno stagno, un fiume o una palude.
L’avrebbe sopportato un altro viaggio, così come aveva sopportato gli altri.
Finita la cena, i suoi occhi vagarono sull’acqua scura alla ricerca di un movimento, un increspamento delle onde, un qualcosa che potesse interrompere la quiete perfetta di quella notte quasi irreale. Niente, gli sarebbero toccati altri lunghi giorni di digiuno.
Gridò, Gollum, stanco di quel vagare nell’ombra, della sua vita scivolata via assieme all’anello. Il suo tesoro.
Un rumore lo fece voltare, sperando che fosse qualche bel coniglio giovane da mangiare. Si avvicinò alle rocce da cui provenivano i passi, sporgendo con cautela la testa per vedere qualcosa.
Il dolore che gli arrivò lancinante al petto lo fece accasciare con un lamento soffocato. Due hobbit stavano accendendo un fuoco, per scacciare il buio della notte. Quello grasso stava rovistando nella bisaccia, l’altro invece preparava i giacigli.
Di nuovo quel dolore, ma qualcos’altro fece breccia nei suoi pensieri. Grande, luminoso e ambito. Era tornato da lui.

Il mio… tesoro!

 

You cannot pass!

E invece sono passata. E sono arrivata anche qui, ogglieah. Perchè dopo due giorni che sto guardando tutti e tre i film (edizione estesa, fanno in tutto dodici/undici ore) e ho intenzione di rileggermi il libro, mi sembrava opportuno scriverci una fanfiction. O una one shot. O una flash fic. O una drabble. Insomma, qualcosa che non facesse rivoltare nella tomba il Professore. Ma credo che dopo aver pubblicato 'sta roba immonda, verrà direttamente qui ad uccidermi per aver infangato il nome del suo libro.
Ho scritto su Gollum perchèèèèèèèèèè boh. In realtà ho tratto l'ispirazione dalla prima frase, quella degli alberi e del vento XD E ne è uscita fuori questa flashfic di 497 parole - conteggio di Word -, inclusi però titolo e aforisma provocante.
Spero vi piaccia e che non faccia troppo schifo, e di aver fatto bella figura nell'approdo a questo nuovo fandom che mi affascina così tanto.
Alla prossima! (...Se ci sarà.)

 

Sayonara!

 

   
 
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