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Autore: Kelian    19/06/2011    1 recensioni
Ricordi che si fanno risentire durante una riunione
[Alfred/Arthur]
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi

 

“…I was born to tell you I love you
and I am torn to do what I have do...”

 
Lo stava guardando ormai da minuti infiniti ma non poteva farne a meno.
Ogni volta era la stessa storia. Tutte le volte che si vedevano, ad ogni riunione, lui non poteva fare a meno di perdersi nei ricordi e nei suoi occhi verdi.
La sua infanzia era segnata dalla presenza di Arthur, si sentiva ancora stretto dalle sue braccia mentre lo cullava per farlo addormentare.
Era cresciuto con lui, gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva e avevano passato assieme momenti meravigliosi, unici, che non avrebbe mai dimenticato, custodendoli con cura nel cuore.
Poi un giorno lo aveva lasciato invocando e pretendendo la propria libertà mentre l’altro esternava l’amore che provava nei suoi confronti a modo suo ma non lo aveva mai capito fino a poco tempo prima troppo arrabbiato per leggere tra le righe.
Qualche settimana prima, riordinando una stanza piena di vecchie cianfrusaglie e guardando un vecchio moschetto, improvvisamente aveva ricordato le parole che gli erano state rivolte in quel giorno piovoso quando ormai aveva capito di aver definitivamente conquistato la sua indipendenza.
 

“Non potrei mai sparare…stupido…dannazione! Perché? Merda…”

 
Chiuse gli occhi e poté rivedere chiaramente l’inglese con la divisa rossa inginocchiato ai suoi piedi mentre piangeva, la pioggia li inzuppava completamente ma loro nemmeno la sentivano.
In quel momento avrebbe voluto cadere in ginocchio anche lui ed abbracciarlo, fargli sentire che per lui c’era, che gli voleva bene e gliene avrebbe sempre voluto ma l’orgoglio lo aveva trattenuto ed era semplicemente rimasto in piedi a guardarlo.
Solo quando il ricordo della fine della guerra gli era tornato in mente dopo anni che non ci pensava, aveva capito cosa intendeva veramente il ragazzo con quelle poche parole.
Alfred ritornò al presente.
I suoi occhi blu e profondi protetti dagli occhiali non perdevano un movimento del biondo dalle folte sopracciglia, colui che per anni aveva considerato il suo fratello maggiore.
Anche lui l’amava, lo aveva fatto fin da quando era bambino, lui e quel sentimento erano cresciuti di pari passo nei secoli fino a diventare sconfinato ma la voglia di libertà lo aveva portato al tradimento più grande, quello della fiducia ed ora non passava minuto, secondo, che il senso di colpa non lo tormentasse.
Spesso di notte sognava che loro erano ancora assieme, come se nulla fosse mai accaduto, poteva sentire il suo calore ed il suo profumo nel limbo che la sua mente creava e spesso quando si svegliava su di lui gravava una forte nostalgia tanto che spesso aveva avuto l’impulso di telefonargli per dirgli tutto ma ogni volta che alzava il ricevitore ci ripensava e lasciava perdere credendo che di certe cose era meglio parlarne faccia a faccia.
Forse un giorno ci sarebbe riuscito, un giorno lo avrebbe preso da parte e confessato tutto ciò che provava nei suoi confronti ma non ora, non era ancora il momento.
Intanto aspettava osservando l’oggetto del suo desiderio ed ascoltava la sua voce calda spiegare il piano d’attacco che intendeva eseguire contro Ludwig, Feliciano e Kiku.
Sorrise tristemente prima di contestare ciò che aveva appena detto Arthur, aveva preso l’abitudine di farlo per concentrare la sua attenzione su di se escludendo così ancora una volta dal  loro personalissimo mondo gli altri tre stati presenti nella sala delle riunioni suscitando probabilmente una certa invidia, in modo particolare da parte di Francis.
Ad Alfred bastava uno dei rari sorrisi dell’inglese perché la sua giornata si illuminasse e, segretamente, sperava che quegli squarci di paradiso continuassero per sempre.
 

And I'm tired of being all alone,
 and this solitary moment
makes me want to come back home
(I know everything you wanted

isn't anything you have)”



 

Nota: canzone Yuor Call del gruppo Secondhand Serenade

   
 
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