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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    20/06/2011    1 recensioni
E se arrivasse a Ken e Chikusa una lettera da parte di un avvocato che vuol parlare di Chrome come reagirebbero i nostri due Kokuyo? E ovviamente, Tsuna e gli altri potrebbero starsene con le mani in mano? No, affatto! Seguiteci in questa piccola avventura! Rating giallo per la presenza di tematiche non propriamente adatte a un pubblico troppo giovane.
“Uno studio legale? Cosa avete combinato?” chiese sorpreso Sawada.
“Noi nulla,” precisò Chikusa: “La lettera è per Chrome.”.
A quelle parole, Tsuna si stupì sinceramente: cosa aveva fatto di male Chrome per ricevere una lettera da un avvocato? Era una persona calmissima e gentilissima, fin da quando l’aveva conosciuta e, poteva metterci la mano sul fuoco, non era in grado di fare qualcosa che potesse recar danno ad altre persone."
DEDICATA ALLA CHROME-CHAN DEL CLUB DEI VONGOLA!
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chrome Dokuro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHROME

Lambo e I-Pin stavano giocando in cucina quando sentirono distintamente qualcuno suonare il campanello di casa.

I due piccoli smisero all’istante di giocare, scambiandosi un’occhiata preoccupata: Mama era appena uscita a far la spesa, Fuuta era in camera sua che dormiva, Bianchi-nee era con Mama e Tsuna-nii era in bagno a farsi la doccia, mentre Reborn era in camera di Tsuna-nii.

Che fare?

“Lambo, andiamo a vedere.” propose la cinesina, azzardando qualche passo fuori dalla stanza.

I due piccoli raggiunsero l’ingresso e si aggrapparono alla maniglia della porta, riuscendo finalmente a spalancarla,ma ciò che videro li lasciò sconvolti: cosa ci facevano i due ragazzi della Kokuyo sulla porta di casa loro?

“Voi dovete essere Lambo e I-Pin.” affermò uno dei due, con un buffo cappello bianco in testa: “C’è Vongola?!” chiese bruscamente l’altro suo amico, senza praticamente degnare i due bambini di uno sguardo, “Ken, un po‘ di educazione,” lo rimproverò il primo, “Sono bambini.”.

“Tsuna-san è sotto la doccia, ma se volete potete entrare.” dichiarò I-Pin, facendo strada dentro casa, mentre Lambo si nascondeva dietro di lei, spaventato per l’attitudine dei due ragazzi, “Sedetevi in cucina, noi andiamo a chiamare Tsuna-san.” aggiunse poi la bimba, correndo verso il bagno e trascinandosi dietro il suo compagno di giochi.

§§§

Con l’asciugamano in testa e una tuta pulita indosso, Sawada sedeva di fronte ai due ragazzi con evidente nervosismo: era strano vederli al di fuori del contesto di Kokuyo Land o al di fuori della battaglia, e gli faceva ancora più strano vederli in casa sua!

“Cosa succede?” si decise alla fine a chiedere: “È successo qualcosa?” si preoccupò il Decimo.

Chikusa annuì, e dalla borsa che teneva a tracolla estrasse due buste candide: “Le abbiamo trovate al ritorno da scuola.” spiegò con voce più seria del solito, fissando i due pezzi di carta con evidente disgusto e quasi paura: “Non sapevamo cosa fare e quindi siamo venuti qui a chiedere consiglio. Dopotutto, Chrome è una Guardiana dei Vongola.”.

Ken sbuffò seccato: “Io te l’ho detto, Kaki-pii, dovevamo chiedere a Mukuro-sama!”.

Kakimoto lo guardò con accondiscenda: “Come potevamo parlargli?” notò il ragazzo con gli occhiali.

Tsuna prese le due buste con mano tremante e le aprì: la prima veniva da una donna, la seconda veniva da…

“Uno studio legale? Cosa avete combinato?” chiese sorpreso Sawada.

“Noi nulla,” precisò Chikusa: “La lettera è per Chrome.”.

A quelle parole, Tsuna si stupì sinceramente: cosa aveva fatto di male Chrome per ricevere una lettera da un avvocato? Era una persona calmissima e gentilissima, fin da quando l’aveva conosciuta e, poteva metterci la mano sul fuoco, non era in grado di fare qualcosa che potesse recar danno ad altre persone.

“Sono i suoi genitori, vogliono riportarla a casa.”.

Il Decimo sobbalzò: “Cosa?!” esclamò con enfasi, era assurdo!

Da quello che sapeva lui, Chrome era stata lasciata sola a morire in un letto d’ospedale dai suoi stessi genitori, perché si erano risvegliati all’improvviso? Ma soprattutto…

“Come hanno fatto a ritrovarla?” chiese con un filo di voce Sawada, poggiando i fogli sul tavolo; Chikusa e Ken si scambiarono un’occhiata: “Sinceramente… Non ne abbiamo idea. Potrebbero averla vista passeggiare in giro o qualcuno che la conosceva potrebbe averla vista a scuola, le possibilità sono infinite. Però questo avvocato ha convocato Chrome e chiunque si occupi di lei nel suo studio per domani mattina dopo mezzogiorno…” dichiarò l’occhialuto, sistemandosi meglio il cappello in testa, “Cosa possiamo fare?”.

Era una situazione delicata, non c’era il minimo dubbio.

“Chiama gli altri tuoi Guardiani, DameTsuna, e chiama anche Chrome. Domattina andrete tutti assieme da questo avvocato.”.

La voce di Reborn, improvvisa e inaspettata, risuonò nella cucina nell’esatto momento in cui il piccolo Arcobaleno aveva fatto la sua comparsa sulla soglia della porta.

EHHH? E COSA DOVREMMO DIRGLI?!” esclamò spaventato il Decimo; per tutta risposta, il suo tutor lo colpì alla nuca con un calcio: “Sai benissimo cosa dirgli, Chrome è un membro della Famiglia, è tuo dovere proteggerla.” lo rimproverò il killer, passandogli il cordless, “Sbrigati a chiamare tutti.”.

§§§

Il resto della Famiglia la pensava esattamente come Reborn.

Quando tutti si furono riuniti a casa Sawada e Ken e Chikusa ebbero spiegato la situazione, le prime ad alzarsi in piedi per Chrome furono Haru e Kyoko: “Chrome-chan è amica nostra e resterà con noi.” dichiarò Haru, energica come sempre, e tutti erano assolutamente d’accordo con lei.

“Ha ragione, Decimo!” esclamò Gokudera, irruento come sempre: “Chrome non deve tornare da loro.” Il viso del braccio destro era leggermente incupito, Tsuna sapeva che stava pensando a sua madre; Yamamoto e Ryohei annuirono con decisione a quelle parole e in breve attorno ai ragazzi della Kokuyo si sviluppò una discussione riguardo a cosa dire all’avvocato e a come affrontare il discorso con l’interessata.

Tsuna cercava di ascoltare tutti, ma le proposte erano una più folle dell’altra e la confusione che stavano facendo avrebbe messo a dura prova i nervi di chiunque: ma Sawada sapeva che si stavano impegnando per trovare una soluzione e si concentrò sulle loro parole.

In quel momento, sentirono il campanello suonare e, un attimo dopo, I-Pin e Lambo fecero il loro ingresso in cucina, seguiti da una Chrome imbarazzata e visibilmente inquieta: “Boss, cosa…?” provò a dire, prima che la voce le si mozzasse in gola nel vedere tutti lì riuniti a guardarla con affetto.

“Ti stavamo aspettando, Chrome-chan!” esclamò allegra Kyoko, correndole incontro per afferrarle le mani e farla sedere accanto a sé: “Abbiamo un mucchio di cose di cui parlare!”.

Dokuro la guardò sorpresa: la stavano davvero aspettando?

“Boss, è successo qualcosa?” chiese lei spaventata, aggrappandosi al tridente da cui non si separava mai.

Tsuna annuì ma la rassicurò con un semplice sorriso, e fece un cenno a tutti perché la piantassero di fare confusione: “Ascolta, Chrome. Sono arrivate due lettere per te. Da parte dei tuoi genitori.”.

Magrado avesse cercato il più possibile di misurare le parole per non turbarla, Sawada vide la Nebbia sobbalzare e sgranare l’unico occhio, che divenne improvvisamente lucido: “Vogliono portarti a casa.” aggiunse il bruno, prendendole con affetto le mani, “Ma se non vuoi, non sei tenuta ad andare, ti proteggeremo noi!” esclamò Takeshi con convinzione, sbucandole alle spalle.

Chrome guardò Tsuna: “Boss, lei sarebbe triste?”chiese con la voce ridotta a un sussurro.

Anche se preso alla sprovvista dalla domanda, Tsuna non ebbe il minimo dubbio: “Si, tutti noi saremmo tristi. Ormai fai parte di noi e non saremmo tranquilli sapendoti con persone del genere.” dichiarò il Decimo.

Dokuro restò un attimo in silenzio, poi tutti videro distintamente le sue mani stringersi attorno al manico del tridente in una morsa ferrea: “Io voglio restare con Ken e Chikusa. E con lei, Boss, e con tutti gli altri. Non voglio andare con loro…” sussurrò con le lacrime agli occhi.

Subito, Kyoko, Haru e I-Pin la abbracciarono, mentre Tsuna si alzava in piedi, sempre tenendole le mani: “Allora è deciso, andremo tutti assieme come Famiglia. La tua famiglia.”.

§§§

Il mattino dopo, di buon ora, l’intero gruppo, con il Boss in testa accanto alla Nebbia, si trovava dinanzi alla porta dell’ufficio dell’avvocato che li aveva convocati: non mancava nessuno, a sorpresa anche Hibari si era presentato, senza dire nulla e senza fare domande, e Tsuna sospettava che fosse stato Reborn ad avvertirlo.

La segretaria, costernata e in difficoltà, aveva tentato di scacciare il gruppo, ma le lettere che il Decimo teneva in mano li autorizzavano a restare lì, e non si sarebbero comunque piegati alle richieste di quella donna.

Figuriamoci, si erano scontrati e avevano piegato le Sei Corone Funebri di Byakuran, Byakuran stesso, Daemon Spade e parecchi altri avversari, una segretariucola da due soldi di uno studio legale altrettanto infimo non sarebbe stato un grosso problema.

Finalmente, la porta dell’ufficio si aprì, in un chiaro invito a entrare, e i Vongola, compatti e uniti, fecero il loro ingresso al cospetto dell’uomo che li aveva chiamati fin lì.

L’uomo si sorprese di vedere tutta quella gente, e stava per chiamare la donna fuori, ma Tsuna lo bloccò con un gesto: “Siamo qui per parlare riguardo alla questione di Chrome Dokuro e dei suoi genitori.” disse il ragazzo con voce il più possibile ferma, nonostante il nervosismo.

“Chi di voi è Rokudo Mukuro?” chiese lui invece, seccamente.

“Mukuro-sama non c’è, e in fondo bastiamo noi!” sbottò Ken con astio, vanamente trattenuto da Chikusa.

“Io parlo solo con Rokudo Mukuro-san.” replicò allora l’avvocato, distogliendo lo sguardo da Tsuna.

Grosso, grossissimo errore.

Gokudera gli si avventò addosso, afferrandolo per la camicia e la cravatta: “Stammi a sentire, razza di burocrate! Nessuno può permettersi di mancare di rispetto al Decimo davanti a me!” esclamò con astio Smoking Bomb.

Tsuna sospirò, facendogli cenno di lasciarlo andare: “Ci ascolti, signore, noi siamo venuti qui come famiglia di Chrome, lei è nostra amica. Forse saremo troppo giovani per fare questi discorsi, ma non vogliamo che torni insieme a quelle persone che l’hanno lasciata a morire da sola. Lei ha trovato il suo posto qui con noi e non la lasceremo andare senza lottare.” affermò Tsuna, dimostrando un’inusitata forza d’animo in quel momento.

Reborn, appollaiato sulla spalla di Takeshi, sogghignò soddisfatto.

Ma l’uomo era irremovibile, continuò a blaterare che non poteva permetterlo, che era una ragazzina e che doveva tornare dai suoi genitori, che la loro era una storiella inventata sul momento e compagnia cantando.

Era quello il momento che Reborn attendeva.

Con un movimento elegante, il piccolo Arcobaleno atterrò sulla scrivania dell’avvocato e vi depositò un plico di fogli che Yamamoto gli aveva passato: “Queste sono le analisi e le cartelle cliniche di Chrome, vengono dall’ospedale. C’è scritto tutto. Non so perché nessuno abbia provveduto a denunciare i suoi genitori ma se lei insiste a voler difendere quei due… Beh, mi duole dirglielo ma la Famiglia si vedrà costretta a prendere provvedimenti.”.

Non era un caso che, mentre pronunciava queste parole, Reborn tenesse la propria pistola rivolta contro di lui.

“Kufufufu. Ma guarda chi si vede. Quindi è lei l’uomo che vuole portar via la mia piccola Nagi.”

Sotto lo sguardo stupefatto di tutti, Mukuro era comparso al posto della ragazzina, con un ghigno che non prometteva nulla di buono; il burocrate rabbrividì, sudava copiosamente e sicuramente quell’improvvisa apparizione non aveva giovato ai suoi nervi.

“L-Lei chi è…” mugolò l’uomo terrorizzato.

Con un plateale inchino, il giovane si presentò: “Rokudo Mukuro, per servirla.” disse, col suo miglior sorriso, “La mia piccola Nagi non andrà da nessuna parte.” aggiunse, sempre mantenendo quel suo ghigno inquietante.

A quel punto, l’uomo non sapeva più dove girarsi, ovunque voltasse lo sguardo vedeva ragazzini dagli sguardi inquietantemente astiosi puntati su di lui, vedeva mocciosi vestiti nei modi più strambi che gli puntavano addosso svariati tipi di armi e lo minacciavano con pugni e ravioli al vapore…

Non poteva reggere a una simile situazione.

Semplicemente, come tutte le anime deboli, crollò.

Tranquillamente, Reborn riprese possesso della spalla di Takeshi, mentre Mukuro, con un ultimo “Kufufufu” lasciava libera Chrome, che venne sorretta premurosamente da Kyoko e Haru: “Torniamocene a casa.” decretò l’Arcobaleno.

§§§

Inutile dire che nessuno venne più a infastidire Chrome e, per questo, la Nebbia era grata a tutti loro, che le avevano dimostrato quel calore familiare che i suoi veri genitori le avevano negato.

Era felice la ragazzina, e sapeva che i borbotti di Ken e le occhiate di Chikusa in realtà nascondevano tutto l’affetto che i due amici provavano per lei.

Si sentiva bene, era contenta di essere viva.

Era contenta di non essere più Nagi, quel nome ormai apparteneva a un passato che non era più suo e che non sarebbe più tornato a tormentarla.

Lei era Chrome Dokuro, Guardiana della Nebbia della Famiglia Vongola e non c’era null’altro che volesse essere.

   
 
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