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Autore: chocolate eyes    11/06/2011    1 recensioni
Ancora un'altra pazzia sul finale di stagione di The Vampire Diaries. Ancora una storia sulla mia coppia preferita, Damon/Elena.
Scritta in un momento di pura follia dopo aver rivisto quel bacio *-* e dopo aver ascoltato la canzone I should go di Levi Kreis **
Dalla storia:
Piangeva Elena, mentre sentiva la presa sulla sua mano sciogliersi, mentre la consapevolezza che l’aveva lasciato andare si era fatta strada dentro di sé.
Aveva visto la luce Damon, l’aveva seguita e sarebbe andato dalla madre finalmente.
Sarebbe tornato felice, sarebbe tornato il bambino spensierato che tanto gli mancava.

- - - -
critiche e commenti sono sempre graditi!
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era fatta ormai.
La sua vita stava per giungere al termine. La sua infinita vita stava per terminare come quella di un semplice essere umano.
Ma lui non era così. Non era un essere umano. Non era niente di tutto ciò.
In realtà in quel preciso istante non sapeva neanche cosa fosse esattamente.
L’unica cosa che sapeva era che lui era cattivo, un reietto quasi…ma questo perché lo sentiva ripetere da tutti.
 
 
Here we are
Isn't it familiar
Haven't had someone to talk to

In such a long time
 
 
Faceva freddo quella notte.
Troppo freddo per i suoi gusti. Troppo freddo per lui che non riusciva a sentire niente, a provare niente.
 
Tremava all’interno di quelle coperte, così pesanti che sembravano schiacciarlo come un macigno. Così bianche da accecarlo quasi. Così pure da fargli paura.
Tremava mentre nella sua mente riaffioravano situazioni che avrebbe voluto cancellare, ma che non avrebbe mai potuto perché facevano parte del suo essere.
 
Era solo.
L’avevano lasciato solo in quella stanza che gli era sempre appartenuta, una stanza piena di lui, ma che in quell’istante gli sembrava dannatamente grande e piena di cose futili.
L’avevano lasciato solo perché aveva detto di star bene, fino all’ultimo ha voluto fare l’eroe. Suo fratello in quel momento si sarebbe fatto una risata prima di abbracciarlo ed iniziare a piangere come un bambino.
 
Aveva combattuto una guerra, sarebbe morto da eroe per molti, ma in quel momento si sentiva solamente uno stupido che ancora una volta aveva solo portato guai, ma no…non ci sarebbe stato Stefan a salvare la situazione, non quella volta.
Suo fratello non sarebbe corso in suo aiuto, semplicemente perché non poteva. Si era gettato in pasto ad una belva feroce solo per salvare l’unica persona che aveva mai amato in tutta la sua vita.
 
 
Era passato al lato oscuro, per far risplendere di luce chi ha vissuto per troppo tempo al buio.
 
 
Piangeva Damon.
Piangeva come un bambino mentre adesso nella sua mente passavano alcuni momenti felici, alcuni momenti spensierati. Era piccolo Damon nella sua immaginazione, forse aveva dieci anni e si trovava a correre e urlare e ridere buttando per terra il proprio fratello mentre la madre danzava libera e gioiosa nel giardino di casa sua.
Piangeva Damon mentre la sua mente viaggiava avanti negli anni, portandolo a diventare adolescente e combattere con qualcosa a cui non era stato mai abituato.
 
L’amore.
 
L’amore puro, l’amore vero, quello per cui faresti di tutto…uccideresti il tuo stesso padre se solo potessi.
L’amore per una donna che vedeva in lui solo un giocattolo con cui divertirsi quando non aveva niente da fare.
L’amore che aveva diviso i due fratelli portando solo dolore in quella povera madre che riponeva tutte le sue speranze in loro.
 
Correva la mente di Damon.
Correva facendolo straziare dal dolore, correva come un treno sbagliato.
Non poteva fermarsi, non poteva semplicemente spegnere l’interruttore, perché quell’interruttore gli era stato portato via nel momento in cui si è fatto mordere da un essere nettamente inferiore alla sua natura, ma con un veleno in corpo che lo rendeva invincibile.
 
Un licantropo.
 
Era accaduto tutto in un attimo, un batter di ciglia che gli avrebbe provocato inevitabilmente la morte. Era accaduto tutto per una ragione.
 
E quella ragione era lei.
Lei che era contesa, ancora, dai due fratelli. Lei cosi caparbia, e sicura su ciò che voleva.
Lei che a modo suo li amava entrambi.
Perché la storia si ripete ma questa volta avrà una conclusione diversa.
 
Da un paio di mesi ormai era diventata la ragione del suo essere, la ragione per cui ogni mattina apriva gli occhi color ghiaccio e guardava al mondo con la sua sfacciataggine che gli permetteva di tenere strette le sue emozioni.
Lei era l’unica ragione per cui adesso si trovava in quel letto, per cui adesso piangeva. Solo lei aveva scavato affondo nella sua persona per trovare un uomo migliore, lo stesso uomo del 1864 quando tutto era diverso, quando tutto aveva un senso.
 
Quella sera pioveva a Mystic Falls, pioveva come nei cuori dei suoi abitanti, come nei cuori di alcuni ragazzi riuniti in un salotto ancora un po’ shockati e con le ossa rotte.
 
Si ritrovarono tutti su un divano davanti al camino acceso e delle tazze di latte caldo, alcune corrette per alleviare ogni tipo di dolore.
Si ritrovarono tutti a consolare una persona, Elena Gilbert, fulcro di tutta la guerra che era appena scoppiata.
 
La prescelta, la doppelganger.
 
Piangeva la mora, piangeva in silenzio per un amore appena perduto, per una vita distrutta ed un'altra che stava per esalare l’ultimo respiro.
 
 
-Elena come stai?-, chiese Caroline mentre fasciava le ferite del suo migliore amico, lo stesso amico che si tormentava per la sorte di uno dei padroni di casa Salvatore.
-Sto bene…sono viva e…non sono un vampiro!-, rispose l’altra un po’ nervosa  massaggiandosi le tempie e sospirando avvicinandosi alla finestra. “Dove sei Stefan? Perché mi hai lasciata sola?”, si ripeteva sempre le stesse cose da quando era uscita incolume dal sacrificio che avrebbe significato la fine di tutto.
L’aveva lasciata sola, sola con tutto il suo dolore, sola senza più una famiglia. Non aveva mantenuto le sue promesse.
 
-Non voleva dire questo Caroline…-, continuò Jeremy abbracciandola da dietro.
-Lasciami Jer ho bisogno di stare sola…lasciatemi sola!-, urlò esasperata correndo al piano superiore.
 
 
Si avvicinò alla stanza di Damon sentendo i lamenti provenire dall’interno, schiudendo un po’ la porta e trovandolo agognante sul letto.
Entrò socchiudendo la porta e avvicinandosi cautamente mentre sentiva che i lamenti aumentavano, cosi come le gocce di sudore su quel viso perfetto ma condannato ad una vita di dolore.
Ingenuamente si sedette su una sponda del letto, passandogli un panno sulla fronte.
Il vampiro aprì gli occhi di scatto, incatenando il suo sguardo in quella figura sfocata davanti a sé, quella figura che tanto amava e odiava allo stesso tempo.
 
Sudava Damon.
Sudava e tremava. Visione orribile per quegli occhi così pieni di luce e puri.
 
 
And your company was just the thing I needed tonight
Somehow I feel I should apologize
Cuz I'm just a little shaken

By what's going on inside
 
 
-Katherine?-, domandò tossicchiando un po’ di sangue e lacrime, -sei tu…sei venuta a portarmi con te…vero? Mi porterai con te…è vero?-, continuò implorandola quasi. Come un bambino a cui hanno strappato via il suo giocattolo preferito ed era andato a piangere tra le braccia della madre.
-Damon sono io…Elena!-, gli disse stringendogli forte una mano tra le sue.
-Va via!-, le urlò quasi, provando a spingerla riuscendo solo a spostarla e a sentirsi più male.
 
 
Perché non voleva che lo vedesse in quello stato, non voleva che soffrisse per quello che gli stava capitando.
Voleva che lo ricordasse come uno forte, anche uno stronzo se dovesse essere il caso.
Voleva che lo odiasse, che lo odiasse per aver quasi ucciso suo fratello, per averle rovinato l’esistenza.
Voleva che lo odiasse per quel sentimento tanto forte quanto stupido che provava per lei, per quel sentimento proibito che avrebbe solamente peggiorato le cose.
 
L’amava.
Lui la amava. Amava i suoi occhi che risplendevano di luce propria, amava il suo sorriso così innocente e trasparente, amava la sua testardaggine, la sua voce soave.
Amava i suoi capelli così morbidi.  
Damon amava il coraggio di Elena, amava quella forza, quella rabbia, conseguenze di una giovinezza rubatale da un mondo che non le apparteneva e a cui si era dovuta abituare per forza di cose.
 
Tante volte se l’era presa con se stesso per quell’amore così sbagliato ma dannatamente giusto.
Tante volte aveva distrutto quella stanza, quello specchio, quando combinava un’altra cazzata delle sue.
Come quando aveva tentato di uccidere Jeremy, l’unica famiglia della ragazza adesso.
Voleva farle un dispetto solamente perché aveva rifiutato ancora una volta il suo amore.
 
Amo Stefan, Damon. Sarà sempre Stefan.”,gli aveva detto.
E lui non ci aveva visto più. Perché anche con il suo primo amore aveva fallito, perché tutti preferivano Stefan a lui. Anche il padre, che li voleva in conflitto.
 
Continuava a guardarlo Elena, mentre lui adesso voltava il capo verso la finestra osservando la pioggia cadere incessantemente.
Continuava a guardarlo seduta sul letto accanto a lui, con le mani che adesso si torturavano a vicenda, come se volessero provocarsi un dolore più forte di quello che stava provando il suo cuore in quel momento.
 
Era confusa Elena.
Era confusa da un po’ di tempo…da quando aveva capito di voler qualcosa che non sarebbe mai stato suo.
Si era svegliata una mattina e l’aveva visto sotto una luce diversa, decidendo di perdonargli tutte le malefatte, anche se non gli aveva mai detto nulla.
Aveva paura a confessargli qualcosa che faceva tremare il suo “io”.
 
 
I feel so lost but what can I do?
Cause I know this love seems real
But I don’t know how to feel.”
 
 
-Va via Elena!-, le ripeté questa volta con un tono di voce più sottile, quasi sussurrandole quelle parole.
-Starò qui fino alla fine…non ti lascerò Damon-, gli disse prendendogli il volto tra le mani e facendolo voltare.
 
 
Socchiuse gli occhi il vampiro mentre si beava del tocco gentile della giovane.
Socchiuse gli occhi mentre avvicinava una mano sfiorando delicatamente quella della ragazza, che adesso aveva gli occhi lucidi, cristallini.
 
 
-Ti prego va via…potrei farti del male-, continuò tossicchiando e urlando dal dolore.
-No. Non lo farai.-, un urlo più acuto degli altri la fece balzare sul letto per prenderlo tra le braccia.
 
 
Alaric e Bonnie corsero in camera del ragazzo per capire cosa stesse succedendo, e rimasero sconvolti nel vedere quella scena.
 
 
-Elena…-, disse la strega avvicinandosi cautamente alla giovane umana che adesso cullava debolmente il ragazzo che  si lamentava pronunciando parole prive di senso.
-Andate via…andate tutti via! Lasciatemi sola…con lui-, disse con la voce spezzata, alzando lo sguardo verso la migliore amica con occhi pieni di dolore.
 
Annuirono i due uscendo a testa bassa mentre Elena si prendeva la colpa di quanto accaduto.
 
 
-Non morirai Damon…tu non devi morire…hai capito?-, gli disse stringendolo con tutta la forza che aveva in corpo.
-Per tutti questi anni ho dato la colpa a Stefan…nessuno mi ha mai costretto ad amarla capisci? E’ stata una mia scelta…ed ho fatto la scelta sbagliata-, un colpo di tosse e un panno pulito per asciugargli la fronte madida di sudore.
 
 
Tremava.
Aveva ripreso a tremare da quando la ragazza si era avvicinata.
Tremava e singhiozzava.
 
 
Aveva socchiuso gli occhi Damon. Voleva tornare a sognare, voleva tornare alla sua giovinezza, voleva tornare a guardare sua madre. Ammirarla e farsi dire che andava tutto bene, che sarebbe andato tutto bene.
 
 
-Niente andrà bene, madre.-, disse sottovoce, poi continuò a rivolgersi alla ragazza, -dì a Stefan che mi dispiace…mi dispiace per tutto…io…gli ho rovinato l’esistenza-
-Ok…-, gli rispose appoggiando il capo sulla sua fronte e cercando in tutti i modi di placare quelle lacrime che volevano distruggerla come un fiume in piena.
Doveva essere forte, doveva per lui.
-Dio è più patetico…di quanto pensassi-
-Shh…non sforzarti, vedrai Stefan tornerà con la tua cura-, gli disse cercando di convincere se stessa prima.
 
 
I should go
Before I lose my sense of reason
And this hour holds more meaning

Than it ever could…”
 
 
Era scivolata più giù, appoggiando la spalla sul cuscino e tenendosi la testa con una mano, mentre vegliava il ragazzo come una madre premurosa.
Si era alzata qualche minuto dopo bagnando con un po’ d’acqua una spugna e bagnandogli le labbra, mentre lo vedeva diventare sempre più pallido, sempre più spento.
 
Guardò fuori, desiderando ardentemente un qualche potere che potesse rimettere tutto apposto.
 
Voleva scappare Elena.
Voleva scappare da quella situazione, scappare da quella stanza dove si stava spegnendo una vita, scappare dalla sua vita che andava sempre peggio.
Voleva scappare dal rumore assordante del suo cuore.
 
La sua voce roca, un flebile sussurro, la fece voltare.
Adesso arrivava la parte peggiore. Adesso sentiva che il suo cuore stava per smettere di battere.
 
 
-Ho fatto un sacco di scelte che mi hanno condotto a questo punto…me lo merito-, un colpo di tosse, un rivolo di sangue che scivolava sul cuscino perlato, macchiandolo di una colpa non sua, -merito di morire-
-No…non è vero…no!-, gli disse appoggiandosi al suo petto e lasciandosi carezzare i capelli, da quella mano così leggera che le sembrava quasi impossibile che si muovesse.
-Invece si Elena…ma va bene…perché se avessi fatto delle scelte diverse…non…non avrei incontrato te. Mi dispiace così tanto!-, urlò per una fitta improvvisa allo stomaco e riprese a parlare solo, ripercorrendo ancora tutti gli avvenimenti che avevano ferito la ragazza, torturandosi di scuse e assaggiando le lacrime irrefrenabili della giovane.
 
 
-Ti ho ferita in mille modi possibili…-
-Non preoccuparti…ti perdono…ti perdono Damon…va tutto bene-, gli rispose sorridendogli debolmente mentre gli accarezzava una guancia guardandolo negli occhi.
 
 
Lo perdonava.
L’aveva già perdonato.
Lo perdonava perché gli rimaneva solo questo di lui, solo scuse, uno sguardo disperato e tante scuse.
Dicono che le parole dette in punto di morte siano le più veritiere. Lei ci credeva, lei credeva alle sue scuse, ci avrebbe creduto anche se si fossero trovati in una situazione diversa.
E’ vero, migliaia di volte l’aveva ferita, se si fosse salvato, l’avrebbe fatto ancora…ma c’era sempre lui ogni volta che si trovava in pericolo, ogni volta che si trovava da sola ed aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, con cui sfogarsi, lui c’era.
C’era sempre anche solo per farle da spalla su cui piangere.
 
 
-So che ami Stefan…sarà sempre Stefan…ma io ti amo. Ti amo, dovresti saperlo!-, le disse baciandole debolmente la fronte.
-Lo so…-
 
 
It's so hard
Keeping my composure
And pretend I don't see…”
 
 
Gli prese una mano e la portò alle sue labbra, facendolo sorridere.
Aveva capito di amare quel sorriso, da quando aveva scoperto che il sorriso che le riservava era sempre sincero.
 
 
-Avresti dovuto conoscermi nel 1864…ti sarei piaciuto-, continuò raccontandole qualche aneddoto della sua infanzia e della sua adolescenza, prima che la sua vita cambiasse.
 
 
E lei lo lasciava parlare perché solo così rimaneva in vita, non doveva lasciarlo andare via, non ancora.
Non poteva lasciarlo andare via, non adesso che aveva finalmente capito tutto.
Non adesso che avrebbe voluto dirglielo.
 
 
-Tu…tu mi piaci adesso…tu mi piaci così come sei-
 
 
Alright, everything is alright
Since you came along…
And before you
I had nowhere to run to

Nothing to hold on to…”
 
 
Accadde l’inaspettato in quella notte di pioggia. Accadde che un cuore riuscì a battere più forte degli altri, sovrastando il rumore di quei respiri pesanti e forzati, sovrastando quella continua lamentela per i dolori improvvisi che colpivano e intorpidivano ogni minima parte del corpo del giovane.
 
Accadde quella notte che Elena Gilbert per la prima volta agì senza pensare.
Per la prima volta, fece qualcosa senza pensare alle conseguenze…solo perché sentiva di volerlo fare.
 
Quella notte Elena Gilbert assaggiò con le sue labbra carnose, quelle morbidi e sottili di un vampiro.
Assaggiò le labbra di Damon Salvatore, assaporandone l’amaro delle lacrime e del sudore, assaporandone la dolcezza di quel sangue che timido si faceva strada da un piccolo taglietto sul labbro inferiore, assaporando un sentimento nuovo, giusto e sbagliato allo stesso tempo.
 
Fu un semplice sfioramento di labbra. Uno sfioramento a labbra socchiuse, un bacio carico di tenerezza e paura e qualcosa di più forte.
 
Sorrise Damon mentre chiudeva gli occhi.
Sorrise mentre l’appoggiava al suo stremato cuore che diventava sempre più silenzioso.
Sorrise Elena, mentre adesso le lacrime erano andate via. Erano state asciugate da una consapevolezza nuova.
Sorrise mentre prendeva una mano del ragazzo tra le sue, accarezzandola dolcemente, guardando tutte le pieghe che aveva.
 
 
Dirci addio sotto la pioggia battente…cado a pezzi mentre tu vai via.
Dì che sei mia
 
 
-Non…non andare via… -, le sussurrò e la ragazza annuì tirando su con il naso.
-Non sforzarti…non ti lascerò solo…-, gli rispose baciandogli il palmo della mano.
 
 
Sapeva che quel momento era arrivato. L’aveva letto nei suoi occhi spenti, nei suoi occhi liquidi.
Stava cadendo ma lei l’avrebbe aiutato…sarebbero caduti insieme ma avrebbero raccolto i cocci rimettendoli apposto.
Se solo avesse potuto.
 
 
-Non lasciarmi andare...non…è accecante quella luce. Non lasciarmi andare ti prego-, sussurrava muovendosi pericolosamente sul letto, rischiando di farsi veramente male.
-Calmo…calmati Damon…stringi la mia mano…resteremo sempre insieme-
 
 
Piangeva Elena.
Piangeva in silenzio, mentre quegli occhi che tanto adorava si stava chiudendo, mentre quelle labbra stavano per esalare l’ultimo respiro, mentre il corpo del ragazzo diventava sempre più freddo.
Piangeva Elena, mentre sentiva la presa sulla sua mano sciogliersi, mentre la consapevolezza che l’aveva lasciato andare si era fatta strada dentro di sé.
 
Aveva visto la luce Damon, l’aveva seguita e sarebbe andato dalla madre finalmente.
Sarebbe tornato felice, sarebbe tornato il bambino spensierato che tanto gli mancava.
 
 
-Andrà tutto bene…sarò con te…sempre…ma in modo diverso-, gli sussurrò consapevole che non l’avrebbe mai sentita.
 
 
Chiuse gli occhi Elena.
Chiuse gli occhi in modo diverso, si sarebbe risvegliata il giorno dopo, mentre lui…lui sarebbe rimasto in quel letto fin quando qualcuno non lo avrebbe messo dentro una cassa.
 
 
Sarebbero rimasti per sempre insieme.
Nessuno avrebbe diviso quei due ragazzi, lei l’avrebbe portato per sempre nel suo cuore e lui l’avrebbe protetta.
L’avrebbe protetta dall’alto.
 
 
‘Cause all my life I felt this way
But I could never find the words to say
Stay!”
 
 
 
***
 
 
 
Ebbene si, sono ritornata con un’altra follia su The Vampire Diaries. Credo non ci sia molto da dire sulla storia, se non ché è nata dopo aver ascoltato per l’ennesima volta I Should Go di Levi Kreis, colonna sonora del meraviglioso bacio tra Damon ed Elena nella 2x22…vi consiglio di ascoltarla mentre leggete la storia.

Le altre citazioni provengono da :
-         Never say never – the fray
-         Skinny love – birdy
-         Stay – hurts
 
Spiegando un momentino la storia, abbiamo proprio gli ultimissimi istanti di vita di Damon Salvatore. Vediamo come la sua mente lo confonda portandolo indietro nel tempo e facendogli rivivere momenti felici e non.
Vediamo come sia pentito per tutto quello che ha fatto in tutta la sua vita, e come abbia bisogno soltanto della compagnia di una persona.
Quando Elena arriva ecco che sente di morire, ma morire felice.
Ho preferito riportare il discorso per com’è stato detto nel telefilm, modificando solo qualche parola.
Al contrario di quello che vediamo nel film però qui Damon muore.
 
Spero vi piaccia e spero di ricevere qualche commento, critica, minaccia di morte ahahah tutto quello che volete.
 
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Come al solito vi linko le mie due storie, una Nian e una su Ian ed un altro personaggio…nella speranza che qualcuno le guardi!
  the sweetest sin (nian)
  long live all the magic we made (ian e nuovo personaggio)
Bene ho detto tutto (:
un bacione e alla prossima.

   
 
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