Il
giorno dei ciliegi in fiore
11 Marzo
2011
Tokyo
10:50
Isaku sentiva
che quella sarebbe stata una bella giornata.
Guardandosi
attorno, i ciliegi che quell’anno avevano deciso di fiorire prima del solito,
sembravano creare una nuvola protettiva su di lei e Kiro che, spinti da un cielo
limpidissimo, avevano deciso che quella mattina sarebbe stata quella giusta per
andare ad osservare la fioritura degli alberi nel Parco Chidorigafuchi.
La barchetta che
li stava cullando nelle acque del fossato del Palazzo Imperiale si muoveva
lentamente, per far godere loro meglio la meravigliosa vista di quelli che da
lontano sembravano essere maestosi batuffoli rosa.
“Non sarebbe
fantastico se tutto fosse sempre così tranquillo?”, domandò Kiro all’improvviso,
svegliandola dal torpore che l’aveva avvolta, mentre se ne stava accoccolata tra
le sue braccia.
“Immagino di sì,
anche se comunque noi non abbiamo una vita chissà quanto movimentata”, rispose
Isaku sorridendo pigramente. “Siamo giapponesi”, aggiunse poi, con aria
fintamente pensosa. “E’ nostro dovere essere tranquilli e
sorridenti.”
Un petalo rosa
svolazzò pigro fino a loro, andandosi a poggiare proprio sul capo di Kiro,
creando un nettissimo contrasto con i suoi capelli nerissimi. Isaku stese un
braccio per prenderlo e poi lo osservò attentamente, facendolo rigirare tra le
sue mani. “Adoro la primavera”, mormorò piano. “E adoro questo posto...non
sembra nemmeno di vivere in città.”
“ E’ vero ma...
tu non sapresti vivere lontano da Tokyo.”
“Questo non
significa che ogni tanto non vorrei prendere una pausa. Ultimamente la mia vita
è troppo frenetica. Casa, università, studio. Non trovo nemmeno un po’ di tempo
da passare con te.”
“Beh, adesso
siamo qui no? Abbiamo una giornata intera.”
Isaku storse le
labbra in una smorfia sarcastica. “Urliamo al miracolo... seriamente Kiro,
perché non andiamo un weekend nella tua casa al mare?”
“A Fukushima?”,
rispose lui, un po’ incredulo. “Ma se non hai mai voluto metterci piede
dall’ultima volta in cui ci siamo stati!”
“Per il
terremoto!”
“Tu sei l’unica
giapponese terrorizzata a morte dai terremoti.”, la prese in giro, facendola
indispettire e spostarsi bruscamente. La barca fece un movimento strano e l’uomo
che stava remando la guardò male.
“Se siamo a
Tokyo non ho paura. Ma a Fukushima c’è il mare e si può formare uno tsunami
e...e non ridere!”, borbottò ad alta voce, portandosi i capelli su una
spalla.
“Sei
un’indiscutibile fifona.”
Isaku non
rispose, ma alzò la testa. Ancora una volta, i ciliegi in fiore ebbero un potere
calmante su di lei, tanto che sorrise istintivamente, senza un reale motivo.
Un leggero
venticello cominciò a soffiare e dispettoso, scuoteva i rami fino a far cadere
numerosi petali. “Sembra una magia”, sussurrò estasiata quasi, alla vista di
quella pioggia rosata che però non bagnava né infastidiva.
“E’ la natura”, rispose Kiro da dietro le
sue spalle. “E’ meglio della magia.”
11 Marzo 2011
Tokyo
14:46
Anche questa è
la natura?
Isaku se lo
chiedeva incessantemente mentre, rannicchiata sotto il tavolo della casa di
Kiro, sentiva la terra tremare e vari oggetti sugli scaffali, cadere e
frantumarsi a terra.
Appena era
iniziato, Kiro aveva capito che quella volta non sarebbe stata una scossa rapida
e lieve, tanto che l’aveva afferrata e spinta a terra senza troppe cerimonie.
Il ragazzo le
stringeva la mano in modo spasmodico e nei suoi occhi vedeva la paura lasciare
spazio a qualcosa di più profondo. Sicuramente anche lei doveva avere
un’espressione terrorizzata in viso.
“Kiro non
dovrebbe essere già finito?”, domandò debolmente, riuscendo appena a trattenere
le lacrime.
“Tranquilla”, le
rispose, ma si vedeva che nemmeno lui credeva alle sue parole. “Adesso passa. E’
solo un po’ più forte del solito...”
Non aveva
nemmeno finito di parlare: qualcosa di particolarmente grosso aveva colpito il
tavolo, tanto che da sotto riuscivano a vedere l’ammaccatura.
“Sta crollando
il soffitto?”, esclamò Isaku terrorizzata, senza preoccuparsi quella volta di
trattenerle quelle gocce che premevano per uscire dai suoi occhi. Senza pensarci
due volte, Kiro la tirò verso di lui e la strinse, tenendo sempre d’occhio la
finestra che aveva davanti, dove un palo della luce continuava a
ondeggiare.
“Non agitarti,
ti ricordi che mi hai detto stamattina?”
Isaku scosse la
testa, troppo impaurita anche per parlare.
“Siamo
giapponesi. E’ nostro dovere essere tranquilli e
sorridenti.”
“Mia nonna era
italiana infatti”, fu la debole risposta, ma poi entrambi si
immobilizzarono.
Tutto si era
bloccato.
La terra aveva
smesso di tremare.
Kiro e Isaku si
guardarono negli occhi. “E’ tutto finito?”, domandò lei dubbiosa.
Il ragazzo le
fece segno di aspettare e lentamente uscì da sotto il tavolo. Si alzò in piedi,
per controllare se effettivamente il terremoto fosse finito. “Puoi venire”,
mormorò ad Isaku, un po’ scosso alla vista del caos che regnava in casa
sua.
Appena aperta la
porta dell’appartamento, Isaku vide gli altri abitanti del palazzo correre giù
per le scale, tutti quanti terrorizzati a morte. Lei e Kiro li imitarono, ma
quando furono fuori, si ritrovarono davanti ad uno scenario drammatico.
Le strade erano
occupate da migliaia di persone, tutte impaurite e
terrorizzate.
Alcuni
gridavano, altri erano feriti.
Sui muri di case
e palazzi si erano aperte tantissime crepe.
Qualcuno urlava
che a Fukushima uno tsunami aveva travolto qualsiasi cosa e Isaku, nonostante si
sentisse incapace di formulare qualsiasi pensiero di senso compiuto, si ricordò
che lei lo aveva sempre detto che a Fukushima poteva esserci un
maremoto.
Improvvisamente
sentì due braccia avvolgerla in una stretta spasmodica.
Era Kiro che,
forse anche più stravolto di quanto lo fosse lei, aveva poggiato il viso
nell’incavo del suo collo per dare sfogo alle sue lacrime.
In tutto quel
caos di urla e strepiti e paura, con Kiro che la stringeva come se non dovesse
lasciarla andare mai più, Isaku riuscì a dare una risposta alla domanda che si
era posta durante il sisma.
Quella non era
la natura, no.
Quello era
l’inferno.
Questa storia ha
partecipato all’iniziativa promossa da Lara Manni Autori per il
Giappone.
L’ho scritta
veramente in cinque minuti, appena saputo di questa meravigliosa occasione per
aiutare il popolo Giapponese. Quindi forse non sarà il massimo, ma forse è stata
utile a qualcuno.
Grazie per
esservi soffermati a leggere.
Alla
prossima...
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