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Autore: ivi87    14/06/2011    3 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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# 10 – The resolution of the case

 

Sto per condurre il tenente Pierce al Metropolitan Police Service. Mezz’ora fa Booth e gli agenti dello Yard a lui assegnati hanno beccato Hawkins all’aeroporto, in procinto di svignarsela alle Barbados.

Al tenente ho raccontato che lo stiamo trasferendo per motivi di sovraffollamento. È banale ma non mi è venuto in mente altro. Tanto non credo che ci abbia fatto caso. Probabilmente il dolore che sente non passerà mai. Mi sento così in pena per lui.

E’ quasi mezzanotte quando arriviamo fuori dalla sede del MET.

“Cosa? Perché siamo qui?” mi chiede spaventato

“Solo burocrazia..per il trasferimento da una prigione all’altra…” adduco poco convinto, lo ammetto.

Odio mentirgli. Non ad un uomo ridotto così.

Ma se sapesse la verità non aprirebbe più bocca. Ho bisogno di vedere la sua reazione nel momento esatto in cui vedrà Hawkins al di là del vetro.

I due sottufficiali lo tengono per le braccia e lo scortano all’interno.

Io li seguo e nel frattempo prendo il cellulare e comunico a Booth che siamo arrivati.

Entriamo nella stanzetta dietro il vetro. La dottoressa è già li che ci aspetta.

Pierce la guarda appena e poi riabbassa velocemente lo sguardo.

“Questo non è un trasferimento, vero?” dice esausto “Perché non mi lasciate in pace? Tina è morta ormai, non c’è più niente che posso fare!”

“Può mandare in galera il suo assassino!” dico deciso

“Questo non me la riporterà indietro”

“Però può impedire che muoia la donna di qualcun altro” la dottoressa si avvicina a Pierce sostenendo il suo sguardo.

La porta della sala interrogatori si apre e Booth spinge dentro un Hawkins molto contrariato.

Pierce sbarra gli occhi terrorizzato. “Lo vede quell’uomo?” prosegue la dottoressa “Quello che ha fatto a Tina, lo rifarà ancora e ancora. E ancora.”

Non è poi così male con le persone, in fin dei conti.

Pierce solleva le mani ammanettate per coprirsi il volto.

“Ci aiuti a sbatterlo dentro. Cosicché non possa mai più fare del male a nessuno”

Il tenente abbassa le mani e mi guarda “Me lo promette?”

Lo so, lo so, non si dovrebbero mai fare questo tipo di promesse ma… “Lo prometto, Robert”

Volge un ultimo sguardo al vetro. Hawkins sbraita che vuole un avvocato e che non abbiamo il diritto di trattenerlo. Pierce lo guarda come se volesse bucare il vetro con lo sguardo e saltargli addosso. So che lo farebbe. E, personalmente, credo che lo lascerei fare.

“E’ cominciato tutto due mesi fa. Tina non ce la faceva più a pagare l’università così le ho dato una mano. Avrei fatto qualsiasi cosa per lei…”

“Ma nemmeno con il suo contributo economico riuscivate a coprire le spese, giusto?” chiede la Brennan

Il tenente scuote la testa “una persona che credevo amica mi ha confidato di avere avuto in prestito dei soldi da Hawkins e che non pretendeva di riaverli subito e senza interessi..”

Io e la dottoressa ci lanciamo uno sguardo eloquente.

“E’ stato stupido crederci, lo so, ma non potevo permetterle di lasciare gli studi; questa persona bazzicava l’università di Tina, diceva di essere un fuori corso, in realtà era uno scagnozzo di Hawkins che ci aveva puntati!”

“Puntati?” domanda perplessa.

Il tenente ha le lacrime agli occhi e non riesce a risponderle.

“Cercava potenziali vittime bisognose di un prestito e si è guadagnato la loro fiducia” intervengo.

“Invece dopo una settimana Hawkins ha preteso il triplo dei soldi che ci aveva prestato” esclama asciugandosi le lacrime.

“E quando non avete potuto pagare ha minacciato i genitori di Tina sfasciandogli l’automobile” conclude la dottoressa.

“Si, quello è stato il primo avvertimento, poi…” scoppia in singhiozzi.

È chiaro che non c’è stato un secondo avvertimento.

“Lo so che è dura, ma deve andare avanti” lo sprono.

“Avevamo appuntamento al parco. Eravamo riusciti a racimolare qualcosa e volevamo dimostrargli la nostra buona volontà..ma lui si è presentato con i suoi scagnozzi e i con i suoi tre doberman. Quando ha visto che non avevamo tutto il denaro…”

“Ve li ha aizzati contro. Ma lei come ha fatto a rimanere illeso?” chiedo perplesso

Il tenente scuote nuovamente la testa, restando in silenzio.

“Come è andata?” domanda la Brennan in un soffio

“Loro mi tenevano fermo, volevano che guardassi…” non riuscì a dire altro. Si accasciò a terra tremando.

Mi volto verso la dottoressa: ha gli occhi lucidi e una mano sulla bocca. Fissa al vetro Booth e Hawkins nell’altra stanza. Vorrei dirle qualcosa per confortarla, ma non sono molto bravo in queste cose. Poi me ne accorgo. Sta fissando solo Booth, solo lui. E credo che il filo dei suoi pensieri sia simile ai miei…

Dio Mac se ti accadesse una cosa del genere…

Poco dopo si riscuote, mi indica l’altra stanza e io annuisco. Capisco che vuole avvertire Booth. Faccio un cenno alle guardie che rimettono in piedi Pierce. Basta per questa notte.

Usciamo dall’edificio e lo riporto in cella, in attesa del processo.

 

Dopo una notte popolata unicamente da incubi sto per varcare la soglia del Jag. Voglio avere assolutamente notizie da Booth.

Svolto l’angolo a passo di carica e attraverso il parcheggio. Alzo lo sguardo verso l’ingresso e sorrido. Sono già qui ad aspettarmi. Probabilmente non sono andati a dormire.

“Non sei contento di vederci Rabb?” mi chiede Booth sorridendo

“Dipende se Hawkins ha confessato..”

“Ha confessato” conferma lui “Intorno alle quattro di mattina..” dice con fare meno divertito.

“Andate a riposare allora, a me aspetta un processo da preparare”

Sorridiamo alla mia battuta. Probabilmente la nostra collaborazione finisce qui.

Un po’ mi dispiace.

“E’ stato un piacere, agente Booth” dico tendendo la mano.

Aspetto che lui la afferri e poi mi rivolgo alla sua destra “Dottoressa Brennan”

Lei mi regala un sorriso caldo “speriamo di averle riportato un pezzetto di Washington” esclama infine.

Sono sorpreso. Che ne sa lei che mi manca Washington? Avevo accennato la cosa solo a Booth. Lo guardo di sbieco e la sua faccia da schiaffi mi sorride imbarazzato.

Va bene ho capito. Anche io e Mac in fondo ci dicevamo sempre tutto.

“Si… è stato bello” lascio la presa e mi avvio all’entrata.

Mi volto un attimo per guardarli un’ultima volta. Sono di spalle. Quelle della dottoressa si avvicinano di più “Era un segreto? Perché non me l’hai detto Booth?” la sento domandare

“Credevo non ce ne fosse bisogno…”

Ah, questa volta sono io che alzo gli occhi al cielo, entrando nell’edificio.

Angolo dell'autrice:

eccoci quasi alla fine di questa storia. il prossimo sarà l'epilogo e poi mi toccherà spuntare la casella 'completa'.

spero che vi abbia tenuto compagnia come l'ha tenuta a me scriverla!

Al prossimo ultimo ns appuntamento!!

Ivi87

   
 
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