Capitolo 1
Praying For Love
In A Lap Dance
Se non ci metti l'anima, non soffri. Se non ci credi, non soffri. Se non vivi,
non soffri.
Ti svegli, cerchi di capire chi sei, ti guardi intorno e non ti piace nulla.
Parla con quello, chiama quell'altro, suona quel pezzo, sistema quel rif, fingi
una risata davanti ad una birra. Ricomincia da capo.
Se non vivi non soffri.
Loro due si tengono per mano e ti dicono "Ci sposiamo". E tu
soffri ad ogni loro sorriso. Perché sorridono sul serio, e tu vorresti solo
morire. Tu non sei più nulla, se non un consiglio o una chitarra ritmica o un
tatuaggio nuovo. E non l'hai deciso tu. Ti hanno tagliato fuori, come un
giocattolo vecchio e inutile. Non sei più la gioia che illuminava i suoi occhi,
non sei più assolutamente nulla.
Tu non conti più niente. Non ti vuole nessuno.
Sei stato sostituito come un vecchio poster. Via Bart
Simpson, prendono il suo posto i Rancid.
Se non ci metti l'anima, non soffri.
Devo andare a trovarla perché sto male. So che lei è la mia
cura. So che con lei sto meglio.
E' davvero una cosa stupida. Non so nemmeno quale sia il suo vero nome. In
realtà non so nulla di lei.
Il più delle volte odio non sapere assolutamente nulla degli
altri, ma era iniziato tutto così, con l'intenzione di non metterci interesse,
non metterci anima, non metterci nulla. L'intenzione di non soffrire.
Era solo una valvola di sfogo.
Lei era in quel locale dove avevamo festeggiato il compleanno
di Brian. Ed era con un uomo. E la sera successiva era in un ristorante di
lusso. Ed era con un altro uomo. Ed era un'altra persona. Lei è ciò che noi
uomini vogliamo che sia. Lei è la nostra attrice personale. Ci da ciò che
vogliamo, e tanto dovrebbe bastare.
Detesto non sapere chi sia in realtà.
Doveva essere una cosa occasionale. Sei carina ed io sono a
pezzi. Ti farò sentire meglio. Lascia i soldi sul comodino. Ciao e
grazie.
E mentre io ero lì a scoparmi una perfetta sconosciuta,
Gerard e Lynz passavano la loro prima notte nella loro nuova casa. Calda e
accogliente. Mobili ultralucidi, divano a quattro posti, televisore HD, quello
spigolo potrebbe essere pericoloso per quando avremo un figlio. Cazzo, io dovevo
liberarmi la mente. Allora ero lì con una perfetta sconosciuta. Doveva essere la
mia valvola di sfogo, per un'ora al massimo.
Un figlio! Parlavano di figli e famiglia e futuro, ed io non
facevo parte di nessun progetto a lungo termine di Gerard che non includesse la
band. Fanculo.
L'appartamento è al terzo piano. In una palazzina vecchia e
decadente. I muri dei corridoi sono ricoperti di carta da parati a fiorellini
verdi e sbiaditi, le porte cigolano ed io cammino a passo svelto verso l'interno
23. Inrocio un uomo che cammina guardandosi le scarpe. Dev'essere uscito da casa
sua, perché si è portato dietro una scia del suo profumo. Non so che profumo
sia, è un mix di lavanda e muschio bianco e qualcos'altro che ti inebria la
mente. Odio incontrare altri uomini quando vado a trovarla. Non ho più niente di
mio.
D'altronde, lei non è mai stata mia. Lei è di ogni uomo che
la desideri. Di ogni uomo che può lasciarle delle banconote di grandi tagli sul
comodino. Lei non è di nessuno. Io non sono nessuno.
Busso alla porta. Una e due volte. Sento il ticchettio dei
tacchi farsi sempre più vicino, finché la porta si apre accompagnata da un
rumore stridulo e fastidioso. Per il resto, questo appartamento è decisamente
più accogliente del resto della palazzina.
Non ci avevo fatto caso la prima volta, e in realtà nemmeno
la seconda. Credo di averci pensato qualche volta dopo. Almeno tre o quattro
volte dopo. Era bellissima. Non era solo la sua pelle candida come neve, o
quelle labbra rosse e morbide che nessuno poteva mai baciare, o quel suo
corpo minuto nascosto sotto veli trasparenti e provocanti, o quegli occhi scuri
che ti penetrano l'anima. Era tutto l'insieme. Credo di averci pensato
seriamente quando la sentii ridere la prima volta. Non aveva mai riso prima.
Dovevo aver detto qualcosa di davvero stupido, non ricordo con esattezza, ma la
sua risata mi è rimasta impressa nella memoria. Gli zigomi si erano sollevati,
con gli angoli delle labbra, gli occhi erano divertiti, e due lievi fossette le
bucavano le guance. Non rideva mai. Non c'è molto da ridere. Non so nemmeno come
si chiama in realtà. Non so nemmeno quanti anni abbia. Non deve averne molti.
Sicuramente ne ha qualcuno meno di me.
Non ride mai, ma cerca di non sembrare triste. Sforza tanti
sorrisi. E' ancora più triste quando devi fingere di sorridere. Quando devi
fingere che tutto vada bene.
Allora penso che io e lei in qualche modo ci somigliamo.
Forse proviamo lo stesso sentimento.
E' che credo che spesso le persone abbiano davvero bisogno di sentirsi
importanti per qualcuno. E alle persone serve anche far sentire importante
qualcuno. E quando senti di non contare nulla, allora non sei nessuno.
Allora sali le scale fino al terzo piano. Percorri il
corridoio a passo svelto e ti convinci che l'uomo che si porta dietro il suo
profumo non sia stato con lei. Bussi sulla porta, una o due volte. Senti il
rumore dei tacchi, e lei apre la porta e ti guarda. E forse te lo stai solamente
immaginando, però quello sul suo volto sembra un sorriso molto più sincero di
quelli che hai visto fino ad ora.
- - -
Ok, questa è un'idea che mi è venuta molto a caso, tipo una mattina appena
alzata dopo essermi svegliata inquietata dal sogno che avevo fatto, ovvero di me
che provavo a liberarmi di un Boxer - un cane, Boxer -.- che voleva farsi la mia
gamba. Non ha molto senso sta cosa del sogno, non so che c'entra, ma l'idea
personalmente mi piace - l'idea della FF, non del cane che vuole farsi la mia
gamba! XD, quindi...
...spero piaccia pure a voi!
XOXO