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Autore: Violet Tyrell    20/06/2011    4 recensioni
Nel 2036 nei Cieli si prepara la rivolta contro gli umani. Atena ed Hades forse dovranno allearsi per scongiurare la nuova Guerra. Sulla Grande Muraglia una bimba sente l'approssimarsi della morte per mano dell'ignoto fratello ma il suo maestro la sta aspettando. Nel 1980. Tutti i pg+nuovo+Shaka+Mu . Possibili OOC
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Un po' tutti, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In nomine Virgo'
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   Anno 2036.      Regno dei Cieli

Con intercedere regale una figura si apprestò a varcare l'ingresso del più protetto di tutti i templi, la dimora di Zeus, il Padre di tutti loro. Zeus accolse Ares e le sue lamentele con un disinteresse così evidente da irritare il suo ospite, il potente protettore del pianeta Marte . Il sanguinario Dio voleva prendere dei seri provvedimenti contro Atena e anche contro Hades, rei di essere sempre solo loro a contendersi il dominio della Terra.

- Siamo stanchi, Zeus, non se ne può più di vedere quelle due specie di divinità che secolo dopo secolo passano il tempo a litigare. Passi se riuscissero a raggiungere un accordo definitivo ma ogni duecento anni si fanno la guerra. E a noi non lasciano nessuno spazio; per non parlare poi degli umano, che diventano sempre più arroganti e pieni di sè. Vanno puniti, e in fretta. -

- E basta, su, sempre a spargere sangue pensi! Potresti preoccuparti di trovarti qualche donna, quelle umane sono le migliori; prendi me, per esempio, sono ancora giovane e aitante... -

- Senti, non me ne frega niente, se non vuoi fare qualcosa lo farò io. -

Senza attendere una risposta Ares si apprestò ad uscire, senza più essere considerato da Zeus. A lui non interessavano i capricci che gli altri Dei continuavano a manifestargli giorno dopo giorno, e le idee del protettore di Marte erano davvero l'ultima cosa a cui intendeva pensare. Nessuno dei due comunque si era accorto che una figura aveva dato spessore alle tende della sala; ora si mosse ma senza farsi notare, come se non fosse mai stata lì. 
 

Grande Muraglia  


Un rombo di tuono squarciò il cielo sereno che, tutto ad un tratto si addensò in grandi ed immensi nubi nere. William di Pesci Nero era di fronte alla ragazzina, pronto a sferrarle il colpo che, a tutta evidenza, ne avrebbe decretato la fine.
Eppure qualcosa andò storto.
Qualcuno s’era risvegliato da un sonno eterno.
Qualcuno s’era liberato per sua mano – o di qualcun altro – dai terribili patimenti cui era stato costretto in tempi più antichi.
Qualcuno era adirato ed aveva visto cosa sarebbe accaduto se una ragazzina sarebbe divenuta tanto potente da riuscire a confinarlo nuovamente.
Crono, il re dei Titani si era ridestato con un unico scopo: annientare la minaccia ed espandere il proprio predominio sulla Terra.
Non si scomodò di persona, in parte le sue membra divine erano ancora relegate nel Tartaro ed in parte sigillate insieme alla sua divina Soma, ma il suo cosmo così immenso era stato in grado di sprigionarsi sotto forma di spoglie eteree terrificanti, capaci da sole di portare morte e distruzione secondo la volontà del sovrano.
Ed ecco dunque questi spingersi sino in Cina ove la battaglia già infuriava.
Era lui, enorme, con la pelle che ricordava un cielo di tenebra timidamente illuminato da piccole stelle. Occhi penetranti, luminosi anch’essi, che facevano capolino da un elmo d’altri tempi di colore oro, finemente intarsiato con ghirigori.
E le braccia erano numerosissime ed abbastanza grandi da abbracciare il mondo: era tornato in tutto il suo terrore mastodontico.

«Tu», esordì indicando la ragazzina, «vile essere umano che hai l’ardire di metterti contro gli dei e contro di me, che ne sono sovrano…», s’interruppe nuovamente, per dare solennità alle sue parole cariche d’odio ed ira, «…tu che crescerai ed attenterai alla mia vita, io decreto per te la morte!»
 Aveva emesso la propria sentenza.
Insomma, aveva emesso un ordine imperativo che, da parte sua, non aveva bisogno di alcun tribunale, di alcuna corte.
Insomma, l’ordine di una divinità capricciosa e timorosa per la propria esistenza.
Si frappose dunque tra i due scaraventando più in là l’avventato Cavaliere Nero, per occuparsi di persona della ragazzina.
Ah, stavolta avrebbe confinato lei altrove togliendola di mezzo definitivamente e sperando che non facesse più ritorno.
L’avrebbe rimandata indietro, nel passato, ove lui era già stato confinato e dove lei non avrebbe potuto nuocere in alcun modo.
L’avrebbe confinata in una terra sconosciuta e priva d’alleati ove solo la morte si sarebbe presa cura della piccola ed indifesa Violet. L’avrebbe rimandata indietro in modo da liberarsi di lei in modo definitivo.

«Va sciocca umana», disse nuovamente alla ragazzina, «lascia che siano gli dei a guidare il tuo fato: lascia che io, Crono, mi prenda la tua vita e ti lasci vagare per sempre in un limbo senza alcuna fine!»
 
Il cosmo del sovrano cominciò ad espandersi a dismisura emanando una pressione tale da cominciare ad intaccare la Muraglia. Un varco s’aprì all’improvviso pronto ad ingurgitare la ragazzina che, senza alcun appiglio sarebbe stata lasciata al suo destino.
Dal canto suo, William era rimasto testimone inerte di un tale scempio e, sicuramente, prossima vittima di un tale abominio senza l’aiuto di altri Cavalieri.
La ragazzina, dunque, ormai sfinita si lasciò cadere in quel terribile buco nero che l’avrebbe inghiottita per l’eternità.     
  
              
                           
…ed eccola.
Dopo un viaggio sfiancante giungere in un nuovo lido che, per ironia della sorte, era identico al Santuario in Grecia, così come le era stato descritto.
Antico e monumentale esso si stagliava in una zona che ben pochi sarebbero riusciti a raggiungere, e Violet ovviamente non faceva alcuna eccezione.
Per quanto fosse riuscita a risvegliare un grezzo cosmo dorato non era stata ancora in grado di sfruttarne appieno il potere, poiché ancora in stato rudimentale.    
Che fare? Chiedere aiuto?    



Non ti allontanare, tornerò prima che tu te ne renda conto.  
                                                                                                      
Queste parole accompagnarono il congedo dello splendido unicorno che prese il volo, sparendo alla vista della bambina che era rimasta seduta in quella posizione meditativa; lo sguardo di lei era fisso nel punto in cui era sparito. Aveva sempre ammirato la sorprendente capacità dell'amico di poter superare senza sforzi la velocità della luce, eppure a volte si chiedeva perché accettava tutto questo. Insomma, lui era a modo sua una divinità, perché si accontentava di farle da.. tutore? Scrollò la lunga chioma corvina e riprese a meditare ma c'era qualcosa che la turbava, qualcosa che era differente dal solito. Bene o male aveva trascorso tutta la sua vita sulla Grande Muraglia e ormai la conosceva quasi meglio delle sue tasche, tuttavia quel giorno sembrava essere diverso perché sentiva qualcosa di oscuro minacciare l'orizzonte.  Rimase senza parole vedendo avvicinarsi qualcuno, apparentemente un uomo, e sembrava proprio camminare nella sua direzione; sebbene non avesse visto nessuno osare superare quella grande costruzione, non pensò che fosse il caso di allarmarsi nonostante tutto quel nero. Fu solo quando i metri che li separavano si ridussero, che iniziò davvero a chiedersi se la sua premonizione non fosse giusta: non si mosse dalla sua posizione di meditazione ma lasciò gli occhi aperti, osservando il giovane senza tralasciare alcun dettaglio. Lui non disse neppure una parola ma la forza del suo cosmo parlava da sola e Violet, per la prima volta in vita sua, si sentì veramente messa alle strette, di fronte a quel biondo che intendeva ucciderla per ragioni sue personali, indifferente anche al fatto che lei non fosse che una bimba in tenera età; anche lei lasciò brillare il proprio cosmo, scatenando l'ilarità del suo carnefice. Non c'era alcun dubbio che un eventuale paragone tra i due non era possibile, Violet comprese, e anche lui lo capì, che nemmeno nei suoi sogni più remoti avrebbe potuto sperare di competere con lui. Un tuono squarciò il cielo, preambolo di una battaglia forse senza storia e proprio quando stava per iniziare, qualcuno decise che non era così che doveva andare; la ragazza e il suo avversario alzarono stupiti lo sguardo verso il cielo, senza capire. In realtà di sicuro il primo a capire che cosa stesse succedendo fu il cavaliere nero, tradito da un'espressione inorridita che Violet capì solo vedendo quell'armatura avanzare verso di loro, apparentemente senza nessuno ad indossarla: non poteva certo nascondere, comunque, di sentirsi veramente intimorita di fronte all'abominio di fronte a loro.

 Che cosa vuoi dire? Per Violet le parole che aveva sentito non avevano senso alcuno, tuttavia di colpo capì che c'era qualcosa in lei che lo terrorizzava, se veramente doveva credere a quelle parole; vide che il ragazzo con l'armatura nera venne scagliato via, come se non fosse altro che un volgare umano, e ciò terrorizzò ancora di più la bambina. Non bramava affatto la morte di chi avrebbe voluto ucciderla anzi, inconsciamente si era convinta che l'avrebbe persino protetta. Ed ecco che, invece, neppure lui pareva in grado di difendersi dalla forza di Crono. Quel nome scaturì nella sua infantile mente una storia che le aveva raccontato Shiva a grandi linee, e che spiegava il motivo per cui era venuto sin lì per annientarla: vendetta, nei confronti di Athena. Qualcosa scattò nella ragazzina, avvolta ora da un esile ma imperterrito cosmo dorato, debole ma in grado comunque di mostrare che non sarebbe tutto finito lì. Quello era il momento che da tempo attendeva, purtroppo comprese subito che, nonostante l'impegno, arrivava con molti anni di anticipo. In quel momento era sola perché anche Shiva si era dovuto allontanare, forse attirato altrove per impedire a lui di risucchiarla in quell'orrido varco. Non un gemito uscì dalle labbra della piccola, tuttavia il corpo si stava sforzando di non essere inghiottito, facendo sfoggio di tutto il cosmo di cui era capace; nulla servì ad aiutarla, e l'ultima cosa che vide prima di sentirsi sparire, fu un'immagine della muraglia coperta da un cielo minaccioso.
 Ahi! Le parve di precipitare da un'altezza indefinita. Sentì il dolore acuto alla schiena, rendendosi conto che era incredibilmente ancora viva, anche se le faceva male un pò dappertutto; aveva gli occhi chiusi ma poteva percepire una certa luce sbattere contro l'oscurità. Era anche spaventata, nonostante fosse solitamente coraggiosa e solita ad affrontare il pericolo ad occhi aperti. Questa volta però era diverso, tuttavia si rimise in piedi per capire dove fosse andata a finire. Crono aveva detto che l'avrebbe uccisa eppure era arrivata da qualche parte: non conosceva quel luogo, però all'improvviso provò la strana sensazione di essere arrivata a casa. Uno sguardo più attento a ciò che la circondava la convinse di essere in Grecia, ad Atene, nel luogo dove avrebbe dovuto concludersi la sua avventura.
 Sh.. Shiva?
 Era l'unica cosa da fare, provare a chiamare il suo fedele amico alato per farsi spiegare. Era stato lui ad averle detto che non avrebbe mai visto il suolo del Santuario prima di essere pronta a divenire Cavaliere, e lei non lo era. Non lo chiamava solo per farsi spiegare questo ma anche per avere vicino a sé la figura amica di chi l'aveva cresciuta come figlia. Fece qualche passo in avanti, e poi lasciò brillare il cosmo con tutta la forza di cui era capace, chiudendo le palpebre. Così giovane eppure già conscia che quello era l'unico modo per trovare degli alleati: l'aura dorata attorno a lei era visibile ma la sua forza era veramente flebile, e nulla aveva a che vedere con le condizioni fisiche. Sembrava in ordine ma si sentiva quasi senza forze, inspiegabilmente. Attese, concentrata.
    «È inutile che tu lo chiami, poiché Shiva non si è ancora reincarnato in quest’epoca.» esordì dal nulla una voce profonda. D’improvviso l’intera zona venne permeata da un cosmo dorato immenso ai sensi della piccola che, sicuramente, avrebbe potuto fronteggiare – non senza difficoltà – il cosmo di Crono in persona. È questo, insomma, il primo metro di paragone che potrebbe venire in mente alla ragazzina che, ferma, aveva cominciato a far brillare il proprio cosmo.
 «È incredibile come una bambina riesca ad emanare un simile cosmo senza aver subito un addestramento», s’interruppe lasciando dunque fuoriuscire la figura di un Cavaliere d’Oro da un lampo di luce dai capelli biondi e gli occhi chiusi come se fosse cieco, «senza contare che il tuo cosmo mi è così familiare: mi rende nostalgico.»  concluse.


  


 Allora ciao, ho deciso di riportare come storia quella di una mia pg che ho avuto in un gioco di ruolo ora chiuso. spero vi piaccia. Violet ha 10 anni, Shaka circa 15.  Ci saran momenti crudi essendo parte dell'add della pg.  Un pezzo,apparizione di Crono, è scritta dal mio buon amico Aioros.   Shiva pg inventato che apparirà poi^^.                  
   
 
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