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Autore: prasinos    11/06/2011    0 recensioni
Finn abbandona la sua a vita a Lima per trasferirsi a New York City, ma tra i mille odori che la città possiede, se ne innamora in particolare di uno, che sembra seguirlo dappertutto. Solo che non sa a chi appartenga.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Quinn Fabray, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[TRADUZIONE DI UNA FIC AMERICANA]


Finn Hudson accettò di farlo malvolentieri; un lavoro fuori da Lima, dall’Ohio. Lima era casa sua, un posto dove sentirsi al sicuro e dove non avrebbe potuto mai perdersi perché ormai calcava quelle strade da circa venticinque anni. Lasciare la città – peggio, lasciare lo stato – significherebbe ricominciare tutto daccapo.

Ciò che odiava di più era lasciare sua madre. Si sentiva come se lui avesse bisogno di lei, quanto lei avesse bisogno di lui, ma dopo aver vissuto venticinque anni sotto lo stesso tetto, Finn decise che era ora di provare un po’ di vita indipendente. Anche se il pensiero di trasferirsi così lontano da lei era un pensiero spaventoso.

 

 

‘Hai preso tutto? Documenti, passaporto..?’

 

‘Ho la mia 360, sono sicuro che basterà.’ Finn sorride alla madre, la quale sembra un po’ disorientata. E’ uno sguardo che Finn chiaramente riconosce perché spesso è proprio quello che lui stesso indossa. Lei ride leggermente e posa le sue mani sulla guancia di Finn per un breve momento, come se stesse provando a memorizzare la sua faccia in ogni minimo particolare – anche i peli sulle sue guance che quella mattina non aveva tagliato correttamente.

 

‘Chiamami quando sei arrivato nel tuo appartamento.’

‘Sì, mamma.’



Finn si limita a sorridere imbarazzato. Lei sembra preoccupata, le piccole rughe vicino ai suoi occhi quando ride la rendono in qualche modo più carina, e i suoi capelli marroni corti con colpi di grigio mostrano al ragazzo come il tempo sia passato velocemente. Ricorda chiaramente il momento quando i suoi capelli erano davvero suoi, e non tinti, e quando indossava jeans a vita alta e camicie colorate, come fosse rimasta intrappolata negli anni ’80.

Ora sembra un po’ vulnerabile e Finn odia il pensiero che lui non sarà nei paraggi quando lei avrà bisogno di lui.

 

Ma può totalmente riuscire a fare questa faccenda del ‘trasferirsi in un nuovo stato’. Se non gli piacerà, potrà comunque tornare sempre indietro. Non c’è niente a New York City che potrebbe trattenerlo lì.



- -



Finn odia volare. Odia la parte del check-in, dove deve depositare tutti I suoi bagagli. Sono sempre troppo pesanti e deve pagare un extra per farli spedire. Fortunatamente questa volta paga sua madre per l’extra. Finn pensa che lei sapesse fin dall’inizio che i bagagli sarebbero stati troppo pesanti, dato che proprio lei si era occupata dell’impacchettare il tutto. Pensa inoltre che la sua Xbox e tutti i suoi giochi c’entrino qualcosa con questa storia.

 

Odia inoltre la parte dell’addio. Si appoggia e bacia sua madre sulla guancia. Lei lo abbraccia, lui ricambia.



‘Sta’ attento,’ l’avverte lei, ‘non fare niente di stupido. Non sei più a Lima’.



‘Sta’ attenta anche tu,’ Finn sorride, cercando di restare serio, ‘e ricorda cosa ti ho ditto prima: chiamami se avrai bisogno di me, e io sarò sul primo volo diretto a casa.’ Dice questo solo perché in qualche modo spera che lei lo chiami domani, o settimana prossima. ‘E’ solo una lavoro,’ continua lui, ‘sono rimpiazzabili. Tu non lo sei.’

 

“Vai, starò bene!’ Dice lei con una delle sue allegre risare. Sembra ancora un po’ trisre, nota Finn, ma sembra anche molto orgogliosa, e ciò gli dà il coraggio di lasciarla.



Infine, Finn odia l’imbarco e la sensazione dell’aereo che si innalza, proprio quanto odia l’atterraggio.



- -



Finalmente arriva, quando ormai il sole sta tramontando sull’orizzonte di New York City. Afferra i suoi bagagli ed esce di fuori. La città è enorme, e già lo fa sentire piccolissimo, anche per qualcuno della sua misura. I grattacieli si innalzano alti sopra di lui, e i rumori lo infastidiscono un po’, ma sa che deve abituarsi al fatto che non esisteranno più notti silenziose.

 

Finn ferma un taxi giallo, e quando si siede sul soffice velluto del sedile, naviga tra i fogli nel suo zaino per trovare il giusto indirizzo. C’era già stato una volta, per non più di un giorno o due, e se la sua attenzione durasse più di trenta secondi ora si ricorderebbe ancora l’indirizzo, ma non è così, e di questo incolpa la compagnia di quel tempo.



- -



'Finn!'





Rachel non è cambiata di una virgola. E’ cresciuta, ma non così tanto, ed infatti è ancora abbastanza bassa. Finn può sentirlo quando la tiene e l’abbraccia, i suoi seni si sono finalmente sviluppati un po’ di più, e sorride leggermente a come lei lo fa sentire di nuovo un sedicenne. Anche se per pochi secondi.



‘Non sei cresciuta per niente.’ Finn sorride quando la lascia andare. Le grandi labbra rosso ciliegia di lei si arricciano verso l’alto e i suoi occhi brillano leggermente.

 

‘E’ bello rivederti di nuovo’, dice lei, mentre le sue piccole mani afferrano uno dei suoi bagagli, togliendoli un po’ di peso. ‘Com’è stato il volo?’



Automobili, autobus, persone ed altri rumori che identificano New York echeggiano fuori dalla finestra aperta del salone che hanno appena attraversato. Finn considera il salone un po’ troppo femminile, ordinato ed organizzato, ma soprattutto colorato. Tipico di Rachel, pensa.



La cucina è piccola, bianca e pulita, solo i piatti appena lavati sullo stenditoio sono in attesa di essere messi negli scaffali. I molti colori dei sottopiatti, delle tazze e di altre decorazioni, di nuovo, lo fanno sentire come se stesse vivendo in un appartamento molto femminile. Ma non appena installerà la sua Xbox quel look comincierà a cambiare rapidamente.



Rachel gli mostra la sua camera, vuota, proprio come piace a Finn. Nessun colore scintillante o chissà che. Le sue lenzuola sono di un blue maschile e così le tende, ma i muri sono bianchi e il suo armadio è nero, e probabilmente comprato all’IKEA.

Posa la sua roba, ringraziando Rachel per aver portato uno dei suoi bagagli, e decide di disfare il tutto più tardi. Forse domani, o chissà quando.



‘Sei sicura che ti vada bene?’ Chiede Finn, e Rachel lo guarda. ‘Voglio dire, vivere con me e tutto.’



‘Non siamo più al Liceo, Finn.’ replica lei, facendo spallucce. ‘Ho voltato pagina, ma sto felicemente considerando di essere nuovamente amici.’



Finn, felice, considera quella risposta come quella che voleva sentire.



- -



Si alza ‘presto’ (ma non prima delle 9) e comincia la sua missione del “scartare i bagagli’. Senza sua madre che piega o appende i suoi vestiti, Finn incappa in leggere difficoltà nell’organizzare il suo armadio, ma pensa ancora che se la sia cavata bene, una volta finito il tutto. Riguardo a quanto il suo armadio sarebbe rimasto così pulito, beh, è completamente un’altra storia.

 

Mangia cornflakes e latte per colazione, e si sente un po’ strano a mangiare da una ciotola rosa con dei punti bianchi sopra.

Tutto l’appartamento era di Rachel. Ogni piccolo dettaglio gli ricordava lei, come se ella avesse posto in ogni angolo un po’ di sé. Gli piace, anche se allo stesso tempo lo fa sentire a disagio. Almeno la sua Xbox installata sotto la TV lo fa sentire più a casa. E presto, si spera, alcuni poster degli Yankees lo aiuteranno ancora di più.



Certamente comprare il bagnoschiuma e lo shampoo da doccia fece scivolare la sua mente di nuovo a Lima, mentre scopre quanto sia difficile farsi la doccia nel bagno, quando tutto ciò che hai per lavarti è ‘Kylie Minogue’s Pearly Shower Gel’ e ‘Herbal Essences Natural Volume Shampoo con Passion Fruit.’ Comprare qualche decente accessorio da bagno mascolino è diventata una delle sue maggiori priorità per oggi.



‘Vedo che hai ancora il senso della mod ache avevi al Liceo.’ Rachel afferma l’ovvio quando Finn esce dal bagno indossando de jeans cascanti e una felpa col cappuccino.



‘Dice la ragazza che indossa un abito a pois.’ Finn sorride e Rachel ridacchia, mentre mette la sua tazza vuota nel lavello.



‘Perlomeno i maglioni con gli animali sono spariti.’

 

‘Mi piacevano, però.’ Dice Finn.

 

‘Anche a me.’ Ammette lei.







Prendono la metropolitana e Finn lascia sedere Rachel mentre lui continua a stare in piedi. E’ affollata anche se l’ora di punta avrebbe dovuto essere ore fa.

‘Questa è New York.’ Fa notare Rachel, e Finn può solo guardare in giro tutte le diverse persone che entrano nel vagone, aspettano la loro fermata, e poi escono. Tutti pensano agli affari loro, vivono le loro vite. Presto anche lui avrebbe fatto lo stesso. Ora si sente ancora come fosse un turista che guarda qualsiasi cosa gli sembri sconosciuta.



Il treno si ferma e un mucchio di persone se ne va tutto in una volta. Lui non presta molta attenzione alla gente che esce finché qualcosa raggiunge il suo naso. E’ il giusto mix di freschezza, dolcezza e femminilità, e lo colpisce come fosse un’onda. Fissa velocemente la porta, ma trope persone stanno uscendo insieme. La fragranza alla frutta, tuttavia, rimane con lui per un po’.



Il profumo perfetto viene dimenticato velocemente (principalmente è colpa di Finn e della sua bassa attenzione), la città lo inghiotte nel suo complesso quando Rachel gli mostra qua e là. Vede Times Square, e fanno una gita in barca verso la Statua della Liberta, mentre fanno i turisti e scattando insieme qualche sciocca foto. Si sente come fossero tornati insieme, in uno di quegli appuntamenti programmati di Rachel che avevano al Liceo. In un certo senso gli sta dicendo dove andare e cosa guardare, e Finn in qualche modo obbedisce ancora.



Dopo cena il suo portafoglio sparisce, e Rachel si fa una risata, dicendo che deve stare più attento qui. Non si trova più a Lima. Finn realizza molto bene che Rachel ha ragione.


  
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