Nel 2036 nei Cieli si prepara la rivolta contro gli umani. Atena ed Hades forse dovranno allearsi per scongiurare la nuova Guerra. Sulla Grande Muraglia una bimba sente l'approssimarsi della morte per mano dell'ignoto fratello ma il suo maestro la sta aspettando. Nel 1980. Tutti i pg+nuovo+Shaka+Mu . Possibili OOC
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Un po' tutti, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anno
2036. Regno dei Cieli
Con intercedere regale una figura si apprestò a varcare
l'ingresso del più protetto di tutti i templi, la dimora di
Zeus, il Padre di tutti loro. Zeus accolse Ares e le sue lamentele con
un disinteresse così evidente da irritare il suo ospite, il
potente protettore del pianeta Marte . Il sanguinario Dio voleva
prendere dei seri provvedimenti contro Atena e anche contro Hades, rei
di essere sempre solo loro a contendersi il dominio della Terra.
- Siamo stanchi, Zeus, non se ne può più di
vedere quelle due specie di divinità che secolo dopo secolo
passano il tempo a litigare. Passi se riuscissero a raggiungere un
accordo definitivo ma ogni duecento anni si fanno la guerra. E a noi
non lasciano nessuno spazio; per non parlare poi degli umano, che
diventano sempre più arroganti e pieni di sè.
Vanno puniti, e in fretta. -
- E basta, su, sempre a spargere sangue pensi! Potresti preoccuparti di
trovarti qualche donna, quelle umane sono le migliori; prendi me, per
esempio, sono ancora giovane e aitante... -
- Senti, non me ne frega niente, se non vuoi fare qualcosa lo
farò io. -
Senza attendere una
risposta Ares si apprestò ad uscire, senza più
essere considerato da Zeus. A lui non interessavano i capricci che gli
altri Dei continuavano a manifestargli giorno dopo giorno, e le idee
del protettore di Marte erano davvero l'ultima cosa a cui intendeva
pensare. Nessuno dei due comunque si era accorto che una figura aveva
dato spessore alle tende della sala; ora si mosse ma senza farsi
notare, come se non fosse mai stata lì.
Grande Muraglia
Un rombo di
tuono squarciò il cielo
sereno che, tutto ad un tratto si addensò in grandi ed
immensi nubi
nere. William di Pesci Nero era di fronte alla ragazzina, pronto a
sferrarle il colpo che, a tutta evidenza, ne avrebbe decretato la fine.
Eppure qualcosa andò storto.
Qualcuno s’era risvegliato da un sonno eterno.
Qualcuno
s’era liberato per sua mano – o di qualcun altro
– dai terribili
patimenti cui era stato costretto in tempi più antichi.
Qualcuno era
adirato ed aveva visto cosa sarebbe accaduto se una ragazzina sarebbe
divenuta tanto potente da riuscire a confinarlo nuovamente.
Crono,
il re dei Titani si era ridestato con un unico scopo: annientare la
minaccia ed espandere il proprio predominio sulla Terra.
Non si
scomodò di persona, in parte le sue membra divine erano
ancora relegate
nel Tartaro ed in parte sigillate insieme alla sua divina Soma, ma il
suo cosmo così immenso era stato in grado di sprigionarsi
sotto forma
di spoglie eteree terrificanti, capaci da sole di portare morte e
distruzione secondo la volontà del sovrano.
Ed ecco dunque questi spingersi sino in Cina ove la battaglia
già infuriava.
Era
lui, enorme, con la pelle che ricordava un cielo di tenebra timidamente
illuminato da piccole stelle. Occhi penetranti, luminosi
anch’essi, che
facevano capolino da un elmo d’altri tempi di colore oro,
finemente
intarsiato con ghirigori.
E le braccia erano numerosissime ed abbastanza grandi da abbracciare il
mondo: era tornato in tutto il suo terrore mastodontico.
«Tu»,
esordì indicando la ragazzina,
«vile essere umano che
hai l’ardire di
metterti contro gli dei e contro di me, che ne sono
sovrano…»,
s’interruppe nuovamente, per dare solennità alle
sue parole cariche
d’odio ed ira,
«…tu
che crescerai ed attenterai alla mia vita, io
decreto per te la morte!»
Aveva emesso la propria sentenza.
Insomma, aveva emesso un ordine imperativo che, da parte sua, non aveva
bisogno di alcun tribunale, di alcuna corte.
Insomma, l’ordine di una divinità capricciosa e
timorosa per la propria esistenza.
Si frappose dunque tra i due scaraventando più in
là l’avventato Cavaliere Nero, per occuparsi di
persona della ragazzina.
Ah, stavolta avrebbe confinato lei altrove togliendola di mezzo
definitivamente e sperando che non facesse più ritorno.
L’avrebbe rimandata indietro, nel passato, ove lui era
già stato confinato e dove lei non avrebbe potuto nuocere in
alcun modo.
L’avrebbe
confinata in una terra sconosciuta e priva d’alleati ove solo
la morte
si sarebbe presa cura della piccola ed indifesa Violet.
L’avrebbe
rimandata indietro in modo da liberarsi di lei in modo definitivo.
«Va
sciocca umana», disse nuovamente alla ragazzina,
«lascia che siano gli
dei a guidare il tuo fato: lascia che io, Crono, mi prenda la tua vita
e ti lasci vagare per sempre in un limbo senza alcuna fine!»
Il
cosmo del sovrano cominciò ad espandersi a dismisura
emanando una
pressione tale da cominciare ad intaccare la Muraglia. Un varco
s’aprì
all’improvviso pronto ad ingurgitare la ragazzina che, senza
alcun
appiglio sarebbe stata lasciata al suo destino.
Dal canto suo,
William era rimasto testimone inerte di un tale scempio e, sicuramente,
prossima vittima di un tale abominio senza l’aiuto di altri
Cavalieri.
La ragazzina, dunque, ormai sfinita si lasciò cadere in quel
terribile buco nero che l’avrebbe inghiottita per
l’eternità.
…ed eccola.
Dopo un viaggio
sfiancante giungere in un nuovo lido che, per ironia della sorte, era
identico al Santuario in Grecia, così come le era stato
descritto.
Antico e monumentale
esso si stagliava in una zona che ben pochi sarebbero riusciti a
raggiungere, e Violet ovviamente non faceva alcuna eccezione.
Per quanto fosse
riuscita a risvegliare un grezzo cosmo dorato non era stata ancora in
grado di sfruttarne appieno il potere, poiché ancora in
stato rudimentale.
Che fare? Chiedere aiuto?
Non
ti allontanare, tornerò prima che tu te ne renda conto.
Queste parole accompagnarono il congedo dello splendido unicorno che
prese il volo, sparendo alla vista della bambina che era rimasta seduta
in quella posizione meditativa; lo sguardo di lei era fisso nel punto
in cui era sparito. Aveva sempre ammirato la sorprendente
capacità dell'amico di poter superare senza sforzi la
velocità della luce, eppure a volte si chiedeva
perché accettava tutto questo. Insomma, lui era a modo sua
una divinità, perché si accontentava di farle
da.. tutore? Scrollò la lunga chioma corvina e riprese a
meditare ma c'era qualcosa che la turbava, qualcosa che era differente
dal solito. Bene o male aveva trascorso tutta la sua vita sulla Grande
Muraglia e ormai la conosceva quasi meglio delle sue tasche, tuttavia
quel giorno sembrava essere diverso perché sentiva qualcosa
di oscuro minacciare l'orizzonte. Rimase senza parole vedendo
avvicinarsi qualcuno, apparentemente un uomo, e sembrava proprio
camminare nella sua direzione; sebbene non avesse visto nessuno osare
superare quella grande costruzione, non pensò che fosse il
caso di allarmarsi nonostante tutto quel nero. Fu solo quando i metri
che li separavano si ridussero, che iniziò davvero a
chiedersi se la sua premonizione non fosse giusta: non si mosse dalla
sua posizione di meditazione ma lasciò gli occhi aperti,
osservando il giovane senza tralasciare alcun dettaglio. Lui non disse
neppure una parola ma la forza del suo cosmo parlava da sola e Violet,
per la prima volta in vita sua, si sentì veramente messa
alle strette, di fronte a quel biondo che intendeva ucciderla per
ragioni sue personali, indifferente anche al fatto che lei non fosse
che una bimba in tenera età; anche lei lasciò
brillare il proprio cosmo, scatenando l'ilarità del suo
carnefice. Non c'era alcun dubbio che un eventuale paragone tra i due
non era possibile, Violet comprese, e anche lui lo capì, che
nemmeno nei suoi sogni più remoti avrebbe potuto sperare di
competere con lui. Un tuono squarciò il cielo, preambolo di
una battaglia forse senza storia e proprio quando stava per iniziare,
qualcuno decise che non era così che doveva andare; la
ragazza e il suo avversario alzarono stupiti lo sguardo verso il cielo,
senza capire. In realtà di sicuro il primo a capire che cosa
stesse succedendo fu il cavaliere nero, tradito da un'espressione
inorridita che Violet capì solo vedendo quell'armatura
avanzare verso di loro, apparentemente senza nessuno ad indossarla: non
poteva certo nascondere, comunque, di sentirsi veramente intimorita di
fronte all'abominio di fronte a loro.
Che cosa vuoi
dire? Per Violet le parole che aveva sentito non avevano
senso alcuno, tuttavia di colpo capì che c'era qualcosa in
lei che lo terrorizzava, se veramente doveva credere a quelle parole;
vide che il ragazzo con l'armatura nera venne scagliato via, come se
non fosse altro che un volgare umano, e ciò
terrorizzò ancora di più la bambina. Non bramava
affatto la morte di chi avrebbe voluto ucciderla anzi, inconsciamente
si era convinta che l'avrebbe persino protetta. Ed ecco che, invece,
neppure lui pareva in grado di difendersi dalla forza di Crono. Quel
nome scaturì nella sua infantile mente una storia che le
aveva raccontato Shiva a grandi linee, e che spiegava il motivo per cui
era venuto sin lì per annientarla: vendetta, nei confronti
di Athena. Qualcosa scattò nella ragazzina, avvolta ora da
un esile ma imperterrito cosmo dorato, debole ma in grado comunque di
mostrare che non sarebbe tutto finito lì. Quello era il
momento che da tempo attendeva, purtroppo comprese subito che,
nonostante l'impegno, arrivava con molti anni di anticipo. In quel
momento era sola perché anche Shiva si era dovuto
allontanare, forse attirato altrove per impedire a lui di risucchiarla
in quell'orrido varco. Non un gemito uscì dalle labbra della
piccola, tuttavia il corpo si stava sforzando di non essere
inghiottito, facendo sfoggio di tutto il cosmo di cui era capace; nulla
servì ad aiutarla, e l'ultima cosa che vide prima di
sentirsi sparire, fu un'immagine della muraglia coperta da un cielo
minaccioso.
Ahi!
Le parve di precipitare da un'altezza indefinita. Sentì il
dolore acuto alla schiena, rendendosi conto che era incredibilmente
ancora viva, anche se le faceva male un pò dappertutto;
aveva gli occhi chiusi ma poteva percepire una certa luce sbattere
contro l'oscurità. Era anche spaventata, nonostante fosse
solitamente coraggiosa e solita ad affrontare il pericolo ad occhi
aperti. Questa volta però era diverso, tuttavia si rimise in
piedi per capire dove fosse andata a finire. Crono aveva detto che
l'avrebbe uccisa eppure era arrivata da qualche parte: non conosceva
quel luogo, però all'improvviso provò la strana
sensazione di essere arrivata a casa. Uno sguardo più
attento a ciò che la circondava la convinse di essere in
Grecia, ad Atene, nel luogo dove avrebbe dovuto concludersi la sua
avventura.
Sh.. Shiva?
Era l'unica cosa da fare, provare a chiamare il suo fedele
amico alato per farsi spiegare. Era stato lui ad averle detto che non
avrebbe mai visto il suolo del Santuario prima di essere pronta a
divenire Cavaliere, e lei non lo era. Non lo chiamava solo per farsi
spiegare questo ma anche per avere vicino a sé la figura
amica di chi l'aveva cresciuta come figlia. Fece qualche passo in
avanti, e poi lasciò brillare il cosmo con tutta la forza di
cui era capace, chiudendo le palpebre. Così giovane eppure
già conscia che quello era l'unico modo per trovare degli
alleati: l'aura dorata attorno a lei era visibile ma la sua forza era
veramente flebile, e nulla aveva a che vedere con le condizioni
fisiche. Sembrava in ordine ma si sentiva quasi senza forze,
inspiegabilmente. Attese, concentrata.
«È
inutile che tu lo chiami, poiché Shiva non si è
ancora reincarnato in quest’epoca.»
esordì dal nulla una voce profonda. D’improvviso
l’intera zona venne permeata da un cosmo dorato immenso ai
sensi della piccola che, sicuramente, avrebbe potuto fronteggiare
– non senza difficoltà – il cosmo di
Crono in persona. È questo, insomma, il primo metro di
paragone che potrebbe venire in mente alla ragazzina che, ferma, aveva
cominciato a far brillare il proprio cosmo.
«È
incredibile come una bambina riesca ad emanare un simile cosmo senza
aver subito un addestramento»,
s’interruppe lasciando dunque fuoriuscire la figura di un
Cavaliere d’Oro da un lampo di luce dai capelli biondi e gli
occhi chiusi come se fosse cieco,
«senza
contare che il tuo cosmo mi è così familiare: mi
rende nostalgico.» concluse.
Allora
ciao, ho deciso di riportare come storia quella di una mia pg che ho
avuto in un gioco di ruolo ora chiuso. spero vi piaccia. Violet ha 10
anni, Shaka circa 15. Ci saran momenti crudi essendo parte
dell'add della pg. Un pezzo,apparizione di Crono,
è scritta dal mio buon amico Aioros.
Shiva pg inventato che apparirà poi^^.