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Autore: Autumnsong    16/06/2011    4 recensioni
"Se ci sei tu, va bene anche l'inferno".
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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We all go to hell



Din-don.
Frank aspettò con impazienza che la doppia porta della gioielleria si aprisse ed entrò con passo nervoso. Il negozio che aveva scelto era una delle gioiellerie più importanti della città e i sistemi di sicurezza erano all’avanguardia, così come le telecamere appostate in tutta la stanza. Si guardò attorno: le vetrine con i gioielli erano disposte lungo tutto il perimetro della sala; il ragazzo notò le targhette della merce che presentavano prezzi alle stelle e materiali molto pregiati. Il commesso sedeva dietro una grande scrivania in un angolo un po’ nascosto del negozio, intento ad esaminare un diamante. Frank non sapeva che fare, diede un’occhiata in giro titubante. Certo, organizzare un furto non era cosa da tutti i giorni, ma il ragazzo confidava nel fatto che in una gioielleria come quella qualunque cosa avesse rubato lo avrebbero comunque arrestato, soprattutto se in aggiunta avesse dato un po’ di rispostacce ai poliziotti e cose del genere. Sorrise tra sé. Aveva sempre visto l’amore come l’emblema della semplicità e spensieratezza, mentre di colpo la realtà gli aveva aperto gli occhi: di colpo era arrivato LUI, e con LUI tutte le conseguenze. E per stare assieme a LUI c’era una sola possibilità: farsi portare nel luogo in cui lavorava. Fosse stata una situazione normale LUI si sarebbe licenziato e sarebbero stati assieme ‘’felici e contenti’’. Ma Frank non credeva più in quella frase e questa era l’ennesima prova che non era vera, almeno per lui. LUI non poteva licenziarsi perché era stato costretto a fare quel lavoro; ‘’Decidi: o resti in carcere come detenuto o ci resti come carceriere’’ gli avevano detto, e lui ovviamente aveva optato per la seconda proposta. Il servizio sarebbe durato tre anni e Frank non ce la poteva fare a stargli lontano così tanto.

Si erano conosciuti ad una festa dedicata all’arte, l’anno prima. Frank aveva suonato un paio di brani con la chitarra e si era fatto accompagnare da una ragazza a cui però non aveva mai dato molta importanza, era la classica superficiale schizzinosa e lui non la sopportava, ma l’aveva invitata per togliersela dai piedi. La sala dove si teneva la manifestazione era molto grande ed era divisa in varie sezioni: una lunga tavolata era dedicata ai dipinti e disegni, ed era ricoperta da tele grandi e piccole, molto colorate. In un angolo c’era un’esposizione di strumenti musicali d’epoca e dei ragazzi suonavano e insegnavano ai bambini come impugnare una chitarra o suonare un pianoforte. Dall’altro lato dei tavoli con un ricco buffet, un maxischermo con un filmato sulla danza classica e una stanza con delle sculture. La giornata era passata velocemente, e dopo le premiazioni era stata aperta un’altra sala con musica e bibite. Ricordava perfettamente ogni secondo di quella serata: in quel momento Frank era seduto ad un tavolino mentre la sua ‘ragazza’ era in bagno e aveva sentito d’un tratto degli schiamazzi: una risata acuta, di scherno, seguita da tante altre; un ragazzo che raccoglieva una boccetta di inchiostro rotta, il liquido nero che ormai aveva rovinato la tela che giaceva a terra accanto a due pennelli e un carboncino. Ricordava i suoi occhi lucidi, le labbra tremanti e il respiro mozzato dall’imbarazzo, i suoi passi svelti per uscire dalla stanza, con le mani sporche di china e il cuore di nuovo spezzato. Frank era rimasto colpito da LUI, subito. Lo aveva visto di sfuggita nel pomeriggio intento a sistemare un quadro sul piedistallo, ma poi si era perso tra la gente e non lo aveva più visto. Ci aveva pensato tutta la sera e la mattina dopo, voleva assolutamente rivederlo; così ad ogni manifestazione lui andava, lo vedeva, lo osservava ma non aveva il coraggio di avvicinarsi, finchè un giorno proprio LUI gli aveva fatto i complimenti per come suonava ed erano diventati amici, così, di colpo.
Si vedevano ogni giorno, si scrivevano e andavano d’accordissimo, e Frank si rendeva conto sempre di più di esserne davvero innamorato. Si sentiva completo con LUI, sebbene avesse sempre pensato di essere eterosessuale; a pensarci bene però, non si era mai preso una vera cotta per qualcuno, mentre con LUI erano farfalle nello stomaco ad ogni sguardo. Così un giorno si era confidato, trovando quel coraggio che non aveva mai trovato per nient’altro, e scoprire di essere fortemente ricambiato era stata una delle sensazioni più belle della sua vita, finalmente aveva qualcuno che lo amava, che si interessava di lui e che gli stava vicino e lo sosteneva. Erano felici e tutto filava liscio. Fino a quel giorno.

C’era un ritrovo di musicisti in un pub poco lontano dalla stazione e Frank era stato invitato a suonare; ovviamente LUI era andato con il chitarrista, che dopo un’oretta di esibizione aveva la serata libera. Stavano bevendo qualcosa quando un ragazzone alto e robusto diede uno spintone a Frank. ‘’Spostati dal bancone cretino’’. ‘’Serve spintonare? Bastava un ‘permesso’ sai?’’ aveva detto allora LUI al ragazzo. Frank ricordava che questo era diventato di tutti i colori; ‘’Senti brutta checca di merda che non sei altro. Io faccio quel cazzo che voglio, okay? Non solo perché tu sei una femminuccia perfettina che chiede ‘permesso’ devo esserlo anch’io. E ora spostatevi’’. Il chitarrista non ci aveva più visto, era saltato addosso all’uomo e aveva iniziato a tempestarlo di pugni il più forti possibile, sotto gli sguardi sconcertati di tutti i presenti. Erano andati avanti per un bel po’, finchè la sirena della polizia non aveva interrotto la rissa e il ragazzo era scappato. Del resto della serata Frank ricordava soltanto di aver visto LUI parlare con un poliziotto, poi era svenuto.

Quando si era svegliato era in pronto soccorso e LUI non c’era più. I giornali locali ne parlavano tanto, e la SUA faccia era stampata su tutte le prime pagine. ‘’Prende a pugni un ragazzo, arrestato’’. Frank si chiedeva perché LUI fosse stato arrestato, non era sua la colpa. Per questo aveva promesso a sé stesso che avrebbe fatto qualcosa, e da lì il piano della gioielleria.

Scosse la testa per tornare alla realtà e spazzare quei pensieri; diede un’altra occhiata in giro notando le vetrine fatte interamente di cristallo: non sembravano molto spesse, ma il ragazzo si maledisse per non essersi portato un martello o qualcosa con cui romperle. D’altro canto non poteva certo rimandare.
Successe in un secondo.
Frank scattò con una grinta micidiale e affondò il pugno in una vetrina mandandola in mille pezzi. Poi incurante della mano dolorante e insanguinata afferrò tutti i gioielli che poteva, mettendoseli in tasca con furia. Si girò verso il commesso e lo guardò mentre questo era impietrito dal terrore; aspettò alcuni secondi in modo che questo potesse memorizzare il viso del ladro, poi scappò con un groppo al cuore per aver terrorizzato una persona che non c’entrava un bel niente. Corse per circa due minuti, poi si fermò, tanto comunque lo avrebbero trovato, doveva farsi trovare. Entrò allora in un bar, per giunta poco lontano dalla caserma. ‘’Ma si, facilitiamogli il lavoro’’ ridacchiò fra sé e sé. Bevve un paio di caffè e ordinò un toast; nel frattempo leggeva un giornale, insomma passava il tempo in tutti i modi ma ancora nessuno era arrivato.
Decise allora di uscire a passeggiare per farsi vedere un po’, magari lo stavano cercando… Non fece in tempo ad allontanarsi che tre poliziotti gli si fiondarono addosso. Si dimenò un po’ dato che lo stavano stritolando, poi si lasciò mettere le manette gemendo per la mano. Allora sputò in faccia a uno dei tre; aveva deciso di farsi accusare anche per oltraggio a pubblico ufficiale, no?
Quello si ripulì la faccia mentre un altro gli diceva le solite cose tipo ‘’Hai il diritto di rimanere in silenzio’’ eccetera. Il terzo lo perquisì e quando trovò i gioielli iniziò a sghignazzare paurosamente. Sotto lo sguardo di baristi e clienti il ragazzo venne trascinato fuori e scaraventato con violenza sui sedili posteriori della macchina della polizia, uno dei tre poliziotti gli si sedette di fianco e partirono per il carcere. Seduto in quell’auto Frank si sentiva fuori posto e iniziava a diffondersi in lui la rabbia:ma l’amore doveva essere questo? Doversi far arrestare per stare con la persona che si ama? Il ragazzo avrebbe voluto urlare, guardare quei poliziotti e dire loro ‘’Io non dovrei essere qui, non sono un ladro, lo faccio per amore, ho bisogno di lui..’’ ma di certo lo avrebbero preso per pazzo e soprattutto la voce sarebbe sicuramente arrivata al SUO capo che lo avrebbe punito. Immerso in questi pensieri, Frank stava con la guancia incollata al finestrino guardando scorrere case e persone. Aveva iniziato a piovere e le gocce picchiavano forte sul vetro; Frank associò quel rumore al battito forte del suo cuore alla vista – dopo un’ora di strada – del cartello che indicava il carcere. Un grosso edificio grigiastro gli si presentò davanti; aveva uno spesso cancello d’acciaio e un muro di cemento tutto attorno. Guardando nei buchi che c’erano nel muro si potevano scorgere decine e decine di telecamere. Frank rabbrividì, poi si incamminò verso il cancello scortato dal poliziotto. ‘’Evans, ho con me Frank Iero, il ladruncolo della gioielleria Sparkles’’ borbottò lo sbirro dopo aver suonato il citofono; subito dopo la serratura scattò e i due si ritrovarono nel cortile. Non si poteva certo chiamare prato, ma c’era un accenno di erba che cresceva ai lati della strada che portava all’ingresso; era bassa e giallastra, pallida e smunta ed era perfettamente in sintonia con quel luogo. All’ingresso c’erano due gendarmi immobili che non degnarono i due di uno sguardo. L’interno del carcere era scuro e odorava di chiuso: una piccola scrivania era appostata all’angolo delle stanza, dove un uomo stava scrivendo su un blocco note a lume di candela. Questo alzò lo sguardo e ghignò in direzione di Frank. ‘’Oh eccolo in nostro delinquente. Credevi davvero di farla franca? Hahah, mi fai ridere, illuso’’ – l’uomo si alzò e prese Frank per la mano dolorante; al gemito del ragazzo strinse più forte e lo scortò in un’altra stanza, altrettanto buia ma senza scrivanie varie, solo una sedia e due celle vuote.
In piedi, accanto alla finestrella, il viso rivolto verso la luna pallida che si intravedeva tra le sbarre, LUI.
Gerard.
Frank lo aveva già visto in tutte le varietà di umore, ma a vedere il suo ragazzo in quello stato gli si strinse il cuore, trattenne a stento un singulto di dolore. Aveva gli occhi incavati e circondati da profonde occhiaie, gli zigomi erano molto pronunciati ed era drasticamente dimagrito; i capelli nerissimi e la divisa mettevano in risalto la pelle bianchissima, quasi cadaverica, del ragazzo. In mano aveva una sigaretta e il fumo gli usciva dalle narici disperdendosi nell’aria e rendendo ancora più cupa l’atmosfera. Nell’altra mano un mazzo di grosse chiavi e una catena.

Frank fece un sorrisetto continuando a fissare il suo ragazzo.
Il guardiano si schiarì la voce e Gerard, che non li aveva sentiti entrare, si girò: gli occhi verdissimi incontrarono quelli nocciola di Frank, e si spalancarono: Frank riuscì a leggerci di tutto. Stupore, tristezza, rabbia, affetto. Il moro non disse nulla ma continuò a spostare lo sguardo da Frank alla sua mano che ancora sanguinava.
‘’Way, eccolo qui. Sbattilo in cella e lascialo senza mangiare, imparerà questo figlio di puttana. Io e Joe andiamo a bere qualcosa’’. Mentre diceva questo però il poliziotto aveva già spalancato il cancello della cella e ci aveva trascinato dentro Frank, chiudendo poi con un grosso lucchetto la catena che aveva tolto dalle mani a Gerard. ‘’Non farlo scappare, deficiente’’ intimò al moro, poi uscì dalla stanza seguito dal guardiano e i due ragazzi rimasero soli.
Gerard si voltò lentamente verso Frank e si avvicinò alla cella. ‘’Frankie..che hai fatto?’’ sussurrò. L’altro sorrise. ‘’volevo stare con te, no?’’.
‘’Ma è un..un inferno...qui..’’ Gerard indicò dietro di sé sorridendo tristemente.
Frank si alzò allora dalla panca dove era seduto e si accostò alle sbarre; le sfiorò lentamente, poi vi si aggrappò con entrambe le mani e ci incastrò il viso, arrivando perfettamente di fronte a quello di Gerard.
‘’Se ci sei tu, va bene anche l’inferno’’ sorrise e poggiò le labbra su quelle del ragazzo. Questo sfiorò le mani di Frank e le intrecciò con le sue, ma subito dopo interruppe il bacio e afferrò le chiavi. La serratura si aprì con un colpo secco e Gerard si infilò nella cella richiudendosi il cancello alle spalle. Spinse Frank fino a farlo sedere sulla panca e gli si accovacciò sulle gambe continuando a baciarlo. L’altro lo accarezzò dolcemente, mentre le loro labbra si univano in perfetta simbiosi e i due corpi si trasmettevano brividi e calore. Frank poggiò la testa nell’incavo del collo del moro e chiuse gli occhi. ‘’Grazie’’ disse l’altro accarezzandogli i capelli. In tutta risposta Frank strinse più forte a sé il moro e poggiò di nuovo le labbra sulle sue, scatenando ancora quelle fiamme che li fecero rabbrividire di piacere e scaldarono i loro cuori.
Stavano bruciando, ma se quello era davvero l’inferno, ci sarebbero rimasti per sempre.

 











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Hey ciao :3 è da tantissimo che volevo scriverla tipo, ma non sapevo come andare avanti eccetera xD
è una stronzata che mi è venuta leggendo un titolo sul giornale locale òwò
Ringrazio tantissimissimo Ilaria, senza la quale questo CAPOLAVORO *si autoconvince* sarebbe rimasto nel quanderno delle fan fictions (?).
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, lasciate un commento daaaai *occhi dolci*.
Ciaao <3

Vale.

   
 
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