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Autore: _StayStrong    17/06/2011    3 recensioni
"No, Joe, questo è semplicemente il modo in cui sono fatta. Non tutti hanno una famiglia come la tua, non tutti hanno la possibilità di vivere la vita dei loro sogni. Che tu ci creda o no, la mia vita ruota intorno solo ad una grande ciccatrice, che non si rimarginerà mai, è per questo che ho paura di tutto, persino di te"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"Ma ho dato fuoco alla pioggia,
l'ho vista cadere mentre ti toccavo il viso.
Beh, bruciava mentre piangevo, perchè l'ho sentita gridare il tuo nome"


 

Nella sala d’incisione faceva caldo, solitamente non lavoravo mai in sala se prima non avevo giù un testo perfetto in mano, ma quella volta decisi che forse era meglio così, magari l’ispirazione sarebbe saltata fuori da qualche parte.

Guardai fuori dalla finestra, Milano era stupenda, me ne ero innamorato un anno prima per la promozione del mio primo cd da solista, le persone in Italia sono così calorose, affettuose, belle, così speciali che pensai che forse avrei potuto trovare qualcosa per il secondo album, ero li da un mese, ma niente. La Universal italiana era disponibile, mi aveva messo disposizione tutto ciò di cui avevo bisogno, tutto il tempo che mi serviva ce lo avevo, anche extra, ma non aiutava.

“Joe?” chiese una voce maschile che ormai avevo imparato a riconoscere, mi girai sorridendo e lo salutai facendogli poi segno di entrare con una mano, facevamo fatica a comunicare perché il suo inglese era maccheronico, ma ci capivamo.

“Mi dica Signor. Mari” risposi sedendomi, lui mi imitò e si sedette vicino alla console guardandola per un po’ prima di incominciare a parlare, stava cercando di mettere giù una frase grammaticalmente corretta, ormai avevo imparato a capire già dalle sue espressioni “Posso vedere il testo su cui stai lavorando?” mi chiese alla fine.

Io gli allungai il mio blook notes, non penso ne sarebbe stato soddisfatto, erano solo due strofe buttate li a caso, senza un senso vero e proprio. Ogni parola che poteva leggere chiedeva a gran voce aiuto. Non ero un buon autore, come invece era mio fratello Nick, e non riuscivo mai a tirare fuori nulla di buono da solo. Quello che stava analizzando il mio capo italiano in quel momento era, per esempio, il frutto di tutto questo mese di lavoro. Alzò la testa e sorrise, l’aria condizionata fece muovere leggermente i fogli.

“So di poter fare di più, mi sento bloccato” dissi lentamente scandendo bene tutte le parole, anche le sillabe quasi, volevo riuscisse a capire tutto quello che dicevo, per me era importante.

“Forse hai solo bisogno di una mano” mi rispose lui, io annuì e scossi un po’ la testa, detestavo ammettere di avere bisogno di aiuto, ma la mia carriera doveva continuare in un modo o nell’altro e io non volevo deludere nessuno, soprattutto me stesso “Penso di sapere che cosa fa al caso tuo”

Mi sentì sollevato, era un produttore abbastanza anziano e molto famoso per la sua bravura, la sua fama era arrivata anche in America, non potevo rifiutare dei consigli arrivati da lui: “Ti affiancherò uno dei nostri parolieri migliori. Lavora con noi da poco ma ho avuto modo di leggere molti dei suoi testi e sono favolosi, aspettano soltanto della musica”

“Io veramente preferirei lavorare su qualcosa che non sia già preconfezionato”
dissi mettendo le mani avanti, accettavo un aiuto, ma non volevo trovare la pappa già pronta, non era nella mia natura.

“Non stavo dicendo questo, volevo solo darle importanza” rispose lui

“Darle?” chiesi “Si tratta di una donna?” ero incredulo, non c’erano molti parolieri donne a Los Angeles, e quelle che c’erano erano cantautrici, quindi non lavoravano per gli altri, ero abituato a lavorare in equipe di uomini.

“E’ una ragazza di ventidue anni, ha un anno in meno di te” precisò “Ma, come ti ho detto è molto brava”

Non feci in tempo a rispondere che una ragazza fece capolino nella sala, aveva il viso pulito, non una traccia di trucco, capelli rossicci striati di biondo e con le lentiggini, non era la classica italiana, non aveva nulla di mediterraneo come tutte le altre ragazze che lavoravano alla Universal e non mi era mai capitato di vederla. I suoi occhi erano verdi, un verde brillante, come lo smeraldo e indossava un paio di leggins marroni e una maglietta azzurrina fiorata, molto country e un paio di stivaletti.

“Ha chiesto di me, Signor Mari?” chiese timida, con un fascicolo di documenti in mano, probabilmente liberatorie, io le sorrisi, lei fece cenno con una mano. Era bellina, morbida.

“Si, è per questo che ti ho fatta chiamare” disse sorridendole e lei sembrò rilassarsi per un attimo “Vorrei che da oggi tu non mollassi neppure per un attimo Joe” cominciò a dirle in inglese in modo che potessi capire anche io “Ha bisogno di una mano con i testi del suo nuovo album, in quattro mesi deve essere pronto il cd, in due mesi, i quattordici testi. Pensi di potercela fare?”

“Si”
disse lei “Grazie per l’opportunità”

“Sei brava, dimostralo a tutto il mondo”
disse alzandosi e dandole una carezza paterna sulla guancia, lei si irrigidì ancora, come se non fosse abituata a tanta confidenza da parte di un uomo, le sorrise timida.

Quando uscì lei si avvicinò a me, tenendo comunque le distanze, mi porse la mano: “Sono una tua fan da Year 3000, tua e dei tuoi fratelli. Mi chiamo Beatrice, ma chiamami Bea, come fanno tutti”

“Joe”
dissi prendendole la mano e avvicinandomi per farle due baci sulla guancia, ma lei mi sorrise e mollò la presa prima che potessi avvicinarmi.

Era complicata, glielo leggevo negli occhi, ma se era così brava, se ea un’artista come la dipingevano, doveva esserlo. 

 

  
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