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Autore: _Syn    19/06/2011    3 recensioni
Matt / Misa [Versione riveduta e corretta]
“Perché mi hai risposto? Risposto sinceramente, intendo.”
“Non mi hai chiesto di mentire.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Misa Amane | Coppie: Matt/Misa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa è una MattMisa che avevo già pubblicato... credo più di un anno fa. Oggi l'ho ritrovata e ho deciso di rivederla un po' e poi ripubblicarla.

Come sempre, grazie a chi legge o recensisce ^^

Alexiel.



Non mi hai chiesto di mentire


La guardava dormire. La guardava come si guarda un cielo coperto di nuvole e si rimane inevitabilmente prigionieri di una tristezza che non ha un'origine precisa, ma solo una fine che scivola come gocce di pioggia sui vetri, come gocce destinate a morire in una pozzanghera.

E' una tristezza più amara delle altre, perché ti pare meravigliosamente stretta intorno al cuore solo all'inizio; ma alla fine diventa solo l'ennesima goccia che riempie il mare.

Matt sospirò.

Era sempre l'originalità del primo momento a trascinarlo in quelle avventure e a spingerlo in quelle amare contemplazioni notturne. Ci cascava ogni volta, ma non riconosceva mai il sapore del rimorso. Non gli aveva mai bruciato la gola, né l'aveva costretto a versare lacrime e lamentarsi come un patetico innamorato. In ogni caso non era il tipo.

Matt afferrava il vento con gli occhi e lo trasformava in una bufera cieca, osservando la sua opera di piacere e effimera bellezza solo alla fine, quando lasciava che il fumo dell'ultima sigaretta della serata lo avvolgesse. Lo invadesse.

Era sempre così. Sempre...

… quasi.

Perché c'era qualcosa in quella ragazza sdraiata accanto a lui, profondamente addormentata e persa in chissà quali sogni. Sì, quella era una brutta sensazione, perché solitamente Matt riusciva a riconoscere ogni sua preda. Sapeva tutto di loro, dal nome al numero di scarpe, dalle aspirazioni ai dolori subiti. Ogni singolo dettaglio era impresso nella sua mente, perciò sapeva perfettamente come soddisfarle. Tutte, nessuna esclusa...

… quasi.

C'era una rara e piacevole stonatura nel modo in cui lei respirava e si poggiava al cuscino, solleticandogli il gomito con i capelli. Era così piacevole, in certi istanti, da provocargli un brivido inspiegabile.

Eppure, in quella piacevolezza Matt riusciva a vedere solo lampi e tuoni. Il cielo che lo sovrastava non aveva nulla di rassicurante, se non la consapevolezza fioca e quasi messa da parte che, presto, la pioggia sarebbe caduta per nascondere ogni cosa. Aveva la sensazione che in qualunque punto della terra si fosse nascosto, ogni singola goccia d'acqua l'avrebbe colpito, anche se il cielo sotto il quale si trovava fosse stato limpido. Non aveva senso, come lei. Lei che si era costruita un cuore che pulsava verità solo contro il petto di Matt, contro il materasso, contro il suo respiro quando chiudeva gli occhi.

Misa dormiva e sognava.

Matt restava sveglio e pensava, senza donare un filo logico a quei ragionamenti, ma limitandosi a trascorrere qualche momento tra confuse sensazioni e paure sottili.


Perché mi hai baciato?”

Perché sei bello.”

Solo per questo?”

Sì.”


Aveva davvero risposto così, quella notte, prima che lui ricambiasse il bacio. Poi era finiti chissà come a casa sua. Il resto poteva essere semplicemente sintetizzato come “esperienza piacevole, magari da ripetere, evitando spigoli e scarpe disseminate per il corridoio.”

Il resto era niente, però, se confrontato alle ultime parole che Misa aveva sussurrato, prima di addormentarsi in quel letto che profumava di tutto e di niente, di qualcosa che non apparteneva al loro “essere insieme” ma che non poteva essere sostituito, perché il giorno dopo quell'essere insieme si sarebbe trasformato in polvere.

Perché mi hai risposto? Risposto sinceramente, intendo.”

Non mi hai chiesto di mentire.”

E sul volto di Misa era comparsa un'ombra di felicità e serenità. Si era addormentata subito dopo, quelle parole ancora sulle labbra, mentre Matt aveva continuato a guardarla. Un secondo dopo gli sembrò di stringere il cuore di lei tra le mani. E non poteva lasciarlo cadere, non ora che lei si era voltata dall'altra parte per recuperare qualcosa sul comodino. Perché se Misa gli aveva dato le spalle significava che si fidava.

Perciò continuò a tenere il suo cuore tra le dita, mentre ripensava a quella risposta.

Un'altra avrebbe risposto “perché ti amo”, quelle che vivevano nell'illusione di una favola.

Altre l'avrebbero zittito, considerandolo un chiacchierone. Altre sarebbero rimaste in silenzio.

Non lei: capace di sincerità con negli occhi una sete da placare con un bacio e una carezza.

Solo dopo Matt se ne rese conto: chi è capace di una sincerità simile, neanche lo sa cosa sia la sincerità.

Tu hai bisogno di essere sincera?”

Misa si voltò verso di lui, e gli chiese di ripetere perché non aveva sentito. Ma i suoi occhi risposero per lei. Mi stai guardando, mi stai parlando, stai aspettando che la pioggia smetta di scendere insieme a me. Solitamente la gente ha bisogno di ricevere sincerità; anche Misa aveva bisogno di questo ma, più di ogni altra cosa, lei voleva spogliare il cuore delle sue bugie, voleva osservare le espressioni di Matt cambiare mentre gli dava sincerità. Era una bambola di porcellana già distrutta dentro, ma poteva ancora permettere ai suoi occhi di vetro di riflettere la luce invece delle ombre. Poteva permettere alle sue labbra di assaporare l'acqua e non il sapore forte e estraniante dell'acool.

Capendo questo, Matt sentì una strana colpa in fondo al petto. Strana, perché era diversa da qualunque altra cosa avesse mai sentito. E poi percepì uno strano sollievo, allo stesso tempo: quando si erano incontrati - per caso - Matt non le aveva detto il suo nome - quello falso. Era questo il sollievo. Se l'avesse fatto, probabilmente lei avrebbe chiamato per tutta la notte una bugia. Si disse che un volto senza nome è meglio di una menzogna ma, ancora, quella colpa non accennava a svanire.

Era come se, in quel modo, la sete di sincerità di Misa non si sarebbe mai placata. Era come se lui fosse l'ultima ancora di salvezza per lei.

Niente.”

Perciò l'avvicinò a sé e le mise una mano sul petto, per restituirle il cuore. Misa si aggrappò alle sue spalle e quel suo bisogno inarrestabile di dire la verità, almeno a lui, si trasformò in una lacrima che probabilmente non sapeva di aver versato.

Quella, Matt, non avrebbe potuto restituirgliela.


Quando la prima goccia di pioggia era caduta, spaccando il manto bianco del cielo, Matt aveva passato una mano tra i capelli di Misa, quasi quel gesto riuscisse a rassicurarli entrambi. Bastava a donare a lei la conoscenza di qualcuno che ti desidera solo per guardarti e sfiorarti i capelli e a lui la consapevolezza di poter mettere da parte metodi da spia ed essere sicuro di ricevere solo verità, sincerità.

Anche se il giorno dopo lei sarebbe sparita, anche se, magari, si sarebbero intravisti nella folla, qualche volta. A Matt bastava quel contatto e a Misa un cuscino di sicurezza e bellezza priva di maschere.

Il resto sarebbe svanito insieme al tempo e rimasto insieme alla tristezza di un giorno di pioggia.

  
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