Era passata da poco la mezzanotte, quando un grido agghiacciante percosse il tetro ed austero silenzio. Nessuno sembrò accorgersene, però. Il castello pareva addormentato in un sonno profondo, mentre nelle segrete, umide e fredde, accadeva qualcosa di terribile. Una ragazza, sospesa in aria da pesanti ed arrugginite catene, ansimava e stringeva i pugni per il dolore, fino a sentire il sangue caldo scenderle lungo le braccia ed arrivare alla lercia veste che ricopriva le sue nudità. I rossi ricci le ricadevano sul viso sporco di terra, mentre lacrime le scendevano lungo le guance arrossate. Aveva ferite in tutto il corpo, specialmente lungo le caviglie e gli avambracci, crudelmente infertegli dai suoi carnefici da quando era stata catturata. Maledizione, come aveva potuto essere così stupida da farsi acciuffare? E per che cosa poi? Quale peccato aveva commesso? Aveva salvato una povera anziana con i suoi poteri, e per questo era stata punita? Era questo il ringraziamento che spettava a chi aiutava gli altri, in quel lurido castello di principi perfetti e ricche dame, infingarde ed invidiose l'una dell'altra? Strinse i denti, quando le venne inferta una altra frustata sul seno, alla quale il cencio che lo ricopriva non aveva resistito. La guardia le si avvicinò con un ghigno malefico e gettò la frusta sul pavimento di pietra, facendola schioccare ancora una volta. <> ringhiò l'uomo, guardandole il seno nudo. <>, gridò lei, ma quello sembrava non aver sentito. Le pose le mani ruvide sul petto, e le strinse fino a farglielo dolere. <>, urlò ancora una volta la ragazza, sputando in faccia al suo aggressore. <> Un'altra cinghiata la fece fremere, poi un'altra ancora, e un'altra. Il dolore era lancinante, e le ferite erano sempre più numerose. Non ce la faceva più. Adesso era arrivato il momento di farla pagare a quei bastardi. Il suo antico potere, pur essendosi ripromessa di non usarlo mai più tre anni prima, la stava richiamando verso quello che era il baratro della magia oscura. In fondo, perché non farlo? Se doveva andare all'inferno, meglio andarci in grande stile. E poi quella era l'occasione per far riemergere lo spirito di sua madre, per vendicarla di quello che le era stato fatto molti anni prima da quel re che adesso voleva incriminare anche lei per aver usato la magia. Lei, Sophie,  era una strega, e ne sarebbe stata orgogliosa fino alla morte. <<Nidar unk brestfar lekmet!>>. Un lampo di luce inondò la cella, e una perfida risata riecheggiò nel buio.