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Autore: Selene Silver    16/06/2011    3 recensioni
Come tutti. Perché Robert
(
Jimmy)
poteva essere tutto ciò che voleva. Poteva essere ciò che dichiarava nelle interviste, e in contemporanea tutt'altro. Per esempio, poteva essere innamorato del suo migliore amico. Chi era il mondo, per impedirglielo?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come velieri nelle bottiglie.

 

Quello che molti sospettavano era vero: Robert Plant era uno stronzo. E Jimmy Page ne era consapevolissimo, mentre, affondato nella poltroncina dell'albergo, si sforzava di non ascoltare il biondo che disquisiva del suo nuovo stato di sex symbol. «È solo che vogliono vedermi il pacco, capisci? Io non ho nessuno strumento davanti per coprirmi, mentre gli altri sì. Quindi adesso tutte mi adorano perché possono vedermi il cazzo attraverso i pantaloni.»

Il giornalista rise, imbarazzato, appuntando ogni parola sul suo blocchetto. Robert si voltò verso Jimmy e gli lanciò quell'occhiata. Tu ne sai qualcosa, Pagey?

Maledetto. Il moro serrò i braccioli fra le mani. Non arrossire, James, lo conosci da anni NON-ARROSSIRE-CRISTOIDDIO-NON-SEI-UNA-MAMMOLA.

«Se per esempio durante i concerti Pagey posasse un attimo la sua chitarra e si dimenasse sul palco come il delizioso animaletto da palcoscenico che è, fidati che la gente inizierebbe a parlare anche del suo pacco.» Robert si spaparanzò ulteriormente nella poltroncina, le braccia incrociate sulla pancia e l'aria soddisfatta di qualcuno che si è appena tolto lo sfizio di una vita.

Le guance e le orecchie del chitarrista erano arrossite all'inverosimile, mentre affondava il mento nel petto e si lasciava cadere i capelli davanti al viso, e la risata leziosa del giornalista gli riempiva le orecchie. Da sotto i ciuffi spettinati che gli coprivano la fronte, lanciò al biondo un'occhiata fulminante. Io e te dopo facciamo i conti, Plant.

 

Ma in fondo, Robert non si sentiva affatto stronzo, quando piazzava quelle frecciate. Non pensava minimamente al mondo di fuori, quando le pronunciava. Tutto il suo universo interiore si sintonizzava su Jimmy, sul viso del ragazzo che conosceva tanto bene, che si contraeva per l'imbarazzo e arrossiva sulle guance e attorno alle orecchie; lui, di solito così pallido e strafottente, incapace di rimanere impassibile quando Robert, con i suoi modi pieni di nonchalance e sex appeal, annunciava al mondo, più o meno velatamente, che Jimmy Page conosceva benissimo il suo amichetto laggiù, e viceversa.

 

Avevano iniziato a innamorarsi durante le registrazioni di Led Zeppelin I. Fin da quando avevano iniziato a suonare insieme, avevano capito subito che qualcosa li univa. All'inizio credevano fosse feeling musicale. Ma poi. Quando Robert afferrava il suo microfono e riempiva lo studio delle allusioni più oscene, tutti ridevano: a volte Bonzo cascava dal seggiolino e si rotolava dietro la batteria tenendosi la pancia con le mani. Se fosse stato chiunque altro a dire le stesse cose, l'avrebbe fatto anche Jimmy. Ma se a dirle era Robert, magari guardandolo negli occhi, non riusciva a resistere. Arrossiva, come non gli capitava dai tempi delle sue prime ragazze. Arrossiva, e il biondo gli faceva l'occhiolino.

Perché fin da quei primi sguardi, fin da quelle prime note, Robert aveva capito che erano fatti l'uno per l'altro. E a differenza della maggior parte delle persone, Page incluso, Robert non aveva paura dei propri sentimenti, né di ciò che avrebbero portato.

 

Ciò che il loro amore aveva portato era stato bellezza. Momenti splendidi, sospesi nel tempo. A Jimmy sarebbe piaciuto poterli fermare e imbottigliare in uno di quei soprammobili kitch che piacevano tanto a sua madre; quelle bottiglie con dentro costruiti dei galeoni in miniatura

Ecco, gli sarebbe piaciuto poter intrappolare quegli istanti in una di quelle fiale. Già immaginava come sarebbe stato allinearle sul comodino e addormentarsi fissandole, in pace col mondo. Durante i tour non gli sarebbero servite: gli sarebbe bastato girarsi per trovare il viso del biondo a pochi centimetri dal suo, con quel sorriso malizioso e sagace insieme sulle labbra. So che cosa stai pensando, perché lo penso anch'io. Ma quando i tour finivano, e lui si ritrovava solo nella sua casa inutilmente grande, gli sarebbe proprio piaciuto avere quei ricordi imbottigliati e pronti per essere rivissuti in ogni momento. O anche solo che stessero lì, su uno scaffale, e gli ricordassero che non era davvero solo con nient'altro che la sua musica; che c'era qualcuno al mondo che non lo amava perché era famoso o perché avesse dei legami di sangue con lui.

 

«Sei proprio un pezzo di stronzo. Non dovresti dirle, quelle cose, qualcuno potrebbe capire.»

«Jimmy, non hai letto un qualunque giornaletto per fan in vacanza? Sono pieni di Jimbert, o come cavolo le chiamano…»

«Pieni di che?!»

«Jimbert. Fiction in cui noi due… be', facciamo quello che stiamo facendo adesso.»

«Litigare?»

«Sì, proprio litigare.» Il biondo si mise a ridere e accarezzò il petto nudo di Jimmy, girato sul fianco per guardarlo in viso. Erano sdraiati sul letto della camera d'albergo di Page, e portavano entrambi solo i pantaloni - ma ancora per poco. Robert conosceva quelle proteste simboliche, e sapeva che, anche se Jimmy era davvero preoccupato, non sarebbe riuscito a trattenersi dal chiedergli di rimanere.

Comunque, per mantenere intatta la propria rabbia, Page si scostò. «E chi è che scriverebbe queste storie?»

«Ragazze perspicaci… Groupies con cui mi sono lasciato sfuggire il tuo nome mentre venivo… sai, no?»

Jimmy arrossì. «Cos'è questa storia?»

«Ogni tanto mi capita, te l'ho detto. Forse di questo passo me lo lascerò scappare di fronte a un giornalista, che ne dici?» Pronunciò le parole senza guardarlo in viso, impegnato a tracciare con un dito il contorno del capezzolo del moro.

«Robert…» gemette il chitarrista. «Si' serio, per favore. Tu sei sposato…»

«Ma Maureen sa tutto. Delle groupie come di te… non gliel'ho detto io, Jimmy. È una donna intelligente. Come lo sono Bonzo e John. Ormai gli unici che ancora non lo sanno sono i sassi e gli omofobi nostri fan - quelli cioè che vorrebbero sbatterci ma che sono educati con idee troppo rigide per ammetterlo.»

Jimmy voltò la testa di lato. «Smettila.»

«È la verità, Pagey.»

«Smettila lo stesso.»

«Si può sapere cosa ti preoccupa tanto?»

«Io non sono te, okay? Io non riesco ad andare a sputtanare la mia vita sessuale al mondo, a volte mi faccio scrupoli a dire anche cos'ho mangiato per cena, quindi smettila di…» Jimmy tacque di botto.

Robert lo fissava con gli occhi sgranati. Non aveva urlato, ma il suo tono pieno di rabbia l'avevano spaventato lo stesso. «Jim…»

«No. Non dire niente. Non voglio più parlarne.» Il moro gli voltò le spalle e si rannicchiò in posizione fetale. Dopo un attimo, il cantante gli scivolò vicino e lo circondò con le braccia, avvolgendolo a cucchiaino con il proprio corpo. Dopo alcuni minuti di assoluto silenziò, sentì i muscoli di Jimmy sciogliersi. Il moro si voltò verso di lui e gli affondò il viso nella spalla. «Scusa.»

Robert gli accarezzò la schiena. «E di che? Se ti da così fastidio potrei smettere, davvero.»

Jimmy si mise a ridere, ed i tremiti del suo corpo si trasmisero a quello del biondo in una maniera strana e misteriosa che lo lasciò senza fiato. «Sì, come no. Non voglio che tu cambi, Percy. Sei tu, non è il tuo personaggio, a tirare in continuazione il ballo il tuo uccello, e ti amo anche così.» Iniziò ad accarezzargli il fianco, la pelle fresca e morbida tesa sull'osso del bacino. Robert abbassò la testa per baciargli il collo e poi tracciare arabeschi senza significato con la lingua, fino ad arrivare al suo orecchio. «Mi ami anche così, eh?»

«Ti amo per ogni modo in cui sei. Un pervertito, uno stronzo… la persona più dolce del mondo…»

«Ah, adesso mi stai facendo venire il diabete.»

«Scusami tanto…» Gli intrecciò una gamba intorno alla vita e passò le dita nei suoi capelli, mentre Robert continuava baciargli la fronte, le tempie, le guance. Si fermò sulla bocca, e Jimmy sentì il suo respiro caldo sulla pelle. Il biondo gli tracciò il contorno delle labbra con la punta della lingua, poi posò la bocca sulla sua.

 

Momenti di una bellezza infinita, che gli sarebbe piaciuto imbottigliare, come la dimostrazione che qualcuno lo amava per ciò che era, e non per come se lo aspettava.

Non il biondo cantante pieno di libido,

(Non l'eclettico chitarrista amante delle arti oscure,)

non un bastardo donnaiolo.

(non un altezzoso misogino.)

Solo un uomo. 

C'era una volta un bambino povero, che non sapeva leggere né scrivere né contare. Eppure, quel bambino aveva un universo dentro. Come tutti. Perché Robert

(Jimmy)

poteva essere tutto ciò che voleva. Poteva essere ciò che dichiarava nelle interviste, e in contemporanea tutt'altro. Per esempio, poteva essere innamorato del suo migliore amico. Chi era il mondo, per impedirglielo?



In effetti, questa è la prima Jimbert che ho scritto, perciò non siate cattivi =) È che quei due si amano, e io non ci posso fare niente u.u
So per certo che il caro signor Plant parlava davvero del suo pacco, durante le interviste, ma la parte sul pacco di Jimmy le ho inventate io... credo. Altrimenti vorrebbe dire che sono più in sintonia con Robert di quanto non dovrei omfg O.O
E non so nemmeno se nei giornali per fan degli anni '70 si facessero allusioni slash... con quelle frasi mi stavo pigliando per il culo da sola, ehm ehm
  
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