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Autore: LivingTheDream    15/06/2011    5 recensioni
"Gli dèi necessitano di rispetto, di incutere timore. Non hanno bisogno di nessuno, a parte di impauriti e fedeli seguaci, ovviamente.
Però, chissà perché, ogni volta che Ryuzaki rivolge quello sguardo indecifrabile ma carico di parole a Watari, non può fare a meno di pensare a come dovrebbe essere sentirsi amato senza alcuna costrizione, solo per puro affetto."
Raccolta ispirata al Challenge “Alphabet!Challenge - 26 lettere per dire ti amo”
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Watari | Coppie: L/Light
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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 Questa storia è stata betata, letta ed approvata da Jolly Camaleonte.
-Diffidate delle imitazioni, solo le originali possiedono il bollino!-



Nda: Questa raccolta di drabble è ispirata dal Challenge partorito dalla mente di §PucchykoGirl§, “Alphabet!Challenge - 26 lettere per dire ti amo”. L'ho trovata una sfida molto stimolante, e poi, ero senza un briciolo di idea.
In pratica si tratta di scrivere 26 drabble su una coppia, ed ognuna deve iniziare con una lettere dell'Alfabeto.
In più, bisogna creare una frase di 26 lettere che riassuma tutta la storia -la mia è all'inizio, prima della A-.
Se volete tentare, cliccate qui, e buona fortuna!

Le drabble non seguono un ordine cronologico, ma solo alfabetico, e parlano dei vari missing moments in cui si andava a creare l'amore fra Light ed L. 
Buona lettura!

 

L'amore nasce anche dove non può.

 

Amore.

Cazzate, direbbe Light.
L'amore è per i deboli, che hanno bisogno di affidarsi ad un altra persona per poter vivere.
Lui non ne ha bisogno. Insomma, lui è un dio. Gli dèi non hanno bisogno di amore, quantomeno di semplice affetto.
Gli dèi necessitano di rispetto, di incutere timore. Non hanno bisogno di nessuno, a parte di impauriti e fedeli seguaci, ovviamente.
Però, chissà perché, ogni volta che Ryuzaki rivolge quello sguardo indecifrabile ma carico di parole a Watari, non può fare a meno di pensare a come dovrebbe essere sentirsi amato senza alcuna costrizione, solo per puro affetto.

 

Bacialo! Bacialo!”

Sembrava che nella sua mente lampeggiasse una spia simile ogni qualvolta che, durante la notte, si ritrovava a lavorare con il portatile a letto, al fianco di Light, addormentato ed innocuo.
Lui non reggeva i suoi ritmi, ed L non aveva altra scelta se non sperare che la catena delle manette fosse abbastanza lunga da tenerlo lontano da quelle labbra provocanti e soffici più dei dolcetti che tanto gli piaceva divorare.
Una sera l'altro si voltò così velocemente da far ritrovare L a pochi centimetri da quel respiro.
Bacialo! Bacialo!” No, si disse. Ma avrebbe voluto.

 

Caramelle ovunque.

Sui mobili, nelle scarpe, tra i libri, davanti al computer, in bagno e sotto il tappeto. Credenza e cucina, zainetti e borse.
Sempre e solo caramelle.
Ryuzaki non voleva mai rimanere senza, disse.
Ma se ogni tanto Light aveva voglia di non badare a lui per un po' e distrarsi, ecco che spunta una caramella che glielo fa tornare alla mente.
E così, in un modo o nell'altro, pensa a lui. Questa cosa gli da davvero il nervoso.
Causa orgoglio, però, non ammetterà mai quanto gli scaldi il cuore sentirsene offrire una da L.

 

«Dannazione!» sussultò, facendo spostare la sedia.

Light si voltò.
«Mi sono tagliato con la carta.» esclama, fissandosi il dito. A volte è proprio un bambino.
L'altro si alza e prende il kit del pronto soccorso dall'armadietto.
Apre un cerotto, guarda il dito di L e se lo avvicina alle labbra, asciugando il sangue con la lingua.
Mantiene una serietà unica, come se fosse tutto normale.
Gli sistema la medicazione, e torna al lavoro, tranquillo. Ryuzaki no, lui rimane a fissare la fasciatura, sbattendo le ciglia.
Si avvicina a Light, che sta per asciugarsi le labbra macchiate.
«Aspetta. Le pulisco io.»

 

«È mai possibile che debba sempre combinarle tutte tu?»

L abbassa gli occhi, facendo spallucce.
«Scusa.»
«Si, certo, scusa! Intanto vorrei sapere a che stavi pensando quando hai combinato questo pasticcio!» protesta, agitando il pugno.
«Per favore, signorino Light, stia fermo mentre cerco di pulire!» interviene Watari, e i due tornano in silenzio.
Sarebbero dovuti rimanere insieme, nella doccia, fino a quanto tutto quel dannato caramello che li teneva appiccicati tra di loro per le braccia non sarebbe stato pulito.
L, senza farsi vedere, rideva.
Aveva avuto davvero un'ottima idea per stare molto vicino a Light. Dopo le manette, è ovvio.

 

Fermò i polsi di Light, bloccandoli contro il materasso.

«Ehi, ma che stai fac-»
Premette le labbra contro le sue, impedendogli di parlare. Mugolò per un po', sorpreso, poi si lasciò andare quasi volentieri.
L lo fisso per qualche secondo, poi prese a baciarlo lungo il collo, passando poi dal fianco scoperto fino alla spalla.
Light era come in trance, soggiogato da quelle attenzioni. Era stato svegliato bruscamente, ma non importava.
Si liberò dalla stretta del suo amante e ne afferrò i capelli, avvicinandolo violentemente.
Ryuzaki non aveva mai rischiato, prima d'ora.
Ma alla fine la spia lampeggiante aveva vinto.

 

Gli bastava abbassare gli occhi per scorgere una massa di capelli castani sul proprio petto nudo.

Gli bastava scostarne un ciuffo, per scorgere il suo viso, accaldato e sudato.
Gli bastava allungare il collo per scorgerne gli occhi, chiusi. Dormiva.
Gli bastava muovere la mano sinistra per sfiorarne la schiena rosea e la pelle morbida.
Gli bastava chiudere gli occhi per tornare alla sera prima, ai vestiti a terra, ai baci e alle labbra serrate per non fare rumore.
Gli bastava poco, per sentirlo suo. Ma se c'era una cosa che non gli bastava, quello era il sapore di Light.

 

«Hai finito, Ryuzaki?»

«Come se tu la facessi a comando.»
Scosse la testa, esasperato. Da dieci minuti era appoggiato alla porta, ad aspettare che l'altro uscisse dal bagno.
Tutto per quelle stupide manette.
«Devo andarci anche io, muoviti!»
«Vieni, allora.» Light, contrariato, entrò.
«Ma non hai ancora finito!» esclama, rosso, voltandosi. «Tirati su quei pantaloni!»
«Suvvia, Light. Come se non mi avessi mai visto a braghe calate.» sottolinea, divertito. «Tu, piuttosto, non dovevi andarci?»
L'altro si avvicina a Ryuzaki e si abbassa la zip.
«Questa è la prima e l'ultima volta, sia chiaro.»
Quanto amava L metterlo in imbarazzo.

 

«Io... non so cosa mi sia preso. Scusa.»

L continuava a massaggiarsi il naso. Era stato un pugno estremamente forte.
«Hai tutto il diritto di ribattere, conosco la tua politica. Colpiscimi!» Allargò le braccia.
Per tutta risposta gli arrivò un calcio allo stomaco.
Light si piegò in due dal dolore, mentre l'altro impallidiva.
«Forse era un po' troppo forte. Scusami.»
«Lascia stare, me lo merito. Però, la prossima volta che ti avvicini tanto alle mie labbra senza specificarmi perché, lo rifaccio!»
«Sei tu che fraintendi. Io volevo solo sapere se avevo l'alito cattivo.»
In quei momenti Light l'avrebbe ammazzato volentieri.

 

Jackpot. Strike. Bingo.

In poche parole, ce l'aveva fatta. Niente a che fare con il caso Kira, L si riferiva al suo Light.
Da quando avevano iniziato a vivere insieme non aveva fatto potuto fare a meno di dedicare alcuni momenti alla contemplazione della sua intelligenza, dei suoi modi, del suo corpo.
Ovviamente senza trascurare le indagini.
Ma ogni qualvolta che si sedeva davanti al computer, Light tornava solo il primo nome nella lista degli indiziati. E lui doveva scoprire la verità, e basta.
Ma ce l'aveva fatta. Kira o no, l'altro lo aveva appena avvicinato, baciandolo senza proferire parola.

 

Kira non poteva essere Light.

Light è il suo primo vero amico, almeno secondo Ryuzaki.
Ma come fare per arrivare alla verità? Non poteva più vivere in quel modo.
Non poteva rischiare di continuare a stringere quelle mani, se erano assassine.
Eppure sentiva che c'era un modo molto più semplice e veloce per arrivarci, come se la verità fosse su quelle labbra, pronta a essere assaporata.
Si voltò verso l'altro, con noncuranza, assumendo un tono annoiato.
«Ehi, Kira!»
«Cosa c'è?»
Silenzio. Sul volto di L si dipinse un sorriso sarcastico e soddisfatto. Su quello di Light, un'espressione allucinata.
«Oh merda

 

L è il nemico, L è da battere, L è da uccidere ed eliminare.

Forse era stato stupido. Anzi, non forse, era stato decisamente idiota.
Non avrebbe dovuto concedersi a certi livelli. Prima di tutto per orgoglio, poi per coerenza.
Invece alla fine era stato al giochetto di Ryuzaki, ai baci e alle carezze a telecamere spente.
Poteva rifiutare, se non quella volta, questa. E invece si trovava di nuovo con la dita nei capelli di una testa nera situata tra le sue gambe.
Sfortunatamente per lui, la voglia di uccidere L sembrava perfettamente pari a quella di amare Ryuzaki.

 

Morto.

L era morto, Ryuzaki era morto.
Kira aveva vinto, Light aveva perso.
Kira aveva ucciso la persona che più lo amava al mondo, un amico, l'altra metà della sua anima.
E Kira era lui.
Stava impazzendo. Da un lato piangeva per la gioia, dall'altro per il dolore.
Si sentiva tirare.
A un tratto, si calmò. Avvertì il calore di un abbraccio.
Ora potrai essere Kira. Un dio non necessita di amore.
Si era diviso.
Da un lato la sua potenza divina, dall'altro la sua debolezza umana.
Ed era come se la prima cercasse, invano, di consolare la seconda.

 

«Non sarai mica gay, Ryuzaki?!» gli chiese all'inizio Misa.

Stavolta la situazione era diversa. Li aveva trovati avvinghiati, a terra.
«Certo che no! Stavo cadendo e mi sono appeso alla maglia del tuo Light, tutto qui.» non dimenticherà mai lo sguardo indagatore che gli rivolse la bionda. Le rispose con uno noncurante.
«Non mi convinci.»
L volse un'occhiata interrogativa all'altro ragazzo.
Light non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di smascherare Ryuzaki.
«Misa, cara, è come dice lui!» alzandosi, adottò un sorriso che lasciò L perplesso. Finto, troppo.
La ragazza emise un urlo. «Lo sapevo! Il mio Light non è gay!»

 

«Ovviamente, sbafare dolci dalla mattina alla sera porta a questo.»

«Mi sento malissimo.»
«Come minimo!»
«Strano, ci sono abituato.» la sua voce era un mormorio. «Ci doveva essere qualcosa di scaduto, o avariato.»
«Mah, fai come credi. Io prendo il portatile.»
«Non mi fai compagnia?»
«Eh?» si voltò, perplesso.
«Non mi sento bene... Fa caldo, Light.»
Si sedette sul letto, osservando gli occhi serrati del ragazzo, se possibile, più pallido del solito.
L aveva paura di stare solo, ora. A quattro anni, prima della Wammy's house, rimase solo per nove giorni, a letto.
Stavolta c'era Light. Stavolta sarebbe guarito prima.

 

Privacy, cosa inesistente per Light. Lui iniziava seriamente a innervosirsi.

«Potresti guardare dall'altra parte? Devo cambiarmi!»
«Ti ricordo che ti ho visto in condizioni peggiori!»
«Mi dà ugualmente fastidio.»
«D'accordo, non ti facevo così tanto timido. Qualcosa da nascondere?» l'altro evitò di ribattere.
L sentiva il fruscio della maglia, il tintinnio della cintura, intravide il petto nudo dell'altro nello specchio.
Pochi minuti dopo, era vestito.
«Ora posso cambiarmi io?» chiese, togliendosi la maglietta velocemente.
«Prego.»
Spinse piano Light sul materasso, come ad invitarlo a godersi lo spettacolo.
E il bello è che l'altro non sembrava avere alcuna intenzione di perderselo.

 

Questione di orgoglio.

Andava bene tutto, ma quello no.
Era una battaglia per entrambi. Una lotta, anche in quei momenti.
Light si lasciò cadere sul letto, portando L con sé, e gli sfilò la maglietta, baciando quel petto pallido.
Sentiva le sue mani armeggiare con la cintura, già lo faceva impazzire.
Mordendogli le labbra avidamente, Light fece lo stesso. Si cercavano, si volevano, si esploravano.
Poi sentì L arrampicarsi sulla sua schiena, e lì non ci vide più. Lo prese per le spalle e lo gettò sotto di lui.
«Si era detto che il Seme, qui, ero io o sbaglio?»

 

Rispetto.

Un dio aveva bisogno di quello, e null'altro. Certamente non di una fidanzata, o di un amico, o di un fratello.
Ma lui aveva tutte e tre le cose, e si stava rendendo conto di tenerci non poco.
Quindi lui non poteva essere un dio? Doveva per forza essere solo, per regnare sul mondo che stava creando?
Forse sì. Era meglio troncare i contatti.
Misa gli serviva, Sayu dopotutto era sua sorella. Ma Ryuzaki... lui non era altro che un giocattolo.
Era da buttare, quando sarebbe stato di troppo.
Anche se una cosa era certa: anche L lo rispettava.

 

Solo.

A parte Watari ovviamente, L era sempre stato solo.
Un'isola nel mare, il maggiore, il più bravo ed imbattuto. Il primo, unico -e solo- della lista.
Poi, aveva incontrato Light, ed era diventato il “primo a pari merito”. Finalmente una sfida agognata, per cui vale la pena impegnarsi.
Aveva deciso di batterlo, di riprendere il suo posto, di superarlo.
Ecco perché era arrivato anche a toccargli il cuore.
Per avere qualcosa in più.
Per lasciargli un'arma in meno.
Per confonderlo semplicemente baciandolo.
Anche se così facendo si autodanneggiava: non immaginava che sarebbe caduto vittima del suo stesso raggiro.

 

«Ti odio.»

L non si mosse.
Non ebbero il coraggio di guardarsi, rimasero stesi a fissare il soffitto, ansimanti.
Si odiavano a causa di quel desiderio, di quella rivalità, a causa di quei continui sospetti e di quella gara a chi ammazzava per primo l'altro.
Di giorno, Kira scappava da L.
Di notte, lo stesso Light desiderava il corpo di Ryuzaki.
Non avevano pensato, però, che se uno non si fosse dato una mossa a uccidere l'altro, l'Amore li avrebbe fatti fuori poco a poco, facendoli morire di questo affetto che non ci doveva essere e che, ufficialmente, nemmeno c'era.

 

Una notte, una come tante altre.

Gli aveva detto solo un minuto.
Eppure era passata mezz'ora, nella quale L aveva picchiettato sulla tastiera ininterrottamente.
«Ryuzaki, sono cinque giorni che lavori solamente, non hai praticamente dormito!» premette il tasto di salvataggio, e poi tolse il pc dalle mani dell'altro. «Vieni a dormire.» scoprì le lenzuola, ed L, tolta la maglietta, si sistemò vicino all'altro.
Senza parlare, si sporse oltre la spalla, e lo baciò avidamente.
Poi chiuse gli occhi e si appoggiò sul suo petto nudo.
Light continuò ad accarezzargli i capelli.
Si addormentarono così, vicini.
Ultima notte, e non lo sapevano.

 

«Vestiti, Ryuzaki! Su, presto!»

Per fortuna L aveva il sonno leggero.
«Ve lo chiamo subito! Ryuzaki, il signor Yagami ti sta cercando!» la voce di Watari si avvicinava.
Scosse il suo amante, facendolo cadere dal letto e sommergendolo di vestiti. «Se ci vedono così-»
L non fece altro che recuperare un paio di boxer e infilarseli, per poi sporgersi a baciare l'altro. «Se ti sentono, ne saranno sicuri.»
Light indossò una maglia qualsiasi, e aprirono.
«Signor Yagami, dica.»
A quel punto della conversazione, Light si perse. Si rese conto di star indossando una maglia di L.
Aveva il suo profumo.

 

«Watashi wa Eru desu.»

Io sono L.”
Le prime parole che Light sentì uscire direttamente dalla bocca di Ryuzaki.
A dire la verità, già gli era parso strano quel ragazzetto curvo e malandato, anche lui apparentemente primo in graduatoria.
Poi, con quel nome ridicolo.
Non gli sembrava di averlo visto in giro, né di averlo mai sentito nominare.
E quando si è sentito dire che doveva tenere un “segreto”, ha pensato che fosse pazzo.
Eppure c'era qualcosa in lui che lo attirava, che gli faceva pensare che non fosse tutto lì.
Dio solo sa quanto aveva ragione.

 

«X»

«Come, scusa, Ryuzaki?» chiese, risalendo dal petto dell'altro.
«X, come un'incognita. Tu sei un'incognita.»
«E perché mai? Mica nutrirai ancora sospetti su-» Invece sì, glielo si leggeva in faccia. «Se ne sei così sicuro, allora, non dovresti farti baciare dal presunto Kira.» sentenziò, offeso. Riabbassò la maglia di L e si girò dall'altra parte.
Pochi secondi dopo, però, avvertì il respiro dell'altro salirgli lungo il collo, per poi sentirsi mordere l'orecchio.
«Ehi, ti immagini i titoli? “L cattura Kira, killer sedotto ed abbandonato!”»
Non riesce a rimanere serio, e scoppia a ridere. Light si gira di scatto, stizzito.
«Idiota!»

 

«Yaoi? Misa, di che parli?»

«Lo yaoi è un tipo di racconti che trattano di storie romantiche tra due maschi.»
«E da quanto ne sei appassionata?»
«Da sempre! Perché?»
«Così, per chiedere...»
«Non interesseranno anche a te, Light, spero!»
«Assolutamente! Ma che vai a pensare?»
Quando L e Light avevano trovato Misa a leggere uno di quei manga, si erano guardati abbastanza sorpresi.
«Sai, Light, se non stessi con me, direi che voi sembrate proprio fatti apposta per un racconto yaoi!» e si era rituffata nel fumetto.
«Non una parola!» e intanto L faceva tutto per rimanere serio, seppur inutilmente.

 

Zitto.

Light era rimasto in silenzio, immobile. Lui non le aveva sentite, le campane.
Sentiva solo lo scroscio della pioggia bagnargli i vestiti, ed impregnare i capelli di L.
Prese l'asciugamano e si preoccupò dell'altro. Ryuzaki, invece, si chinò sui piedi di Light.
Sapeva che era Kira.
Lo sapeva già da molto. Le sue “basse” percentuali erano minimo il 97%.
Ma era rimasto in silenzio.

Zitto.

Perché, dopotutto, Kira era il suo migliore amico, e la persona che amava.
«Mi dispiace, tra poco dovremmo dirci addio.» Perché quella frase?
Un bacio zittì quelle parole.
Kira zittì il seguente dolore.

 

 

Nda: Si, lo so, di nuovo!
Spero che questa raccolta vi sia piaciuta, ma ora ho bisogno di un consiglio!

  • Ho impostato il Rating Rosso, ma ero indecisa tra quello e l'Arancione. Questa va bene?

  • E poi la mia grandiosa beta, Jolly Camaleonte, che non smetterò mai di ringraziare per la sua grande pazienza, ha detto che forse i personaggi sono un po' OOC. Se la pensate come lei, ditemelo, e provvederò a sistemare gli avvertimenti. -Tenete a mente, però, che la maggior parte delle drabble sono ambientate nel periodo in cui i due erano ammanettati, quindi Light non sapeva di essere Kira!-

Per qualsiasi altro suggerimento, siete i benvenuti.
Grazie della lettura e degli eventuali consigli, a presto.

Alex.

   
 
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