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Autore: _Audii_    15/06/2011    2 recensioni
Non mi sembrava così sbagliato amare una persona come Tom.
Eppure, ho commesso un errore, forse il più grave in tutta la mia vita.
Ora ne sto pagando le conseguenze, e non mi meraviglio di sentirmi così…vuota.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOFFERENZA

 

<la Luna mezza sepolta fra le nuvole batte con raggi lividi le mie finestre>>*

 

                                                                                                                                                       

 

 

Gli occhi bassi e appannati da copiose lacrime fissano il pavimento.

Le mani, ormai deboli, strette a pugno lungo i miei esili fianchi.

Un singhiozzo trattenuto mi smuove tutta e una lacrima riga nuovamente il mio viso.

Alzo gli occhi verso la finestra dalla quale entrano i flebili raggi di una luna forse anch’essa stanca.

Il cielo è ormai buio, sommerso da enormi nuvoloni che sembrano annunciare l’arrivo inesorabile di un temporale.

Respiro a fondo, tentando di riprendere il controllo del mio corpo e della mia mente.

Ma non ci riesco, non sono capace di controllare questo dolore che sembra davvero capace di distruggermi.

Tutto mi appare sfocato, impercettibile ed estremamente confuso.

Un lieve giramento di testa mi costringe ad appoggiarmi sul davanzale.

Lo sguardo si posa lievemente sulla mia mano decisamente sanguinante.

Il solo ricordo di quanto è accaduto poche ore fa mi fa rabbrividire.

Nuovamente mi abbandono ad un pianto disperato, mentre nella mia mente tornano vive quelle immagini che hanno messo la parola ‘fine’ a tutto ciò che avevo costruito in due anni.

A volte pensare di fare una sorpresa al proprio ragazzo può rivelarsi un errore madornale.

O più propriamente, pensare di fare una sorpresa a Tom Kaulitz, può rivelarsi sbagliato.

Quello che ho visto m’ha fatto morire dentro.

In quel momento avrei solo voluto…non aver mai visto quella scena.

Mille sentimenti si sono fatti spazio dentro di me: sorpresa, incredulità, rabbia, odio, delusione e ancora un’infinità di rabbia, che m’ha portato ad una reazione impulsiva forse, ma assolutamente legittima.

Un pugno deciso che ha incrinato il legno della porta, attirando la loro attenzione interrompendo quei lievi gemiti che giungevano alle mie orecchie come degli urli atroci.

I loro corpi stavano l’uno sull’altra, immersi in un piacere così peccaminoso.

Tento di muovere la mia mano, ma inevitabilmente mi lascio andare ad una smorfia di dolore.

Un dolore neppure minimamente paragonabile alla lacerazione che ormai devasta la mia anima.

 

<>*

 

Io ero esattamente in questo stato quando L’ho incontrato per la prima volta.

Rimasta letteralmente incantata dal suo sguardo, mi sono fidata, mi sono lasciata andare per la prima volta nella mia vita e mi sono perdutamente innamorata di un ragazzo che mi riempiva di attenzioni.

Non mi sembrava così sbagliato amare una persona come Tom.

Eppure, ho commesso un errore, forse il più grave in tutta la mia vita.

Ora ne sto pagando le conseguenze, e non mi meraviglio di sentirmi così…vuota.

Una goccia di pioggia s’infrange sul vetro della finestra che mi sta di fronte, seguita presto da molte altre.

Mi lascio lievemente scivolare a terra, appoggiandomi piano alla parete.

La testa mi pulsa velocemente e tutto mi dà l’idea di trovarmi in un incubo.

Un’illusione.

È stato tutto una stupida, banalissima, illusione.

L’ennesima lacrima scende sul mio viso ormai esausto e quasi brucia la mia pelle.

Prepotentemente l’asciugo con una mano.

Quei gemiti mi rimbombano nuovamente nella testa e sento di stare per esplodere.

-perché?- sussurro a bassa voce in preda al pianto.

Perché m’ha fatto una cosa del genere?

Una rabbia funesta s’impossessa improvvisamente di me ed afferro l’oggetto a me più vicino scaraventandolo disperatamente a terra.

Il rumore dei cocci della lampada si perde sordo nella stanza.

Lo sguardo resta fisso nel vuoto.

Lievemente mi sdraio atterra, sentendo i cocci quasi infilarsi nel mio corpo.

E mi abbandono a questa terribile, atroce, sofferenza.

 

<>*

 

                                                                                                                                                                   

 

*Citazioni tratte da “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo               

  
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