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Autore: Something Rotten    14/06/2011    2 recensioni
Erano tutti così sorridenti e felici, così speranzosi che aveva persino paura a parlare. La musica era la sua vera anima, la musica era tutto ciò che aveva sempre avuto o voluto, ma in quel preciso istante sembrava tutto vano ed illusorio. Quasi che dall'alto dei suoi diciotto anni riuscisse veramente a vedere cosa era proficuo e cosa non lo era. La sua voce era l'unica cosa che gli serviva per farsi sentire ed ascoltare da chi, come i genitori, non aveva un cuore abbastanza grande da poter amare, contemporaneamente, la religione e i suoi figli, la voce era l'unica cosa buona che gli avevano dato e l'avrebbe usata fino alla fine dei suoi giorni per cantare o almeno così aveva sempre detto. Eppure erano due anni che la usava e nessuno se ne era ancora accorto. Gli sembrava uno spreco di tempo, una bischerata, una ragazzata che non l'avrebbe portato da nessuna parte, tanto meno in giro per il mondo. Lui aveva l'affitto da pagare, la scuola, e quella macchina che erano anni che voleva comprare e non aveva nessun soldo in tasca per permettersi di sprecare il suo tempo in quel garage.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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lolll Mi scuso per il ritardo e per la brevità, al solito x°D
Ringrazio chi ha commentato\letto\aggiunto il capitolo precedente <3 *-* V'adoro *-*
E spero che vi piaccia questo capitolo striminzito ed anormale ù_ù
Alla prossima <3

You say you care for me But hide it well


William era arrivato di fronte allo studio di Travis. La serranda era tirata giù a metà, lasciando un piccolo spiraglio, ma troppo piccolo per entrarvi. Aveva sbattuto il pugno sulla serranda, provocando un rumore sordo che aveva risuonato per tutta la piazzetta. Aveva lasciato una canna ed il suo migliore amico - nonché amante occasionale- nelle mani di un ragazzo che odiava solo per Travis che non si era fatto neanche trovare. La mano, o per meglio dire le nocche, gli facevano ancora male, ma era l'unico modo che aveva per sfogarsi. Una serie di parolacce e di appellativi poco carini nei suoi confronti provenivano dall'interno del negozio, la serranda si era alzata quel tanto che bastava per far entrare William e per ucciderlo, o almeno così credeva.
« La prossima volta che si incazzato evita di prendertela con la mia serranda, okay? Mi serve. » aveva commentato acido mentre si stropicciava gli occhi, stranamente gonfi e rossi.
« Ti sei addormentato? » aveva chiesto divertito William
« No, disegnavo. Ti piace? » aveva chiesto mostrando il disegno all'altro. Una fenice completamente rossa ed arancione con la coda in fiamme.
« è stupenda... Ma mi hai chiamato qui per mostrarmi questo disegno? Solo per questo? »
« No... la ragazza alla quale devo farlo è altra più o meno come te... volevo vedere com'era l'effetto finale senza scomodarla.. » aveva commentato grattandosi la nuca.
William aveva la seria intenzione di spaccargli qualcosa sul volto, ma aveva preferito fare finta di nulla e continuare a comportarsi in maniera normale. Si era tolto la maglietta e si era messo di schiena, aspettando che Travis poggiasse lo stencil sulla sua schiena. L'effetto finale, anche se non colorato, ma solo con i contorni ben delineati di nero era particolarmente soddisfacente, nonostante quel tatuaggio occupasse la maggior parte della schiena. Partiva dalla nuca con il becco e la testa della fenice e finiva sul fianco destro con la coda.
« Un po esagerato. » aveva commentato William mentre si specchiava, sicuramente lui un tatuaggio così grande ed ingombrante non se lo sarebbe mai fatto, neanche se a tatuarlo fosse stata Kat von D in persona ed in tanga senza neanche il reggiseno.
« Lo voleva così, lei... ma decisamente è ingombrante. Magari se lo accorcio un po qui, in modo tale che la coda non finisce sul fianco.. » aveva commentato punzecchiando il fianco di William che al contatto con quelle mani così gelide era trasalito.
« Devi per forza toccarmi con quelle mani? » aveva chiesto mordendosi il labbro inferiore.
« Si. Devo per forza, sei il mio manichino, Bill. »
William sentiva le mani gelide dell'altro percorrergli la schiena, o per meglio dire i contorni del tatuaggio. Erano così fredde, mentre il respiro di Travi sul suo collo era troppo caldo. Lunghi brividi gli percorrevano la schiena, lasciando al loro passaggio la pelle d'oca.
« Travie.. smettila. » aveva sibilato mentre si allontanava dal più grande.
« Cos'è? Non sei venuto per questo?! Non sei venuto perché Siska si è trovato un nuovo amichetto con il quale giocare. »
In parte era vero, in parte era venuto da Travis perché aveva bisogno di un rimpiazzo, ma in quello c'era un trenta percento di possibilità che lui desiderasse l'altro senza motivo. Non era poi una puttana, no? Se era lì a farsi toccare da Travis era perché voleva essere toccato anche... anche quando Siska non aveva nessun giocattolo con il quale divertirsi.
« Non sono una puttana. » aveva sibilato fermando la mano del moro a pochi centimetri dal suo petto ancora nudo.
« Lo so, Bill. » aveva commentato divertito « Volevo solo constatare con i miei occhi che tu fossi venuto anche per me. »
William aveva sbuffato, cercando la t-shirt. Venire da Travis non era stata una delle idee più illuminanti e geniali che avesse potuto avere. Si stava per mettere la maglietta, ma Travis lo aveva bloccato con le braccia.
« Sei così sexy con un quella fenice dietro la schiena... non vorrai mica rivestirti?! » aveva chiesto leccandogli le labbra. William aveva sorriso involontariamente, era così narcisista che bastava un commento, anche banale e rozzo, per fargli tornare quel sorriso.
« E che hai intenzione di fare? »
« Lavorare... Perché non ti metti  sul lettino? » aveva commentato indicando il lettino coperto dalla carta « Ho un lavoretto da fare.. »
« Non vorrai mica penetrare la mia pelle con l'inchiostro, vero? » aveva chiesto in preda al panico.
« Penetrare è il verbo giusto, ma non lo faccio né con l'ago né con l'inchiostro, pervertito. D'ora in poi sarai Kinky William. » aveva commentato tra le risa, mentre William diventava rosso come un pomodoro. Era scaltro, sexy, narcisista, pieno di sé, ma si poteva dire che era solo la facciata esterna che indossava per sentirsi protetto.
« Ho detto una cosa stupida, vero? » aveva chiesto mentre si mordicchiava le unghie.
« Abbastanza.. »


[..]


Brendon se ne stava in piedi di fronte a Siska. Erano usciti dalla doccia da un paio di minuti, osservava il biondino asciugarsi i capelli di schiena. Resistere alle tentazioni non era mai stato il suo forte, spesso aveva subito quello che voleva - tranne con Ryan ovviamente-. Ma con quel ragazzo era diverso, quel ragazzo gli chiedeva di aspettare un tempo indeterminato, forse mesi o forse poche settimane, solo per poterlo avere. Voleva fare le cose in grande stile e lui - forse- tutto questo tempo da aspettare non ne aveva. Ma aveva deciso di provarci, magari era la volta buona.
« Mi stai consumando, Brenny. Ed io che pensavo che non eri interessato a me. » aveva commentato divertito, mentre cercava di districare i vari nodi che si erano formati.
Brendon era sul punto di dirgli che fino alla sera del festino lui non era realmente interessato a lui, ma fortunatamente erano stati interrotti dal rumore del telefonino.
« Pronto? Ryan.. » aveva commentato ignorando lo sguardo di Siska.
Lo stesso Siska che non era abituato a provare sentimenti di gelosia, era abituato a dividere William con un numero di ragazzi equivalenti alla quantità di persone presenti in quella cittadina, non aveva mai provato gelosia per questo, ma per un singolo ragazzo di Brendon era risposto ad uccidere qualcuno o a rodersi l'anima.
 
« Veramente... avrei da fare... ma possiamo vederci domani mattina nello studio. 'Kay? »
Siska aveva preso il fon, cambiando stanza, sentendosi un'impiccione e soprattutto sentendosi leggermente di troppo. Brendon lo aveva seguito con lo sguardo, o per meglio dire aveva seguito la sua schiena, ancora nuda, il primo pensiero - tralasciando quello puramente sessuale- era stato che prima o poi avrebbe dovuto lasciare un marchio con l'inchiostro. Era perfetta per uno di quei tatuaggi grandi, uno di quelli epici.
« Hey, Brendon, cazzo. Ci sei? O sto parlando da solo? » aveva urlato Ryan dal telefonino « L'avevo detto a Spence che era meglio che ti chiamava lui. Allora domani mattina? »
« Si, Ross. Cazzo, domani mattina allo studio. Urla nuovamente e sei morto. »
Sembrava come se non fosse passato poi così tanto tempo da quando quelle telefonate facevano parte della routine giornaliera, da quando si chiamavano anche solo per dirsi che aveva appena visto una farfalla volare fuori dalla finestra, insomma da quando era così inseparabili da sprecare dieci dollari solo per parlare delle farfalle o dell'intonaco dei muri.
Brendon aveva riattaccato. Si era vestito e si era diretto verso la stanza dalla quale proveniva il rumore assordante del fon. Si era messo sullo stipite della porta a fissare il ragazzino asciugarsi i capelli a testa in giù. Aveva nelle orecchie l'ipod e si chiedeva come facesse a sentire la musica con quel rumore sordo e fastidioso del fon, ma l'unica cosa che il suo cervello aveva partorito era stata quella di avvicinarsi  all'altro, prendendolo per i fianchi, per fargli venire un infarto.
« Cristo! Tu sei uno psicopatico! » aveva urlato Siska rosso in volto un po per la posizione ed un po per la paura che si era preso.
« Non potevo resistere... mi dispiace. » aveva commentato con la sua espressione da santarellino e le labbra ricurve in un sorriso trattenuto.
« Stupidissimo Nerd. »
« Fattone. »
« Touche! »
« Che ne dici di un tatuaggio? Magari sulla schiena? Che ne so una canna enorme, un piccolo Bob Marley? La bandiera della Jamaica? »
« Brendon Boyd Urie, non ho alcuna intenzione di farmi tatuare da te. Né ora né mai. » aveva commentato  tornando ad asciugarsi i capelli.
« Ma non può funzionare fra di noi.. se non ti fidi di me! » aveva commentato con un tono lagnante.
« B. io e te non stiamo insieme. » aveva commentato sorridente « Quando staremo insieme... ne parleremo, 'kay? »
« Ti odio, S. Ti odio profondamente, e lo sai che c'è? Ora chiamo Ryan e gli dico che... non ho più impegni per questo pomeriggio. »
Lo sguardo assassino aveva fatto capire a Brendon che quel discorso non era poi così tanto benvoluto da biondino.
« Richiamo William, eh! » aveva commentato brandendo il fon come se fosse una spada.
Brendon aveva scosso la testa, allontanandosi dalla stanzetta per fumarsi una sigaretta e - soprattutto- per evitare di far capire all'altro che neanche il discorso di William era benvoluto.

[...]

« Come glielo diciamo? » aveva commentato Brent mentre si dondolava con la sedia nel piccolo giardino di casa Smith « Non possiamo farlo Ryan. »
« Ma è l'unica maniera per... diventare famosi. Porca puttana si tratta di un paio di mesi, uno stipendio fisso e poi... può andarsene. »
« Io sono contrario, Ross. Sai che ti amo come un fratello ma il tuo è un comportamento egoistico e soprattutto subdolo. » aveva commentato Spencer mentre si accendeva una sigaretta.
« Il mio? Non ho lasciato io la band fra i casini per andare a tatuare vecchi sbavosi, cazzo. »
Ryan si era alzato in piedi, camminando con fare nervoso e gesticolando come solo lui sapeva fare. Spencer e Brent cercavano di fargli cambiare idea, minacciandolo di rivelare il suo piano a Brendon, ma non erano molto convincenti.
« La verità è che lo volete anche voi indietro, quindi smettetela di fare i santarellini, okay? Io ci provo, male che va stiamo al punto di partenza. »
Né Spencer né Brent avevano aggiunto altro. Sapevano perfettamente che dietro a quel piano -  autolesionista-, dietro a quella facciata di noncuranza c'era in realtà un pizzico di sofferenza, forse per il fatto che Brendon gli aveva sempre ripetuto di "volergli bene e di volerlo proteggere a tutti i costi", ma Ryan - almeno negli ultimi tempi- non era riuscito a trovare prove sufficienti che attestassero la  reale valenza di quelle parole. Era come se il suo cervello ripetesse continuamente
« Dice che gli importa qualcosa di me, ma riesce a nasconderlo troppo bene per essere vero. »
   
 
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