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Autore: tersicore150187    19/06/2011    15 recensioni
Una situazione molto molto particolare. In tutti i sensi. SCRITTA PER LO SPECIAL TURN DEI CSA DI LUGLIO - CALDO.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1. Quell'estate anomala.
 
Non si assisteva ad un’estate così da tempo immemore e anche se Rick non poteva alzare più di tanto l’aria condizionata per bearsi di quel fresco artificiale, si sentiva fortunato ad assaggiare quel calore. Kate guardava il soffitto immobile sdraiata su una poltrona a sacco, con le gambe che le penzolavano sul pavimento. Lui non l’aveva mai vista in quello stato. Negli ultimi giorni era diventata capricciosa, insofferente, stanca. Si lamentava per qualsiasi cosa e, di tanto in tanto, tirava fuori delle pretese assurde. Il pomeriggio precedente, poco dopo pranzo aveva esclamato “Basta, sono stanca di questa casa. Vado a fare una passeggiata”. C’era voluta tutta la santa pazienza di Richard per farle ammettere che anche solo uscire sul pianerottolo sarebbe stato l’equivalente di un suicidio. Nelle scale del lussuoso condominio l’aria era fredda ad una temperatura fissa dalla mattina fino a dopo il tramonto. Fuori, l’asfalto faceva fatica a reggersi sotto il passo dei pedoni. Nenche con la sua fervida immaginazione Castle era riuscito a dipingere uno scenario così torrido, nemmeno in “Heat Wave”, quel suo “secondo primo romanzo” che gli sembrava ora così lontano. Alla fine l’aveva convinta ad una partita a Super Cluedo. Loro erano le uniche due persone a potersi ancora sfidare a quel gioco, ma le regole per entrambi erano diventate così scontate, che dopo i primi due indizi Kate aveva buttato la scatola all’aria, dicendo che aveva già capito tutto e Rick aveva dovuto rincorrerla per tenerla calma con un massaggio. Era dura. Non aveva mai immaginato quanto lo sarebbe stata…e qualcosa stava andando oltre le sue aspettative. Nel male, ma, soprattutto, nel bene. Infatti lui, che era solito essere insofferente a qualsiasi capriccio femminile, si sentiva in una sorta di condizione di grazia divina. In tutti quei mesi non aveva mai alzato il tono di voce, non si era mai innervosito e si sentiva come se, qualsiasi cosa gli avesse chiesto lei, lui l’avrebbe potuta fare senza il minimo sforzo. Era questo l’amore allora?
 
Immerso nei suoi pensieri Rick se ne stava alla finestra, quando ad un certo punto sentì Kate piagnucolare. “Cosa c’è?” le chiese avvicinandosi “Vuoi dell’acqua, del the, un massaggino? Ti faccio un po’ di aria col venta…” ma le parole gli si erano troncate in bocca perché si era appena accorto che la donna stava piangendo. Non di tristezza o di disperazione. Piangeva di lamento, come se avesse non più di cinque anni. Rick la guardò allibito con un’evidente espressione di sorpresa di fronte alla donna che per anni gli era sembrata d’acciaio, che stava davanti a lui con il lembo della maglietta fra i denti e il viso pieno di lacrime. Si ricordò che Alexis, quando era piccola, faceva così se era molto stanca ma, per qualche ragione, non riusciva ad addormentarsi, ad esempio se cambiava letto, quando erano in albergo o se aveva mal di pancia. “Per l’amor del cielo Kate, che cos’hai?” era lievemente preoccupato, ma soprattutto incredulo. Non sapeva come comportarsi. Lei continuava a piangere con una sola vocale. Ogni tanto qualche singhiozzo le faceva perdere un respiro. Rick prese un fazzoletto di stoffa e lo inumidì sotto il getto dell’acqua, guardando Kate come se fosse stata sua figlia. Le passò la pezza strizzata sul viso, asciugandole le lacrime e allo stesso tempo dandole un po’ di sollievo, mentre la ragazza continuava ad emettere lunghi respiri interotti dai singhiozzi. “Kate, parlami! Mi stai facendo preoccupare…”. In quell’istante scese dalle scale Alexis, pronta per andare a cercare sollievo in un cinema con aria condizionata a mille. Poco le importava della cervicale, aveva 18 anni, non poteva rischiare di morire soffocata, per quanto adorasse Kate e suo padre e comprendesse il loro comportamento. Rick si rivolse a lei “Dove vai, tesoro? Aiutami! Non vedi che qui siamo in piena crisi?”. Alexis si avvicinò e guardò il padre con l’aria di chi aveva capito tutto. “Ok, ho ancora cinque minuti papà, ma poi devo andare!”. Prese la sedia che aveva vicino, la mise di fronte alla poltrona, prese entrambe le mani di Kate nelle sue e la guardò dritta negli occhi. “Kate, cosa c’è che non va’? Sei stanca?” lo disse con voce decisa, ma protettiva, come se stesse parlando ad una bambina. Kate magicamente si calmò un po’ e annuì. “Ok. Hai caldo, vero? Ti senti nervosa…lo so”. Kate aveva piegato la testa in segno di resa, ma, senza ancora proferire parola, assentiva alle parole di Alexis. “Ascoltami, è importante. Ti fa male qualcosa?” Kate biascicò un “no” fra altre lacrime, che Rick si affrettò ad asciugare. “Visto, papà? Non c’è da preoccuparsi. È stanca, ha caldo, è nervosa. Mi sembra più che normale! Trova una soluzione intelligente…io vado, metto il cellulare in vibrazione, non lo spengo. Se succede qualcosa…” “Sì lo so, un SOS, ma solo se serve, altrimenti facciamo come la favola di “al lupo al lupo”. Ricevuto amore. Buon cinema!” disse Rick sventolando la mano e rivolgendo lo sguardo amoroso verso Kate, che era rimasta lì implorante con i lucciconi.
 
L’acqua non doveva essere troppo fredda, tutto ciò che potevano concedersi era tiepida. D’altronde la temperatura doveva essere inferiore a quella dell’ambiente, cosa non difficile visto che nel bagno c’erano circa 28 gradi. Sul libro era specificato tutto, Rick si sentiva come se fosse stato alle scuole elementari. Versò il dosatore col distillato naturale di olio di mandorle, toccò la temperatura col gomito e buttò a terrà una grande tappeto di spugna per rendere l’entrata e l’uscita più comode. Tornò in soggiorno e si chinò verso Kate che gli agganciò le braccia intorno al collo. Era più calma. “Scusa, certe volte mi comporto come una stupida”. “Stai andando alla grande amore mio. Non preoccuparti”. Era strano sentirgli dire “amore mio” ancora non riusciva ad abituarsi. Quel calore, poi, la distraeva e le faceva perdere lucidità. Era molto diverso dalla temperatura che lei associava all’amore. Per lei amore voleva dire neve.

Kate passeggiava per la quinta strada completamente addobbata di luci e decorazioni meravigliose. Si stava sforzando di comportarsi come una ragazza normale. Una ragazza a cui piacesse festeggiare il Natale, non una a cui non importasse vivere un giorno di festa in più, poiché la sua unica ragione di festeggiare le era morta nel cuore. Sorrise tra sé. Castle la faceva sentire così. Le faceva venire voglia di essere una ragazza come le altre. Di uscire, di divertirsi, di esporsi di nuovo, di osare. Guardò il suo riflesso nella vetrina della gioielleria dove c’era quella spilla stupenda, che raffigurava un fiocco di neve, d’oro bianco e diamanti. La sua sagoma elegante, nel cappotto nero lungo da cui uscivano i sottili pantaloni grigi, che terminavano con i suoi inseparabili tacchi vertiginosi, si dipingeva sulla vetrina e il suo petto era proprio nel punto in cui brillava quel gioiello. Lo guardò rapita. “Hey!”una voce la ridestò dal suo sogno.
“Castle, che ci fai tu qui?”
“Sono venuto a vedere le fedi, ho appuntamento con Ryan qui tra cinque minuti”
“Beh, anche io sono qui per lui, devo consegnarli un rapporto e siccome ero in giro…l’ho chiamato, ha detto che sta per arrivare”.
“Ascolta…” esordì lui un po’ titubante “so che siamo abituati a prendere il caffè solo in servizio…” abbassò lo sguardo e sorrise “ma…c’è…ecco c’è una caffetteria bellissima qui all’angolo e..c’è..insomma potremmo sederci vicino alla vetrina che da’ sulla strada così quando arriverà Ryan lo vedremo da lì e potremo venirgli subito incontro…non so…”.
Kate lo guardò sorridendo mentre lui gesticolava indicando la caffetteria. Alla fine si fermò, la guardò porgendole la mano guantata e le disse “Ti va’?”guardandola negli occhi. Kate si sentì come in una favola. Non era possibile che quell’uomo le facesse quell’effetto. Lì davanti ad una meravigliosa gioielleria, con l’aria cristallina piena dell’atmosfera e delle decorazioni, delle luci, perfino dei canti di Natale, le porgeva la mano per invitarla a prendere il caffè. Le sembrò l’invito più dolce che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita. Forse era l’aria del Natale che la faceva sentire così, forse era quella breccia che lui, con devozione e pazienza si era scavato nella sua corazza in quegli anni. Si mise una mano sugli occhi un po’ imbarazzata, la fece scivolare giù, sul viso. Poi sorrise e rispose “Va bene. Certo, perché no”. Gli tese la mano, lui la prese sottobraccio per smorzare l’imbarazzo e mentre si incamminavano disse “Scusami scrivo solo un messaggio ad Alexis se non ti dispiace”. “Certo, fai pure”. Avendo cura di non essere visto, selezionò il nome di Ryan dalla rubrica e scrisse: “Ho deciso cosa voglio in regalo da te per Natale amico: vieni con un ora di ritardo all’appuntamento. Per favore!”. Inviò, mise il telefono in tasca e si fece avanti per aprire la porta del locale, scostandosi con galanteria per far entrare Kate prima di lui.



Angolo dell'autrice:

Carissimi lettori,
spero che questa mia nuova ff vi piaccia. Si tratta di una cosa molto leggera ma, come al mio solito, piena di sentimento.
L'ho scritta appositamente per lo special turn di Luglio dei CSA, ovvero i Castle Story Awards, un contest organizzato in un gruppo su facebook di meravigliose scrittrici di questo fandom.
Cercherò di postare spesso, così da non tenervi troppo col fiato sospeso.
Ringrazio tutte coloro che mi richiedono di continuare a scrivere e pubblicare. Non faccio nomi, loro sanno a chi mi rivolgo.

Un forte abbraccio a tutti.

Tersicore150187
  
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