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Autore: Elanor Eliniel    18/06/2011    3 recensioni
"Mentre si inoltrava nel giardino, e poi tra le fronde dei boschi di betulle, sentì amaro il sapore del fallimento e della colpa. Una vita dedicata a difendere la Terra di Mezzo ed alte questioni, ma l’incapacità di proteggere colei che amava sopra ogni altra cosa. L’inettitudine a guarirla fino in fondo, l’aver violato la sua mente, quella sensazione di non aver fatto abbastanza, la rabbia, il dolore, la colpa affollavano i suoi pensieri, soffocandolo."
Una fanfiction che cerca di costruire la loro tragica storia, soltanto accennata in vari punti dal Professore. Sono graditissime recensioni!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elladan, Elrohir, Elrond, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Più tardi, allorché presero congedo dal Re, Galadriel parlò a Celebrìan del pericolo che incombeva, dicendole che sarebbe dovuta restare con suo padre e, in caso di attacco, avrebbe dovuto immediatamente veleggiare verso Ovest da Edhellond per trarsi in salvo.
- No – si oppose Celebrìan – Io non lascerò queste sponde. –
- Ma, figlia mia, se tutto fosse perduto o comunque in caso di attacco, dovrai farlo! Potresti essere rapita o uccisa altrimenti. Non conosci davvero le guerre se non attraverso i canti! –
Elrond camminava al loro fianco, silenzioso.
- Non voglio andare all’ Ovest – continuò la fanciulla.
- Perché ti rifiuti con tal vigore? – chiese la madre con tono autoritario.
Lei scambiò un rapido sguardo col Mezzelfo e nulla rispose. Ma esso non sfuggì a Galadriel che restò anche lei silenziosa finché non si congedò, erano infatti giunti in prossimità del suo flet.
La fanciulla dai capelli d’argento continuò a camminare nel bosco insieme ad Elrond, diretta verso il suo alloggio e lui le disse di essere d’accordo con Galadriel, che cercava di tenerla al sicuro.
Ma Celebrìan ribatté esasperata, rivolgendosi in maniera diretta e senza più convenevoli:
- Ancora una volta non comprendi, o fingi di non comprendere. Io attenderò il tuo ritorno. –
E lo guardò con sguardo deciso, che non ammetteva repliche. Ma Elrond scosse la testa.
- No! Ascolta bene le mie parole. A cosa credi che porterà il nostro ultimo, estremo tentativo contro la potenza di Sauron? Egli ha l’Anello. Con ogni probabilità, i figli di Iluvatar, Primogeniti, Secondogeniti e Adottivi periranno, ed io tra loro. Non puoi attendere un mio ritorno che non avverrà mai, per poi essere fatta prigioniera o uccisa. Chi ti salverà stavolta da orde di Orchi o Uomini Scuri? Fa quello che ha disposto per te tua madre, te ne prego. Dimentica quel mio attimo di debolezza e fingi che non sia mai esistito. –
Furono quelle ultime parole a farle comprendere che nulla avrebbe potuto ribattere e fuggì via con gli occhi umidi, a rinchiudersi nella camera di legno sul suo flet. Lui la guardò sparire e poi si allontanò con la morte nel cuore.
 
Il dì seguente, Celebrìan restò sul suo mallorn per gran parte della giornata, non avendo intenzione di vedere nessuno. Elrond comprese di essere la fonte del suo turbamento e decise che non l’avrebbe più cercata, pur desiderandone la presenza. Passarono i giorni e più non s’incontrarono, nonostante fossero entrambi in quella bella città dagli alberi d’oro, finché venne per lui il momento di tornare al Nord. Poco prima di lasciare quei boschi, prese congedo dal Re e da Dama Galadriel, ma Celebrìan non era con lei. Egli allora, rimasto solo, si avviò verso il suo flet, salì agilmente la scala che vi pendeva e bussò alla piccola porta di legno.
- Chi siete? – disse la fanciulla
- Sono … Elrond – fece lui.
- Se è questo quello che vuoi sapere, seguirò la volontà di mia madre. Ora, lasciami sola –
- Sono in procinto di partire – disse seccamente il Mezzelfo, intristito dalla freddezza di lei.
Si udirono allora dei leggeri passi svelti e la porta si aprì. Era avvolta in un abito bianco, il suo incarnato era più pallido del solito e sembrava quasi evanescente. Nonostante i suoi occhi fossero spenti, il Mezzelfo pensò che fosse incredibilmente bella.
- Probabilmente questo è il nostro ultimo incontro. – disse Elrond – e poiché sono giorni che non sei più solita passeggiare per questi boschi, ho avuto l’ardire di bussare alla tua porta –
- Vieni – rispose lei lasciandolo entrare e richiudendo la porta.
Egli si sentiva dilaniato in due, terribilmente combattuto. Desiderò per un istante essere l’ultimo degli Eldar, per partire verso Valinor portandola con sé. Eppure, era il figlio di Eärendil, Signore di Elfi ed Uomini ed un alto destino lo attendeva.
- Era mio desiderio donarti questo – disse estraendo un anello da sotto il mantello: una pietra lucente era racchiusa da filamenti d’argento.
- Apparteneva a mia madre Elwing. L’avevo preso tra le sue gemme per giocare, quando ero bambino, poco prima che il popolo di Fëanor piombasse sulla nostra gente e mi separasse da lei –
Prese la sua candida mano e glielo infilò.
- E’ meraviglioso e non meritavo un simile dono – rispose lei stupita.
- Meriteresti molto di più, mia signora, eppure non posso darti altro – ribatté lui. Poi le baciò la mano aggiungendo:
- Tarda è l’ora, e devo intraprendere il cammino. Namàrië –
- Possano i Valar proteggere i tuoi passi. Namàrië – rispose lei guardandolo con occhi lucidi.
Elrond non sopportò oltre quello sguardo d’addio e senza voltarsi oltrepassò la porta e scese dal flet.
Ella uscì e lo guardò allontanarsi finché non sparì alla sua vista, ma lui non lo seppe mai, ché non osò più voltarsi indietro per nascondere il fatto che anche i suoi occhi fossero umidi.
 
I giorni fuggirono ad Ovest e Celebrìan divenne sempre più taciturna: senza ulteriori repliche lasciò il Lòrinand e tornò a Sud da suo padre, ove dimorò negli anni della guerra. Infatti, benché già da tempo i più saggi pensassero ad un’Ultima Alleanza, essa effettivamente fu messa insieme dopo che Sauron ebbe attaccato Gondor.
Agli albori di quel conflitto,  durante l’attacco sferrato al Regno del Sud, un grande vascello di Corsari di Umbar si diresse verso Edhellond, con l’ordine di devastare quel bianco porto e impedire la fuga verso ovest di molti Nandor. Sire Celeborn lo scorse spuntare all’orizzonte, scuro contro l’alba, ma esso sbarcò più a sud nella Baia di Belfalas, per non attirare troppi occhi su di sé. Svelti, dei messaggeri corsero dall’Elda e lo informarono dei fatti, ché ben presto sarebbero giunti i nemici.
- Avete poco più di un’ora – disse l’uomo.
Celeborn allora in fretta si levò a dar ordini ai pochi Elfi di cui disponeva e molte belle dame coi loro figli s’apprestarono a imbarcarsi, per mai più tornare.
In quell’ora Celeborn non appena ebbe dato le prime disposizioni, corse da sua figlia, ordinandole di fare in fretta.
- E’ giunto il momento che temevo, abbiamo poco meno di un’ora prima che gente di Umbar piombi su questa bella dimora, e la nave è pronta a salpare. Va’, figlia mia e più non indugiare! –
Ma ella gli apparve al tempo stesso triste e bella nella sua disperazione.
- Vi prego padre – sussurrò – Non desidero obbedirvi. E che ne sarà di voi? –
- Non devi temere per me, sono sfuggito a momenti peggiori come il Sacco del Doriath. Ma perché non vuoi recarti a Valinor, ove tutto è gioia? Il tempo incalza –
- La mia speranza permane – si limitò a dire lei, gli occhi che le brillavano.
- Tu attendi qualcuno – disse il padre comprendendo improvvisamente la ragione delle sue parole. Poi il suo sguardo cadde sull’anello che la fanciulla portava e le prese la mano per osservarlo meglio.
- Questo gioiello fu donato da Nimloth a sua figlia – fece ricordando i tempi della sua giovinezza, ed in fretta capì e aggiunse, guardandola negli occhi.
- Tu ami Elrond –
Celebrìan abbassò lo sguardo e fece un debole cenno di assenso col capo.
- Padre, ti prego… -
Celeborn chiamò subito alcuni tra i suoi Elfi più fidati.
- Scarse sono le sue possibilità di ritorno e voglio che tu lo sappia – ribatté lui – Ti recherai nel Lòrinand immediatamente e lì non ti separerai da tua madre e dal suo potere. Questi cavalieri ti accompagneranno ed è bene che vi affrettiate, prima che i corsari giungano qui o che l’esercito di Mordor rompa le difese occidentali di Gondor. –
Ella gli gettò le braccia al collo.
- Grazie padre –
- Non ringraziarmi, ché potrei consegnarti ad una crudele sorte assecondando i tuoi propositi. Ringraziami quando sarai al sicuro, e ora va’, andate! –
Del trambusto sembrava avvicinarsi, al ché Celeborn sguainò la spada.
- Va’! – urlò e si affrettò a raggiungere gli Elfi armati, fuori dalle mura.
 
Protetta dalla grazia dei Valar e di Eärendil, la dama riuscì a fuggire e a cavalcare a lungo verso Nord con la sua scorta, fino al Bosco d’Oro. Quando sua madre la vide, quasi non credette ai propri occhi e si adirò molto per i rischi che aveva corso.
- Sei qui – le disse – Nonostante mi sia giunta voce dell’attacco ad Edhellond.  La ragione ha forse abbandonato Celeborn il Saggio, oltre che sua figlia? Puoi riferirmi il motivo di tale follia, o preferisci che lo scopra da me? –
- Resterò qui, ad attendere. – mormorò la fanciulla.
- I tuoi stessi occhi ti hanno tradito. Tuttavia, come ricorderai, Sire Elrond concordava con me perché tu ti recassi in Aman. Difatti, non ti ha legato a sé con nessun vincolo –
- Lasciatemi sola, madre – ribatté Celebrìan allontanandosi dopo aver udito quelle parole fin troppo vere e dolorose.
Quella sera, la dama si rinchiuse nel suo alloggio sul suo flet e nessuna scala o corda lasciò a pendere da esso. Cominciò a tessere un mantello azzurro e a ricamarlo d’argento con lo stemma di Eärendil e ben di rado si allontanava da quel luogo, salvo per ricevere nuove sulla guerra.
 
Altrove si narra del lungo assedio a Barad-dur, della morte di molti eroi, del disperato gesto di Isildur che allontanò, contro ogni attesa, l’ombra di Sauron per parecchio tempo. Elrond marciò e combatté valorosamente al fianco di Gil-galad, il quale gli affidò Vilya, il più potente dei Tre.
Infine, i superstiti intrapresero la strada del ritorno, la via di casa, e Elrond condusse verso Nord l’esercito del Lindon e di Imladris, insieme a Cìrdan alla testa dei Falathrim, a Thranduil figlio di Oropher e ad Amroth figlio di Amdir a capo delle genti silvane.
Quando giunsero nei pressi del Lòrinand, Re Amroth, succeduto a Amdir dopo che questi era caduto in battaglia, si separò dal resto della schiera per condurre la sua gente nella propria terra.
Allorché furono passate un paio d’ore da quella separazione, Elrond chiamò a sé Glorfindel e dichiarò alla sua gente che questi li avrebbe condotti sino a Gran Burrone. Egli aveva infatti avuto un ripensamento e molto desiderava incontrare Dama Galadriel per narrare di come non fosse riuscito a far distruggere l’anello ad Isildur e di come fosse divenuto il portatore di Vilya.
Si disse che avrebbe raggiunto a breve Re Amroth, ed invertì il suo cammino. Per tutti quegli anni spesso i suoi pensieri erano stati per Celebrìan, ma non nutriva più alcuna speranza di rincontrarla nella Terra di Mezzo, avendo saputo dell’attacco ad Edhellond, poi respinto, e della nave che da lì era salpata per le Terre Imperiture.


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Ecco il nuovo capitolo...hanno da poco riaperto sul nuovo server! Fatemi sapere cosa ne pensate ;) a presto!
  
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