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Autore: __blackbird    18/06/2011    7 recensioni
E' una piccola raccolta di storie che si svolgono a New York, esattamente un anno dopo la loro sconfitta alle Nazionali. Ogni capitolo avrà il nome di una coppia, ma la presenza di una non escluderà nei capitoli successivi la presenza anche di un pairing opposto.
1.Quick.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1.Quick.


Gli strinsi la mano cercando una forza che avevo paura fosse rimasta a Lima, chiusa spaventata in un cassetto. Lui abbassò lo sguardo verso di me, stupito da quel contatto che una volta era quotidiano come il semplice respirare. Poi sorrise e il suo volto si illuminò e rischiarò in breve tempo le nubi che affollavano la mia testa. Ci trovavamo davanti ad un grattacielo immenso, elegante e pieno di splendidi attici. E io volevo scappare, tornare in hotel e dimenticare la mia assurda e maledetta voglia di vederla
"Sei pronta?" mi chiese con la sua voce calda  e rassicurante; chiusi gli occhi al tocco del suo tono, come quando mormorava stupide frasi romantiche al mio ventre gonfio, facendoci rilassare come se ci trovassimo entrambe in un centro benessere. Ricordai quei momenti come i più belli della mia vita, quei piccoli attimi segreti che ci ritagliavamo tra le prove del Glee club e le visite mediche; ci eravamo costruiti un mondo solo per noi due, anzi noi tre, e non so cosa avrei dato in quel momento per passarci anche solo un'altra ora. 
Non so con quale coraggio annuii, avazando con lui dentro la costruzione, guardandomi immediatamente intorno. Non volevo vederla subito, avevo paura. Non avevo paura anzi, ero fottutamente terrorizzata. 
E se mi avesse guardato con un cipiglio degno di suo padre chiedendosi chi diavolo fosse quella strana bionda che piangeva guardandola? E se avesse stretto le braccia intorno al collo di sua madre adottiva spaventata dalla sua cresta da moicano? Feci un passo indietro ma Puck mi tenne stretta a lui aiutandomi ad andare avanti. 
Per un anno intero avevo fatto finta che lei non esistesse. E me ne ero quasi convinta. E una volta a New York per la prima volta avevo realizzato che ero sotto lo stesso cielo della mia bambina, che passeggiavo sugli stessi marciapiedi pestati dai suoi piedini, che guardavo persone che lei avrebbe sicuramente incantato con la sua bellezza. Ed ero crollata. Non volevo che qualcuno mi amasse. Volevo che lei mi amasse, che mi chiamasse mamma e mi sorridesse con un sorriso che per il momento esisteva solo nella mia immaginazione. Noah si avvicinò alla reception, pronunciando il nome della madre di Rachel e presto fummo annunciati al telefono. 
"Qualche minuto e arriverà"
Sentii la voce della donna in lontananza, mentre stringevo convulsamente nella mano libera un peluche. Che regalo banale. 
Chiesi al ragazzo di fianco a me di gettarlo ma lui mi bloccò presto la mano dicendomi che non c'era davvero bisogno di farlo. Era un pulcino con un fiocco rosa appena sotto il becco, e aveva due bizzarri occhi azzurri. A lui era subito piaciuto, io avevo dovuto guardarlo per molti istanti prima di rendermi conto del fatto che sarebbe potuto essere il regalo perfetto. 
Puck lo volle chiamare Quick. Non so perchè questa sua bizzarra abitudine di dare a tutto un nome. Il letto della nostra prima volta si chiamava "Satisfation"; il nostro primo bacio romantico dopo la confusione delle provinciali si chiama "Bless". E ora Quick, uno stupido pupazzo che presto avremmo dovuto regalare. 
Me lo spiegò rapidamente mentre continuava a stringere la mia mano, accarezzandone con il pollice il dorso. "Quick. Puck più Quinn, anzi Quinn più Puck. Io me ne sono innamorato subito" disse guardando con affetto il peluche. "Tu ci hai messo un po' per renderti conto quanto fosse speciale." 
Lo guardai sospirando profondamente e con gli occhi lucidi appoggiai la fronte sul suo petto. 
"E ora stiamo rinunciando a lui"
Lui appoggiò il mento sul mio capo continuando a sorridere. 
"Abbiamo rinunciato a troppe cose in questi ultimi anni." disse amareggiato. 
Avevamo rinunciato a essere una coppia ordinaria quando rimasi incinta. Passavamo giornate intere sul letto a parlare di tutto ciò che ci passava per la testa oppure semplicemente guardandoci sorridendo imbarazzati. Altri giorni neanche ci parlavamo e quasi lo odiavo per i crampi all'addome e il senso di faticare anche solo respirando. Ma mi amava. 
E io, amavo lui. 
Poi Beth è andata via. Ed è come se con il mio pancione fossero scomparsi tutti i miei sentimenti. Abbiamo rinunciato anche solo ad essere amici, conoscenti. Delle notti neanche ricordavo di aver avuto una bambina. Dei giorni a malapena ricordavo chi fosse suo padre. E ogni giorno costringevo me stessa a non soffermarmi sui suoi occhi nocciola e sulla sua aria da ragazzo maledetto. E ci sono riuscita. Per due anni. 
E ora mi ritrovavo lì, un pulcino stretto al petto e il corpo legato a lui dalle sue braccia. 
"Quinn? Noah?" 
Sentimmo la sua voce cristallina e ci voltammo, allontanandoci l'uno dall'altra. Shelby Corcoran avanzava verso di noi in un completo blu pervinca. La fissai dritto negli occhi, avevo paura ad abbassare lo sguardo, avrei potuto vederla e ritrovarmi a fuggire. Avevo terrore di una bambina. 
Puck si avvicinò a lei prendendo di nuovo la mia mano per impedirmi di andare via. 
"Signora Corcoran, vogliamo ringraziarla per..."
"Bando alle ciance, Noah. Non sapete quanto mi faccia piacere la vostra visita. Se solo..." si guardò intorno confusa. "Beth!"
Mi voltai istintivamente alla mia destra, non sapevo come ma sapevo che lei era lì accanto a me e incrociai il suo sguardo. E mi persi nei suoi occhi nocciola in modo talmente profondo che sentii le mie gambe cedere. Fortunatamente Puck più forte di me mi tenne su, guardando la bambina come se si trovasse di fronte ad una piccola dea. 
Beth era un angelo. 
Camminò verso di noi mentre i riccioli biondi balzavano sulle sue spalle e gli occhi indagatori contrastavano con le sue labbra rosse e sorridenti. Indossava un vestito color caramello e degli stivali che ricordavano tanto quelli che indossavo io in quello stesso momento. 
"Beth vieni qui."
Si avvicinò alla sua mamma, guardandoci tenendo un dito in bocca. Fissò il viso di Puck per un tempo infinito e lui aveva così tanti sentimenti piazzati sul suo volto che non si capiva se stesse sorridendo, o fosse prossimo alle lacrime. 
"La mamma deve assolutamente andare a comprare qualcosa di buonissimo per stasera. Ti va di stare un po' con questi due miei amici?" Le strinse la manina, parlandole con una voce di miele. Stava in ginocchio davanti a lei e Beth l'ascoltava annuendo. 
"Promettimi che farai la brava e non farai quei capricci che non piacciono neanche a te". 
La bambina annuii e poi sorrise abbracciando la mamma. Forse non sapeva esattamente quali fossero quei capircci ma sta di fatto che si avvicinò a noi di qualche passo, stringendo la mano a sua madre. 
"Lei è Quinn." disse Shelby indicandomi. 
"Lui è Noah" sorrise al ragazzo facendo un altro cenno verso di lui. 
Beth ci squadrò e mi sentii come se fossi sotto esame. La maturità che avrei tenuto da lì sembrava niente a confronto di quello sguardo. 
"Io Beth" disse lei puntando un dito verso se stessa. "Due." disse alzando medio e indice, aiutandosi con l'altra mano. Mi si formò un nodo in gola e sorrisi soffocando un singhiozzo. Non esisteva essere più bello. 
Passammo con lei l'intera giornata. La viziammo senza badare ad alcuna spesa, ci rotolammo per Central Park andando a sbattere contro le persone sedute a pranzare, comprammo vestiti e cappelli e occhiali strambi solo per farla sorridere, mangiammo cibo spazzatura ricoperto di maionese e gelati di ogni gusto. Ballammo nel centro senza preoccuparci delle persone intorno a noi. Puck la portò sulle spalle per tutto il tempo e lei faceva finta di volare. E cantava. 
Credevo che la sua perfezione da bambola fosse abbastanza. Ma poi canticchiò qualche nota insieme a Puck e la sua voce chiara e limpida sembrò un esatto miscuglio di noi. La sua voce ci fece davvero rendere conto che lei era nostra figlia ed era nostra. 
Per lei cantammo qualsiasi canzone della Disney che ci richiedeva, le stringevamo le mani e lei non smise un attimo di sorridere. Come se inconsciamente sapesse chi eravamo. 
Ma la giornata finì. 
La riportammo a casa quando il cielo era ormai rosa e arancione,e lei sonnecchiava beata tra le braccia di Puck, che la stringeva dolcemente, come se stesse portando la sua stessa vita. E io non piansi mentre ci avvicinavamo a destinazione. Mi sentivo così piena d'amore che immaginai di poter vivere in eterno, perchè l'amore non venisse sprecato. 
Shelby ci raggiunse nella hall e prese Beth che alle spalle ancora aveva il pulcino che aveva tenuto dentro lo zainetto tutto il tempo, con la testa di peluche fuori. Ogni tanto nel corso della giornata urlava felice "Quick" tirandolo fuori e abbracciandolo teneramente. Ci aveva detto che era diventato il suo pupazzo preferito. Aprì piano gli occhi, disturbata dal movimento e dalla differenza di calore dei due corpi. 
"Ehi..." disse Puck avvicinando il volto al suo. Aveva gli occhi lucidi e un sorriso innamorato sul volto. 
"Principessa." sentendolo soffocai un gemito, stringendomi al suo braccio. Dovevo sorriderle ancora. Ma improvvisamente sembrava così difficile. 
"Spero ti sia divertita."
Lei fece di sì con il capo, allungando una braccio verso di lui. Appoggiò il palmo della sua mano sulla guancia di Puck per qualche secondo e poi gli donò un altro sorriso. L'ultimo sorriso. 
Poi mi guardò aspettando un saluto anche da parte mia. E lì il coraggio mi aiutò ulteriormente mentre poggiavo le labbra sulla sua fronte. Una lacrima uscì mentre lei ricambiava appoggiando le sue labbra sulla mia guancia. 
Shelby ci guardò dolcemente e poi sorrise: "Quando volete venire a trovarla, non c'è neanche bisogno di avvisarmi. Avrei voluto che anche l'anno scorso...sapevo foste a New York" Annuii colpevole guardando Puck. Non ricordo neanche di avergli sorriso una sola volta durante tutta la permanenza nell'anno precedente.
"Ci dispiace. Rimedieremo, anche se solo come baby sitter, vogliamo cercare di starle accanto." disse Puck sorridendo gentile. 
"In realtà siamo due egoisti, perchè abbiamo bisogno di lei più di quanto lei abbia bisogno di noi." Aggiunse e io concordai cominciando a respirare con più fatica. Non capivo come avessi potuto abbandonare una creatura tanto bella e unica. 
Shelby scosse la testa. "Avevate 16 anni, io sarei scappata a gambe levate e avrei abortito. Siete stati coraggiosi e lei ha bisogno di voi. Ho paura che un giorno il suo sorriso scompaia. Ma se ha voi accanto anche solo una volta all'anno, sono sicura che non ci sarà da preoccuparsi."
A quel punto nè io nè Puck riuscimmo a trattenerci e salutammo la donna e nostra figlia con il magone e gli occhi rossi di pianto. Camminai stretta a lui fino a quando implorai di sedermi alla prima panchina che vidi. Mi accasciai su di lui e lui mi strinse forte mentre ogni secondo che avevo passato quel giorno si tramutava in lacrime di dolore. Lui cercò di essere forte mentre mi cullava. Il petto mi doleva come se mi avessero strappato il cuore. 
Poi pian piano i singhiozzi si affievolirono, le lacrime scorrevano silenziose e le mie mani cominciarono a stringere meno convulsamente la maglia di Puck, ormai madida di lacrime. 
Lo guardai alzando il volto verso di lui e per poco non ricominciai a piangere vedendolo in quello stato. Aveva un sorriso caldo e inanimato allo stesso tempo e mi accarezzava la guancia con un gesto quasi meccanico. 
"Quinn..." pronunciò il mio nome sussurrandolo come se fosse un segreto. Poi si allontanò da me quel che bastava per prendere una cosa dalla giacca. 
Tirò fuori due piccoli pulcini dagli occhi azzurri. 
Me ne diede uno e poi mi mostrò l'etichetta. A penna, con una scrittura distratta e tremendamente sua c'era scritto "Quick".
Sorrisi e decisi, in quello stesso istante, che non avrei mai e poi mai rinunciato più a tutto ciò che c'era di bello nella mia vita. 
Non avrei mai e poi mai rinunciato a lui. 






 

Ecco, il primo capitolo è andato. Quick meritava così tanto nella seconda serie che non posso che sperare nella terza. Mi piacerebbe inserire il nome della coppia in ogni capitolo, non so esattamente il perchè. Spero possano incontrare Beth il più presto possibile. Al prossimo capitolo!
  
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